Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

FORMAZIONE

il FIGLIO dell'UOMO

ONLUS - ASSOCIAZIONE CATTOLICA

E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it

Siti Internet: http://www.cristo-re.eu ; http://www.maria-tv.eu ;

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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

Aderite all"

ORDINE LAICO dei " CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA

Premier colpito al viso dopo il comizio

"Sto bene, sto bene". Ma resta in ospedale

Centrato con una statuetta souvenir mentre incontra i suoi fan. L'aggressore è un uomo con problemi mentali

La Russa: quell'uomo ha evitato il linciaggio. Setto nasale rotto, ne avrà per 20 giorni

2009-12-14

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Più sotto, dopo il pensiero personale trovate la Rassegna Stampa dei giornali:

Corriere della Sera, di Repubblica, dell'Unità, del SOLE 24 Ore

Il Mio Pensiero:

Quanto successo al Presidente del Consiglio On. le Silvio Berlusconi è da condannare senza alcuna esitazione con il massimo rigore senza tentennamenti.

Il Presidente del Consiglio ha il Diritto Dovere di Governare fin tanto che ha la fiducia del Parlamento.

Nel suo comportamento il Presidente del Consiglio non è in alcun modo leggittimato ad offendere le altre istituzioni, che sono al di sopra del suo mandato, e sono depositarie delle garanzie costituzionali !

Leggi i diritti e doveri di tutti gli organi costituzionali cliccando qui sopra.

L'Opposizione non può essere, come qualcuno vorrebbe, solo acconsenziente, né deve essere ostruzionismo.

L'Opposizione si deve fare promotrice di iniziative reali, proporre le sue scelte, perché se al Governo spetta Governare, all'opposizione spetta comunque controllare, controinformare, proporre sue leggi, anche se poi spetta al Parlamento approvare o disapprovare, controllare la maggioranza, dire le sue opinioni.

Fare opposizione significa:

Il clima di odio che viene paventato ad origine di quanto avvenuto non dipende dall'opposizione, ma è figlio della mancanza di risposte alla crisi del lavoro, delle aziende, della Giustizia, della Sanità, della Scuola, alla mancanza di giustizia sociale perché chi delinque non è perseguito, chi taglieggia prevale, i corruttori prosperano, la tangente falsa la concorrenza, il pizzo impera taglieggiando gli onesti.

Ad aggravare il problema c'è poi il Mondo dell'Immagine, della Televisione, che giornalmente diseduca da comportamenti sani e civili, mostrando continuamente pessimi comportamenti, che invece portano alla ricchezza, al successo, alle belle donne.

Giornalmente assistiamo a programmi chiamati eufemisticamente "Reality" , ma che non hanno nulla a che vedere con la vita quotidiana delle persone, sono invece vere e proprie bombe diseducative per la litigiosità continua dei partecipanti, per le oscenità di comportamenti che offendono non solo la morale cattolica, ma anche la dignità della Persona, trasformano il sommo Amore, anche quello Uomo Donna, in sessualità continua, volgare, falsa, spudorata; mostrano la diversità e omosessualità ( comunque degne del massimo rispetto di libertà individuale, non da enfatizzare) come comportamento morale normale di vita, distruggono il valore della Famiglia, la Solidarietà, la Fraternità, il Rispetto dell'Uomo.

Il lavoro viene vissuto come lotta individuale continua per prevaricare il collega, e non come frutto di esperienza collettiva, trasferita, accresciuta dalla preparazione di base, dalla collaborazione e partecipazione dello staff.

Si mostrano comunità ("Grande Fratello", "Fattoria", "l'Isola dei Famosi", "X Factor", "Amici" …) come culle di Vita collettiva, Cultura, Sapere, Vita Reale, Professionalità, Successo, Occasione di Incontro per Anime Gemelle, mentre sono solo squallide vetrine di Comunità false, disgreganti, litigiose, Case Chiuse Aperte allo spetttacolo TV, dispenser di invidia, Vetrine del Falso….

Politicamente si mostrano dibattiti all'insegna della sovrapposizione, litigiosità, falsità, mentre gli Italiani avrebbero bisogno di capire, informarsi, come si faceva una volta, con le "Tribune Politiche ed Elettorali" di Ugo Zatterin, con "Di Tasca Nostra", con "TV Sette".

Si salvano poche trasmissioni, come Reporter…

Basta ai litigi senza capire nulla! Che ognuno esponga liberamente la propria posizione senza essere interrotto, neanche dal conduttore, che la controparte possa esprimere parimenti il proprio pensiero ed argomentazioni, e che successivamente ci sia giusta replica alle contestazioni di entrambe le parti.

Nulla viene esposto della Vita vera fatta di sacrifici, lavoro reale dietro un computer o una macchina operatrice, dello sforzo mentale, di un anonimo progettista, o fisico di un muratore, del disagio ambientale di un operaio di fonderia, del rischio da intossicazione, o di infortunio di una persona su una impalcatura, ecc.

Al contrario il lavoro della fiction e della pubblicità è quello di una Segretaria o di una commessa di successo, di un Designer che inventa mode strabiglianti, di un meeting o incontro di lavoro con un bicchiere di wisky in mano, una immagine di bella donna semivestita, ecc.

Quella che dovrebbe essere maestra di vita, la Scuola, non fa nulla. Quello di buono che la Scuola faceva è stato annullato ( i Periti Industriali, gli Ingegneri,…. di una volta). Nulla c'è di nuovo nella Scuola reale che sia nella direzione di innovarla: l'email per dialogare con le aziende, le famiglie è futurismo mentre nel web impazzano invece i video hard degli studenti autodidatti, le lezioni online saranno da inventare fra un secolo, la tele-formazione è ancora da scoprire, la ricerca dei cataloghi online delle aziende industriali è inesistente, il tempo pieno si farà nel 200.., la pratica dello Sport è un lusso.

In compenso i tempi di studio si allungano, lasciando ancora di più in stand-by gli studenti, posticipando il loro inserimento nel mondo del lavoro.

Per gli anziani non si fa nulla per educarli all'uso del computer, ci sarebbe da fare un "non è mai troppo tardi per il PC" .

La violenza viene partorita principalmente dalla TV, che divulga falsi miti, modi irreali di vita, persone di successo anoressiche, vita brillante da fiction.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 

Dal Sito Internet di

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com

2009-12-16

Sondaggio di mercoledì 16 Dicembre

Mercoledì 16 Dicembre h 9,50

Cicchitto (Pdl): Tartaglia "armato" da Di Pietro, Travaglio, e alcuni magistrati. Sei d’accordo?

Dibattito dai toni molto aspri ieri alla Camera durante la discussione sull’aggressione a Silvio Berlusconi. Il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha parlato di una "campagna d’odio"contro il premier che durerebbe dal 1994 e avrebbe armato la mano di Massimo Tartaglia. Una campagna condotta, secondo Cicchitto, dal gruppo Espresso-Repubblica, dal 'Il Fatto quotidiano', da Annozero, "da quel terrorista mediatico di nome Travaglio e da alcuni magistrati". Per non parlare di Di Pietro e di una parte "giustizialista" del PD. Cosa ne pensate? Condividete le parole dell’on. Cicchitto?

Sondaggio di mercoledì 16 Dicembre

Ecco i risultati aggiornati:

SI : 30%

NO : 70%

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2009-12-20

Dopo l'aggressione una mattinata tranquilla nella residenza di arcore

"Clima d'odio influenza menti labili"

Messaggio di Berlusconi: "Vado avanti per il bene del Paese. La solidarietà mi dà una spinta ulteriore"

Berlusconi in una foto di alcuni giorni fa (Afp)

Berlusconi in una foto di alcuni giorni fa (Afp)

MILANO - "Andrò avanti per il bene del Paese": questo il messaggio lanciato da Silvio Berlusconi ai partecipanti alla manifestazione di solidarietà indetta in Piazza Brà a Verona, a una settimana dall'aggressione subita dal premier a Milano. "Manifestazioni di solidarietà nei miei confronti - ha detto Berlusconi, che ha chiamato al cellulare il sottosegretario Aldo Brancher - mi danno una ulteriore spinta ad andare avanti e a sostenere il nostro impegno per il bene del Paese".

ODIO - "Credo che a tutti sia chiaro che se di un presidente del Consiglio si dice che è corruttore di minorenni, un corruttore di testimoni, uno che uccide la libertà di stampa, che è un mafioso o addirittura uno stragista, un tiranno - ha dichiarato Berlusconi - è chiaro che in qualche mente labile, e purtroppo ce ne sono in giro parecchie, possa sorgere il convincimento che essere tirannicidi e diventarlo vuol dire essere degli eroi nazionali e fare il bene della propria patria e dei propri concittadini e quindi acquisire un merito e una gloria importante". Il presidente del Consiglio ha poi sottolineato che da quanto avvenuto si deve trarre l'insegnamento di "rispettare" gli avversari politici senza considerarli "nemici".

COMMOSSO - "Sono commosso - ha detto ancora Berlusconi - e ringrazio Verona che ha per prima voluto organizzare questa manifestazione di solidarietà". "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio", ha ribadito il presidente del Consiglio; è lo stesso slogan dello striscione che campeggia sulla scalinata del Municipio. "Questo è il messaggio - ha aggiunto il premier - che stiamo portando in giro per tutta l'Italia". "Sotto l'albero di Natale - ha detto ancora, rivolgendosi ai sostenitori - regalate una tessera del Pdl". In piazza Brà, secondo una prima stima, un migliaio di persone, tra le quali oltre a Brancher il sottosegretario Alberto Giorgetti, e vari sindaci e assessori comunali. La manifestazione si è chiusa con le note di "Meno male che Silvio c'è".

A VILLA SAN MARTINO - L'intervento telefonico alla manifestazione di Verona è stato l'unico impegno pubblico di Berlusconi nella mattinata di domenica. Dopo la cena che ha portato sabato sera ad Arcore il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e i big della Lega, quella di domenica è stata una mattinata tranquilla a Villa San Martino, residenza di Silvio Berlusconi, in cui il premier ha deciso di passare la convalescenza dopo l'aggressione subita in piazza Duomo a Milano. Nessuna visitatore ha varcato in mattinata i cancelli della casa del Cavaliere e nessuno ospite particolare è atteso in giornata.

 

20 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Berlusconi: "Vado avanti

per il bene del Paese"

Messaggio del premier: "Le manifestazioni di solidarietà mi danno una spinta ulteriore"

Berlusconi in una foto di alcuni giorni fa (Afp)

Berlusconi in una foto di alcuni giorni fa (Afp)

MILANO - "Andrò avanti per il bene del Paese": questo il messaggio lanciato da Silvio Berlusconi ai partecipanti alla manifestazione di solidarietà indetta in Piazza Brà a Verona, a una settimana dall'aggressione subita dal premier a Milano. "Manifestazioni di solidarietà nei miei confronti - ha detto Berlusconi, che ha chiamato al cellulare il sottosegretario Aldo Brancher - mi danno una ulteriore spinta ad andare avanti e a sostenere il nostro impegno per il bene del Paese".

COMMOSSO - "Sono commosso - ha detto ancora Berlusconi - e ringrazio Verona che ha per prima voluto organizzare questa manifestazione di solidarietà". "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio", ha ribadito il presidente del Consiglio; è lo stesso slogan dello striscione che campeggia sulla scalinata del Municipio. "Questo è il messaggio - ha aggiunto il premier - che stiamo portando in giro per tutta l'Italia". "Sotto l'albero di Natale - ha detto ancora, rivolgendosi ai sostenitori - regalate una tessera del Pdl". In piazza Brà, secondo una prima stima, un migliaio di persone, tra le quali oltre a Brancher il sottosegretario Alberto Giorgetti, e vari sindaci e assessori comunali. La manifestazione si è chiusa con le note di 'meno male che Silvio c'è'.

 

20 dicembre 2009

 

 

 

 

Cena ad Arcore

E Bossi la spunta anche sul ministero

Cede l'Agricoltura solo se prende Veneto e Piemonte

ARCORE (Monza) — Chi lo sa se è poi vero che "la politica non era invitata". Di sicuro, ieri sera alla cena di Arcore, i toni erano leggeri, le battute frequenti, e scarsissima la voglia di ripiombare nelle quotidiane pesantezze. Intorno alla tavola di villa San Martino, c'erano Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, Giulio Tremonti, Roberto Calderoli e Roberto Cota, il capo dei deputati leghisti. E, come anticipato al Giornale da Giulio Tremonti, si è parlato "soprattutto di amicizia".

Bossi in una foto d'archivio con Berlusconi e Formigoni (Emblema)

Bossi in una foto d'archivio con Berlusconi e Formigoni (Emblema)

Riferiscono i presenti che il premier non abbia fatto pesare a Bossi neppure il suo ultimo scherzetto. Quello di accordarsi, attraverso Calderoli, con i coordinatori Pdl Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini per mantenere in capo alla Lega il ministero dell'Agricoltura fino a dopo le Regionali. In sostanza, se il neocandidato presidente del Veneto per il centrodestra Luca Zaia vincerà la sua corsa, il Popolo della Libertà avrà sì un ministero in più. Ma soltanto se entrambe le regioni affidate alla Lega — il Piemonte e il Veneto — consegneranno alla coalizione il presidente. Non per un calcolo piccino sulle poltrone, per amor del cielo: il fatto è, spiegano nel Carroccio, che "bisogna esser sicuri che tutti corrano nella stessa direzione". Anche quando il candidato non è quello sperato.

Tradotto, il messaggio del Carroccio al Pdl è il seguente: mettete alla frusta le Regioni dello scontento, altrimenti ci rimettete un ministro. Fatto sta che, sul momento, il presidente del Consiglio non aveva gradito il rilancio: per il suo partito, la Regione del Leone è carne viva. Ma, appunto, la serata di ieri era per lo scambio degli auguri. E del resto, mettersi a parlare di sostituzioni o, peggio ancora, di rimpasti a Natale per elezioni che si svolgeranno a fine marzo sarebbe stato il modo più diretto per complicarsi la vita. Difficile però pensare che non sia stata spesa neppure una parola sulla questione rilanciata ieri dall'instancabile Calderoli:, quella di una "Convenzione costituente, una sorta di Bicamerale allargata agli enti locali, composta da una settantina di persone e incaricata di sottoporre alle Camere un testo condiviso di riforma costituzionale". Anche se resta difficile prevedere se lo spirito di pacificazione seguito all'aggressione al premier supererà l'arrivo della befana.

Marco Cremonesi

20 dicembre 2009

 

 

 

Premier, più 7 punti di popolarità

dopo l’aggressione

L’episodio di piazza Duomo ha radicalizzato le opinioni: quasi un italiano su quattro approva il gesto di Tartaglia

L’ attentato a Berlusconi ha avuto importanti conse­guenze sullo scenario po­litico. Da un verso, si è assistito, anche da parte di alcuni esponenti di rilievo, ad una forte accentuazione dei toni, con accuse reciproche, talvolta anche assai violente. Dall’altro, vi è chi ha sottolineato come l’episodio di Milano costituisca un significativo segnale d’al­larme, che dovrebbe indurre ad abbassare il livello dello scontro e a iniziare a lavorare concretamente per l’attuazione delle riforme di cui il Paese ha biso­gno. Nessuno può dire se nelle prossime settimane il clima si farà ancora più rovente o, se, viceversa, si imboccherà una strada di confronto fattivo e di maggiore ragionevolezza. Molto dipenderà dalle scelte che farà lo stesso Berlusconi.

Quello che è cer­to è che questi ultimi giorni hanno visto, nell’ambi­to dell’opinione pubblica, una intensa radicalizza­zione delle diverse posizioni. Il favore verso il Cava­liere ha mostrato una crescita nella sua diffusione e, specialmente, nella sua intensità. Al tempo stesso, sull’altro fronte, si sono accentuate — pur restando minoritarie — le opinioni più radicali, di aperta osti­lità verso la persona del presidente del Consiglio. Tanto che, sulla base di diversi sondaggi effettuati in questi giorni, si può stimare che una quota oscil­lante dal 20 al 25% degli italiani approvi il gesto di Tartaglia, motivata principalmente dalla convinzio­ne che il premier sia un pericolo per il Paese. Dall’altro verso, come si è detto, nella restante parte della popolazione, la popolarità di Berlusco­ni si è accresciuta. Lo indica anche il giudizio sul presidente del Consiglio: a metà novembre, il 48,6% degli italiani dava una valutazione positiva del Cavaliere. Oggi questa quota è salita al 55,9%. Il trend si è manifestato in tutti i settori dell’elettora­to, con una particolare intensità però tra i più gio­vani, e tra i cattolici praticanti. Il livello del consen­so è naturalmente molto più elevato tra gli elettori del Pdl (95%) e della Lega (77%). Tra i votanti per l’opposizione, prevalgono ovviamente i giudizi cri­tici verso il premier, che superano qui l’80%. Ma anche in questo caso si registra comunque un au­mento delle valutazioni positive per Berlusconi che raggiungono, ad esempio, il 17% tra gli elettori del Pd.

L’elemento più importante, però, è la cre­scita di popolarità tra chi dichiara di essere oggi perplesso su quale partito votare: nel segmento cruciale degli indecisi, il consenso per Berlusconi giunge oggi al 58%. Un dato assai promettente in vista delle — ancora lontane, ma sempre più vici­ne — elezioni regionali di marzo. Questo clima di opinione più positivo per il Ca­valiere si riflette anche sui giudizi riguardo all’ope­rato del governo. Che raccoglie oggi nuovamente più del 50% di valutazioni favorevoli, questa volta specie tra i più anziani, con una crescita rispetto ai mesi scorsi. Nell’insieme, dunque, ad una parte di cittadini sempre più favorevole a Berlusconi, si contrappo­ne un’ostilità sempre più intensa. Tanto che la frat­tura tra le opposte opinioni e appartenenze che si sta sviluppando oggi appare, in certi (per fortuna limitati) casi, simile al tifo. È uno degli effetti della personalizzazione della politica e della sempre mi­nore presenza della capacità e attività di mediazio­ne dei partiti. Per questo, sarebbe opportuno che le forze politiche unissero in qualche misura i loro sforzi per ritornare ad un clima di dibattito e di confronto.

Renato Mannheimer

20 dicembre 2009

 

 

 

 

2009-12-19

Il caso

Berlusconi, su Internet la "tesi

del complotto". Pdl e Pd: assurdo

In un video montate immagini per dimostrare la teoria dell’"autoattentato"

Un'immagine del video sull'aggressione al premier

Un'immagine del video sull'aggressione al premier

ROMA — Si intitola "L'aggressione a Ber­lusconi una montatura?", (guarda il video clicca sopra http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall%20Italia&vxClipId=2524_84d27532-ec75-11de-a048-00144f02aabc&vxBitrate=300

) è partito da You­Tube e sta facendo il giro del web, diven­tando il vessillo del partito del complotto. Cioè il fronte di chi pensa che la tragedia delle Torri gemelle sia nata in seno alla Ca­sa Bianca e che, allo stesso modo, Massimo Tartaglia sia stato assoldato da Palazzo Chi­gi. La tesi dell’autoattentato va alla grande, su Internet. Dove si sfida il senso del ridico­lo parlando dei fatti di piazza del Duomo come di un "11 settembre all’italiana".

Il video più gettonato, rilanciato da Face­book e visto in poche ore da trecentomila utenti, è stato realizzato montando le im­magini di Rainews 24 e va rimbalzando dai siti giustizialisti a quelli dei movimenti, sca­tenando migliaia di commenti e gettando legna sul fuoco dell’antiberlusconismo. L’aggressione del Duomo non sarebbe, in­somma, che una "manipolazione mondiale per prendere il controllo di Internet". Il fil­mato è diviso in due parti, dura circa otto minuti ed è corredato da musica thriller e infografiche in rosso. L’autore, che non si rivela, utilizza il fermo immagine col dichia­rato intento di portare a galla i "piccoli e grandi particolari", i "dubbi" e le "incon­gruenze " che tormentano i radical anti-Sil­vio. Perché il sangue, invece di sgorgare fluido e abbondante, appare "magicamen­te coagulato"? Cos’è il "misterioso" ogget­to che uno dei body-guard tiene in mano all’interno dell’auto? Non sarà mica una "bomboletta che spruzza sangue finto"?

Tutte "scempiaggini", prende nettamen­te le distanze Beppe Fioroni, responsabile Welfare del Pd. "Ma smettiamola... Se la ri­produzione del Duomo lo colpiva sulla tem­pia il premier poteva morire — e qui Fioro­ni parla da medico —. Ma quale complotto! Il confronto politico rimanga nell’ambito della saggezza". Intanto però, un click do­po l’altro, il filmato che sprona "spegnete la tv accendete il cervello" irretisce miglia­ia di sostenitori. "Questo video mostra la verità!!! — scrive su YouTube MrBrasco80 —. Non facciamo gli ipocriti!!! E la camicia piena di sangue che hanno detto al tg dove sta?". Fake407 invece non ci crede e raccon­ta che a lui hanno rotto il naso con un pu­gno, "ma neanche una goccia di sangue".

Il video arriva dopo l’affondo del presi­dente del Senato Renato Schifani contro i social network, paragonati ai gruppi extra­parlamentari degli anni ’70. E certo non è sfuggito all’entourage del presidente del Consiglio. "Ho visto qualcuno di questi video — conferma Daniele Capezzone — e siamo di­nanzi a qualcosa che definirei microterrori­smo ". Non sarà troppo? "Io ci vedo la stes­sa furia ideologica di chi usa la violenza, ma in più la miseria di fare tutto nella pro­pria stanzetta, negando l’evidenza e illuden­dosi perfino di fare un’inchiesta — attacca il portavoce del Pdl —. Vigliacchi, falsifica­tori e illusi". Se non parlassimo di "una co­sa drammatica" Capezzone si metterebbe a ridere: "Si lamentano perché Berlusconi sanguinava poco, se siamo arrivati a que­sto punto...".

Monica Guerzoni

19 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

Il leader dell'Udc all'assemblea nazionale delle Regioni

Casini: "Troppo odio e veleno in chi guida il Paese. Il dopo Berlusconi è già iniziato"

"Non possiamo lasciare il nord alla Lega che alimenta paure. Grandi riforme, anche con una costituente"

Pier Ferdinando Casini (Fotogramma)

Pier Ferdinando Casini (Fotogramma)

ROMA - "Basta con la caccia alle streghe, ai colpevoli. Ciascuno tolga le ali ai propri falchi, ce ne sono tanti in giro, non c'è solo l'odio militante di Di Pietro ma quello di tanti squadristi giornalistici", Pier Ferdinando Casini attacca chi in queste settimane ha seminato odio, e non risparmia critiche al presidente del Consiglio: "Se Berlusconi pensa di trascinare il Paese sulla strada dell'avventura e delle elezioni anticipate in un attacco dissennato al Quirinale e alla Consulta, dall'Udc avrà le risposte inedite che si merita. Il dopo Berlusconi è già iniziato: o grandi riforme o un grande galleggiamento che porterà il suo bagaglio di odio, rancori".

ODIO - Casini ha accusato chi governa il Paese di avere "troppo veleno". "Abbiamo sentito per troppo tempo il linguaggio delle divisioni del Paese: parole come ronde, medici spia, white christmas, caccia all’extracomunitario, insulti a Tettamanzi, i 100 mila fucili padani di Bossi: questo fa parte dell’armamentario ideologico del passato che genera odio e dà alibi a chi vuole seminare odio", ha aggiunto Casini. "Il nostro è un partito che non ha mai confuso l’avversario politico con il nemico. C’è troppo veleno da parte della classe dirigente che guida il Paese". Per Casini Berlusconi deve inaugurare una stagione che "non preveda la distribuzione di odio, l’accanimento contro gli avversari ma una fase contrassegnata dal rispetto reciproco. Sta a lui scegliere quale strada vorrà intraprendere: le spallate non servono, le scorciatoie nemmeno, noi lavoriamo per una democrazia normale".

NIENTE NORD ALLA LEGA - Sulle alleanze per le regionali della prossima primavera, il leader dell'Udc attacca l'idea di lasciare il nord in mano alla Lega. "Non svendiamo il Nord alla Lega, non accettiamo la decapitazione di Galan e del prefetto di Venezia. Chi guida il Paese non può amplificare le tensioni. Non può essere grancassa delle paure, della pancia che è anche dei nostri elettori. La Lega interpreta questo stato d'animo che c'è. La sinistra non capisce, perché contesta il presupposto che invece c'è". Sulle alleanze: "Vogliamo affrontare le regionali con molta serenità. Non abbiamo alcuna volontà di arruolarci in due eserciti che vogliamo sconfiggere. In molte regioni andremo da soli, in molte faremo alleanze perché non daremo soddisfazione a chi ci vuole ovunque da soli anche dove siamo in condizione di definire chi vince e perde. Andremo da soli dove ci pare, dove lo riteniamo opportuno, e in compagnia dove riteniamo ci siano le condizioni politiche".

RIFORME - "Per le riforme vogliamo una sede legittimata dal Parlamento nella quale ciascuno si assuma le proprie responsabilità, non una conventicola o un cenacolo privato". Lo ha detto un combattivo Pier Ferdinando Casini, nel corso del suo intervento all'assemblea nazionale delle Regioni a Roma, rilanciando l'idea di un'assemblea costituente: "Chiamiamola come vogliamo, non possiamo impiccarci sulle formule".

 

19 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Berlusconi, su Internet la "tesi del complotto". Pdl e Pd: assurdo

In un video montate immagini per dimostrare la teoria dell’"autoattentato"

ROMA — Si intitola "L’aggressione a Ber­lusconi una montatura?", (guarda il video) è partito da You­Tube e sta facendo il giro del web, diven­tando il vessillo del partito del complotto. Cioè il fronte di chi pensa che la tragedia delle Torri gemelle sia nata in seno alla Ca­sa Bianca e che, allo stesso modo, Massimo Tartaglia sia stato assoldato da Palazzo Chi­gi. La tesi dell’autoattentato va alla grande, su Internet. Dove si sfida il senso del ridico­lo parlando dei fatti di piazza del Duomo come di un "11 settembre all’italiana".

Il video più gettonato, rilanciato da Face­book e visto in poche ore da trecentomila utenti, è stato realizzato montando le im­magini di Rainews 24 e va rimbalzando dai siti giustizialisti a quelli dei movimenti, sca­tenando migliaia di commenti e gettando legna sul fuoco dell’antiberlusconismo. L’aggressione del Duomo non sarebbe, in­somma, che una "manipolazione mondiale per prendere il controllo di Internet". Il fil­mato è diviso in due parti, dura circa otto minuti ed è corredato da musica thriller e infografiche in rosso. L’autore, che non si rivela, utilizza il fermo immagine col dichia­rato intento di portare a galla i "piccoli e grandi particolari", i "dubbi" e le "incon­gruenze " che tormentano i radical anti-Sil­vio. Perché il sangue, invece di sgorgare fluido e abbondante, appare "magicamen­te coagulato"? Cos’è il "misterioso" ogget­to che uno dei body-guard tiene in mano all’interno dell’auto? Non sarà mica una "bomboletta che spruzza sangue finto"?

Tutte "scempiaggini", prende nettamen­te le distanze Beppe Fioroni, responsabile Welfare del Pd. "Ma smettiamola... Se la ri­produzione del Duomo lo colpiva sulla tem­pia il premier poteva morire — e qui Fioro­ni parla da medico —. Ma quale complotto! Il confronto politico rimanga nell’ambito della saggezza". Intanto però, un click do­po l’altro, il filmato che sprona "spegnete la tv accendete il cervello" irretisce miglia­ia di sostenitori. "Questo video mostra la verità!!! — scrive su YouTube MrBrasco80 —. Non facciamo gli ipocriti!!! E la camicia piena di sangue che hanno detto al tg dove sta?". Fake407 invece non ci crede e raccon­ta che a lui hanno rotto il naso con un pu­gno, "ma neanche una goccia di sangue".

Il video arriva dopo l’affondo del presi­dente del Senato Renato Schifani contro i social network, paragonati ai gruppi extra­parlamentari degli anni ’70. E certo non è sfuggito all’entourage del presidente del Consiglio. "Ho visto qualcuno di questi video — conferma Daniele Capezzone — e siamo di­nanzi a qualcosa che definirei microterrori­smo ". Non sarà troppo? "Io ci vedo la stes­sa furia ideologica di chi usa la violenza, ma in più la miseria di fare tutto nella pro­pria stanzetta, negando l’evidenza e illuden­dosi perfino di fare un’inchiesta — attacca il portavoce del Pdl —. Vigliacchi, falsifica­tori e illusi". Se non parlassimo di "una co­sa drammatica" Capezzone si metterebbe a ridere: "Si lamentano perché Berlusconi sanguinava poco, se siamo arrivati a que­sto punto...".

Monica Guerzoni

19 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Continua il botta e risposta a distanza con il presidente della CAmera

Feltri: "Accetto il valium ma Fini

ci vada piano con il lambrusco"

Il direttore de Il Giornale: "Ultimamente ha esagerato con il ’rosso’ e non gli ha fatto bene"

*

NOTIZIE CORRELATE

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Fini: Silvio fermi i falchi lo stanno danneggiando (16 dicembre 2009)

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"Il Giornale", "Libero" e "La Padania":un triplo attacco contro Fini (24 novembre 2009)

Vittorio Feltri , attuale direttore de Il Giornale (Eidon)

Vittorio Feltri , attuale direttore de Il Giornale (Eidon)

MILANO - Continua il botta e risposta a distanza tra il presidente della Camera Fini e il direttore de Il Giornale Feltri. Era stato il presidente della Camera giovedì a passare al "contrattacco", preparando un particolare biglietto di auguri per Natale. "Egregio direttore, per festività "serene" senza ossessioni e allucinazioni". È il testo del biglietto firmato Fini, a quanto riferisce la "Velina rossa" di Pasquale Laurito. La particolarità è che il biglietto, si legge, è accompagnato da "un flacone di un noto calmante, il Valium". Il pacchetto sarebbe stato inviato giovedì, dopo l'editoriale in cui Feltri accusava Fini di aver preparato il "ribaltone" ai danni di Silvio Berlusconi, manovra "sventata" per effetto dell'aggressione subita dal presidente del Consiglio, in piazza Duomo a Milano.

LA REPLICA - Il direttore de Il Giornale non ha mancato di replicare, interpellato telefonicamente, alla notizia del regalo di Fini. "Non ho ancora ricevuto la confezione di Valium. Accetto volentieri il dono natalizio di Fini e ne faccio tesoro. Però ho una raccomandazione per il Presidente della Camera: ci vada piano con il lambrusco, il rosso fa bene ma non bisogna esagerare. E lui ultimamente ha fatto parecchio uso di ’rosso’, e non gli ha fatto bene...".

 

18 dicembre 2009(ultima modifica: 19 dicembre 2009)

 

 

 

 

 

2009-12-18

Dopo la quarta notte al San Raffaele. il sindaco di arcore: "L'ho trovato provato"

Il ritorno a casa di Berlusconi:

"Dolore non inutile, se cambiano i toni"

Visita dal dentista, poco dopo le 15 il rientro ad Arcore. A giorni in una clinica svizzera per "cancellare le tracce"

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Da Berlusconi un messaggio sul sito Pdl: "State sereni, l'amore vince sull'odio" (15 dicembre 2009)

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

MILANO - "Mi rimarranno due cose come ricordo di questi giorni: l'odio di pochi e l'amore di tanti, tantissimi, italiani". Silvio Berlusconi ha lasciato il San Raffaele ed è tornato ad Arcore, affidando ad una nota questo messaggio. "Agli uni e agli altri - si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi - faccio la stessa promessa: andremo avanti con più forza e più determinazione di prima sulla strada della libertà. Lo dobbiamo al nostro popolo, lo dobbiamo alla nostra democrazia, nella quale non prevarranno né la violenza delle pietre, né quella peggiore delle parole. In questi giorni ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell'opposizione. Se da quello che è successo - spiega il premier nella nota - deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile. Alcuni esponenti dell'opposizione sembrano averlo capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potrà finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo. In ogni caso - conclude - noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono".

Berlusconi lascia l'ospedale

Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale

VISITA DAL DENTISTA - Dopo le dimissioni dal San Raffaele, il premier si è sottoposto alle cure di un dentista per quasi quattro ore. A Berlusconi, si apprende dal suo staff, è stato ricostruito l’incisivo superiore ed è stato curato un dente adiacente, entrambi danneggiati dal colpo subito domenica scorsa.

AD ARCORE - Poco dopo le 15 il premier ha fatto rientro ad Arcore. L'arrivo del premier è stato salutato da un applauso da parte di un gruppo di cittadini che lo aspettavano vicino all'ingresso di Villa San Martino. I giornalisti sono invece stati tenuti a un centinaio di metri di distanza dalla residenza del premier. Lo riferisce il sindaco di Arcore, Marco Rocchini, il primo a salutare il Cavaliere. "Mi ha abbracciato - ha detto il primo cittadino ai cronisti - e mi ha ringraziato, dicendomi di essere a disposizione. È un uomo formidabile e mi sono commosso".

"È ABBASTANZA PROVATO" - "L'ho trovato abbastanza provato - ha proseguito Rocchini - certo i segni ci sono, ma è un uomo molto forte". Il premier, dopo aver salutato i cittadini e le forze dell'ordine che piantonano l'ingresso della sua residenza, è entrato nella villa.

RIPOSO - Il presidente del Consiglio era ricoverato al San Raffaele da domenica scorsa a seguito dell'aggressione subita in Piazza del Duomo a Milano da parte di un 42enne psicolabile, che lo ha colpito al volto con una miniatura del Duomo di Milano, rompendogli il setto nasale e due denti. All'uscita dall'ospedale il premier, apparso sorridente, ha salutato i giornalisti con un gesto della mano. Sul suo volto, evidenti fasciature all'altezza del naso e della guancia. Il primario Alberto Zangrillo, raggiunto telefonicamente, giovedì mattina aveva detto che il premier ha trascorso una notte tranquilla, con meno dolori rispetto alle precedenti. Il giorno prima, il medico aveva ribadito che Berlusconi dovrà astenersi da attività pubbliche impegnative per almeno 10-15 giorni, e il portavoce Bonaiuti ha aggiunto che difficilmente terrà la tradizionale conferenza di fine anno, mentre non è escluso che possa trascorrere la notte di Natale con i terremotati d'Abruzzo.

CLINICA SVIZZERA - Intanto, il quotidiano svizzero "Le Matin" svela che Berlusconi intenderebbe recarsi nei prossimi giorni in una clinica svizzera, la "Ars Medica" in Ticino, per "cancellare ogni traccia dell'aggressione" subita al volto: "Il primo ministro italiano deve arrivare alla clinica privata Ars Medica da noi a Gravesano", afferma Carlo Zoppi, sindaco del comune ticinese di 1.200 abitanti, citato dal quotidiano. L'informazione, scrive, non è ancora ufficiale, ma affidabile e Berlusconi "deve arrivare nei prossimi giorni", secondo Zoppi. Il quotidiano ricorda che il premier italiano già conosce la famosa clinica del Luganese. È infatti all'Ars Medica - scrive - che a fine 2003 Berlusconi si era sottoposto ad alcuni interventi di chirurgia estetica.

 

17 dicembre 2009(ultima modifica: 18 dicembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Continua il botta e risposta a distanza con il presidente della CAmera

Feltri: "Accetto il valium ma Fini

ci vada piano con il lambrusco"

Il direttore de Il Giornale: "Ultimamente ha esagerato con il ’rosso’ e non gli ha fatto bene"

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Vittorio Feltri , attuale direttore de Il Giornale (Eidon)

Vittorio Feltri , attuale direttore de Il Giornale (Eidon)

MILANO - Continua il botta e risposta a distanza tra il presidente della Camera Fini e il direttore de Il Giornale Feltri. Era stato il presidente della Camera giovedì a passare al "contrattacco", preparando un particolare biglietto di auguri per Natale. "Egregio direttore, per festività "serene" senza ossessioni e allucinazioni". È il testo del biglietto firmato Fini, a quanto riferisce la "Velina rossa" di Pasquale Laurito. La particolarità è che il biglietto, si legge, è accompagnato da "un flacone di un noto calmante, il Valium". Il pacchetto sarebbe stato inviato giovedì, dopo l'editoriale in cui Feltri accusava Fini di aver preparato il "ribaltone" ai danni di Silvio Berlusconi, manovra "sventata" per effetto dell'aggressione subita dal presidente del Consiglio, in piazza Duomo a Milano.

LA REPLICA - Il direttore de Il Giornale non ha mancato di replicare, interpellato telefonicamente, alla notizia del regalo di Fini. "Non ho ancora ricevuto la confezione di Valium. Accetto volentieri il dono natalizio di Fini e ne faccio tesoro. Però ho una raccomandazione per il Presidente della Camera: ci vada piano con il lambrusco, il rosso fa bene ma non bisogna esagerare. E lui ultimamente ha fatto parecchio uso di ’rosso’, e non gli ha fatto bene...".

 

18 dicembre 2009

 

 

 

Due o tre cose di buon senso

Prima di stabilire per il futuro nuove regole del gioco, di varare riforme costituzionali, di inaugurare un clima di generale concordia, si può sperare che — non domani o dopodomani ma oggi, subito— gli attori della scena politica italiana convengano almeno su un paio di cose da evitare con la massima cura? Possiamo sperare in un paio di misure d’emergenza da adottare immediatamente nella discussione pubblica? Le più urgenti ci sembrano le seguenti.

Primo: evitare che lo scontro si polarizzi ossessivamente intorno alle persone, ai nomi e ai cognomi, alle facce. Non ci si venga a dire che la democrazia ormai è questa, dunque non c’è nulla da fare, e che comunque sono "gli altri" che hanno cominciato. Certo: è consegnato alle cronache che sulla figura del presidente del Consiglio è stata montata nei mesi scorsi una campagna di ostilità politica e di disprezzo antropologico dai toni violentissimi, così come è sotto gli occhi di tutti la penosa incapacità della Rai, a dispetto del suo statuto pubblico, di assicurare un’informazione sobria ed equilibrata, degna di un Paese civile. Ma un discorso come quello dell’onorevole Cicchitto, avventuratosi sulla sempre insidiosissima strada dei "mandanti morali", dei "complici oggettivi" e della lista nominativa dei cattivi da additare alla pubblica riprovazione è forse fatto per spezzare la spirale dell’aggressività, dei pericoli di violenza, o viceversa per alimentarla? Che si possa pensare che "senza Marco Travaglio ci sarebbe molto buio sulla storia italiana che si sta facendo in questi anni" — come è arrivata a scrivere Barbara Spinelli sulle colonne del Fatto — ci sembra solo ridicolo. Ma egualmente ridicolo — oltre che lesivo della libertà di stampa, nel momento in cui lo si attacca dalla tribuna parlamentare — considerare il suddetto Travaglio una sorta di Lucifero della carta stampata capace di chissà quali devastazioni.

La seconda misura d’emergenza: evitare la pigrizia intellettuale. La storia non si ripete mai due volte: sarebbe bene che anche i giornali evitassero di scrivere il medesimo articolo scritto qualche anno o qualche decennio fa. E invece proprio alla tentazione di questa facile pigrizia hanno ceduto molti quotidiani commentando ieri l’attentato alla Bocconi. La "bomba" ha subito scatenato l’attualizzazione degli anni Settanta, la voluttà del già noto e del già detto. Ecco così riaffacciarsi puntualmente da un lato la minaccia del terrorismo rosso, del risveglio sovversivo, il fantasma dell’attacco alle istituzioni, e dall’altro le insinuazioni sulle "strane coincidenze", la "sigla misteriosa", la "rivendicazione ambigua" e chi più ne ha più ne metta. Il tutto naturalmente, in questo caso, per richiamare in vita l’evergreen assoluto del retroscenismo nazionale: l’immortale "strategia della tensione". Ma prima di fare appello alla "maggioranza silenziosa" o di chiamare alla mobilitazione antifascista, non sarebbe consigliabile fermarsi un attimo e cercare di farsi contagiare da un minimo di ragionevolezza?

Ernesto Galli della Loggia

18 dicembre 2009

 

 

 

 

 

E sul pentito: "Se lo attacchiamo impediamo che possa dire tutta la verità"

Santoro e gli auguri di "Buon Natale"

"A Berlusconi e a Spatuzza". Il Pdl attacca

Il conduttore aprendo Annozero si rivolge al premier: "Auguri perché io sono contro la violenza"

MILANO - Buon Natale a Silvio Berlusconi, che ha subito "un’aggressione" e Buon Natale anche a Gaspare Spatuzza, che "racconta fatti e noi dobbiamo ascoltare". Sdoppia i suoi auguri Michele Santoro aprendo la trasmissione Annozero dal titolo "I mandanti". Durante il programma, che ha superato i 6 milioni di spettatori e vinto la serata con il 24,81%, il giornalista si rivolge al premier, perché, spiega, "io sono contro ogni violenza". Poi la riflessione si sposta sul pentito di mafia: "Io sono stato fra i principali obiettivi della mafia e non ho ricavato privilegio o protezione - sottolinea il conduttore - . So che Spatuzza ha sciolto nell’acido un bambino, ma adesso racconta. Ci racconta fatti e noi dobbiamo ascoltarlo. Alcuni stanno trovando riscontro e altri no. Ma - ha aggiunto Santoro citando Tommaso Buscetta - l’occasione di un riscatto può esserci solo raccontando tutta la verità: se attacchiamo Spatuzza impediamo di raccontare tutta la verità".

POLEMICHE - Gli auguri di Santoro, indirizzati anche a Repubblica e a Marco Travaglio, non sono piaciuti a Maurizio Gasparri, non presente in studio. "Santoro è impudente e provocatore. Lui e il frequentatore di condannati per mafia - dice l'eponente di maggioranza riferendosi probabilmente a Travaglio - sono i creatori della tv dell'odio che genera violenza. Sono di fatto i fiancheggiatori dei peggiori fenomeni che avvelenano la vita del Paese". "Ed è uno scandalo - aggiunge Gasparri - che questa gente faccia tutto ciò con le tasche piene di soldi dei cittadini. Annozero è una pagina oscura della vita italiana. Un'area sottratta ai valori della libertà e della democrazia. Sì. Sono i mandanti morali della violenza in atto". Gli fa eco Daniele Capezzone: "Sto assistendo all'ennesima puntata di Annozero: tutto è ossessivamente e sistematicamente rivolto contro una sola parte" dichiara il portavoce del Pdl . "La domanda, a questo punto - prosegue in una nota - è tanto semplice quanto chiara: perché dobbiamo pagare il canone per stipendiare Santoro e Travaglio e subire simili esempi di scatenata faziosità?".

"COLOSSALE BALLA DI CICCHITTO" - Nel corso della puntata dedicata all'aggressione al premier e alle polemiche politiche, Santoro è anche tornato sulle parole di Fabrizio Cicchitto, uno dei maggiori leader del Pdl, che alla Camera ha attaccato Il Fatto, Annozero e soprattutto il giornalista Marco Travaglio ("È un terrorista mediatico"). Anche all'esponente della maggioranza il conduttore di Annozero "buon Natale", confutando le parole di Cicchitto con spezzoni di una puntata precedente, dedicata agli intrecci tra mafia e politica. "Quindi Cicchitto - è l'osservazione di Santoro - ha messo alla base delle sue affermazioni una balla colossale". In teoria, secondo il giornalista, bisognerebbe risolvere la questione in tribunale. Ma Santoro non vuole seguire questa strada e auspica che Cicchitto possa invece correggersi: "E questo non sarebbe chissà a dimostrazione di cosa, ma sarebbe segno che l'anno zero è un pò finito".

DI PIETRO E LUPI - Ospite in studio anche il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro. "Deploro quanto accaduto, io sono contro la violenza, quanto successo non doveva succedere e ripeto la mia solidarietà a Berlusconi" ha detto l'ex pm. "Il clima di questi giorni - ha aggiunto - l’ho visto oggi in aula e fuori dal Parlamento, con i dipendenti del dipartimento della giustizia che si lamentavano perché non riescono a fare il loro lavoro, e gli altri giorni l’hanno fatto i vigili del fuoco, le forze dell’ordine. Ci sono persone sui tetti dei campanili, nelle scuole e nelle fabbriche. Chi si lamenta è tacciato di sporco comunista, questo clima chi lo crea? - è a domanda che si pone Di Pietro - .Chi ha in mano i poteri e le redini delle istituzioni davvero vuole tirarsi fuori e dare la colpa a Travaglio, Di Pietro e Santoro?". Infine l'affondo su Cicchitto: "Criminalizzare me è niente, ma dare del terrorista mediatico significa emanare una sentenza a morte perché di matti ce ne stanno tanti". Dura la replica dell'esponente del Pdl Maurizio Lupi, che ha accusato Travaglio di essere "immorale perché piega tutto al suo interesse". "Lei è irresponsabile - è l'tacco di Lupi a Travaglio -. È un sepolcro imbiancato e ci fa le prediche, descrive sempre l’altro come il male assoluto: chieda scusa e guardi un po’ dentro se stesso".

 

17 dicembre 2009(ultima modifica: 18 dicembre 2009

 

 

 

 

 

2009-12-17

Questi Occhi esprimono,

a parer mio,

dolore per una grande intima sofferenza,

di non essere capito da chi gli vuol un male così grande nonostante

Lui pensi di fare

un gran bene.

Dopo la quarta notte all'ospedale San Raffaele di Milano

Il ritorno a casa di Berlusconi:

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Silvio Berlusconi

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MILANO - "Mi rimarranno due cose come ricordo di questi giorni: l'odio di pochi e l'amore di tanti, tantissimi, italiani". Silvio Berlusconi ha lasciato il San Raffaele ed è tornato ad Arcore, affidando ad una nota questo messaggio. "Agli uni e agli altri - si legge nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi - faccio la stessa promessa: andremo avanti con più forza e più determinazione di prima sulla strada della libertà. Lo dobbiamo al nostro popolo, lo dobbiamo alla nostra democrazia, nella quale non prevarranno né la violenza delle pietre, né quella peggiore delle parole. In questi giorni ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell'opposizione. Se da quello che è successo - spiega il premier nella nota - deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile. Alcuni esponenti dell'opposizione sembrano averlo capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potrà finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo. In ogni caso - conclude - noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono".

Berlusconi lascia l'ospedale

Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale Berlusconi lascia l'ospedale

VISITA DAL DENTISTA - Dopo le dimissioni dal San Raffaele, il premier si è sottoposto alle cure di un dentista per quasi quattro ore. A Berlusconi, si apprende dal suo staff, è stato ricostruito l’incisivo superiore ed è stato curato un dente adiacente, entrambi danneggiati dal colpo subito domenica scorsa.

AD ARCORE - Poco dopo le 15 il premier ha fatto rientro ad Arcore. L'arrivo del premier è stato salutato da un applauso da parte di un gruppo di cittadini che lo aspettavano vicino all'ingresso di Villa San Martino. I giornalisti sono invece stati tenuti a un centinaio di metri di distanza dalla residenza del premier. Lo riferisce il sindaco di Arcore, Marco Rocchini, il primo a salutare il Cavaliere. "Mi ha abbracciato - ha detto il primo cittadino ai cronisti - e mi ha ringraziato, dicendomi di essere a disposizione. È un uomo formidabile e mi sono commosso".

"È ABBASTANZA PROVATO" - "L'ho trovato abbastanza provato - ha proseguito Rocchini - certo i segni ci sono, ma è un uomo molto forte". Il premier, dopo aver salutato i cittadini e le forze dell'ordine che piantonano l'ingresso della sua residenza, è entrato nella villa.

RIPOSO - Il presidente del Consiglio era ricoverato al San Raffaele da domenica scorsa a seguito dell'aggressione subita in Piazza del Duomo a Milano da parte di un 42enne psicolabile, che lo ha colpito al volto con una miniatura del Duomo di Milano, rompendogli il setto nasale e due denti. All'uscita dall'ospedale il premier, apparso sorridente, ha salutato i giornalisti con un gesto della mano. Sul suo volto, evidenti fasciature all'altezza del naso e della guancia. Il primario Alberto Zangrillo, raggiunto telefonicamente, giovedì mattina aveva detto che il premier ha trascorso una notte tranquilla, con meno dolori rispetto alle precedenti. Il giorno prima, il medico aveva ribadito che Berlusconi dovrà astenersi da attività pubbliche impegnative per almeno 10-15 giorni, e il portavoce Bonaiuti ha aggiunto che difficilmente terrà la tradizionale conferenza di fine anno, mentre non è escluso che possa trascorrere la notte di Natale con i terremotati d'Abruzzo.

CLINICA SVIZZERA - Intanto, il quotidiano svizzero "Le Matin" svela che Berlusconi intenderebbe recarsi nei prossimi giorni in una clinica svizzera, la "Ars Medica" in Ticino, per "cancellare ogni traccia dell'aggressione" subita al volto: "Il primo ministro italiano deve arrivare alla clinica privata Ars Medica da noi a Gravesano", afferma Carlo Zoppi, sindaco del comune ticinese di 1.200 abitanti, citato dal quotidiano. L'informazione, scrive, non è ancora ufficiale, ma affidabile e Berlusconi "deve arrivare nei prossimi giorni", secondo Zoppi. Il quotidiano ricorda che il premier italiano già conosce la famosa clinica del Luganese. È infatti all'Ars Medica - scrive - che a fine 2003 Berlusconi si era sottoposto ad alcuni interventi di chirurgia estetica.

17 dicembre 2009

 

 

La via d’uscita dall’estremismo

L’intervento di Fabrizio Cicchitto alla Camera due giorni fa, dedicato all'identificazione, nomi e cognomi, di quelli che egli considera i "mandanti morali" dell'aggressione fisica al premier, è stato del tutto sbagliato e inopportuno. Non aiuta il clima politico. Soprattutto, non aiuta il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a sciogliere i nodi che egli sa di dover sciogliere. Sarebbe anche nell'interesse del centrodestra, e del Paese, che questo avvenisse.

Possiamo mettere in questi termini il problema dell’opposizione. La sua componente estremista ha un capo riconosciuto, con un profilo netto, Antonio Di Pietro. Bersani, invece, deve ancora dimostrare di saper essere, al di là della carica politica, il capo riconosciuto, con un profilo altrettanto netto, della componente democratica dell'opposizione. Quando si dice che il Pd dovrebbe rompere l'alleanza con Di Pietro si dice una cosa giusta ma banale. Si perde di vista che "rompere con Di Pietro" sottintende una complessa operazione politica che, per essere attuata, ha bisogno di una leadership coi fiocchi. Si tratta di un'operazione che implica sia la resa dei conti con il "dipietrismo interno" al Partito democratico sia una ricalibrazione dei rapporti con le forze esterne (certi magistrati, certi giornali, eccetera), che sul dipietrismo interno al Pd hanno sempre fatto leva per condizionarne la politica.

Opporsi alla persona di Berlusconi o opporsi alle politiche del governo? La risposta rivela la concezione della lotta politica, nonché il giudizio sullo stato della nostra democrazia, di ciascun singolo oppositore. Da quando c’è Berlusconi le due anime hanno convissuto e, quasi sempre, quella antiberlusconiana pura ha prevalso, essendo stato fin qui l'antiberlusconismo il vero ancoraggio identitario della sinistra.

E’ evidente che Bersani, per la sua storia personale, ambirebbe a portare il Pd fuori dall'orbita del massimalismo antiberlusconiano, dare a quel partito ciò che esso non ha: un chiaro profilo riformista. E’ anche evidente che egli (legittimamente) si preoccupa di non perdere consensi. Poiché il massimalismo antiberlusconiano è ben presente nell'elettorato e fra i militanti del Pd un’operazione che separi nettamente i destini politici degli estremisti da quelli dei riformisti appare, sulla carta, assai rischiosa.

Ma qui entra in gioco la questione della leadership. Immaginiamo che Bersani batta il pugno sul tavolo e dica: "Di Pietro non è un alleato ma un avversario da isolare e i dipietristi interni al partito sappiano che non sarà più tollerato chi tiene il piede in due staffe. A loro volta, le forze esterne che pretendono di condizionarmi sappiano che la linea politica del Pd la detto solo io a nome della maggioranza congressuale che mi ha espresso. Se vogliono opporsi a me e logorarmi si accomodino ma sia chiaro che, così facendo, favoriranno il centrodestra ". Gli antiberlusconiani duri e puri (anche quelli del Pd) griderebbero al tradimento ma ciò potrebbe essere compensato dalla scoperta, da parte degli elettori di sinistra, del fatto che c'è ora in circolazione un leader riformista forte e vero, dal profilo netto, che potrebbe domani anche portarli alla vittoria.

La politica, si dice, è ormai troppo debole per non essere condizionata da forze esterne. Tramontata l’epoca dei partiti di massa, è solo la leadership che può ridare forza alla politica.

Angelo Panebianco

17 dicembre 2009

 

 

 

 

Il cdm rinvia il ddl su manifestazioni e internet. Bersani: "Sono perplesso"

Schifani: "Serve una legge

contro la violenza sul web"

Il presidente del Senato: "Negli anni '70 non c'erano gruppi come quelli che sono apparsi su Facebook"

Renato Schifani (Ansa)

Renato Schifani (Ansa)

ROMA - Mentre Roberto Maroni presenta al Consiglio dei ministri il disegno di legge su Internet, anche Renato Schifani interviene nel dibattito politico relativo alla possibile introduzione di nuove norme per la Rete. Un tema tornato al centro dell'agenda politica dopo la comparsa, su Facebook, di alcuni gruppi di sostegno a Massimo Tartaglia, l'aggressore di Silvio Berlusconi. "Dobbiamo fare qualcosa per evitare che sui siti Internet ci siano veri e propri inni alla violenza" afferma il presidente del Senato durante il tradizionale scambio di auguri per Natale con la stampa parlamentare, a Palazzo Giustiniani. Schifani auspica un intervento legislativo "avendo come faro di riferimento la libertà di espressione". Ma il Parlamento "deve fare qualcosa". Su Facebook, aggiunge, si leggono "dei veri e propri inni all'istigazione alla violenza. Negli anni '70, che pure furono pericolosi, non c'erano questi momenti aggregativi che ci sono su questi siti. Così si rischia di autoalimentare l'odio che alligna in alcune frange".

MARONI - Un intervento, quello di Schifani, arrivato mentre il Consiglio dei ministri sta esaminando proprio il ddl relativo a manifestazioni e Internet. Dopo la presentazione del ministro dell'Interno, Maroni (che mercoledì aveva annunciato le linee guida del provvedimento durante una videochat su Corriere.it), c'è stata una discussione ed è stato deciso di rinviare l'approvazione del testo al prossimo Cdm. Secondo Altero Matteoli, c'è "unanimità" sulla necessità di adottare il ddl. I punti da chiarire, secondo quanto si apprende, sono in particolare due. Il primo riguarda la possibilità dell'autorità giudiziaria di ordinare l'oscuramento dei contenuti di siti in cui venga ravvisata istigazione a delinquere o apologia di reato. Si punta a trovare una formula che non sia "punitiva" in modo indiscriminato, ma colpisca solo gli autori del reato. L'altro aspetto controverso riguarda l'introduzione del reato di impedimento o turbativa di manifestazioni. Ci sarebbero, sempre secondo quanto appreso, alcuni ministri (tra cui quello della Difesa, Ignazio La Russa) assertori del pugno di ferro contro chi disturba cortei o sit-in, ad esempio con fischi e slogan, anche senza ricorrere ad atti violenti. Altri, invece, vorrebbero delimitare meglio la norma, per colpire con durezza solo i casi in cui il dissenso viene espresso con violenza.

REAZIONI - A proposito delle nuove regole per il web, Pierluigi Bersani si dice scettico. "Consiglierei molta cautela - afferma il segretario del Pd - e di andare a vedere bene di che si tratta. Io sono molto, molto perplesso". Ma il tema provoca alcuni distinguo anche all'interno della maggioranza. Libertiamo.it, rivista online dell'associazione presieduta dal deputato del Pdl, Benedetto Della Vedova, non condivide infatti le affermazioni di Schifani. "Le preoccupazioni del presidente del Senato riflettono una realtà che non esiste, banalmente perché Facebook non è ciò che Schifani pensa che sia". "Ci sono tante parole sul web - si legge nell'articolo - molte cose intelligenti e molte cose stupide, ma sono sempre e soltanto parole, che tutti possono leggere e che tutti possono segnalare alle autorità, se si ritiene che rappresentino un'istigazione alla violenza o un'apologia di reato. Dire che Facebook (non alcuni gruppi di Facebook, ma proprio Facebook) è pericoloso - continua Libertiamo.it - significa sostenere che è pericolosa la libertà di comunicare e scambiarsi idee. A ritenere pericolosi i social network sono i regimi totalitari, non le democrazie come la nostra".

 

17 dicembre 2009

 

 

 

 

2009-12-16

Dopo l'AGgressione a Berlusconi in pIazza duomo

Bagnasco: "Fermare maestri d'odio"

Il cardinale: "Si rischia ritorno dei mostri del passato". Ai parlamentari: "Gente sfiduciata chiede una svolta"

Il cardinale Angelo Bagnasco (Lapresse)

Il cardinale Angelo Bagnasco (Lapresse)

ROMA - A Montecitorio, davanti a un centinaio di parlamentari di entrambi gli schieramenti, il presidente dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco, è tornato mercoledì sera, a tre giorni dall'aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Piazza Duomo, a chiedere che si ponga fine al clima di odio che avvelena il Paese: la gente "è stanca", ha detto, "preghiamo - ha esortato in uno dei passaggi più forti del suo discorso durante la messa di Natale a Montecitorio - perché i nuovi maestri del sospetto e del risentimento depongano le parole violente che, ripetute, risuscitano ombre e mostri passati". Già in novembre, ad Assisi, il porporato aveva chiesto alla politica un "disarmo".

LA PREOCCUPAZIONE DELL'ARCIVESCOVO - Bagnasco è apparso particolarmente preoccupato. Ed ha approfittato della messa di Natale a Montecitorio per parlare in modo diretto ai parlamentari: "L'aria di odio personale avvelena la politica, fomenta la rissa, e sfocia in gravi e inaccettabili episodi di violenza", ha incalzato. "La gente - ha scandito - è stanca e non merita questo. Senza un' evidente, onesta e concreta svolta si alimenta il senso di insicurezza, diminuisce la fiducia nelle istituzioni, scoraggia la partecipazione alla vita del Paese, indebolisce la coesione sociale sempre doverosa e tanto più necessaria nei momenti di particolare difficoltà". Ad ascoltare le sue parole, nella chiesa di San Gregorio, c'erano tra gli altri il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, la presidente del Pd Rosy Bindi, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, il capogruppo della Lega a Montecitorio Roberto Cota, il presidente dei deputati del Pd Dario Franceschini. "Il nostro popolo - ha osservato il cardinale, rivolgendosi ai parlamentari - merita il meglio di tutti i responsabili, a qualunque livello e titolo".

 

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Tramonta l'ipotesi di un decreto: "Meglio un ddl da discutere in parlamento"

Maroni: "Contro i reati sul web

daremo più strumenti ai magistrati"

Il ministro a Corriere.it: "Niente censura, né controlli da parte del governo. Serve la collaborazione dei gestori"

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Al Web non servono altre regole di B. Severgnini

Roberto Maroni (Fotogramma)

Roberto Maroni (Fotogramma)

MILANO - "Non c'è nessuna intenzione di fare leggi speciali per il web e non c'è nessuna intenzione di introdurre altri reati". Roberto Maroni, intervenendo durante la videochat di Corriere.it, ribadisce la posizione del governo sull'ipotesi di nuove regole per la Rete. Un tema tornato all'ordine del giorno dopo le polemiche scaturite per la comparsa su Facebook di alcuni gruppi di sostegno a Massimo Tartaglia, l'uomo che ha aggredito Berlusconi in piazza Duomo. Il ministro dell'Interno conferma che è pronto a presentare un provvedimento al prossimo Consiglio dei ministri. "Ma sarà un disegno di legge, non un decreto, perché voglio dare al Parlamento la possibilità di discutere pacatamente su un tema così controverso".

REATI - Maroni spiega che "sulla Rete devono applicarsi gli stessi reati che si applicano per giornali e tv". "Il problema - prosegue il ministro - non è evitare che ci siano gli insulti: questa è una regola di buon senso, ma non può essere lo Stato a impedirlo. Noi vogliamo che si evitino i reati. La libertà di espressione e quella di manifestazione del pensiero devono essere garantite - ribadisce Maroni - ma se un utente fonda un gruppo chiamato "uccidiamo Maroni", ci troviamo davanti al reato di istigazione a delinquere. E se scrivo "quel tizio ha fatto bene a spaccare la testa al premier" può ravvisarsi l'apologia di reato".

GLI STRUMENTI - Nessuna censura, assicura, "perché il compito di investigare va attribuito alla magistratura e non al governo". E quindi? Quali saranno le misure che presenterà al Consiglio dei ministri? "Metteremo a disposizione della magistratura gli strumenti che consentano di imporre all'autore del reato, una volta identificato, di rimuovere la pagina entro 24-48 ore. Se non lo fa, scatterà una sanzione. Successivamente, il magistrato potrà ordinare al gestore del servizio di rimuovere la pagina in questione. Non una semplice richiesta, ma un ordine della magistratura italiana. Nei casi più gravi, per siti che incitano alla pedofilia o al terrorismo, la magistratura potrà anche avere il potere di impedirne l'accesso. Perché finché la pagina rimane in Rete, il reato persiste. Ovviamente contro tutti questi provvedimenti sarà possibile il ricorso in appello al Tribunale della libertà. Nessun nuovo reato, nessuna legge speciale". Maroni annuncia poi l'intenzione di creare, presso il ministero per lo Sviluppo Economico, "un gruppo di lavoro permanente con i gestori per arrivare a un codice di autodisciplina".

FACEBOOK - Ha notato un atteggiamento diverso da parte dei social network dopo gli ultimi fatti di cronaca? "Io ricordo la fatica che abbiamo fatto due mesi fa per far cancellare le pagine che inneggiavano alla mafia e all'uccisione di Berlusconi - racconta Maroni. - In quest'ultimo caso, invece, Facebook è stata molto più rapida a cancellare certe pagine. La collaborazione del fornitore del servizio è fondamentale. Io voglio evitare che mio figlio di 12 anni, navigando sul web, capiti su pagine che inneggiano al terrorismo, alla mafia, alla pedofilia. Se c'è la collaborazione dei gestori, il problema si risolve".

FINI - Più tardi, interviene sul tema anche Gianfranco Fini. "Ho questa duplice certezza: una democrazia è tale quando combatte ogni atteggiamento eversivo - afferma il presidente della Camera - e quando riesce a garantire tutte le libertà a partire da quella massima di espressione che è uno dei suoi pilastri". "Credo che il dovere di stroncare sul nascere qualsiasi forma non soltanto di violenza ma qualsiasi comportamento o atteggiamento che possa configurarsi come istigazione alla violenza in tutta la gamma dei comportamenti possibili debba essere avvertito da tutti - dichiara Fini. - Al tempo stesso credo che non ci sia necessità nella nostra legislazione di norme aggiuntive, c'è semmai la necessità della corretta applicazione delle norme esistenti".

 

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

L'aggressione a Berlusconi e l'assalto alla rete

Scritto da: Marco Pratellesi alle 14:30

Tags: beppe severgnini, Berlusconi, blog, comunicazione, Facebook, franco bernabè, gian antonio stella, luca sofri, maroni, opinione pubblica, social network, Tartaglia, web

L’ho già scritto in un intervento del 2007 su questo blog: su internet la comunicazione privata diventa inevitabilmente pubblica. Prima del web era tutto chiaro: una conversazione al bar, a casa di amici, per telefono, una lettera o un diario facevano parte della nostra sfera privata. Potevamo esprimere qualsiasi pensiero o commento certi che sarebbe rimasto relegato nell’ambito dei nostri interlocutori.

Dopo internet, e soprattutto con il web 2.0, le cose si sono fatte più sfumate e, per certi versi, più complicate. Quando scriviamo una email pensiamo di esprimere un giudizio con il nostro interlocutore. Ma se chi la riceve la inoltra ad altri o la pubblica su un sito web, la natura priva della conversazione cessa per assumere la status di un intervento pubblico.

Quando scriviamo su un blog o su un social network, anche ritenendo di parlare di cose personali, non dobbiamo scordare che quell’indirizzo web è potenzialmente raggiungibile da oltre un miliardo di lettori in tutto il mondo. Ed è bene sapere che se abbiamo un ripensamento su quello che abbiamo scritto, non sempre può essere facile ottenerne la cancellazione.

Inoltre la rete non è più un mondo virtuale e parallelo: la rete è il nostro mondo, un luogo dove viviamo quotidianamente. Normale quindi che anche i media tradizionali e i new media possano riprendere dibattiti e fatti raccontati in rete quando questi vengono valutati come notizia. Questo processo di osmosi rende la rete e i cittadini che la alimentano molto importanti: perché partecipano al dibattito pubblico, alla produzione di notizie e, quindi, alla formazione dell’opinione pubblica. Internet ha messo in mano delle persone un grande potere: influenzare l’informazione, l’agenda setting dei media e l’opinione pubblica.

Quello che è avvenuto domenica a Milano, l’aggressione al premier Silvio Berlusconi, non è il risultato dei siti dell’odio come qualcuno vorrebbe. Niente, fino ad oggi, prova che ad armare la mano di Massimo Tartaglia sia stata la rete. Sul web, casomai, si è potuto leggere un riflesso di quello che è avvenuto con opinioni le più disparate. Alcune di queste opinioni sono condivisibili, altre no, ma restano nell’ambito della libera espressione del pensiero. Altre, una minoranza per fortuna, sono francamente censurabili perché offensive e /o perseguibili legalmente in quanto si configurano come violazioni del codice penale e/o civile. Ecco perché non leggerete mai questo tipo di commenti su Corriere.it. In rete, invece, gli strumenti per regolare gli abusi ci sono già. Sono i codici delle nostre leggi che permettono a polizia e magistrati di individuare e colpire chi commette reati.

L’assalto al premier Berlusconi non deve trasformarsi in un assalto alla rete. Ma è giusto discutere sulla libertà di espressione civile e corretta ai tempi di internet. Un impegno che riguarda tutti noi perché se il web ha messo un grande potere nelle mani dei cittadini è giusto che tutti si facciamo carico di difenderlo.

Contributi alla riflessione:

Il lato oscuro della rete di Gian Antonio Stella

La fine del mondo come lo conosciamo di Luca Sofri

Al web non servono altre regole di Beppe Severgnini

Maroni: no a reati speciali per il web, ma codice di autoregolamentazione

Gillmor: "Impensabili i filtri alla rete" di Massimo Russo

 

 

 

 

 

 

E Fini avverte: "Superato il livello di guardia"

Il Pdl: patto democratico con Pd e Udc

per svelenire il clima politico

"Abbandono di ogni scorciatoia giudiziaria, premessa per una stagione di riforme costituzionali"

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Il presidente della Camera, Gianfranco Fini (Eidon)

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini (Eidon)

ROMA - Nel giorno in cui il presidente della Camera Gianfranco Fini avverte le forze politiche che oramai "è stato superato il livello di guardia", l'ufficio di presidenza del Pdl tende la mano a parte dell'opposizione per una nuova legittimazione che porti a fare le riforme.

IL COMUNICATO - L'Ufficio di presidenza del Pdl ha rilevato "la necessità che la democrazia in Italia possa avvalersi di un patto democratico tra le maggiori forze politiche che segni chiaramente i confini della normale dialettica politica, pur a volte anche aspra, e apra una stagione nuova in cui una legittimazione reciproca tra le forze politiche conduca ad un abbandono di ogni scorciatoia giudiziaria, premessa indispensabile per una stagione di riforme costituzionali da lungo tempo attese, da quella della giustizia a quella della forma di governo". "Sul possibile nuovo clima di confronto, vanno apprezzati alcuni segnali di apertura di parte dell'opposizione, a partire dalle dichiarazioni dei due leader di Udc e Pd, Pier Ferdinando Casini e Pier Luigi Bersani, sulla scorta dell'auspicio autorevole del presidente della Repubblica" si legge ancora nel documento.

FINI - In precedenza sempre dal Pdl, per bocca di Gianfranco Fini c'era stato un invito alle forze politiche a trovare un modo di dialogare pur fra contrapposte visioni. "Il semplice fatto che si debba auspicare un confronto civile, vuol dire che negli ultimi mesi, negli ultimi anni, si era superato il livello di guardia" aveva detto Fini, durante il tradizionale scambio di auguri con l’Associazione della stampa parlamentare, aggiungendo che "non è corretto addebitare questa responsabilità all’una o all’altra parte". La terza carica dello Stato aveva richiamato l’appello a fermare l’esaperazione dei toni fatto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Credo - aveva sottolineato - che non si possa aggiungere nulla a quello che ha detto, sarebbero sufficienti quelle parole". Secondo Fini il monito di Napolitano dovrebbe essere "stella polare per tutti". Se questo auspicio dovesse verificarsi, ha aggiunto, "il nuovo anno comincerebbe davvero in un clima diverso".

LE RIFORME - Fini aveva poi auspicato che il 2010 fosse l'anno della riforma della seconda parte della Costituzione. Il presidente della Camera aveva chiesto di partire da due questioni principali: il Senato federale e il rapporto tra legislativo ed esecutivo. "Auspico - aveva sottolineato - che siano coinvolte tutte le voci in modo che si raggiunga la più larga maggioranza parlamentare possibile". Non si tratta, aveva detto, di esercitare soltanto "buona volontà", ma anche di cogliere una "concreta possibilità".

L'ISTIGAZIONE ALLA VIOLENZA - "Credo che il dovere di stroncare sul nascere qualsiasi forma non soltanto di violenza ma qualsiasi comportamento o atteggiamento che possa configurarsi come istigazione alla violenza in tutta la gamma dei comportamenti possibili debba essere avvertito da tutti - aveva poi commentato Fini -. Al tempo stesso credo che non ci sia necessità nella nostra legislazione di norme aggiuntive, c'è semmai la necessità della corretta applicazione delle norme esistenti". Il presidente della Camera ha poi sottolineato che "una democrazia è tale quando combatte duramente ogni atteggiamento di tipo eversivo, ogni democrazia è equilibrata quando riesce a garantire il massimo della libertà in tutte le sue forme, a partire dalla libertà di espressione che è uno dei pilastri dell'ordinamento democratico".

I "FINIANI" E I COCCODRILLI - Quanto alle dinamiche interne al Pdl, Fini aveva smentito, come già aveva fatto Ignazio La Russa, che sia in progetto la costituzione di gruppi parlamentari "finiani" autonomi alla Camera e al Senato. Per La Russa, le voci a tale riguardo sono "una leggenda metropolitana, come i coccodrilli nelle fogne di Roma". Anche per Fini, l'eventualità di gruppi parlamentari finiani è "una leggenda metropolitana".

 

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Auguri a berlusconi da parte di Obama

Il premier sarà dimesso giovedì

Rinviata l'uscita dall'ospedale. Bonaiuti: "Ha visto Ballarò e non gli è piaciuto. Con Bersani segnali buoni".

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Messaggi di sostegno a Berlusconi davanti al S. Raffaele (Ansa)

Messaggi di sostegno a Berlusconi davanti al S. Raffaele (Ansa)

MILANO - Un'altra notte in ospedale per il premier Silvio Berlusconi ricoverato al San Raffaele da domenica scorsa in seguito all'aggressione subita in piazza Duomo. Le dimissioni previste inizialmente per mercoledì sono infatti state rinviate a giovedì. La notizia è stata data dal primario del San Raffele e medico di fiducia del premier Alberto Zangrillo durante la lettura del bollettino medico che è avvenuta all'interno dell'ospedale. "Contrariamente a quanto avevamo annunciato martedì, abbiamo deciso di prolungare di un giorno la permanenza del presidente del Consiglio in ospedale" ha detto Zangrillo. I motivi della decisione dei medici del San Raffaele sono da ricercare nel "perdurare della sintomatologia dolorosa e delle difficoltà nell'alimentazione spontanea". Zangrillo ha infatti spiegato che a volte, "quando necessario", viene usata una flebo per alimentarlo. Inoltre ha aggiunto Zangrillo, il premier "Non è sottoposto a sedazione ma solo a terapia analgesica". La terapia a cui è sottoposto il premier è dovuta al "riacutizzarsi della cervicalgia e ad altre cause per il contraccolpo subito durante l'aggressione, ma lo stiamo controllando con efficacia"."Le condizioni del premier - ha aggiunto il primario - sono tranquillizzanti e noi siamo tranquilli. L'uscita dall'ospedale del presidente del Consiglio è prevista per le prime ore di giovedì pomeriggio. Il premier non parteciperà a eventi pubblici per i prossimi 10-15 giorni. Meglio 15 giorni".

"BALLARÒ NON GLI È PIACIUTO" - Sulle condizioni del premier aveva fatto il punto in precedenza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: "La giornata del presidente del Consiglio è iniziata con la lettura della corposa rassegna stampa arrivata prima delle 7 da Palazzo Chigi. La notte è stata un po' più travagliata, si sono riacutizzati i dolori alla cervicale: evidentemente sono gli effetti del durissimo colpo di domenica". Bonaiuti ha svelato che Berlusconi gli ha detto di dire a tutti "che ha un umore positivo e determinato". "Martedì sera il premier ha guardato Ballarò - ha aggiunto Bonaiuti - che non gli è piaciuto. Ha poi ricevuto la visita dei calciatori Seedorf e Thiago Silva, molto gradita perché l'affetto che lo lega al suo Milan è grande". È poi arrivata una telefonata di Obama che gli ha fatto gli auguri per una rapida guarigione, "e anche questo lo ha reso molto felice".

"CON BERSANI BUONI SEGNALI" - Il sottosegretario sottolinea che la scelta è stata quella di non appesantire il premier con il racconto dello scontro tra maggioranza e opposizione alla Camera. "Abbiamo tentato di tenerlo lontano dalla bagarre politica - spiega -. Ma il presidente è una macchina da lavoro, un vulcano che si accende alle 7 di mattina e si spegne alle 2 di notte. Pensare di tenerlo fermo è un'impresa titanica, bisognerebbe legarlo alla sedia". Però, ammette, la tradizionale conferenza stampa di fine anno potrebbe essere cancellata o spostata. Sul rapporto con l'opposizione, Bonaiuti spiega che "non ci si poteva aspettare un immediato calo dei toni. Nei mesi scorsi c'è stata una campagna di odio, una spirale, come se una molla pericolosa si fosse caricata per poi esplodere in quel gesto folle contro il presidente. Ci vorrà un po' di tempo per tornare alla normalità. Nell'incontro tra Berlusconi e Bersani ho visto però segni di buona volontà, sicuri e certi, da entrambe le parti". Quanto all'incontro con il presidente della Camera, il portavoce del premier ha aggiunto: "Ho accompagnato Fini nella stanza di Berlusconi ma sono rimasti soli. C'era affettuosità tra loro, come tra due amici che si incontrano dopo qualche tempo e uno dei due è in una condizione particolare, meno favorevole".

NO ELEZIONI ANTICIPATE - Bonaiuti, intervistato durante il programma Uno Mattina, ha poi spiegato che il premier non vuole elezioni anticipate: "Non ha nessuna intenzione di andare al voto anticipato. È un'invenzione che gli viene attribuita dai suoi avversari per alimentare il clima di tensione. Bersani è nel giusto quando dice che non sarà così. Ma ci sono i cosiddetti moderati, come Enrico Letta, che pensano il contrario".

OBAMA: MALVAGIA AGGRESSIONE - Martedì sera Berlusconi ha dunque ricevuto "la graditissima telefonata del presidente statunitense Barack Obama", che ha trovato Silvio Berlusconi "in ottime condizioni di spirito" nella telefonata di auguri di una rapida guarigione dopo la "malvagia aggressione", afferma un comunicato della Casa Bianca. Inoltre, come ha spiegato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Mike Hammer, "il presidente Obama ha ringraziato il premier per la leadership mostrata sull'Afghanistan e per l'ulteriore contributo dell'Italia alla nostra comune missione Nato in quel Paese".

 

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

In forse la dimissione dall'ospedale del PREMIER inizialmente prevista per oggi

Notte travagliata, dimissione in forse "Bagarre politica? Lo teniamo fuori"

Bonaiuti: "Ha visto Ballarò e non gli è piaciuto. Con Bersani segnali buoni". Auguri di Obama

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Messaggi di sostegno a Berlusconi davanti al S. Raffaele (Ansa)

Messaggi di sostegno a Berlusconi davanti al S. Raffaele (Ansa)

MILANO - Silvio Berlusconi "dovrebbe" uscire oggi dall'ospedale San Raffaele, ma i medici si riservano di prendere una decisione definitiva dopo un controllo dei medici del team guidato dal professor Zangrillo alle 13.30-14. In ospedale, secondo quanto si apprende da fonti del San Raffaele, il premier è ancora "sotto osservazione e sotto accertamenti" e si valuta la possibilità di fare slittare il suo ritorno a casa a domani.

"BALLARÒ NON GLI È PIACIUTO" - Sulle condizioni del premier ha fatto il punto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: "La giornata del presidente del Consiglio è iniziata con la lettura della corposa rassegna stampa arrivata prima delle 7 da Palazzo Chigi. La notte è stata un po' più travagliata, si sono riacutizzati i dolori alla cervicale: evidentemente sono gli effetti del durissimo colpo di domenica". Bonaiuti ha svelato che Berlusconi gli ha detto di dire a tutti "che ha un umore positivo e determinato". "Martedì sera il premier ha guardato Ballarò - ha aggiunto Bonaiuti - che non gli è piaciuto. Ha poi ricevuto la visita dei calciatori Seedorf e Thiago Silva, molto gradita perché l'affetto che lo lega al suo Milan è grande". È poi arrivata una telefonata di Obama che gli ha fatto gli auguri per una rapida guarigione, "e anche questo lo ha reso molto felice".

"CON BERSANI BUONI SEGNALI" - Il sottosegretario sottolinea che la scelta è stata quella di non appesantire il premier con il racconto dello scontro tra maggioranza e opposizione alla Camera. "Abbiamo tentato di tenerlo lontano dalla bagarre politica - spiega -. Ma il presidente è una macchina da lavoro, un vulcano che si accende alle 7 di mattina e si spegne alle 2 di notte. Pensare di tenerlo fermo è un'impresa titanica, bisognerebbe legarlo alla sedia". Però, ammette, la tradizionale conferenza stampa di fine anno potrebbe essere cancellata o spostata. Sul rapporto con l'opposizione, Bonaiuti spiega che "non ci si poteva aspettare un immediato calo dei toni. Nei mesi scorsi c'è stata una campagna di odio, una spirale, come se una molla pericolosa si fosse caricata per poi esplodere in quel gesto folle contro il presidente. Ci vorrà un po' di tempo per tornare alla normalità. Nell'incontro tra Berlusconi e Bersani ho visto però segni di buona volontà, sicuri e certi, da entrambe le parti". Quanto all'incontro con il presidente della Camera, il portavoce del premier ha aggiunto: "Ho accompagnato Fini nella stanza di Berlusconi ma sono rimasti soli. C'era affettuosità tra loro, come tra due amici che si incontrano dopo qualche tempo e uno dei due è in una condizione particolare, meno favorevole".

NO ELEZIONI ANTICIPATE - Bonaiuti, intervistato durante il programma Uno Mattina, ha poi spiegato che il premier non vuole elezioni anticipate: "Non ha nessuna intenzione di andare al voto anticipato. È un'invenzione che gli viene attribuita dai suoi avversari per alimentare il clima di tensione. Bersani è nel giusto quando dice che non sarà così. Ma ci sono i cosiddetti moderati, come Enrico Letta, che pensano il contrario".

OBAMA: MALVAGIA AGGRESSIONE - Martedì sera Berlusconi ha dunque ricevuto "la graditissima telefonata del presidente statunitense Barack Obama", che ha trovato Silvio Berlusconi "in ottime condizioni di spirito" nella telefonata di auguri di una rapida guarigione dopo la "malvagia aggressione", afferma un comunicato della Casa Bianca. Inoltre, come ha spiegato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Mike Hammer, "il presidente Obama ha ringraziato il premier per la leadership mostrata sull'Afghanistan e per l'ulteriore contributo dell'Italia alla nostra comune missione Nato in quel Paese".

 

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

No al trasferimento in un ospedale psichiatrico.

Il giudice: Tartaglia resta in carcere

Convalidato dal gip l'arresto dell'uomo che ha aggredito Berlusconi. "Serve un attento monitoraggio psicologico"

Massimo Tartaglia fermato dopo l'aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Ansa)

Massimo Tartaglia fermato dopo l'aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Ansa)

MILANO - Massimo Tartaglia resta in carcere. Il gip di Milano Cristina Di Censo ha convalidato l'arresto dell'uomo che ha aggredito e ferito Silvio Berlusconi domenica sera in piazza Duomo, a Milano. Il giudice per le indagini preliminari ne ha quindi disposto la custodia cautelare in carcere. Secondo il gip, c'è il rischio di reiterazione del reato. Inoltre, il magistrato ha tenuto conto della necessità di completare le indagini tuttora in corso ed ha dunque ravvisato anche la sussistenza del rischio di inquinamento delle prove.

NO AL TRASFERIMENTO - Non è stata dunque accolta la richiesta della difesa di trasferirlo temporaneamente, in stato di detenzione, in un ospedale psichiatrico. Secondo i suoi legali, Tartaglia deve essere "curato" in attesa che possa essere accolto in una comunità terapeutica. Ma il giudice non ha condiviso la posizione degli avvocati. E ha disposto che Tartaglia sia trattenuto "in una cella singola, con un agente fisso" che lo sorveglia e che sia sottoposto "ad un attento monitoraggio psicologico finché ritenuto necessario dalla direzione sanitaria e dagli specialistici psichiatrici" che lo avranno in cura presso il Conp (centro osservazione neuro psichiatrica) del carcere milanese di San Vittore.

L'AGGRESSIONE - Tartaglia, 42 anni, era stato bloccato domenica pomeriggio subito dopo aver lanciato un souvenir del Duomo di Milano contro Berlusconi. Il premier, nell'aggressione, ha riportato la rottura del setto nasale e di due denti ed è stato costretto al ricovero in ospedale.

 

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

SULLA VICENDA INDAGA LA DIGOS

Psicolabile tenta ingresso nella stanza

"Volevo salutare il premier": bloccato

Fermato al San Raffaele un torinese 26enne con problemi psicologici. Nella sua auto mazze da hockey e due coltelli

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AUDIO - La Questura di Milano: "Non è pregiudicato"

All'ingresso del San Raffaele messaggi di solidarietà a Silvio Berlusconi (Ansa)

All'ingresso del San Raffaele messaggi di solidarietà a Silvio Berlusconi (Ansa)

MILANO - Un giovane torinese di 26 anni con problemi psichici è stato bloccato la scorsa notte, intorno alle due, mentre cercava di entrare al settimo piano del reparto solventi dell'ospedale San Raffaele, dove da domenica scorsa è ricoverato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dopo l'aggressione in piazza Duomo. Il 26enne fermato dal personale di vigilanza, si è giustificato dicendo: "Voglio salutare il presidente, voglio salutare il presidente"..

MAZZE DA HOCKEY E COLTELLI - Il giovane bloccato voleva insomma parlare con Berlusconi. Sarebbe entrato normalmente in ospedale dal parcheggio sotterraneo: nella sua vettura sono state trovate tre mazze da hockey e due coltelli da cucina. L’uomo, un 26enne residente con i genitori a Villar Perosa che ha alle spalle diversi ricoveri per problemi psichici e un Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) nel 2008, è stato bloccato dagli agenti del servizio di sicurezza schierati a protezione del premier al settimo piano del nosocomio milanese. Notato in evidente stato di agitazione, il giovane ha detto agli agenti di volersi recare "a portare i suoi saluti al premier convalescente". Immediatamente dopo essere stato fermato e identificato, è stato sottoposto a perquisizione personale con esito negativo ed accompagnato all'esterno del nosocomio. In base ai primi accertamenti, sembra appunto che sia entrato nella struttura attraverso il parcheggio a pagamento: un garage multipiano e di grandi dimensioni utilizzato regolarmente sia dai dipendenti che dai visitatori. Dopo avere parcheggiato la propria auto, dai tunnel sotterranei avrebbe utilizzato gli ascensori per giungere al piano dove è tuttora ricoverato il presidente del Consiglio. Il ragazzo è stato portato negli uffici della Digos per un interrogatorio.

I GENITORI - Nei confronti del giovane non sarebbe stato preso al momento alcun provvedimento. I genitori, con cui vive, avrebbero dichiarato di non essersi accorti che il figlio era uscito di casa intorno all'1 di notte per raggiungere l'ospedale San Raffaele.

 

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Antonio Pallante nel ‘48 era un giovane studente di giurisprudenza

Sparò a Togliatti: "In quegli anni

era diverso, ora serve calma"

Oggi ha 86 anni: "Il momento storico è differente. Deve finire questo clima che potrebbe diventare pericoloso"

CATANIA – "Io dico solo che questo clima d’odio deve finire perché potrebbe essere pericoloso… anche se la mia è tutta un’altra storia. Io ho agito per amor di patria perché Togliatti voleva portare l’Italia in braccio al Cominform. Il mio era attaccamento a quel tricolore che tanti politici oggi hanno appannato e per questo sono profondamente deluso". Molti lo hanno dimenticato ma lui è ancora vivo e abita sempre nello stesso appartamento al quinto piano di uno stabile nel centro di Catania. Dopo anni di silenzio ha accettato di parlare col Corriere (ascolta l'audio). Antonio Pallante è il giovane studente di giurisprudenza che nel luglio del ‘48 in un mercatino del centro storico comprò una vecchia calibro 38 e viaggiò tutta la notte per arrivare a Roma. Grazie al tesserino di un giornale monarchico per due giorni riuscì a seguire da vicino tutti i movimenti del "Migliore" per poi entrare in azione la mattina del 14 luglio. Attese davanti a Montecitorio e quando Togliatti uscì assieme a Nilde Iotti sparò 4 colpi di pistola, tre dei quali andarono a segno.

Il Migliore venne ricoverato in condizioni gravissime e in molte città italiane scoppiarono incidenti e scontri di piazza. Risvegliatosi dall’intervento chirurgico che gli salvò la vita fu lo stesso Togliatti a lanciare il famoso appello: "calma, non perdete la testa". Il suo attentatore invece finì in carcere e per anni nel processo e non solo l’Italia si interrogò sul perché di quei quattro colpi di pistola e sui possibili mandanti. All’epoca Pallante aveva 25 anni, oggi ne ha 86. Giacca da camera, pantofole, si muove a fatica e sente poco, ma è ancora sufficientemente lucido. "La mente – sorride - la tengo allenata con le parole crociate. Poi leggo giornali e libri di storia e geografia". Si direbbe un tranquillo pensionato del quale nello stesso palazzo in cui abita non tutti sanno che è entrato nei libri di storia proprio per quell’attentato a Togliatti. Un gesto che in qualche modo torna a galla dopo l’aggressione a Berlusconi anche se lui è il primo a marcare le differenze. "Sono cose molto diverse e anche il momento storico è differente. Io mi sentivo un italiano puro, amavo il tricolore. Ho agito per un ideale. Oggi gli italiani hanno ben altri problemi: pensano a come riuscire a tirare avanti e non sono certo disponibili a fare gli esagiti o gli estremisti". Ma allo stesso tempo avverte: "i politici dovrebbero stare attenti e non esasperare troppo gli animi. Deve finire questo clima che potrebbe diventare pericoloso. Occorre calmare la situazione e consentire al governo di andare avanti nel proprio lavoro". Non va oltre. Non vuole esprime giudizi su Berlusconi né sul processo ("gli atti sono lì, chi vuole può leggerli"). In primo grado venne condannato a 10 anni, ridotti in appello per poi beneficiare dell’amnistia e lasciare il carcere nel ‘53. Da allora ha parlato pochissime volte ma ha sempre tenuto a precisare: "non ero un killer a pagamento come qualcuno ha cercato di far credere. Credevo in certi valori e non ho agito contro un uomo ma contro un ideale".

Alfio Sciacca

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

OGGI IL PREMIER SARà dimesso dall'ospedale

Obama telefona a Berlusconi:

"Un'aggressione malvagia"

Gli auguri del presidente Usa di una pronta guarigione e un grazie per la missione comune in Afghanistan

La stretta di mano tra Barack Obama e Silvio Berlusconi al G20 di Pittsburgh a settembre (Reuters)

La stretta di mano tra Barack Obama e Silvio Berlusconi al G20 di Pittsburgh a settembre (Reuters)

MILANO - La terza notte di ricovero al San Raffaele di Milano del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stata alquanto travagliata. Al risveglio, come sempre poco prima delle 7, il premier ha accusato un po' di mal di testa e un forte dolore al collo. Nessun commento su quanto accaduto alla Camera martedì. "Abbiamo tentato di tenerlo lontano dalla bagarre politica - spiega Bonaiuti -. Ma il presidente è una macchina da lavoro, un vulcano che si accende alle 7 di mattina e si spegne alle 2 di notte. Pensare di tenerlo fermo è un'impresa titanica, bisognerebbe legato alla sedia".

DIMISSIONE - Il presidente potrebbe lasciare oggi l'ospedale, ma tutto dipenderà dagli esiti di un'ultima visita di controllo che si svolgerà in tarda mattinata. "Così ci hanno detto i medici - ha detto Bonaiuti -, che si sono riservati di rivederlo attorno a mezzogiorno, l'una". La giornata del capo del governo è iniziata con la lettura della corposa rassegna stampa inviata da Palazzo Chigi. Lunedì sera Berlusconi ha seguito Ballarò e ha ricevuto la visita di due calciatori del Milan, Seedorf e Thiago Silva, e "la graditissima telefonata del presidente statunitense Barack Obama".

LA TELEFONATA DI OBAMA - Obama ha trovato Silvio Berlusconi "in ottime condizioni di spirito" nella telefonata di auguri di una rapida guarigione dopo la "malvagia aggressione" subita domenica a Milano, afferma un comunicato della Casa Bianca.

AFGHANISTAN - Inoltre, come ha spiegato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Mike Hammer, "il presidente Obama ha ringraziato il premier Berlusconi per la leadership mostrata sull'Afghanistan e per l'ulteriore contributo dell'Italia alla nostra comune missione Nato in quel Paese".

 

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Tartaglia al giudice: mi piace Di Pietro

Un teste: non era solo

Sfuma la pista sul mancato allarme La difesa: deve essere ricoverato

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MILANO — "Non sono la lunga mano di nessuno". Il lan­ciatore del Duomo in miniatu­ra (7 centimetri per 10, 3,5 etti di peso), in isolamento a San Vittore, davanti al giudice Pao­la Di Censo ha ripetuto quanto detto al pm Armando Spataro, agli avvocati e allo psichiatra. "Quello che ho fatto domenica — ha chiarito Massimo Tarta­glia da Cesano Boscone, inge­gnere elettronico mancato — è stato frutto di un momento di rabbia che mi ha assalito al­l’improvviso... Non è vero che avevo pensato di aggredire Ber­lusconi alla mattina, non ave­vo nessun piano... Volevo ascoltare il suo comizio... Il pez­zo di plexiglas ritrovato nella sacca l’avevo infilato perché pensavo sarebbe potuto servi­re per difendermi in caso di di­sordini... ".

Tartaglia fermato subito dopo l'aggressione al premier

Tartaglia fermato subito dopo l'aggressione al premier

Anche le sue simpatie politi­che sono finite di nuovo nel verbale dell’interrogatorio di garanzia. Padre, madre e fratel­lo, ha raccontato, simpatizza­no per il Pd. "E anch’io sono abbastanza d’accordo con il Pd, ma quello che mi piace di più è Di Pietro, l’Italia dei Valo­ri dice cose giuste...". Per Tartaglia l’accusa ha chie­sto la custodia in carcere per le­sioni aggravate, i difensori, in­vece, vorrebbero che andasse in una comunità protetta che ha già dato la sua disponibilità. Il posto, però, si libererà solo il 4 gennaio, e fino ad allora i di­fensori Daniela Insalaco e Gian Marco Rubino hanno chiesto che possa essere trasferito nel reparto psichiatrico di un ospe­dale. La decisione arriverà og­gi. Non s’è mai fermata l’inchie­sta. La Digos ha interrogato i due fratelli che hanno raccon­tato a Striscia la notizia di ave­re avvisato un agente, di servi­zio in piazza, della presenza di un folle che voleva colpire Ber­lusconi. Ma davanti al foglio del verbale, non firmato, i due hanno hanno ammorbidito il racconto precisando di avere notato un esagitato ma di non avere colto alcun elemento per poterlo collegare al premier. In ogni caso la questura di Mila­no lavora per dare nome e co­gnome al poliziotto che avreb­be ricevuto la segnalazione e avrebbe detto ai due fratelli di chiamare il 113. Prosegue anche l’identifica­zione del gruppo di contestato­ri che a margine del comizio di Berlusconi volevano esporre uno striscione. Saranno tutti denunciati per manifestazione non autorizzata.

Non ha trovato alcun riscon­tro fra gli inquirenti, invece, il racconto di Andrea Di Sorte, co­ordinatore dei club della Liber­tà. Ha raccontato, e conferma­to al Corriere (ascolta l'audio), di avere avuto la "percezione" che qualcuno po­tesse aver armato la mano di Tartaglia, passandogli la statui­na. Ma chi indaga ha la certez­za che le cose siano andate co­sì come è già stato ricostruito. Il lanciatore del Duomo in mi­niatura ha fatto tutto da solo, acquistandolo poco prima.

Alberto Berticelli

Biagio Marsiglia

16 dicembre 2009

 

 

2009-12-15

CICCHITTO: "TRAVAGLIO TERRORISTA MEDIATICO". E FINI CHIAMA BERLUSCONI: DELUSO

Duro scontro alla Camera su Tartaglia

Parla Di Pietro, escono i deputati del Pdl

Maroni: "Campagna contro premier provoca spirale emulativa". Il leader Idv: non ci faremo intimidire

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ROMA - Alta tensione alla Camera durante l'informativa di Maroni sull'aggressione contro Silvio Berlusconi. Quando ha preso la parola Di Pietro i deputati del Pdl hanno lasciato l'Aula.

CICCHITTO - A Montecitorio ha parlato per primo il ministro dell'Interno. Poi è stata la volta del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: "La mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio - attacca -: ognuno si assuma la propria responsabilità". Il riferimento è a "un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L'Espresso, dal mattinale delle procure Il Fatto, da quel terrorista mediatico di nome Travaglio, da alcuni pm che vanno in tv a parlarne, da un partito, Italia dei Valori e dal suo leader Di Pietro, da qualche settore giustizialista, onorevole Bersani, del suo partito". Le parole di Cicchitto non sono piaciute al presidente della Camera. Gianfranco Fini ha chiamato Silvio Berlusconi al San Raffaele di Milano all'ora di pranzo, dopo il dibattito in aula e l'annuncio della fiducia da parte del governo sulla finanziaria. Il presidente della Camera avrebbe espresso al premier il suo disappunto e la sua delusione sia per l'intervento di Fabrizio Cicchitto, considerato inutile e incendiario, sia per la scelta della fiducia, considerata una forzatura da parte del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, perché non sostenuta, a suo avviso, da alcun motivo nè tecnico nè politico. In serata, arriva la risposta dei giornalisti di Repubblica: "In una cornice solenne come l'aula di Montecitorio - si legge in una nota - Cicchitto ha attribuito il clima di violenza in cui è maturata l'aggressione al capo del governo Silvio Berlusconi all'azione incessante di un presunto 'network dell'odio', di cui anche Repubblica farebbe parte. Respingiamo al mittente simili accuse che sembrano fatte apposta per indicare alla pubblica opinione dei bersagli e denotano una preoccupante avversione nei confronti della libertà di stampa".

DI PIETRO - Dopo l'intervento di Cicchitto, il clima alla Camera si è surriscaldato ancora di più quando a parlare è stato Di Pietro: "Non ci faremo intimidire. Noi non facciamo opposizione in odio a Berlusconi ma per amore del nostro Paese - ha detto il leader dell'Italia dei Valori -. Da quindici anni ci battiamo contro provvedimenti che offendono le coscienze. Questo crea odio, questo arma la mano istigata da problemi di una maggioranza e un governo che piegano il Parlamento a proprio uso". Di Pietro ha espresso "solidarietà totale mia e del partito alle persone condannate a morte da Cicchitto perché questo è il primo passo per la criminalizzazione che egli fa in ossequio all’invito di Napolitano ad abbassare i toni". I "condannati a morte" sono secondo Di Pietro "Travaglio, Santoro, magistrati come Spataro e Ingroia, giornalisti dell’Espresso e anche l’Idv, noi che abbiamo la sola colpa di non voler essere zittiti". L'intero gruppo del Pdl è uscito dall'Aula all'inizio dell'intervento di Di Pietro. E questi, ironico: "Rispettiamoli, non vorrei rovinare loro le orecchie con le mie parole". L'Idv Barbato, commentando l'uscita dei deputati, ha parlato di "popolo della mafia".

PREMEDITAZIONE - Nella sua informativa Maroni ha parlato della premeditazione del gesto di Massimo Tartaglia: "Dice di aver agito per rabbia, ma la premeditazione del suo gesto risulta provata". Era in piazza Duomo già dalle 11 di domenica e "aveva con sé altri oggetti atti a offendere, tra cui un crocefisso in materiale resinoso". Quindi Maroni ribadisce il corretto comportamento delle forze dell'ordine e sottolinea che "i dispositivi attuati hanno consentito di sventare una violenta contestazione al presidente del Consiglio proprio sotto il palco". La responsabilità della sicurezza e della protezione istituzionale del premier, spiega, "compete direttamente all'Aisi", il servizio segreto civile. "È auspicabile che le misure sulla sicurezza delle alte cariche dello Stato non costituiscano motivo di polemica politica". Ma su questo punto Bersani e Casini hanno chiesto chiarimenti al responsabile del Viminale.

I DUE TESTIMONI - Maroni ha poi citato un servizio trasmesso da Striscia la Notizia secondo cui due testimoni avrebbero avvisato la polizia di un possibile attentato al premier senza essere presi in considerazione: "Ho chiesto al capo della polizia e al questore di Milano di contattare immediatamente le due persone che sono state portate in Questura dove hanno reso una testimonianza che si sono rifiutati di firmare". I due hanno confermato di avere contattato la polizia segnalando una matto che disturbava i passanti ma senza far riferimento a parole pronunciate da Tartaglia contro Berlusconi.

SPIRALE EMULATIVA - Il ministro attacca l'"asprezza dei toni assunta dalla dialettica politica": "La crescente campagna contro la persona del premier, che in molti casi travalica le regole del confronto democratico - spiega -, finisce per provocare una spirale emulativa". Quindi un nuovo attacco contro i social network e l'annuncio di una prossima iniziativa legislativa: "La creazione di gruppi su Internet che inneggiano all'aggressore del premier costituiscono una vera e propria istigazione a delinquere. Stiamo valutando l'oscuramento, con soluzioni che intendo sottoporre al prossimo Consiglio dei ministri". Infine gli auguri al premier: "Voglio rinnovare lo sdegno mio personale e di tutto il governo per la gravissima aggressione. A Berlusconi va la mia solidarietà e vicinanza con l'augurio che torni presto a svolgere la sua preziosa attività". Segue un applauso dei deputati.

LA SICUREZZA DEL PREMIER - Quindi ha preso la parola Bersani: "I discorsi sul famoso clima nell'immediatezza di questi fatti sono scivolosi. Il rischio è che qualcuno si vesta da pompiere per fare l'incendiario, e che cominci un gioco di criminalizzazione tra noi, che va oltre il segno". Il segretario del Pd ha detto di non condividere le affermazioni di Cicchitto e ha chiesto al governo di dare delle risposte: "Pensiamo di andare avanti tutta la legislatura con 26 voti di fiducia all'anno? Parlo di qualcosa ce non c'entra con questi fatti, ma che riguarda un processo democratico che dobbiamo garantire. Credo che oggi dovremmo fermarci qui e chiedere al ministro dell'Interno una risposta più convincente su che cosa non vada nei sistemi di sicurezza e di tutela del presidente del Consiglio: ci sono stati altri episodi che hanno riguardato anche le residenze del premier. Vogliamo essere sicuri che sia ben tutelato".

CASINI: NO A CENSURA DEL WEB - Per Casini, "la solidarietà è doverosa, ma diciamo no alle strumentalizzazioni o alle intimidazioni che rischiano di alimentare nuove campagne di odio". Il leader dell'Udc si oppone all'ipotesi di censura del web: "Sarebbe sbagliatissimo e ancora più sbagliata sarebbe la censura sui giornali". "Occorre isolare i violenti senza se e senza ma e - conclude -, doppiopesismi e ambiguità non sono consentiti. Occorre riprendere a lavorare con sobrietà". E sulla sicurezza del premier: "Ribadiamo la fiducia nel ministro Maroni e siamo fiduciosi che approfondirà questi aspetti".

LETTA CONFERMA: GESTO ISOLATO - Intanto anche i servizi segreti confermano che quella di Tartaglia è da considerare l'aggressione di un uomo solo. È stato "un gesto isolato e scollegato da qualunque soggetto o volontà politica" hanno confermato davanti al Copasir il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta ed il capo del DIS (Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza), Gianni De Gennaro, nel corso di un'audizione a Palazzo San Macuto. Lo ha riferito il presidente del Copasir, Francesco Rutelli, al termine dei lavori del Comitato.

Rutelli ha poi precisato che "da tutte le analisi fatte da parte dei servizi nell'ultimo periodo è emersa crescente preoccupazione sul fatto che sono ormai molti i punti di tensione nel nostro Paese, quindi le misure di vigilanza devono essere molto alte perché il rischio che da un episodio così grave possa derivare la crescita del pericolo di emulazione è un rischio che esiste".

 

15 dicembre 2009

 

 

 

 

 

BOLLETTINO MEDICO: SARà DIMESSO MERCOLEDì, niente impegni pubblici per due settimane

Da Berlusconi un messaggio sul sito Pdl

"State sereni, l'amore vince sull'odio"

Bonaiuti: "Notte tranquilla e nuovi controlli". Striscioni di sostegno davanti al San Raffaele. Di Pietro attacca

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Paolo Bonaiuti

Paolo Bonaiuti

MILANO - Silvio Berlusconi ha trascorso la notte meglio di quella precedente. E ha parlato, anche se solo attraverso un messaggio pubblicato sul sito del Pdl: "Grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto. Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio". Il premier è stato sottoposto a nuovi controlli e visite.

ALTRE AGGRESSIONI - Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, in collegamento con il Tg1, ha riferito sulle condizioni di salute del presidente del Consiglio. "Tutti noi temiamo nuove aggressioni e glielo abbiamo detto altre volte, però togliere a Berlusconi il contatto con la gente sarebbe impossibile, non avremmo più il Berlusconi leone combattente che è sempre stato. È la chiave del suo successo personale e del suo carisma". Il presidente ha ripreso a lavorare? "Tenere lontano dal lavoro Berlusconi è estremamente difficile - dice Bonaiuti -. Ha vissuto tutta la vita lavorando, è un lavoratore nato, quindi togliergli questa possibilità di lavorare significa togliergli una cosa che gli sta molto a cuore".

Le visite al premier

Le visite al premier Le visite al premier Le visite al premier Le visite al premier Le visite al premier Le visite al premier Le visite al premier

MERCOLEDì LA DIMISSIONE - Berlusconi dovrebbe essere dimesso mercoledì pomeriggio dal San Raffaele, "con la raccomandazione di astenersi da impegnative attività pubbliche per almeno due settimane - ha spiegato il suo medico personale Zangrillo -. Le condizioni cliniche non destano preoccupazioni. Permangono i problemi legati alla sintomatologia dolorosa dovuta agli esiti del trauma subito, e in particolare alla riacutizzazione della cervicalgia che nei mesi precedenti aveva afflitto il presidente in più di una circostanza". Dal punto di vista psicologico, "l'umore è preoccupante perché è sempre piuttosto abbacchiato ma dà segni di ripresa - ha detto Zangrillo -. Ha una coda di profonda amarezza per quanto è capitato e per alcune cose successive". È stato intensificato il programma analgesico, cioè sono state aumentate le prescrizioni di antidolorifici dato il dolore persistente che affligge il premier in seguito alla ferita riportata. Il medico personale di Berlusconi ha anche specificato che il premier "mangia regolarmente, anche se con fatica", e che sul viso di Berlusconi non rimarranno cicatrici.

CARTELLI E STRISCIONI - Davanti all'ospedale sono ancora numerosi i cartelli e gli striscioni di solidarietà al presidente del Consiglio. Sui cancelli dell'ingresso principale è stato appeso un grande cartellone: "Forza presidente", firmato dalla Curva sud del Milan. Un altro recita: "La mia famiglia crede in te, presidente non darla vinta a quei balordi".

DI PIETRO: "GOLPISTI" - Al messaggio di Berlusconi sul sito del Pdl ha risposto Antonio Di Pietro: "L'amore vince sull'odio? Vorrei fosse così, ma detto da un manipolo di golpisti che brandisce prima il bastone e tende poi la mano..." ha scritto su Twitter il leader dell'Idv, che attacca l'idea di norme più rigide su web e manifestazioni: "Stanno scoprendo le carte: approfittando del gesto di uno squilibrato preparano leggi che limitano la libertà di manifestare. Maroni vorrebbe chiudere Facebook e YouTube, sono loro i maggiori sciacalli di quanto accaduto a Milano".

15 dicembre 2009

 

 

CICCHITTO: "TRAVAGLIO TERRORISTA MEDIATICO". E FINI CHIAMA BERLUSCONI: DELUSO

Duro scontro alla Camera su Tartaglia

Parla Di Pietro, escono i deputati del Pdl

Maroni: "Campagna contro premier provoca spirale emulativa". Il leader Idv: non ci faremo intimidire

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ROMA - Alta tensione alla Camera durante l'informativa di Maroni sull'aggressione contro Silvio Berlusconi. Quando ha preso la parola Di Pietro i deputati del Pdl hanno lasciato l'Aula.

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DI PIETRO - Dopo l'intervento di Cicchitto, il clima alla Camera si è surriscaldato ancora di più quando a parlare è stato Di Pietro: "Non ci faremo intimidire. Noi non facciamo opposizione in odio a Berlusconi ma per amore del nostro Paese - ha detto il leader dell'Italia dei Valori -. Da quindici anni ci battiamo contro provvedimenti che offendono le coscienze. Questo crea odio, questo arma la mano istigata da problemi di una maggioranza e un governo che piegano il Parlamento a proprio uso". Di Pietro ha espresso "solidarietà totale mia e del partito alle persone condannate a morte da Cicchitto perché questo è il primo passo per la criminalizzazione che egli fa in ossequio all’invito di Napolitano ad abbassare i toni". I "condannati a morte" sono secondo Di Pietro "Travaglio, Santoro, magistrati come Spataro e Ingroia, giornalisti dell’Espresso e anche l’Idv, noi che abbiamo la sola colpa di non voler essere zittiti". L'intero gruppo del Pdl è uscito dall'Aula all'inizio dell'intervento di Di Pietro. E questi, ironico: "Rispettiamoli, non vorrei rovinare loro le orecchie con le mie parole". L'Idv Barbato, commentando l'uscita dei deputati, ha parlato di "popolo della mafia".

PREMEDITAZIONE - Nella sua informativa Maroni ha parlato della premeditazione del gesto di Massimo Tartaglia: "Dice di aver agito per rabbia, ma la premeditazione del suo gesto risulta provata". Era in piazza Duomo già dalle 11 di domenica e "aveva con sé altri oggetti atti a offendere, tra cui un crocefisso in materiale resinoso". Quindi Maroni ribadisce il corretto comportamento delle forze dell'ordine e sottolinea che "i dispositivi attuati hanno consentito di sventare una violenta contestazione al presidente del Consiglio proprio sotto il palco". La responsabilità della sicurezza e della protezione istituzionale del premier, spiega, "compete direttamente all'Aisi", il servizio segreto civile. "È auspicabile che le misure sulla sicurezza delle alte cariche dello Stato non costituiscano motivo di polemica politica". Ma su questo punto Bersani e Casini hanno chiesto chiarimenti al responsabile del Viminale.

I DUE TESTIMONI - Maroni ha poi citato un servizio trasmesso da Striscia la Notizia secondo cui due testimoni avrebbero avvisato la polizia di un possibile attentato al premier senza essere presi in considerazione: "Ho chiesto al capo della polizia e al questore di Milano di contattare immediatamente le due persone che sono state portate in Questura dove hanno reso una testimonianza che si sono rifiutati di firmare". I due hanno confermato di avere contattato la polizia segnalando una matto che disturbava i passanti ma senza far riferimento a parole pronunciate da Tartaglia contro Berlusconi.

SPIRALE EMULATIVA - Il ministro attacca l'"asprezza dei toni assunta dalla dialettica politica": "La crescente campagna contro la persona del premier, che in molti casi travalica le regole del confronto democratico - spiega -, finisce per provocare una spirale emulativa". Quindi un nuovo attacco contro i social network e l'annuncio di una prossima iniziativa legislativa: "La creazione di gruppi su Internet che inneggiano all'aggressore del premier costituiscono una vera e propria istigazione a delinquere. Stiamo valutando l'oscuramento, con soluzioni che intendo sottoporre al prossimo Consiglio dei ministri". Infine gli auguri al premier: "Voglio rinnovare lo sdegno mio personale e di tutto il governo per la gravissima aggressione. A Berlusconi va la mia solidarietà e vicinanza con l'augurio che torni presto a svolgere la sua preziosa attività". Segue un applauso dei deputati.

LA SICUREZZA DEL PREMIER - Quindi ha preso la parola Bersani: "I discorsi sul famoso clima nell'immediatezza di questi fatti sono scivolosi. Il rischio è che qualcuno si vesta da pompiere per fare l'incendiario, e che cominci un gioco di criminalizzazione tra noi, che va oltre il segno". Il segretario del Pd ha detto di non condividere le affermazioni di Cicchitto e ha chiesto al governo di dare delle risposte: "Pensiamo di andare avanti tutta la legislatura con 26 voti di fiducia all'anno? Parlo di qualcosa ce non c'entra con questi fatti, ma che riguarda un processo democratico che dobbiamo garantire. Credo che oggi dovremmo fermarci qui e chiedere al ministro dell'Interno una risposta più convincente su che cosa non vada nei sistemi di sicurezza e di tutela del presidente del Consiglio: ci sono stati altri episodi che hanno riguardato anche le residenze del premier. Vogliamo essere sicuri che sia ben tutelato".

CASINI: NO A CENSURA DEL WEB - Per Casini, "la solidarietà è doverosa, ma diciamo no alle strumentalizzazioni o alle intimidazioni che rischiano di alimentare nuove campagne di odio". Il leader dell'Udc si oppone all'ipotesi di censura del web: "Sarebbe sbagliatissimo e ancora più sbagliata sarebbe la censura sui giornali". "Occorre isolare i violenti senza se e senza ma e - conclude -, doppiopesismi e ambiguità non sono consentiti. Occorre riprendere a lavorare con sobrietà". E sulla sicurezza del premier: "Ribadiamo la fiducia nel ministro Maroni e siamo fiduciosi che approfondirà questi aspetti".

LETTA CONFERMA: GESTO ISOLATO - Intanto anche i servizi segreti confermano che quella di Tartaglia è da considerare l'aggressione di un uomo solo. È stato "un gesto isolato e scollegato da qualunque soggetto o volontà politica" hanno confermato davanti al Copasir il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta ed il capo del DIS (Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza), Gianni De Gennaro, nel corso di un'audizione a Palazzo San Macuto. Lo ha riferito il presidente del Copasir, Francesco Rutelli, al termine dei lavori del Comitato.

Rutelli ha poi precisato che "da tutte le analisi fatte da parte dei servizi nell'ultimo periodo è emersa crescente preoccupazione sul fatto che sono ormai molti i punti di tensione nel nostro Paese, quindi le misure di vigilanza devono essere molto alte perché il rischio che da un episodio così grave possa derivare la crescita del pericolo di emulazione è un rischio che esiste".

15 dicembre 2009

 

 

 

casini: "la censura sarebbe sbagliatissima". franceschini: "giù le mani dal web"

Giro di vite su contestazioni e internet

Il ministro Maroni: "Questioni urgenti ma delicate, ne parlerò in Consiglio dei ministri". Probabile decreto

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Il governo: "Oscurare i siti pro-Tartaglia". In migliaia fan del Cavaliere senza saperlo (14 dicembre 2009)

Maroni (Lapresse)

Maroni (Lapresse)

ROMA - Giovedì arriveranno sul tavolo del Consiglio dei ministri due proposte: una che intende inasprire le misure anti-contestazione alle manifestazioni, l'altra per valutare l'oscuramento dei siti internet che inneggiano all'odio.

MANIFESTAZIONI E INTERNET - Lo ha annunciato il ministro Maroni durante l'informativa alla Camera sull'aggressione contro Berlusconi. "Stiamo valutando misure più adeguate" ha detto al termine della discussione, commentando la proposta avanzata dal collega della Difesa La Russa di inasprire le misure anti-contestazione ed estenderle ai periodi che non riguardano la campagna elettorale. A questo, ribadisce Maroni, si dovrebbero aggiungere le norme riguardanti Internet: "Sono misure che stiamo valutando, per garantire ai cittadini e a chi ha compiti istituzionali di poter svolgere tranquillamente la propria azione". Si tratta, spiega, di "una vera e propria istigazione a delinquere attraverso internet".

"INCITANO ALLA VIOLENZA" - "È ripresa la proliferazione sui social network, come Facebook, di gruppi che inneggiano all'aggressione del premier - dice Maroni -. E, come già accaduto in passato, incitano alla violenza nei confronti di Berlusconi. Stiamo valutando ogni possibile iniziativa legislativa per procedere all'oscuramento di quei siti che diffondono messaggi di vera e propria istigazione a delinquere, con effetti che tutti, purtroppo, abbiamo visto". Un lavoro non facile, ammette il titolare del Viminale, perché va ad incidere sulla libertà personale dei cittadini e sul diritto alla privacy: "Finora i tentativi in sede parlamentare di introdurre nel nostro ordinamento norme efficaci in tal senso, hanno dovuto segnare il passo rispetto alle difficoltà di individuare interventi mirati a oscurare solo i gruppi che pubblicano messaggi violenti, senza coinvolgere la generalità degli utenti del social network che usano la Rete per fini assolutamente leciti". Ecco quindi la necessità di individuare, assieme alla polizia postale e ai responsabili del social network, "soluzioni idonee e compatibili con tali esigenze". Saranno comunque i magistrati, chiarisce il ministro, a valutare se vi siano dei siti web o dei gruppi in rete che istigano alla violenza. "Stiamo studiando una norma - spiega in serata Maroni - che dia potere effettivo alla magistratura, che credo sia l'organo più competente per decidere non se ci sono semplicemente dei messaggi violenti, ma dei messaggi che integrano dei veri e propri reati, per interromperne la commissione". Il Viminale starebbe quindi valutando l'attribuzione al Gip del compito di adottare provvedimenti cautelari laddove si ravvisi l'urgenza di un intervento, sanzioni pecuniarie per chi commette in rete istigazione a delinquere e apologia di reato, il tentativo di rendere più difficoltosa la navigazione sul web verso quei siti che istigano alla violenza o fanno apologia di reato, attraverso una serie di filtri.

LIBERTÀ DI ESPRESSIONE - Maroni sottolinea però che si tratta di "misure urgenti" e dunque è ipotizzabile che il governo intenda presentare un decreto. Sono anche misure che riguardano un terreno scivoloso: "Non ho intenzione di dire quali: lo dirò prima al Consiglio dei ministri, essendo misure delicate, che riguardano terreni delicati come la libertà di espressione sul web e quella di manifestazione, ancorché in luoghi pubblici". Secondo il ministro è necessario "trovare un equilibrio tra la libertà di manifestazione del proprio pensiero in campagna elettorale e quella di manifestare la propria critica". La Russa ha spiegato che non pensa a una norma speciale, ma che intende "colpire l'intento organizzato di chi vuole impedire di parlare. Una norma c'è già e va attualizzata". Estendendola, a suo avviso, quantomeno alle elezioni amministrative, visto che al momento è relativa solo alle politiche, e magari a tutto l'anno.

DELLA VEDOVA - Molti i contrari all'idea di vietare i siti internet "violenti", anche nella maggioranza. Come Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl: "Non permettiamo che le follie di qualcuno danneggino la libertà di tutti. Nel nostro ordinamento esiste il reato di istigazione alla violenza. Sarebbe bene evitare di praticare la lotta all'istigazione alla violenza con provvedimenti straordinari che inevitabilmente rischierebbero di sconfinare nella censura. Dobbiamo colpire chi si rende colpevole di un uso criminale della Rete, ma non pregiudicarne un uso libero e responsabile".

CASINI: NO A CENSURA - Durante la discussione alla Camera Pier Ferdinando Casini si è opposto all'ipotesi di oscurare i siti internet "violenti": "Sarebbe sbagliatissimo e ancora più sbagliata sarebbe la censura sui giornali. Dobbiamo tenere alta la guardia: internet è un terreno pericolosissimo, ma io richiamo tutti alla prudenza". Casini dice no a dispositivi di legge che limitino la libertà di manifestazione del pensiero: "Dobbiamo andare fino in fondo, ma guardiamo agli Stati Uniti dove Obama riceve intimidazioni inaccettabili su internet, ma a nessuno è venuto in mente di censurare la Rete. Guai a rispondere con provvedimenti illiberali a sfide che richiedono la tolleranza zero".

INTERROGAZIONE - Marco Beltrandi, deputato radicale del gruppo del Pd, ha depositato un'interrogazione parlamentare rivolta ai ministri Alfano e Maroni per fare chiarezza sulla possibile introduzione della norma di apologia di reato su internet. "Ci sfugge il merito e l'urgenza del provvedimento - dichiarano Beltrandi e Luca Nicotra -. Ricordiamo che Internet non è un far west e le leggi di apologia di reato valgono già sulla Rete, tanto che la Procura di Roma ha annunciato di aver aperto un fascicolo relativo ai gruppi apparsi su Facebook dopo l'aggressione nei confronti del premier. Auspichiamo che il governo non ceda a tentazioni da Stato di polizia". Il Parlamento, concludono, "ha già deliberato pochi mesi fa su una proposte simile, contenuta in un emendamento del senatore D'Alia, esprimendosi in modo nettamente contrario, con un voto condiviso da gran parte della maggioranza".

DEMOCRATICI E VERDI - Nel Pd Dario Franceschini affida la propria opinione a un messaggio su Twitter: "Giù le mani dal web. Vanno perseguiti i reati non limitata la libertà. Accusare la rete è come accusare le Poste del contenuto delle lettere". Il collega di partito Sandro Gozi definisce "inaccettabile e antidemocratica la proposta di Maroni. Si tratta di tentativi mirati a imbavagliare la libertà di manifestazione del pensiero". Per il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli "l'aggressione a Berlusconi non giustifica in nessun modo l'idea di mettere il bavaglio alla Rete. Prima di fare alcune proposte il ministro Maroni dovrebbe guardare bene in casa sua e ai tanti messaggi razzisti e xenofobi che circolano sul web".

REPLICA DI FACEBOOK - Sull'ipotesi di una censura sulla Rete prende posizione anche Facebook, promettendo che i contenuti "a rischio" saranno cancellati. "Esamineremo molto attentamente tutte le richieste di intervento con contenuti relativi al premier Berlusconi e reagiremo tempestivamente per rispondere, eventualmente cancellando ogni tipo di contenuto che minacci direttamente una persona - fanno sapere i gestori del social network -. Su Facebook non è permesso promuovere o pubblicare contenuti violenti e minacciosi. Però vogliamo anche che FB sia un luogo dove le persone possano discutere apertamente ed esprimere le proprie opinioni, rispettando nel contempo i diritti e i sentimenti degli altri. Il fatto che alcuni tipi di commenti e contenuti possano infastidire non è una ragione sufficiente per rimuovere una discussione". Nella nota viene detto che il gruppo "Uccidiamo Berlusconi" è stato rimosso.

PAGINE CANCELLATE - Su Facebook, nel frattempo, sono sparite molte pagine e gruppi nati dopo l'aggressione contro il premier. È stato chiuso il gruppo "Fan di Massimo Tartaglia" che aveva raccolto in meno di 48 ore circa 60 mila commenti. Identica sorte per "Sosteniamo Berlusconi contro i fan di Massimo Tartaglia", che aveva cambiato nome e raccoglieva circa 380 mila adesioni. Cancellato pure "Solidarietà a Silvio Berlusconi", due milioni di iscritti molti dei quali avevano denunciato di essere stati imbrogliati perché avevano dato la propria adesione a gruppi con altri nomi e scopi diversi.

15 dicembre 2009

 

 

 

 

L'ATTRICE SULL'AGGUATO IN PIAZZA DUOMO

Sabina Guzzanti sul suo blog:

"Il premier aggredito? Mai più"

"Ho provato anche stima per la sua fierezza"

Il blog di Sabina Guzzanti

Il blog di Sabina Guzzanti

ROMA - "Sì mi ha fatto moltissima pena vedere Berlusconi ferito. Ho visto il volto insanguinato. Ho visto un vecchio ferito. Quando è uscito per vedere in faccia il suo aggressore ho provato anche stima per la fierezza e ho visto anche un politico, credo per la prima volta". Lo scrive Sabina Guzzanti sul suo blog, in merito all'aggressione subita dal presidente del Consiglio in piazza Duomo a Milano.

PENA NON RICAMBIATA - L'attrice spiega di essere rimasta sconvolta "da quelle immagini e ho provato pena anche se quest'uomo è quello che ci avvelena la vita da vent'anni, anche se ha distrutto il mio paese provo pena nonostante tutto perché sono umana". Si tratta però, puntualizza, di "quella stessa pena che Berlusconi non ha provato per le centinaia di persone pestate a sangue a Genova, per le violenze che subiscono immigrati, carcerati, i manifestanti di Chiaiano manganellati". Purtroppo, aggiunge Guzzanti, "dico che la pena, la solidarietà umana che io e credo molti di voi abbiamo provato non è corrisposta. Ho detto che noi abbiamo repulsione per la violenza anche nei confronti di un uomo che la pratica che è il mandante di tanti gesti di violenza. Non ci sono dubbi per me. Non avrei voluto che accadesse, non voglio che si ripeta".

SU INTERNET - "Berlusconi però non è stato ferito da un’organizzazione politica - prosegue la Guzzanti - è stato ferito da un uomo isolato mentalmente sofferente. Perché dobbiamo prenderci la responsabilità di questo gesto, come se in qualche modo venisse da noi? La risposta di Maroni - chiudere siti internet - è assolutamente arbitraria come al solito. Dove sono le prove che quell’uomo si sia ispirato a Internet e non al Tg5?"

 

15 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

il ministro: legge per oscurare siti che inneggiano a odio nel prossimo cdm

Duro scontro alla Camera su Tartaglia

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ROMA - Alta tensione alla Camera durante l'informativa di Maroni sull'aggressione contro Silvio Berlusconi. Quando ha preso la parola Di Pietro i deputati del Pdl hanno lasciato l'Aula.

CICCHITTO - Dopo Maroni è stata la volta del capogruppo del Pdl alla Camera, Cicchitto: "La mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio - attacca -: ognuno si assuma la propria responsabilità". Il riferimento è a "un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L'Espresso, dal mattinale delle procure Il Fatto, da quel terrorista mediatico di nome Travaglio, da alcuni pm che vanno in tv a parlarne, da un partito, Italia dei Valori e dal suo leader Di Pietro, da qualche settore giustizialista, onorevole Bersani, del suo partito".

DI PIETRO - Il clima si surriscalda quando parla Di Pietro: "Non ci faremo intimidire. Noi non facciamo opposizione in odio a Berlusconi ma per amore del nostro Paese - ha detto il leader dell'Italia dei Valori -. Da quindici anni ci battiamo contro provvedimenti che offendono le coscienze. Questo crea odio, questo arma la mano istigata da problemi di una maggioranza e un governo che piegano il Parlamento a proprio uso". Di Pietro ha espresso "solidarietà totale mia e del partito alle persone condannate a morte da Cicchitto perché questo è il primo passo per la criminalizzazione che egli fa in ossequio all’invito di Napolitano ad abbassare i toni". I "condannati a morte" sono secondo Di Pietro "Travaglio, Santoro, magistrati come Spataro e Ingroia, giornalisti dell’Espresso e anche l’Idv, noi che abbiamo la sola colpa di non voler essere zittiti". L'intero gruppo del Pdl è uscito dall'Aula all'inizio dell'intervento di Di Pietro. E questi, ironico: "Rispettiamoli, non vorrei rovinare loro le orecchie con le mie parole". L'Idv Barbato, commentando l'uscita dei deputati, ha parlato di "popolo della mafia".

PREMEDITAZIONE - Maroni nella sua informativa ha parlato della premeditazione del gesto di Massimo Tartaglia: "Dice di aver agito per rabbia, ma la premeditazione del suo gesto risulta provata". Era in piazza Duomo già dalle 11 di domenica e "aveva con sé altri oggetti atti a offendere, tra cui un crocefisso in materiale resinoso". Quindi Maroni ribadisce il corretto comportamento delle forze dell'ordine e sottolinea che "i dispositivi attuati hanno consentito di sventare una violenta contestazione al presidente del Consiglio proprio sotto il palco". La responsabilità della sicurezza e della protezione istituzionale del premier, spiega, "compete direttamente all'Aisi", il servizio segreto civile. "È auspicabile che le misure sulla sicurezza delle alte cariche dello Stato non costituiscano motivo di polemica politica". Ma su questo punto Bersani e Casini hanno chiesto chiarimenti al responsabile del Viminale.

I DUE TESTIMONI - Maroni ha poi citato un servizio trasmesso da Striscia la Notizia secondo cui due testimoni avrebbero avvisato la polizia di un possibile attentato al premier senza essere presi in considerazione: "Ho chiesto al capo della polizia e al questore di Milano di contattare immediatamente le due persone che sono state portate in Questura dove hanno reso una testimonianza che si sono rifiutati di firmare". I due hanno confermato di avere contattato la polizia segnalando una matto che disturbava i passanti ma senza far riferimento a parole pronunciate da Tartaglia contro Berlusconi.

SPIRALE EMULATIVA - Il ministro attacca l'"asprezza dei toni assunta dalla dialettica politica": "La crescente campagna contro la persona del premier, che in molti casi travalica le regole del confronto democratico - spiega -, finisce per provocare una spirale emulativa". Quindi un nuovo attacco contro i social network e l'annuncio di una prossima iniziativa legislativa: "La creazione di gruppi su Internet che inneggiano all'aggressore del premier costituiscono una vera e propria istigazione a delinquere. Stiamo valutando l'oscuramento, con soluzioni che intendo sottoporre al prossimo Consiglio dei ministri". Infine gli auguri al premier: "Voglio rinnovare lo sdegno mio personale e di tutto il governo per la gravissima aggressione. A Berlusconi va la mia solidarietà e vicinanza con l'augurio che torni presto a svolgere la sua preziosa attività". Segue un applauso dei deputati.

LA SICUREZZA DEL PREMIER - Quindi ha preso la parola Bersani: "I discorsi sul famoso clima nell'immediatezza di questi fatti sono scivolosi. Il rischio è che qualcuno si vesta da pompiere per fare l'incendiario, e che cominci un gioco di criminalizzazione tra noi, che va oltre il segno". Il segretario del Pd ha detto di non condividere le affermazioni di Cicchitto e ha chiesto al governo di dare delle risposte: "Pensiamo di andare avanti tutta la legislatura con 26 voti di fiducia all'anno? Parlo di qualcosa ce non c'entra con questi fatti, ma che riguarda un processo democratico che dobbiamo garantire. Credo che oggi dovremmo fermarci qui e chiedere al ministro dell'Interno una risposta più convincente su che cosa non vada nei sistemi di sicurezza e di tutela del presidente del Consiglio: ci sono stati altri episodi che hanno riguardato anche le residenze del premier. Vogliamo essere sicuri che sia ben tutelato".

CASINI: NO A CENSURA DEL WEB - Per Casini, "la solidarietà è doverosa, ma diciamo no alle strumentalizzazioni o alle intimidazioni che rischiano di alimentare nuove campagne di odio". Il leader dell'Udc si oppone all'ipotesi di censura del web: "Sarebbe sbagliatissimo e ancora più sbagliata sarebbe la censura sui giornali". "Occorre isolare i violenti senza se e senza ma e - conclude -, doppiopesismi e ambiguità non sono consentiti. Occorre riprendere a lavorare con sobrietà". E sulla sicurezza del premier: "Ribadiamo la fiducia nel ministro Maroni e siamo fiduciosi che approfondirà questi aspetti".

LETTA CONFERMA: GESTO ISOLATO - Intanto anche i servizi segreti confermano che quella di Tartaglia è da considerare l'aggressione di un uomo solo. È stato "un gesto isolato e scollegato da qualunque soggetto o volontà politica" hanno confermato davanti al Copasir il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta ed il capo del DIS (Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza), Gianni De Gennaro, nel corso di un'audizione a Palazzo San Macuto. Lo ha riferito il presidente del Copasir, Francesco Rutelli, al termine dei lavori del Comitato.

Rutelli ha poi precisato che "da tutte le analisi fatte da parte dei servizi nell'ultimo periodo è emersa crescente preoccupazione sul fatto che sono ormai molti i punti di tensione nel nostro Paese, quindi le misure di vigilanza devono essere molto alte perché il rischio che da un episodio così grave possa derivare la crescita del pericolo di emulazione è un rischio che esiste".

 

15 dicembre 2009

 

 

 

 

 

BOLLETTINO MEDICO: SARà DIMESSO MERCOLEDì, niente impegni pubblici per 2 settimane

Berlusconi sul sito del Pdl:

"L'amore vince sull'odio"

Messaggio sul Web del premier. Bonaiuti: "Notte tranquilla, oggi nuovi controlli"

MILANO - Silvio Berlusconi ha trascorso la notte meglio di quella precedente. E poi ha parlato, anche se solo attraverso un messaggio pubblicato sul sito del Pdl: "Grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto. Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio". Il premier durante la giornata sarà sottoposto ad altre visite mediche. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, in collegamento telefonico da Milano con il Tg1 ha riferito sulle condizioni di salute del presidente del Consiglio.

ALTRE AGGRESSIONI - All'intervistatrice che gli chiede se non abbia "paura di altre aggressioni" Bonaiuti risponde: "Certo, tutti noi temiamo proprio questo e glielo abbiamo detto altre volte, però togliere a Berlusconi il contatto con la gente, questo contatto umano che lo rende irripetibile rispetto ad altri vecchi leader politici sarebbe impossibile, non avremmo più il Berlusconi leone combattente che è sempre stato". "È la chiave del suo successo personale e del suo carisma", aggiunge Bonaiuti. "Sarà quindi una lotta titanica tra chi cercherà di dirgli "attento, prudenza", e lui che invece cercherà sempre di parlare con tutti e di dare attenzione a tutti". Il presidente ha ripreso a lavorare? Viene chiesto a Bonaiuti. "Anche questo è un problema perchè tenere lontano dal lavoro Berlusconi è un qualcosa di estremamente difficoltoso, è come quando arrivano le visite e si cerca di limitarle: lui vorrebbe vedere tutti e salutare tutti. Con il lavoro è uguale: lui ha vissuto tutta la vita lavorando, è un lavoratore nato, quindi togliergli la possibilità di lavorare significa togliergli qualche cosa che gli sta molto a cuore".

Le visite al premier

Le visite al premier Le visite al premier Le visite al premier Le visite al premier Le visite al premier Le visite al premier Le visite al premier

DIMISSIONI MERCOLEDI' DALL'OSPEDALE - Successivamente l'ospedale San Raffaele ha comunicato il nuovo bollettino medico sulle condizioni di salute del premier. Berlusconi dovrebbe essere dimesso domani pomeriggio, "con la raccomandazione di astenersi da impegnative attività pubbliche per almeno due settimane". Lo ha detto il medico personale del presidente del Consiglio, Alberto Zangrillo che ha poi letto la nota dell'spedale: "Le condizioni cliniche non destano preoccupazioni. Permangono i problemi legati alla sintomatologia dolorosa dovuta agli esiti del trauma subito, e in particolare alla riacutizzazione della cervicalgia che nei mesi precedenti aveva afflitto il presidente in più di una circostanza. La dimissione dall’ospedale - conclude la nota - è prevista per la giornata di domani con la raccomandazione di astenersi da impegnative attività pubbliche per almeno due settimane".

"Il suo umore è preoccupante perchè è sempre piuttosto abbacchiato ma dà segni di ripresa" ha poi aggiunto Zangrillo. "È sereno per il ripristino della condizione fisica - ha spiegato ancora il medico- ma ha una coda di profonda amarezza per quanto è capitato e per alcune cose successive".

Zangrillo ha anche specificato che è stato "appesantito il programma analgesico", cioè sono state aumentate le prescrizioni di antidolorifici dato il dolore persistente che affligge il premier in seguito alla ferita riportata. Il medico personale di Berlusconi ha anche specificato che il premier "mangia regolarmente, anche se con fatica", e che sul viso di Berlusconi "non rimarranno cicatrici".

CARTELLI E STRISCIONI - Sono numerosi i cartelli e gli striscioni che, all'esterno dell'ospedale, esprimono solidarietà al presidente del Consiglio. Sui cancelli dell'ingresso principale della struttura è stato appeso un grande striscione con scritto: "Forza presidente", firmato dalla Curva sud del Milan. Numerosi i cartelli, tra cui uno che recita: "La mia famiglia crede in te, presidente non darla vinta a quei balordi".

15 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

L'aggressione a Berlusconi e gli anni 70

Guardare indietro non aiuta a capire

Il mondo in cui la contestazione giovanile diventa violenza non ha niente in comune con quello di oggi

Tommaso Pellizzari

 

Sono giorni concitati, questi, in cui non è il caso di aggiungere polemiche a polemiche. Quindi è con il massimo spirito costruttivo possibile (cioè con l’intenzione di aiutare a capire meglio quello che sta succedendo) che conviene diffidare dei facili paragoni.

Sono in tanti a pensare (e a dire e a scrivere) che le tensioni italiane di questo periodo ricordano quelle degli anni 70 che poi sfociarono nella violenza politica e nel terrorismo. E sono in tanti a pensare (e a dire e a scrivere) che l’aggressione a Silvio Berlusconi sia la prova della fondatezza di quel ragionamento. Invece, quanto accaduto in piazza Duomo dimostra semmai un’altra cosa: che, come troppo spesso succede in Italia, si preferisce leggere il presente con gli occhiali del passato. Con il rischio, molto forte, di non capire.

Il mondo in cui, tra gli anni 60 e i 70, la contestazione giovanile diventa violenza, è un mondo che non ha niente in comune con quello di oggi. C’erano la cortina di ferro e il muro di Berlino, dietro i quali l’Unione sovietica era un sistema totalitario che per molti partiti comunisti dell’occidente democratico era un punto di riferimento. I movimenti operai erano numericamente enormi, con una potentissima coscienza di classe e un ferreo legame con i movimenti sindacali: anche perché la fabbrica fordista era una delle strutture portanti del capitalismo. E proprio il capitalismo era il sistema che per molti era non da riformare ma da abbattere, e parliamo di un tempo in cui le ideologie svolgevano un ruolo fondamentale, infinitamente più importante rispetto a oggi.

Nello specifico italiano, anche per queste ragioni, il sistema politico era "bloccato", nel senso che l’alleanza con gli Stati Uniti e l’Occidente rendeva impossibile un’alternanza di governo finché il maggiore partito d’opposizione si dichiarava comunista. Eccetera eccetera eccetera. Nessuna di queste condizioni caratterizza il mondo e l’Italia di oggi. Abbiamo appena celebrato i vent’anni calla caduta del Muro. La grande industria è scomparsa e con lei la classe operaia con la sua coscienza. Le ideologie guidano solo gruppetti marginali, gli unici rimasti a mettere in discussione il capitalismo. Altre, e di tutt’altro genere, sono le anomalie del nostro Paese. Il che non significa che non ci si debba preoccupare o che la situazione non sia grave o potenzialmente pericolosa.

Massimo Tartaglia, l’aggressore di Berlusconi, lo dimostra. Ma il suo essere una persona con problemi mentali e non un estremista politico, dimostra che quanto iniziò quarant’anni fa in Italia non c’entra nulla. Guai a cadere nella tentazione, complice un anniversario come quello di piazza Fontana, di mettere in piedi parallelismi tanto facili quanto sbagliati. Altrimenti l’Italia continuerà a guardare indietro, invece che avanti. Cioè, appunto, a non capire.

 

15 dicembre 2009

 

 

 

 

il giorno dopo l'aggressione al Premier Tutti contro tutti

E dopo l'aggressione partono le querele

Altro che stemperare i toni: Casini e Travaglio contro Sallusti, il movimento Giovine Italia contro Di Pietro

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Video: l'appello di Napolitano al Tg2

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AUDIO: Travaglio annuncia querela contro Cicchitto (15 dicembre 2009)

MILANO - Come prima giornata di pacificazione nazionale, dopo i gravi fatti di Milano, non c'è male. Gli annunci di querele si sono sprecati. Eppure si era detto: "Abbassare i toni, basta violenza". Parole che hanno risuonato nelle nostre case attraverso televisori e radio a tutte le ore. Per non dire poi dei tanti appelli letti su Internet, ad esempio: "Fermare l'esasperazione" aveva detto il presidente Napolitano. Inviti al "confronto civile" arrivati da destra come da sinistra. Invece, a 24 ore dall'aggressione al premier Silvio Berlusconi, si è assistito ad un "tranquillo lunedì da querela". Tutti contro tutti. Proviamo a fare un resoconto, per difetto, dell'abbassamento dei toni sfociato in citazioni in giudizio.

CASINI CONTRO SALLUSTI - Cominciamo per ordine. L'ex presidente della Camera, nonché leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, ha dato mandato ai suoi legali di intraprendere, nelle competenti sedi giudiziarie, azioni civili e penali, nei confronti del condirettore de Il Giornale Alessandro Sallusti, per le affermazioni reiterate tra domenica e lunedì nel corso di diverse trasmissioni televisive" (video). Il condirettore de "Il Giornale", a proposito dell'aggressione a Berlusconi, lunedì ha firmato un articolo in prima pagina ("dietro la violenza c'è una regia") in cui si fa, tra gli altri, il nome di Casini. Argomentazioni riprese dallo stesso Sallusti negli interventi televisivi.

TRAVAGLIO CONTRO SALLUSTI - Contro Sallusti anche Marco Travaglio. "Ieri sera, per chi avesse avuto lo stomaco di tenere acceso il televisore su quella "m..." di trasmissione che è Speciale Tg1, ha potuto assistere al linciaggio in contumacia prima di Scalfari e di Annozero da parte del piduista Cicchitto. E poi al linciaggio personale di Santoro e del sottoscritto, additati come mandanti morali del pazzo che aveva appena lanciato un souvenir sulla faccia del presidente del Consiglio, a opera del vicedirettore de Il Giornale.

TRAVAGLIO CONTRO CICCHITTO - Così Marco Travaglio nella sua rubrica "Passaparola" in onda sul blog di Beppe Grillo, nel sottolineare che "naturalmente, risponderà in Tribunale di quello che ha detto". Perché, aggiunge, "non credo sia ancora lecito dare delle mandanti di un tentato omicidio a persone che fanno semplicemente, a differenza sua, i giornalisti e non i servi, non i killer prezzolati". Immediata la replica di Cicchitto: "Travaglio conferma di essere uno scientifico provocatore di violenza che dispone, senza contraddittorio, di dieci minuti in diretta televisiva, durante i quali svolge il ruolo di terrorista mediatico che sollecita esplosioni di violenza nella società italiana. Visto il mezzo che ha a disposizione la pericolosità di questo individuo è maggiore dei cosiddetti cattivi maestri che lanciavano messaggi per via teorica". Ovviamente, a questo punto, potrebbe starci anche la reazione di Speciale Tg1, visto che Travaglio ha rivolto sorprendentemente nei confronti del programma di Rai Uno lo stesso epiteto che Sgarbi aveva rivolto a lui. Con il critico d'arte peraltro condannato a pagare 30mila euro.

PDL CONTRO TRAVAGLIO - Non è finita. Senza querela al momento, si registra il comunicato del gruppo del Pdl al Senato nei confronti di Travaglio: "È disgustoso quello che ha detto. E vorremmo che ci fossero mille altre trasmissioni e mille altri giornalisti coraggiosi e liberi di dire come stanno le cose realmente e pronti a condannare un calunniatore come lui". "Il vero provocatore è Travaglio - prosegue la nota-. Uno che ha avuto vacanze pagate da mafiosi non dovrebbe neanche uscire di casa per la vergogna... La sua follia, il suo odio pari alla sua nullità, non conoscono limite". La polemica si trasferisce alla Camera dove Fabrizio Cicchitto ha definito Travaglio "terrorista mediatico" (video). A questo punto nuova citazione in giudizio: Travaglio (l'audio) contro il deputato pdl.

GIOVANE ITALIA CONTRO DI PIETRO - Andiamo avanti. Da Bologna la Giovane Italia, movimento giovanile del Pdl, punta il dito contro il leader dell'Idv Antonio Di Pietro e lo querela. È lui, sostiene il direttivo provinciale della Giovane Italia sotto le Due Torri, il "vero istigatore politico" del gesto di Massimo Tartaglia. A portare al gesto del 42enne, secondo il presidente Marco Lisei e il coordinatore Francesco Paioli, è stata la "scia di odio" abbracciata e portata avanti da Di Pietro, "che ha fatto del Presidente Berlusconi un nemico da abbattere". A sostegno della loro tesi, i tre portano le dichiarazioni rese nella serata di domenica sera dall'ex magistrato. È proprio sulla scorta di quelle parole che, lunedì, la Giovane Italia ha deciso di muoversi per affermare una "condanna ferma e decisa" e presentare una denuncia contro Di Pietro per istigazione a delinquere. "Indiretta", ma sempre istigazione. Nell'esposto, redatto dall'avvocato Fabio Loscerbo che è avvocato, sono catalogate tutte le offese che Di Pietro, negli ultimi mesi, ha rivolto all'indirizzo del premier. Questo il bilancio dopo un giorno dall'aggressione. "Non ha senso incolparsi l'un l'altro", aveva detto Napolitano...

Nino Luca

14 dicembre 2009(ultima modifica: 15 dicembre 2009)

 

 

 

 

Un testimone: "Percezione che l'oggetto sia stato passato all'aggressore da qualcuno"

Tartaglia interrogato dal gip a San Vittore

Servizi preoccupati: rischio emulazione

Va decisa l'eventuale convalida dell'arresto. La difesa chiede il ricovero in ospedale e poi in una comunità

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MILANO - Massimo Tartaglia, autore dell'aggressione contro Berlusconi in piazza Duomo a Milano, è stato interrogato per circa due ore nel carcere di San Vittore. Presenti il gip Cristina Di Censo, chiamato a decidere sulla convalida dell'arresto e sulla custodia cautelare in carcere chiesta dal procuratore Spataro, e gli avvocati Daniela Insalaco e Gian Marco Rubino, difensori del 42enne. Questi ha confermato le sue responsabilità. I due legali hanno detto che Tartaglia "sta discretamente bene" e hanno chiesto per lui il ricovero in un ospedale psichiatrico, in attesa che entri in una comunità terapeutica: entrambi sono stati già individuati. La comunità ha posto solo dal 4 gennaio, per questo è stato chiesto il ricovero temporaneo in ospedale. Il gip si è riservato di decidere sulla richiesta entro i termini di legge, "cioè 48 ore".

"OGGETTI PER DIFESA" - Durante l'interrogatorio Tartaglia avrebbe giustificato il fatto di avere con sé oggetti che il ministro Maroni ha definito "atti a offendere" (tra questi un crocefisso in resina) dicendo che potevano essergli utile per difendersi da eventuali "aggressioni o disordini" durante il comizio di Berlusconi. Intanto dalle perquisizioni degli inquirenti nella casa del perito informatico, sarebbe emerso che l'uomo era molto informato sulla politica e in particolare su Berlusconi, argomenti su cui aveva raccolto un gran numero di giornali e riviste.

ACCERTAMENTI SULLA SALUTE - A Tartaglia, che ha chiesto scusa al premier con una lettera in cui ha definito il proprio gesto "superficiale, vigliacco e inconsulto", è contestato il reato di lesioni pluriaggravate. Dato che soffre di disturbi mentali, come spiegato dai suoi legali, è stato sottoposto ad accertamenti sulle sue condizioni di salute e già lunedì è stato trasferito nel centro di osservazione neuropsichiatrico di San Vittore, dove ha trascorso la seconda notte in una cella singola, sorvegliato a vista.

TESTIMONE - Nel frattempo, però, spunta un testimone dell'episodio che racconta un particolare inedito: "Poco prima che l'aggressore scaraventasse contro il presidente la statuetta ho visto che c'è stato dietro... come se lui si stesse dimenando per prendere qualcosa da qualcuno che ovviamente non ho visto. Mi è sembrato di vedere proprio questo gesto che lui stesse prendendo qualcosa e questo l'ho visto perchè avevo degli amici che erano lì alla sbarra e mi stavo preoccupando che potessero salutare il presidente del Consiglio". È il racconto raccolto dall'Adnkronos di Andrea Di Sorte, coordinatore dei club della Libertà che domenica pomeriggio era a Milano, in Piazza Duomo, accanto al premier nel momento dell'aggressione. "E poi mi è sembrato di vedere un nylon - prosegue Di Sorte - come se questa cosa fosse avvolta in un nylon. Quando poi è stato catturato dalla polizia e dal servizio d'ordine, la cosa che mi ha colpito e fatto tornare in mente quello che avevo visto poco prima è stato il fatto che lui ha detto, appena catturato: "Sono solo, sono solo, non c'è nessuno dietro di me". Io invece ho avuto la percezione che qualcuno gli stesse passando qualcosa". Andrea Di Sorte è stato contattato dalla polizia che ascolterà la sua versione dei fatti: "Mi hanno contattato le autorità e credo che deporrò su quanto ho visto".

PER SERVIZI GESTO ISOLATO - Secondo l'analisi dell'aggressione fatta dai servizi segreti, invece, si è trattato di "un gesto isolato e scollegato da qualunque altro soggetto o volontà politica". Questo il senso del resoconto fatto martedì mattina durante l'audizione del Copasir (il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica presieduto da Rutelli) dal sottosegretario alla presidenza Gianni Letta che ha la delega sui servizi e da Gianni De Gennaro, direttore del Dis, l'organismo di coordinamento. Al termine della riunione Rutelli ha riferito alcuni contenuti dell'audizione sottolineando che "non c'è alcuna sicurezza privata del premier, sicurezza che è affidata all'Aisi, l'agenzia che si occupa della sicurezza interna". Ricostruendo l'aggressione in piazza Duomo, Rutelli ha ricordato che attorno a Berlusconi c'era un tale numero di guardie del corpo e addetti alla sicurezza "che si considera quasi un evento accidentale che possa essere filtrato e passato l'oggetto che lo ha colpito".

"PREMIER SIA PRUDENTE" - Malgrado la rassicurazione, i Servizi restano preoccupati per il "rischio emulazione" che potrebbe portare a nuovi pericoli per Berlusconi. Così, tutti i componenti del comitato parlamentare per la sicurezza hanno invitato il premier a una "maggiore prudenza" durante i suoi contatti con la folla in occasione di manifestazioni pubbliche. Il presidente del Consiglio, ha rilevato Rutelli, "ha modalità e volontà di stare in mezzo alla gente, che rende di fatto impossibile impedirgli dei contatti fisici con la folla e con il pubblico, lasciando in questo modo aperte sempre delle falle nella sua sicurezza personale tale da non potersene far carico né ai servizi interni né alle forze dell'ordine competenti per territorio". Essendo la sua incolumità, ha aggiunto Rutelli, un "fatto di interesse nazionale", è necessario e opportuno che "egli stesso agisca d'ora in avanti con il massimo di cautela per evitare che episodi come questo si ripetano".

 

15 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Il fondatore del San Raffaele dopo la visita al premier

Don Verzè: ha già perdonato l’aggressore È tempo di cambiare la Costituzione

"Questo clima è anche colpa della caccia all’uomo da parte dei magistrati"

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Don Verzé lascia il S.Raffaele dopo la visita a Berlusconi (Ap)

Don Verzé lascia il S.Raffaele dopo la visita a Berlusconi (Ap)

Don Verzé, Berlusconi è qui nel suo ospedale. Come l’ha trovato?

"Fisicamente, in ripresa. Psicologica­mente, umiliato, terrorizzato. Non tan­to per il dolore, quanto per aver prova­to sul suo corpo l’odio".

Quando ha saputo?

"Appena è successo. Mi ha avvisato il suo medico, Alberto Zangrillo. Ma non sono andato subito al San Raffaele. In questi casi ci vogliono calma, tran­quillità. E anche solitudine. Attorno a Berlusconi c’erano i nostri medici mi­gliori, e loro bastavano. Hanno fatto la Tac, per escludere danni cerebrali. Poi gli altri esami. Solo dopo abbiamo fatto entrare il fratello e i figli".

E lei?

"Io sono andato stamattina (lunedì, nda). Era giusto lasciargli un po’ di tem­po. Quando accade una cosa del gene­re, quando si rischia la vita, ci si ritrova come sospesi tra Dio e il mondo. Soprat­tutto se si è uomini della statura di Ber­lusconi".

Perché parla di un Berlusconi "ter­rorizzato"?

"Il problema non è lui. Lui si è già ripreso, la forte emozione che ha prova­to è già alle spalle. L’ho rivisto all’ora di pranzo, e il suo ottimismo aveva già preso il sopravvento. Anch’io sono un ottimista; ma perché ho novant’anni, e mi sento ormai nelle braccia di Gesù Cristo. Berlusconi è più ottimista di me. Il problema è l’odio. Questo episo­dio è anche un monito. Il segno che è davvero il tempo di cambiare la Costitu­zione".

Perché? E in che modo, secondo lei?

"Non tocca a me dirlo. Tocca ai politi­ci: l’ho detto a Berlusconi e agli altri che ho visto oggi, Fini e Bersani".

Come ha trovato Fini?

"Freddo. Forse perché l’ho visto per strada".

E Bersani?

"Caloroso. Sinceramente dispiaciu­to. Bersani è una gran brava persona. Ci siamo anche dati un bacio. Certo, ha da governare una gabbia di tigri e leo­ni".

Di Pietro dice che Berlusconi ha isti­gato all’odio. Anche la Bindi, con toni diversi, sostiene che il premier ha le sue responsabilità per il clima che si è creato.

"Sono loro ad aizzare all’odio, ad aver ispirato il gesto di quel povero dia­volo".

È giusto dare più poteri al presiden­te del Consiglio?

"Se ne occupino gli addetti ai lavori. Dico soltanto come cambierei l’articolo 1: l’Italia è una repubblica fondata non solo sul lavoro, ma anche sulla cultura; la politica divide, la cultura unisce. Quanto è accaduto è frutto di un’assolu­ta mancanza di cultura. Di rispetto. Di conoscenza dell’altro. Berlusconi mi ha detto: 'Perché a me? Perché mi odiano tanto, al punto da volermi ammazzare? Io voglio il bene del Paese, il bene di tutti. Tu don Luigi lo sai che è così. Perché non se ne rendono conto?'".

È davvero così, don Lui­gi?

"Certo. Io conosco bene Berlusconi. È un uomo di fi­ducia e di fede. Conosce il vero insegnamento di Ge­sù: 'Amatevi l’un l’altro co­me io ho amato voi'. Berlu­sconi ama tutti, anche i suoi nemici. È incapace di pensie­ri o parole cattivi".

Una volta definì "coglio­ni " gli italiani che non vo­tavano per lui.

"Ma anch’io ne dico di tutti i colori alle persone che lavorano con me. Però loro non se la prendono. Perché, come Berlusconi, parlo con il sorriso sulle lab­bra; e loro sono indotti a sorridere".

Anche la magistratura, secondo lei, ha contribuito a creare questo clima?

"È chiaro che è così. Questo è il vero motivo per cui occorre ritoccare la Co­stituzione. Anche la caccia all’uomo giu­diziaria ha creato il contesto in cui è sta­ta possibile l’aggressione. La magistra­tura dev’essere ricondotta al suo ruolo. Che è al di sopra e al di fuori della politi­ca. I magistrati non devono fare politi­ca; sarebbe come se il Papa o la Chiesa pretendessero di farla".

Lei sa che diranno che Berlusconi e i suoi intendono approfittare della cir­costanza.

"So quel che diranno. Non si rendo­no conto del pericolo che incombe sul Paese, del clima che si respira, della gra­vità di quanto è accaduto. Non si rendo­no conto che Berlusconi ama l’Italia, ed è per questo, non per i suoi interessi, che è sceso in campo, mettendo in gio­co tutto se stesso, anima e corpo, anche a rischio della propria salute. Anche a rischio della propria vita, come si è vi­sto. Io gliel’ho detto: 'Ricordati che sei una persona ricca'. Ma lui non si tira mai indietro. Poi, certo, non è un ange­lo del cielo. È un uomo. Un uomo sano e vitale. Può commettere errori. Come me, come lei. Per fortuna il San Raffaele è il suo angelo custode; e io sono il cu­stode del suo angelo custode".

Perdonerà il suo feritore?

"L’ha già perdonato. Non mi stupirei che chiedesse di incontrarlo".

Aldo Cazzullo

15 dicembre 2009

 

 

 

2009-12-14

l premier ferito al volto

Il racconto dell'aggressore:

io attratto dalle urla dei contestatori

L'uomo che ha colpito Berlusconi ha reso piena confessione. Trasferito a San Vittore, è guardato a vista

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Massimo Tartaglia , l'uomo fermato dopo l'aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Ansa)

Massimo Tartaglia , l'uomo fermato dopo l'aggressione al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Ansa)

MILANO - Nella notte è stato trasferito nel carcere di San Vittore, dove ora è guardato a vista. E nelle oltre quattro ore di interrogatorio, prima del trasferimento nel carcere di San Vittore, Massimo Tartaglia ha reso piena confessione. Il 42enne che ha ferito il premier Silvio Berlusconi in piazza Duomo non ha dato alcuna giustificazione vera e propria del suo gesto ma ha ammesso di essere il responsabile dell'aggressione al capo del governo. Tartaglia, che ha dei problemi mentali, ha spiegato nel suo racconto che era andato al Duomo per assistere al comizio del premier e che se ne era andato quando ancora Berlusconi era sul palco, dissentendo da quello che il presidente del Consiglio stava dicendo. Il grafico 42enne stava raggiungendo la metropolitana quando ha visto la macchina del presidente del Consiglio parcheggiata, ma soprattutto ha sentito le grida di alcuni contestatori che hanno attratto la sua attenzione. A quel punto si è infilato in una strada laterale per tornare indietro e si è trovato davanti Berlusconi a cui ha lanciato il souvenir che aveva comprato poco prima su una bancarella. Tartaglia non ha spiegato i motivi del suo gesto e domenica mentre veniva interrogato in Questura appariva molto frastornato.

L'aggressore di Berlusconi

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SI INDAGA SULLE SUE CONOSCENZE - Gli inquirenti lavorano ora sulla rete di conoscenze e sulle frequentazioni dell'aggressore 42enne. Accertati infatti i problemi psicologici di Tartaglia, si punta a escludere che l'uomo possa essersi mosso comunque concordemente con altri dato che gli oggetti che aveva con sé, e in particolare uno spray al peperoncino, hanno fatto propendere per il gesto premeditato.

I quadri di Tartaglia

I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia

VERTICE IN PREFETTURA - L'interrogatorio di Tartaglia domenica sera si è protratto infatti per circa quattro ore, ed è stato condotto direttamente dal procuratore aggiunto Armando Spataro. Intorno alle 3 l'uomo è poi stato condotto nel carcere di San Vittore. Nulla trapela, ovviamente, dallo stretto riserbo degli investigatori, anche perché lunedì mattina dovranno riferire al ministro Roberto Maroni nel corso di un vertice in Prefettura, ma secondo alcune indiscrezioni quello che preoccupa di più le forze dell'ordine è che, pur trattandosi apparentemente di un gesto isolato, Tartaglia, proprio perché psicolabile, possa essere stato manovrato da qualcun altro.

14 dicembre 2009

 

 

 

Il Cavaliere al risveglio ha chiesto di consultare i quotidiani. Oggi visita di Fini e Schifani

Bonaiuti: Berlusconi stanco e sofferente

E il padre di Tartaglia telefona al San Raffaele per sincerarsi delle condizioni del premier: "Costernato"

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Agenti di polizia presidiano l'esterno dell'ospedale San Raffaele di Milano (Fotogramma)

Agenti di polizia presidiano l'esterno dell'ospedale San Raffaele di Milano (Fotogramma)

MILANO - "Presidente Berlusconi una pronta guarigione. Gli italiani veri sono con te sempre". I sostenitori del premier si sono recati fin sotto le finestre dell'ospedale San Raffaele di Milano. E con slogan, bandiere e cartelli con messaggi di solidarietà hanno voluto testimoniare la loro vicinanza al premier, dopo l'aggressione di piazza Duomo che è costata al fondatore del Pdl la frattura del setto nasale, una lacerazione al labbro e la rottura di due denti.

"PORTATEMI I GIORNALI" - Il capo del governo ha passato una notte tranquilla e al suo risveglio ha subito chiesto che gli fossero portati i quotidiani per leggere le diverse versioni sull'accaduto. In giornata dovrebbe essere dimesso dopo il periodo di osservazione precauzionale deciso dal suo medico di fiducia, Alberto Zangrillo, che lo ha assistito fin dall'inizio essendo anche lui presente alla convention milanese. In mattinata si è però diffusa la notizia secondo cui il periodo di osservazione potrebbe essere prorogato di altre 24 ore. Un'ipotesi, questa, confermata prima su Canale 5 e poi a SkyTg24 anche dal portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, che ha parlato di un premier "stanco e sofferente". "Ha avuto un gran mal di testa - ha spiegato il sottosegretario -, ma stamani ha chiesto come sempre i giornali e la rassegna stampa. E' rimasto male per l'aggressione, ma se lo sentiva. In auto mentre riguardava il discorso, mi ha detto "non senti che clima di violenza, che spirale di odio, non pensi che possa succedere qualcosa?"".

Milano: Berlusconi colpito al volto

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IL NUOVO BOLLETTINO MEDICO - Un nuovo bollettino medico sulle condizioni del premier sarà in ogni caso comunicato attorno alle 12, come annunciato dalla direzione sanitaria del nosocomio. Le sue condizioni, domenica notte, non sembravano destare particolari preoccupazioni e i sanitari hanno ipotizzato per la guarigione una prognosi di una ventina di giorni. Berlusconi è stato sempre cosciente e a tutti coloro - figli, amici e esponenti politici - che lo sono andati a trovare ha detto che al di là dell'amarezza per quanto accaduto, questo episodio non lo fermerà: "Sto bene, sto bene. E non mi fermeranno". In mattinata Berlusconi ha ricevuto la visita del presidente della Camera, Gianfranco Fini, ed è atteso al San Raffaele anche il numero uno di Palazzo Madama, Renato Schifani.

IL PADRE DELL'AGGRESSORE - Dopo gli accertamenti medci, Berlusconi ha ricevuto una telefonata di solidarietà dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E nella notte una chiamata al San Raffaele è arrivata anche da Alessandro Tartaglia, il padre di Massimo, l'uomo che con una statuetta del Duomo ha colpito al volto il Cavaliere. L'uomo, che ai cronisti aveva confermato che il figlio è "psicolabile" e che è sotto trattamento farmacologico (ASCOLTA l'intervista), si è detto "costernato".

14 dicembre 2009

 

 

 

 

La Russa: quell'uomo ha evitato il linciaggio. Setto nasale rotto, ne avrà per 20 giorni

Premier colpito al viso dopo il comizio

"Sto bene, sto bene". Ma resta in ospedale

Centrato con una statuetta souvenir mentre incontra i suoi fan. L'aggressore è un uomo con problemi mentali

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Berlusconi sanguinante lascia piazza Duomo

Berlusconi sanguinante lascia piazza Duomo

MILANO - Silvio Berlusconi è stato colpito al viso da un uomo che teneva tra le mani una statuetta subito dopo il suo comizio in piazza Duomo, a Milano, in occasione della cerimonia di avvio del tesseramento al Pdl. Il premier è stato raggiunto al volto da una statuetta usata come oggetto contundente attorno alle 18,20, mentre si attardava nel salutare i fan che lo avevano raggiunto alla base del palco. Tra questi si era però infiltrato anche un individuo che, arrivato fino a ridosso del luogo in cui era parcheggiata l'auto del presidente del consiglio, è riuscito ad eludere la sorveglianza e a mettere in atto il suo proposito. Già durante il comizio Berlusconi era stato contestato da un gruppo di persone che si trovavano sul lato destro del palco (GUARDA). L'autore dell'aggressione non faceva tuttavia parte di quel gruppo e da quanto è stato possibile accertare ha agito da solo.

L'ARRESTO - Berlusconi ha subito accusato il colpo, si è accasciato con il labbro sanguinante ed è stato fatto sedere all'interno dell'automobile dagli uomini della sua scorta, mentre altri agenti di polizia riuscivano a fermare l'autore dell'aggressione e a sottrarlo alla folla che avrebbe voluto linciarlo. L'oggetto sferrato contro il premier sarebbe una riproduzione in miniatura del Duomo, di quelle vendute in tutti i negozietti di souvenir presenti in diversi punti della piazza. Una prima ricostruzione dell'accaduto l'ha fatta Doriano Riparbelli, responsabile organizzativo del coordinamento regionale del Pdl: "Un simpatizzante ha chiesto a Berlusconi di poterlo fotografare, poi ha tirato fuori il portafogli per dargli il biglietto da visita - ha riferito Riparbelli -. Berlusconi si è spostato per stringere la mano di altri simpatizzanti e a quel punto il contestatore lo ha colpito con una statuetta". Secondo il coordinatore regionale del partito, il premier "ha fatto come se stesse per svenire, poi si è tirato su, lo ha guardato negli occhi, è risalito in macchina, ha cercato di uscire dall'auto per parlare al contestatore e chiedergli la ragione del gesto. A quel punto la scorta ha trattenuto Berlusconi dall'uscire, è stato soccorso subito dal suo medico personale ed è stato portato al San Raffaele".

Milano: Berlusconi colpito al volto

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"SALVATO DAL LINCIAGGIO" - Un testimone, interpellato da SkyTg24, ha raccontato che la persona che ha aggredito il capo del Pdl "non sembrava normale". "L'aggressore - ha poi spiegato Ignazio La Russa che si trovava vicino al capo del governo - l'abbiamo preso immediatamente, grazie alla polizia che l'ha letteralmente sottratto al linciaggio della folla. Se non ci fossero stati loro ne sarebbero rimasti soltanto pezzetti". L'uomo si chiama Massimo Tartaglia, classe 1967, residente nell'hinterland milanese, e non risulta avere precedenti penali. Per lui è stato formalizzato l'arresto con l'accusa di lesioni personali aggravate dalla qualità della persona offesa e dalla premeditazione perché in tasca gli è stata trovata anche una bomboletta di spray al peperoncino. Secondo quanto riferito dalla Digos, non risulterebbe associato a movimenti antagonisti. Risulta invece che da dieci anni è in cura al Policlinico di Milano per disturbi mentali. In Rete sono subito comparsi gruppi che inneggiano a lui per il gesto compiuto: "Santo subito", "Sposami" sono alcuni degli incitamenti apparsi su Facebook. Intanto il padre dell'uomo, Alessandro Tartaglia, raggiunto dai cronisti nell'abitazione di Cesano Boscone ha spiegato: "Votiamo Pd, ma non abbiamo mai incitato all'odio verso il premier. Se avessimo immaginato cosa voleva fare Massimo, lo avremmo fermato".

IL RICOVERO - Berlusconi ha iniziato a sanguinare copiosamente dal labbro. E' stato trasportato all'ospedale San Raffaele, alla periferia est della città, vicino agli studi Mediaset, per essere visitato e medicato, ma prima di ripartire dalla piazza ha voluto mostrarsi nuovamente ai suoi sostenitori nel tentativo di rassicurarli sulle sue condizioni. Il primo bollettino dell'ospedale parlava di perdita copiosa di sangue con lesione lacero-contusa interna ed esterna e due denti lesi, di cui uno superiore fratturato. Il primario del reparto di anestesia e rianimazione , Alberto Zangrillo, medico di fiducia del premier che si trovava in piazza al momento dell'aggressione, ha poi spiegato che la prognosi è di 20 giorni in quanto la tac ha evidenziato anche una frattura del setto nasale, oltre ad una ferita lacero-contusa che ha richiesto punti di sutura al labbro inferiore. "È molto scosso, abbattuto e dispiaciuto", ha detto il primario. Al termine degli accertamenti medici, Berlusconi ha ricevuto una telefonata dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha voluto esprimergli personalmente la sua solidarietà.

"NON MI FERMERANNO" - "Sto bene, sto bene" ha detto Silvio Berlusconi mentre veniva portato fuori dal pronto soccorso del San Raffaele per essere trasferito in una stanza di ospedale. Il premier è stato trasferito in corsia steso in barella, in maniche di camicia, con una borsa del ghiaccio sul volto. Mentre veniva portato fuori dal pronto soccorso ha stretto la mano a uno del suo staff, che lo ha raggiunto in ospedale ed è a lui che ha precisato di sentirsi bene. Poi il premier ha ricevuto la visita di diversi amici e esponenti politici e a loro ha detto di essere "amareggiato" per "questa campagna di odio". "Questo - ha spiegato - è il frutto di chi ha voluto seminare zizzania. Quasi me l'aspettavo...". Berlusconi, che ha chiesto invano ai medici di dimetterlo subito e di permettergli di tornare nella residenza di Arcore, a tutti ha ripetuto di essere stato nei giorni scorsi nel mirino di una campagna di veleni. "Tutti dovrebbero capire che non è possibile oltraggiare un presidente del Consiglio, questa è la difesa delle istituzioni". Al di là dell'amarezza, il Cavaliere ha sottolineato di non voler minimamente farsi impressionare dall'episodio. "Sono ancora qui e non mi fermeranno".

Alessandro Sala

13 dicembre 2009(ultima modifica: 14 dicembre 2009)

 

 

 

 

 

LA TESTIMONIANZA DELL'AMICO GIORNALISTA DOPO L'AGGRESSIONE IN PIAZZA DUOMO

Berlusconi a Fede: "Io miracolato"

Il giornalista: "Premier preoccupato, eccessiva atmosfera di violenza". A Bonaiuti aveva detto: "Troppo odio"

Emilio Fede lascia il San Raffaele dopo aver visitato "Silvio Berlusconi (Ansa)

Emilio Fede lascia il San Raffaele dopo aver visitato "Silvio Berlusconi (Ansa)

MILANO - "Sono miracolato". Con queste parole Silvio Berlusconi si è rivolto al direttore del Tg4 Emilio Fede che è andato a trovare il premier al San Raffaele, dopo l'aggressione in Piazza Duomo.

"È PREOCCUPATO" - "Mi ha detto di sentirsi miracolato - ha raccontato il giornalista amico del premier, che ha trascorso una "notte tranquilla" in ospedale, secondo quanto hanno riferito i sanitari del San Raffaele - perché un centimetro più su e avrebbe perso l'occhio. Naturalmente è dolorante, gli sono stati somministrati analgesici e non credo proprio - sottolinea Fede - che si tratterà di una cosa di sole 24 ore perché ha la frattura del setto nasale, due denti fratturati, ferite alle labbra". Ma, riferisce il direttore del Tg4, il premier si è detto soprattutto "preoccupato perché c'è una eccessiva atmosfera di violenza. Non è spaventato - ha precisato Fede - ma preoccupato". "Faccio questo mestiere da cinquant'anni ma una cosa del genere, con un capo del governo fatto oggetto di un'aggressione non l'avevo mai vista" ha aggiunto anche Fede. "D'altra parte - è stato poi l'affondo del direttore del Tg4 sui nemici politici - se ecciti alla violenza le piazze... e naturalmente faccio riferimento a Di Pietro, mi chiedo come faccia a dire quello che ha detto oggi". Il leader dell'Italia dei Valori ha detto che "Berlusconi con i suoi comportamenti e il suo menefreghismo istiga alla violenza". Secondo Fede si tratta di un "atto di delinquenza che dovrebbe far riflettere tutti quelli, politici e giornalisti, che a vario titolo hanno fatto certi interventi. Credo che bisognerebbe smetterla e spero che dal male possa magari nascere qualcosa di positivo cioè un rapporto più civile all'interno del confronto politico".

Milano: Berlusconi colpito al volto

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"È PROVATO" - Berlusconi "è provato", ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che come Fede si è recato al San Raffaele. Il presidente del Consiglio nasconde l'amarezza. Ma dell'aggressione in Piazza Duomo aveva avuto quasi un presentimento. A raccontarlo è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti al Tg1. "Berlusconi è stato preveggente. Nel viaggio da Arcore verso Milano oggi Berlusconi mi ha detto: "Non ti pare che ci sia un clima eccessivo di odio? Io temo qualcosa. Speriamo non succeda niente". Il premier è stato purtroppo buon profeta", ha aggiunto il sottosegretario. "Avevo cercato di rasserenarlo, ma devo dire che aveva ragione lui" ha concluso Bonaiuti. Le preoccupazioni del premier non lo indurranno comunque a fare passi indietro, non lo fermeranno nell'azione di governo e alla guida del Pdl. "Sono ancora qui e non mi fermeranno", ha detto ai diversi amici ed esponenti politici che sono andati a trovarlo al San Raffaele.

 

13 dicembre 2009(ultima modifica: 14 dicembre 2009)

 

 

 

 

 

Fa il grafico e lavora con il padre/La Digos: "Non è legato a gruppi estremisti"

Arrestato l'aggressore:

si chiama Massimo Tartaglia

Ha 42 anni e da 10 è in cura per problemi mentali. Dopo aver ferito il premier ha detto: "Io non sono nessuno"

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MILANO - Si chiama Massimo Tartaglia, ha 42 anni e risiede a Cesano Boscone, nel Milanese, l'uomo che in Piazza Duomo ha colpito al volto il premier Silvio Berlusconi con una statuetta. Il 42enne, in cura da dieci anni per problemi mentali al Policlinico di Milano, è stato bloccato subito dopo l'aggressione al presidente del Consiglio e formalmente arrestato poco prima delle 22 per lesioni pluriaggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa e dalla premeditazione. Tartaglia aveva infatti in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, ma soprattutto una bomboletta di spray urticante al peperoncino. "Non sono io. Io non sono nessuno" avrebbe detto l'uomo subito dopo l'aggressione al premier, mentre le guardie di sicurezza lo portavano via. L'uomo è stato prima trattenuto dalla folla che gli si è scagliata scontro. Poi è stato sottratto al linciaggio dagli uomini della società che si stava occupando di sicurezza durante il comizio del premier. Agli agenti privati si sono subito sostituiti i poliziotti della Digos.

L'aggressore di Berlusconi

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NESSUN PRECEDENTE PENALE - Tartaglia avrebbe come precedenti, stando a quanto risulta alla polizia, solo il ritiro della patente per motivi di viabilità. Nei confronti del 42enne gli investigatori non hanno alcuna segnalazione che possa farlo ritenere vicino a gruppi organizzati o dell'estremismo. Di fatto, è un completo sconosciuto alla Digos, che sta adesso sentendo l'uomo per capire cosa lo abbia spinto a colpire Berlusconi. L'ipotesi, al momento ritenuta più attendibile, è quella del gesto di uno sconsiderato.

I quadri di Tartaglia

I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia

FA IL GRAFICO, LAVORA CON IL PADRE - Secondo le prime informazioni raccolte, il 42enne lavora come grafico nella ditta del padre e conduce una vita sociale normale. È stato lui stesso a dire agli investigatori, che lo sentivano in questura, di essere in cura al Policlinico. Sul web sono comparsi in breve tempo diversi gruppi di fan, che inneggiano al suo gesto e che lo vorrebbero "Santo subito"; una fan addirittura si spinge oltre: "Sposami".

PERQUISITA L'ABITAZIONE - Oltre a sentire l'uomo che ha aggredito il premier, i funzionari della Digos hanno contemporaneamente avviato una perquisizione nell'abitazione di Tartaglia a Cesano Boscone, nell'hinterland milanese. Il padre Alessandro ha poi spiegato che la famiglia vota per il Pd, che il ragazzo "è psicolabile e in cura farmaceutica".

 

13 dicembre 2009(ultima modifica: 14 dicembre 2009)

 

 

 

 

 

"noi siamo l'antimafia dei fatti, solo calunnie da sinistra". Scontro con alcuni contestatori

Milano, Pdl in piazza con Berlusconi

"Io un mostro? No, sono un bravo fioeu"

Il leader del centrodestra: "Vengono con noi Santanché e Storace. L'Udc? Se viene bene, altrimenti non piangiamo"

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Berlusconi durante il comizio in piazza Duomo (Fotogramma)

Berlusconi durante il comizio in piazza Duomo (Fotogramma)

MILANO - "Dovrei essere qui a fare quello che si chiama un comizio. In realtà voglio solo farvi gli auguri di Buon Natale. State sereni e non credete a quelli che vanno in giro a fare catastrofismo. Stiamo uscendo meglio di altri Paesi dalla crisi, la maggioranza è coesa e il governo di conseguenza funziona". Lo ha detto Silvio Berlusconi parlando in piazza Duomo, a Milano, alla festa del tesseramento del partito. Non voleva fare un comizio, ma poi ha parlato per mezz'ora abbondante, a braccio come suo solito, fronteggiando dal palco anche un gruppo di contestatori che da un lato della piazza lo ha accolto con slogan e fischi. Il Cavaliere non si è scomposto e ha replicato con un triplice "vergogna", sottolineando che "questa è la differenza tra noi e voi, noi queste cose non le faremmo mai". Al termine del comizio, però, un uomo è riuscito ad avvicinarsi al premier mentre firmava alcuni autografi e a colpirlo al volto con una piccola statuetta.

"NON SONO UN MOSTRO" - Nell'appuntamento milanese, convocato per dare il via alla campagna di adesioni al partito, occasione il leader del centrodestra ha ricordato la nascita del Pdl, avvenuta di fatto due anni fa poche centinaia di metri più in là, a piazza San Babila, nell'ormai noto discorso del predellino, improvvisato sulla portiera della sua automobile in un momento difficile per l'allora Casa delle libertà. E ha ripercorso alcune delle tappe di questo primo anno e mezzo di governo e le recenti polemiche sul ruolo della Corte costituzionale. "Mi dipingono come un mostro - ha detto Berlusconi all'inizio del suo intervento -, ma non credo di esserlo: intanto perché sono bello e poi perché sono quello che si dice un "bravo fioeu"". Il ricorso al dialetto meneghino (bravo fioeu, ovvero, bravo ragazzo) gli vale il primo di tanti applausi. Il capo del governo ha poi spiegato il perché della decisione di avviare il tesseramento che, un anno e mezzo fa, all'ufficializzazione della nascita del Pdl, si era deciso di non fare: "C'è in giro troppa disinformazione - ha sottolineato - vogliamo stabilire un contatto diretto con i nostri elettori e raccogliere l'adesione di almeno un milione di loro, che vengano a lavorare con noi per il bene dell'Italia e degli italiani".

"LA DESTRA CON NOI" - Berlusconi ha ricordato che il Pdl è stata la sintesi di sette diverse formazioni che componevano il vecchio centrodestra. "Alle prossime elezioni politiche - ha annunciato dal palco - saranno con noi anche Daniela Santanché e Francesco Storace. Quindi passiamo da sette a nove", mettendo insieme "tutti coloro che nel Paese non si riconoscono nella sinistra". Poi l'affondo su Casini: "C'è un partito che dovrebbe stare nel centrodestra, ovvero l'Udc, che sta un po' di qua e un po' di là - ha detto senza celare l'ironia il premier -. Dovrebbe stare di qua, ma se non viene ce ne faremo una ragione e non piangeremo".

I CONTESTATORI - Il Cavaliere ha poi parlato di "una sinistra che al contrario di quelle europee che sono diventate socialdemocratiche, è fortemente impregnata dei concetti del marxismo". Ha cambiato nome, ha detto il Cavaliere, e di recente "ha anche fatto addirittura un passo indietro". Berlusconi avrebbe forse voluto richiamare il passato da uomo di partito dell'ex Pci di Pier Luigi Bersani, che in mattinata aveva parlato di lui dicendo, con un chiaro riferimento al Pifferaio di Hamelin dei fratelli Grimm, che "non abbiamo niente da guadagnare da un modello di democrazia populista dove c'è un miliardario che suona il piffero e tutti i poveracci che gli vanno dietro". Ma è stato proprio a questo punto che le contestazioni dal lato della piazza lo hanno costretto ad un'interruzione. "Ecco perché siamo qui - ha detto il premier rivolgendosi direttamente ai contestatori -: perché queste cose noi non le faremo mai. Vergogna, vergogna, vergogna".

"SINISTRA ANTI-POPOLO" - "La sinistra - ha poi ripreso quando in piazza la situazione è tornata alla normalità - si riempie la bocca di parole come popolo ma non è interessata al popolo: è interessata solo al potere e una volta che lo raggiunge mette in atto quel che pensa del suo Stato, che non è al servizio dei cittadini, ma al cui servizio i cittadini devono essere". Poi ha criticato il programma del centrosinistra, in particolare la reintroduzione dell'Ici o l'aumento delle tassazioni delle rendite finanziarie. Poi ha richiamato un concetto che Berlusconi ha più volte espresso: quello dello "stato di polizia tributaria" che a suo parere è il disegno politico principe dei suoi avversari.

L'ATTACCO ALLA CORTE COSTITUZIONALE - Il capo del Pdl è tornato anche a parlare di sovranità, attaccando i giudici e la possibilità della Consulta di abrogare le leggi ritenute non costituzionali. Per Berlusconi questo potere oggi è in mano a chi non ha consenso popolare, "quindi non possiamo accettare che giudici possano influenzare un altro organo istituzionale come il Parlamento". E quanto alla stessa Consulta, ha ribadito le parole già pronunciate al congresso del Ppe a Bonn: "E' composta da persone che per la loro storia personale appartengono alla sinistra". Poi ha rivendicato i successi nella lotta alla criminalità organizzata: "Siamo l'antimafia dei fatti, gli altri sono quella delle menzogne e delle calunnie".

"ABBIAMO SALVATO L'ECONOMIA MONDIALE" - Berlusconi ha ricordato l'intervento per i rifiuti in Campania, ha avocato a se il merito di aver fermato la crisi tra Russia e Georgia ("c'erano già i missili puntati, li abbiamo fatti rimuovere") e di avere convinto l'amministrazione americana ad intervenire "dopo che avevano lasciato al suo destino la Lehman Brothers" per evitare "il fallimento di altre 400 banche, salvando il mondo da una crisi incredibile e tremenda". Poi ha parlato della Lega e di Umberto Bossi come di un "alleato leale", ma non ha fatto riferimento a Fini che del Pdl è il cofondatore, inserendo di fatto An nei "tanti partiti" messi insieme con la nascita del partito unitario del centrodestra. Poi ha consegnato la tessera del Pdl al sindaco Letizia Moratti, che fino ad ora si era tenuta le mani libere, e ha confermato la scelta di Roberto Formigoni come candidato del centrodestra per la guida della Regione Lombardia (e con lui è stato protagonista di un siparietto: "Lui è un vecchietto e io sono giovane: lui al g'ha frecc (ha freddo, ndr, indicando il cappotto del governatore lombardo) e io ho il fisico e sono in giacca. E non ho neanche la canottiera".

Alessandro Sala

13 dicembre 2009(ultima modifica: 14 dicembre 2009)

 

 

 

 

La degenerazione violenta

Un clima avvelenato

L’odio politico è un mostro che, scatenato, risulta molto difficile da domare. An­che se non è armato da un’ideologia sistematica (come accade con il terro­rismo vero e proprio), an­che se incendia una men­te isolata (e, a quanto sem­bra, malata) come è acca­duto con l’aggressione a Berlusconi ieri sera dietro il Duomo a Milano, l’odio politico si deposita come un veleno che intossica la discussione pubblica. Ri­duce l’avversario a un ber­saglio da annichilire. Da distruggere: in effigie, ma anche fisicamente.

Non è solo una questio­ne di toni esasperati. È l’idea che la lotta politica non contempli confini e contrappesi all’aggressivi­tà verbale. È la degradazio­ne dell’avversario a nemi­co da abbattere. Non la lot­ta politica, anche accesa, che assume le forme di una competizione leale tra schieramenti che si ri­conoscono reciprocamen­te legittimità. Ma la versio­ne primitiva della politica come simulacro della guerra civile. Questa ver­sione sta dominando la politica italiana con un crescendo di ostilità che sfiora la guerra antropolo­gica tra due Italie che si odiano, incapaci di parlar­si.

L’aggressione cruenta di ieri al premier è un frut­to di questa degenerazio­ne. Dovranno capirlo tut­ti: anche chi ha irriso agli appelli contro la militariz­zazione della politica co­me a una faccenda di bon ton, di galateo verbale. O addirittura di diserzione. No: si poteva capire benis­simo dove andasse a para­re la politica come scon­tro totale che equipara ogni moderazione a im­morale cedimento, o a spi­rito compromissorio. Ba­stava ragionare. Le parole con cui il Ca­po dello Stato ha commen­tato l’aggressione al presi­dente del Consiglio sono perciò rivolte contro chi volesse sposare un imba­razzato giustificazioni­smo (se n’è avuta eco nei primi commenti a caldo, decisamente infelici, di Di Pietro). Ma anche contro la minimizzazione dell’ag­guato a Berlusconi come la manifestazione patolo­gica di uno squilibrato so­litario: "all’americana" più che in sintonia con una tradizione italiana di violenza organizzata. In parte, beninteso, è anche così. Chi, come chi scrive, ieri era nella piazza del co­mizio e dell’agguato ha po­tuto intuire subito (consi­derato anche il profilo ca­ratteriale dell’aggressore) che non esiste un legame esplicito tra chi ha scaglia­to sulla faccia di Berlusco­ni un pericoloso oggetto contundente e il gruppo di fischiatori professiona­li che ha contestato l’inte­ro intervento del leader del Pdl.

Ma chi era presente al comizio di Berlusconi ha avuto nettissima la sensazione che chi lo contestava era animato da un’ostilità irriducibile, esasperata e assoluta nei confronti di un Nemico cui non si riconosceva nemmeno il diritto di parola. Inveivano contro la personificazione del Male più che contro il capo di un governo avversario. Si sentivano, anche loro, i portabandiera di una causa giusta quanto può esserlo la cacciata di un tiranno, non di un vincitore di libere elezioni democratiche. È questo il legame, psicologico e politico, che unisce e salda la violenza verbale e quella materiale. È la condivisione di una stessa atmosfera. E non è così pazzesco che ieri Internet sembrava un’arena scatenata e su Facebook un gruppo intitolato "Fanclub di Massimo Tartaglia" ha raggiunto in poche ore migliaia di adesioni.

Il confine tra la violenza verbale e quella materiale è sempre sottile, vulnerabilissimo. Ed è sconfortante che in un Paese che della violenza politica ha conosciuto i frutti più tragici faccia fatica a imporsi la consapevolezza che il linguaggio pubblico improntato all’odio, all’attacco forsennato contro la persona e non contro le idee, può sfociare in gesti sconsiderati sì, ma non privi di un retroterra, di un clima che ne alimenta la follia aggressiva e fa dell’aggressione fisica il culmine di una sfida che non prevede limiti e freni etico-politici. La violenza verbale non arma banalmente il violento che pensa di farsi giustizia da solo: il nesso non è così semplice e meccanico. Ma l’abitudine a trattare chi è contrario alle tue idee come un barbaro da eliminare con ogni mezzo fa del potenziale attentatore qualcuno che si sente nel flusso della storia, che si ammanta delle vesti nobili del vendicatore talmente audace da non fermarsi nemmeno di fronte alla prospettiva di avventarsi contro il nemico che personifica il Male.

Ora questo clima, raggiunto l’apice con i fatti di Milano, deve essere raffreddato e superato. Non per abolire la lotta politica, ci mancherebbe altro, ma per fermarne la degenerazione rissosa, violenta, brutale, profondamente antidemocratica e illiberale. Il che richiede lo sforzo congiunto di tutti: di tutti, nessuno escluso. E l’impegno, oramai da mesi reclamato dal "Corriere", al rispetto reciproco e in primis al rispetto delle istituzioni e degli uomini che le rappresentano. In un passaggio difficile e inedito della nostra vita nazionale. Per superare il quale, l’Italia dovrà mostrarsi molto più matura di quanto non sia apparso fino a ieri.

Pierluigi Battista

14 Dicembre 2009

 

 

 

LE MISURE

Il doppio errore nel sistema di protezione

Una falla nell’ultimo cerchio della scorta. La Questura aveva avvertito: possibili incidenti

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ROMA — Una ventina di uomini schierati in doppio anello per fare scudo mentre è in mezzo alla folla. La falla nel dispositivo di si­curezza di Silvio Berlusconi si è aperta nel cer­chio più stretto, quello che ha il compito di proteggerlo dalle eventuali aggressioni diret­te o dal lancio di oggetti.

Il dispositivo deve essere a maglie strettissi­me perché nel contatto con la folla il rischio altissimo è quello di un ordigno oppure un colpo d’arma da fuoco. Ma in piazza del Duo­mo qualcosa non ha funzionato e dopo il feri­mento provocato da Massimo Tartaglia c’è sta­to quello che i tecnici ritengono sia stato il se­condo errore. L’auto con il presidente del Con­siglio è infatti rimasta ferma, Berlusconi è ad­dirittura sceso e ha mostrato il volto insangui­nato. In caso di pericolo la personalità dovreb­be invece essere portata immediatamente via per scongiurare rischi maggiori.

Un centinaio di agenti, tecnologie supersofi­sticate, collegamento costante tra tutti gli ad­detti al servizio di scorta e con le centrali ope­rative di polizia e carabinieri: a proteggere Ber­lusconi ci sono uomini che lui stesso ha scel­to, alcuni lo seguono da quando era alla Finin­vest. Fino al 2007 erano inquadrati all’interno del Cesis, l’organo di coordinamento dei servi­zi segreti, ma con piena autonomia. E anche ora che dipendono dall’Aisi, l’ intelligence in­terna, sono di fatto svincolati da qualsiasi ti­po di gerarchia. Lo scambio informativo con il vertice - direttore è il generale Giorgio Picci­rillo - è costante, così come l’analisi di ogni possibile minaccia, ma alla fine le decisioni vengono prese dal responsabile della scorta in accordo con i suoi collaboratori più stretti. Due giorni fa dalla questura di Milano ave­vano comunicato la possibilità che in piazza ci fossero intemperanze. Nulla di organizzato, tanto che i primi controlli escludono la pre­senza di giovani dei centri sociali o di altri gruppi antagonisti. L’eventualità di contesta­zioni anche forti era stata però messa nel con­to.

Milano: Berlusconi colpito al volto

Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto

Del resto già un paio di mesi fa - pur sottoli­neando l’assenza di un allarme specifico - pro­prio gli analisti dell’Aisi misero in guardia il capo del governo dalla possibilità che "isolati mitomani mettano a segno gesti violenti". In particolare veniva sottolineata la necessità di "evitare contatti ravvicinati con il pubblico so­prattutto in occasione di circostanze occasio­nali e non pianificabili che per la loro natura non consentono la puntuale e preventiva pre­disposizione riguardante i servizi di tutela". Dopo aver visitato Berlusconi in ospedale, il ministro dell’Interno Roberto Maroni si è spostato in prefettura e ha convocato per que­sta mattina una riunione che possa servire a fare il punto della situazione, ma anche a riba­dire la massima fiducia nei responsabili del­l’ordine pubblico nel capoluogo lombardo. "Si tratta di un fatto gravissimo. Il presidente è provato, ma sereno. Certo la botta è stata se­ria ", ha commentato il titolare del Viminale. Subito dopo ha annullato tutti gli altri impe­gni previsti per oggi e non esclude la convoca­zione di un comitato nazionale "per valutare misure adeguate a proteggere la campagna elettorale per le amministrative, che sta per cominciare".

L'aggressore di Berlusconi

L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi

Esclusa la pista del terrorismo, i responsabi­li della polizia di prevenzione rimangono co­munque al lavoro per monitorare la situazio­ne. E per controllare la rete Internet, con atten­zione particolare ai social network dove già si inneggia a Massimo Tartaglia. A ottobre la procura di Roma avviò un’inchiesta per istiga­zione a delinquere sulla creazione del gruppo "Uccidiamo Berlusconi" nato su Facebook e dispose l’acquisizione dell’elenco di chi aveva aderito. Ora sono state sollecitate nuove verifi­che alla polizia postale. I parlamentari del Popolo della Libertà chie­dono che il Copasir, l’organismo parlamenta­re di controllo dei servizi segreti, "accerti il livello di protezione del presidente del Consi­glio che è questione di sicurezza nazionale". Una verifica immediata sarà compiuta anche dal sottosegretario alla presidenza Gianni Let­ta, titolare della delega ai servizi segreti che già ieri sera ha preso contatto con i vertici del­l’intelligence.

Fiorenza Sarzanini

14 dicembre 2009

 

 

 

 

I PRECEDENTI

Cinque anni fa aggredito a Roma

Un turista mantovano gli tirò un treppiedi

L'arresti di Dal Bosco (Ansa)

L'arresti di Dal Bosco (Ansa)

MILANO - Non è la prima volta che il premier Silvio Berlusconi viene aggredito fisicamente da un contestatore. Il precedente risale al 31 dicembre del 2004 quando un giovane turista di Mantova, Roberto Dal Bosco, durante una passaggiata del Cavaliere a Roma gli lanciò il treppiedi di una macchina fotografica. In quel caso Berlusconi riportò una leggera contusione tra l'orecchio destro ed il collo che gli provocò un piccolo ematoma retroauricolare.

Un'altra aggressione, questa volta soltanto verbale, risale al 5 maggio 2003. Piero Ricca insultò Berlusconi al termine delle dichiarazioni spontanee che il premeir aveva reso al tribunale di Milano nel corso del processo Sme. "Buffone, fatti processare come tutti gli altri", gridò il contestatore.

 

13 dicembre 2009

 

 

 

Fa il grafico e lavora con il padre/La Digos: "Non è legato a gruppi estremisti"

Arrestato l'aggressore:

si chiama Massimo Tartaglia

Ha 42 anni e da 10 è in cura per problemi mentali. Dopo aver ferito il premier ha detto: "Io non sono nessuno"

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Su Facebook i gruppi che lo vogliono "Santo subito". E una fan: "Sposami" (13 dicembre 2009)

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Il padre: "Votiamo Pd, ma non abbiamo odio per il premier" (13 dicembre 2009)

MILANO - Si chiama Massimo Tartaglia, ha 42 anni e risiede a Cesano Boscone, nel Milanese, l'uomo che in Piazza Duomo ha colpito al volto il premier Silvio Berlusconi con una statuetta. Il 42enne, in cura da dieci anni per problemi mentali al Policlinico di Milano, è stato bloccato subito dopo l'aggressione al presidente del Consiglio e formalmente arrestato poco prima delle 22 per lesioni pluriaggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa e dalla premeditazione. Tartaglia aveva infatti in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, ma soprattutto una bomboletta di spray urticante al peperoncino. "Non sono io. Io non sono nessuno" avrebbe detto l'uomo subito dopo l'aggressione al premier, mentre le guardie di sicurezza lo portavano via. L'uomo è stato prima trattenuto dalla folla che gli si è scagliata scontro. Poi è stato sottratto al linciaggio dagli uomini della società che si stava occupando di sicurezza durante il comizio del premier. Agli agenti privati si sono subito sostituiti i poliziotti della Digos.

L'aggressore di Berlusconi

L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi

NESSUN PRECEDENTE PENALE - Tartaglia avrebbe come precedenti, stando a quanto risulta alla polizia, solo il ritiro della patente per motivi di viabilità. Nei confronti del 42enne gli investigatori non hanno alcuna segnalazione che possa farlo ritenere vicino a gruppi organizzati o dell'estremismo. Di fatto, è un completo sconosciuto alla Digos, che sta adesso sentendo l'uomo per capire cosa lo abbia spinto a colpire Berlusconi. L'ipotesi, al momento ritenuta più attendibile, è quella del gesto di uno sconsiderato.

I quadri di Tartaglia

I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia I quadri di Tartaglia

FA IL GRAFICO, LAVORA CON IL PADRE - Secondo le prime informazioni raccolte, il 42enne lavora come grafico nella ditta del padre e conduce una vita sociale normale. È stato lui stesso a dire agli investigatori, che lo sentivano in questura, di essere in cura al Policlinico. Sul web sono comparsi in breve tempo diversi gruppi di fan, che inneggiano al suo gesto e che lo vorrebbero "Santo subito"; una fan addirittura si spinge oltre: "Sposami".

PERQUISITA L'ABITAZIONE - Oltre a sentire l'uomo che ha aggredito il premier, i funzionari della Digos hanno contemporaneamente avviato una perquisizione nell'abitazione di Tartaglia a Cesano Boscone, nell'hinterland milanese. Il padre Alessandro ha poi spiegato che la famiglia vota per il Pd, che il ragazzo "è psicolabile e in cura farmaceutica".

 

13 dicembre 2009(ultima modifica: 14 dicembre 2009)

 

 

 

 

 

Era uscito di casa al mattino. Ai genitori aveva detto: "Vado a trovare un'amica"

"Votiamo Pd, ma mai odio per il premier"

Il padre dell'uomo arrestato: Massimo è psicolabile ma non aveva mai fatto male a nessuno

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Massimo Tartaglia, l'uomo che ha colpito Silvio Berlusconi con una statuetta (Ap)

Massimo Tartaglia, l'uomo che ha colpito Silvio Berlusconi con una statuetta (Ap)

CESANO BOSCONE (Milano) - "Io, mio figlio, la mia famiglia, abbiamo sempre votato Pd, in passato ero socialista e votavo per Craxi, ma nessuno di noi ha mai avuto odio per Berlusconi". Lo ha spiegato ai cronisti Alessandro Tartaglia, il padre del 42enne Massimo, l'uomo che ha ferito il premier Berlusconi in Piazza Duomo. Massimo Tartaglia vive infatti ancora con i genitori in una elegante palazzina nel centro di Cesano Boscone. Il padre ha accettato di parlare brevemente, dopo che carabinieri e Digos hanno terminato la perquisizione in casa. In serata il signor Alessandro ha telefonato al San Raffaele, dove il premier è ricoverato. Secondo fonti vicine all'ospedale, si sarebbe detto "costernato" per il gesto del figlio.

"MAI FATTO DEL MALE" - "Massimo è una persona psicolabile, ma non ha mai fatto del male a nessuno - ha mormorato il padre sconvolto ai cronisti -. Anzi lui non ha mai fatto neppure politica attiva, è un volontario del Wwf". Alessandro Tartaglia ha raccontato che il figlio è uscito da casa stamattina verso le 11. "Ciao a tutti - ha salutato i genitori - vado a trovare un amica non so quando torno". In casa nessuno ha sospettato nulla. "Se avessi saputo cosa sarebbe accaduto avrei provato a farlo desistere - ha detto il padre -. Penso che questo episodio sia maturato dal clima negativo che sta montando in Italia". "In casa nostra abbiamo sempre commentato quello che succede in politica - ha detto ancora Alessandro Tartaglia - ma nessuno, e tanto meno mio figlio, ha mai mostrato un'esasperazione particolare".

 

13 dicembre 2009(ultima modifica: 14 dicembre 2009)

 

 

 

 

Gli umori della RETE

Su Facebook le pagine pro-Tartaglia:

"Santo subito", "Sposami, ti prego"

Sul web si scatenano anti-premier: "Ti vogliamo bene Papi, hahahahaha". "Gli doveva rompere il cranio"

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Premier colpito al viso dopo il comizio "Sto bene, sto bene". Ma resta in ospedale (13 dicembre 2009)

Una delle pagine anti-premier apparse su Facebook dopo la notizia dell'aggressione

Una delle pagine anti-premier apparse su Facebook dopo la notizia dell'aggressione

MILANO - Si chiama "CHI HA AGGREDITO BERLUSCONI, SANTO SUBITO", scritto così, tutto in maiuscolo. E' un gruppo aperto su Facebook subito dopo la diffusione della notizia dell'aggressione a Silvio Berlusconi e in pochi minuti ha raccolto una trentina di aderenti, che vanno aumentando a mano a mano (in un'ora hanno è stata superata quota cento). E non è il solo: nello stesso social network un'altro gruppo è stato intitolato "Hanno aggredito Berlusconi! Cosa possiamo dire???". Il titolo apparentemente più innocuo viene forse smentito dalla descrizione che lo stesso autore ha inserito nella finestra di presentazione: "Ti vogliamo bene PAPI! Hahahahaha!" (che in un secondo tempo è stato cambiato in: "Non è un gruppo PRO AGGRESSORE! Ma serve solo per discutere dell'accaduto!"). E ancora, in un'alternanza di pro e di contro: "Massimo Tartaglia personaggio dell'Anno"; "Massimo Tartaglia Vergogna!"; "Tartaglia, (ovvero colui che ha spaccato la faccia a Berlusca)"; "Vergogna a Massimo Tartaglia assalitore di Berlusconi..."; "Io sto dalla parte di Tartaglia"; "Aggredito Berlusconi... Condanniamo la violenza".

GLI UMORI DELLA RETE - Insomma, come spesso accade in occasione di fatti di grossa rilevanza, Facebook registra in tempo reale gli umori della Rete. E mette in evidenza un sentimento, da parte di molti, decisamente non ostile nei confronti dell'aggressione violenta subita dal presidente del Consiglio. Anzi. "Gli doveva rompere il cranio a quel testa d'asfalto" scrive ad esempio Pietro La Riccia nella bacheca del gruppo che vuole Tartaglia santo subito. " Che grande uomo! Che coraggio! Lui si che ha le palle! Degno di merito!" aggiunge Gianluca Masi nello stesso spazio. Alice Madau manda a dire a Tartaglia: "Amico che hai aggredito il duce sei nel cuore di ogni italiano!". E Daniele Stefani: "Aggressore di berlusconi for president!!!!". Mentre Manuel Usai sottolinea: "è anke poco quello ke gli hanno fatto...si meriterebbe molto ma molto peggio...". E Zia Stef si spinge ancora più avanti: "Sposami ti prego :)". E Giuliana Gallo: "E' il giorno più bello della mia vita")

LE VOCI FUORI DAL CORO - C'è anche qualcuno, come Federico Ghiani, che prova a contestare l'esistenza del gruppo e che a sua volta utilizza termini forti ("siete la feccia dell'Italia) per replicare alle irrisioni al premier. E che puntualmente viene ricoperto da insulti nei commenti di risposta. C'è chi, come Massimo Carraro, prova a evidenziare l'incongruenza di esaltare l'aggressione: "dite alla gente di vergognarsi per appoggiare Berlusconi... vergognatevi voi ad elogiare gesti come questo!". E sulla stessa linea Anna Gatti: "Vorrei far notare agli iscritti di questo gruppo e a quelli che inneggiano Tartaglia come un santo che loro stessi saranno contro la ...violenza, la guerra ecc.... Vi sembra coerenza?". E Giampaolo Boso: "Qualsiasi sia la partita, qualsiasi siano le squadre, quando un giocatore si fa male in campo, l'arbitro fischia e le due squadre si fermano. Le aggressioni vanno condannate, tutte, senza se e senza ma... Per cortesia, per stasera, fermiamoci". Ma queste voci sono in netta minoranza. In serata uno dei gruppi citati è stato cancellato, un altro ha eliminato tutti i commenti del wall. E diversi altri gruppi, più di uno a sostegno del premier e diversi altri contro, hanno fatto la loro comparsa.

Al. S.

13 dicembre 2009

 

 

 

LE MISURE

Il doppio errore nel sistema di protezione

Una falla nell’ultimo cerchio della scorta. La Questura aveva avvertito: possibili incidenti

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ROMA — Una ventina di uomini schierati in doppio anello per fare scudo mentre è in mezzo alla folla. La falla nel dispositivo di si­curezza di Silvio Berlusconi si è aperta nel cer­chio più stretto, quello che ha il compito di proteggerlo dalle eventuali aggressioni diret­te o dal lancio di oggetti.

Il dispositivo deve essere a maglie strettissi­me perché nel contatto con la folla il rischio altissimo è quello di un ordigno oppure un colpo d’arma da fuoco. Ma in piazza del Duo­mo qualcosa non ha funzionato e dopo il feri­mento provocato da Massimo Tartaglia c’è sta­to quello che i tecnici ritengono sia stato il se­condo errore. L’auto con il presidente del Con­siglio è infatti rimasta ferma, Berlusconi è ad­dirittura sceso e ha mostrato il volto insangui­nato. In caso di pericolo la personalità dovreb­be invece essere portata immediatamente via per scongiurare rischi maggiori.

Un centinaio di agenti, tecnologie supersofi­sticate, collegamento costante tra tutti gli ad­detti al servizio di scorta e con le centrali ope­rative di polizia e carabinieri: a proteggere Ber­lusconi ci sono uomini che lui stesso ha scel­to, alcuni lo seguono da quando era alla Finin­vest. Fino al 2007 erano inquadrati all’interno del Cesis, l’organo di coordinamento dei servi­zi segreti, ma con piena autonomia. E anche ora che dipendono dall’Aisi, l’ intelligence in­terna, sono di fatto svincolati da qualsiasi ti­po di gerarchia. Lo scambio informativo con il vertice - direttore è il generale Giorgio Picci­rillo - è costante, così come l’analisi di ogni possibile minaccia, ma alla fine le decisioni vengono prese dal responsabile della scorta in accordo con i suoi collaboratori più stretti. Due giorni fa dalla questura di Milano ave­vano comunicato la possibilità che in piazza ci fossero intemperanze. Nulla di organizzato, tanto che i primi controlli escludono la pre­senza di giovani dei centri sociali o di altri gruppi antagonisti. L’eventualità di contesta­zioni anche forti era stata però messa nel con­to.

Milano: Berlusconi colpito al volto

Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto Milano: Berlusconi colpito al volto

Del resto già un paio di mesi fa - pur sottoli­neando l’assenza di un allarme specifico - pro­prio gli analisti dell’Aisi misero in guardia il capo del governo dalla possibilità che "isolati mitomani mettano a segno gesti violenti". In particolare veniva sottolineata la necessità di "evitare contatti ravvicinati con il pubblico so­prattutto in occasione di circostanze occasio­nali e non pianificabili che per la loro natura non consentono la puntuale e preventiva pre­disposizione riguardante i servizi di tutela". Dopo aver visitato Berlusconi in ospedale, il ministro dell’Interno Roberto Maroni si è spostato in prefettura e ha convocato per que­sta mattina una riunione che possa servire a fare il punto della situazione, ma anche a riba­dire la massima fiducia nei responsabili del­l’ordine pubblico nel capoluogo lombardo. "Si tratta di un fatto gravissimo. Il presidente è provato, ma sereno. Certo la botta è stata se­ria ", ha commentato il titolare del Viminale. Subito dopo ha annullato tutti gli altri impe­gni previsti per oggi e non esclude la convoca­zione di un comitato nazionale "per valutare misure adeguate a proteggere la campagna elettorale per le amministrative, che sta per cominciare".

L'aggressore di Berlusconi

L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi L'aggressore di Berlusconi

Esclusa la pista del terrorismo, i responsabi­li della polizia di prevenzione rimangono co­munque al lavoro per monitorare la situazio­ne. E per controllare la rete Internet, con atten­zione particolare ai social network dove già si inneggia a Massimo Tartaglia. A ottobre la procura di Roma avviò un’inchiesta per istiga­zione a delinquere sulla creazione del gruppo "Uccidiamo Berlusconi" nato su Facebook e dispose l’acquisizione dell’elenco di chi aveva aderito. Ora sono state sollecitate nuove verifi­che alla polizia postale. I parlamentari del Popolo della Libertà chie­dono che il Copasir, l’organismo parlamenta­re di controllo dei servizi segreti, "accerti il livello di protezione del presidente del Consi­glio che è questione di sicurezza nazionale". Una verifica immediata sarà compiuta anche dal sottosegretario alla presidenza Gianni Let­ta, titolare della delega ai servizi segreti che già ieri sera ha preso contatto con i vertici del­l’intelligence.

Fiorenza Sarzanini

14 dicembre 2009

Diretta - POLITICA

Berlusconi, notte tranquilla e chiede i giornali

Di Pietro respinge le accuse: "Basta ipocrisie"

Il premier nell'ospedale San Raffaele di Milano: condizioni buone. L'aggressore, Massimo Tartaglia, trasferito a San Vittore. Vertice in Prefettura sul funzionamento dei servizi di sicurezza. Polemica aperta sul leader Idv che "non accetta criminalizzazioni". Bindi: "Solidale, ma il premier fermi il clima di ostilità"

 

09:00 Bindi solidale, "ma il premier abbassi i toni"

Rosy Bindi esprime solidarietà, ma invita anche il presidente del consiglio a "fare la sua parte per mettere fine a un clima di scontro politico e istituzionale di cui anche lui ha non poca responsabilità". "Questi gesti non possono mai essere giustificabili. Berlusconi però non è soltanto una vittima. Del clima di scontro politico e istituzionale avvelenato è anche lui responsabile"

08:57 Di Pietro: "Non accetto criminalizzazioni"

Antonio di Pietro respinge le critiche che gli piovono addosso per aver incluso Berlusconi e il suo governo fra le cause del disagio sociale da cui può essere nata l'aggressione. E punta il dito contro "il balletto sconsiderato di criminalizzazione nei miei confronti a cui sto assistendo da ore". Non intendo associarmi agli ipocriti che vogliono usare questo gesto di violenza folle come una spugna su quanto ha fatto e sta facendo questo governo".

08:47 Tartaglia trasferito a san Vittore

Massimo Tartaglia, l'uomo di 42 anni arrestato ieri dopo aver colpito al volto con un souvenir del Duomo il presidente Silvio Berlusconi al termine del comizio a Milano, è stato trasferito nella notte dalla Questura al carcere di San Vittore. All'uomo sono state contestate le accuse di lesioni pluriaggravate dalla premeditazione e dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa. A Tartaglia, che è stato interrogato dal procuratore aggiunto Armando Spataro, sono stati trovati in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, e una bomboletta di spray urticante al peperoncino

08:46 Convocato vertice in Prefettura

Convocato in mattinata un vertice in prefettura a Milano con il ministro dell'interno Maroni, il prefetto e il questore. Maroni ieri ha già incontrato il prefetto e il questore per una sommaria informativa

08:43 Un cartello fuori dall'ospedale: siamo con te

"Presidente Berlusconi una pronta guarigione. Gli italiani veri sono con te sempre": è quanto è scritto su un cartello, accompagnato da una bandiera italiana, apparso nella notte sulle recinzioni esterne del pronto soccorso dell'ospedale San Raffaele di Milano

08:41 Notte tranquilla: "Portatemi i quotidiani"

Silvio Berlusconi, ricoverato da ieri sera al settimo piano dell'Ospedale San Raffaele di Milano subito dopo l'aggressione subita in piazza Duomo ha trascorso una notte tranquilla e la sua prima richiesta stamattina è stata quella di poter vedere subito i quotidiani

Diretta - POLITICA

Berlusconi, notte tranquilla e chiede i giornali

Di Pietro respinge le accuse: "Basta ipocrisie"

Il premier nell'ospedale San Raffaele di Milano: condizioni buone. L'aggressore, Massimo Tartaglia, trasferito a San Vittore. Vertice in Prefettura sul funzionamento dei servizi di sicurezza. Polemica aperta sul leader Idv che "non accetta criminalizzazioni". Bindi: "Solidale, ma il premier fermi il clima di ostilità"

 

09:00 Bindi solidale, "ma il premier abbassi i toni"

Rosy Bindi esprime solidarietà, ma invita anche il presidente del consiglio a "fare la sua parte per mettere fine a un clima di scontro politico e istituzionale di cui anche lui ha non poca responsabilità". "Questi gesti non possono mai essere giustificabili. Berlusconi però non è soltanto una vittima. Del clima di scontro politico e istituzionale avvelenato è anche lui responsabile"

08:57 Di Pietro: "Non accetto criminalizzazioni"

Antonio di Pietro respinge le critiche che gli piovono addosso per aver incluso Berlusconi e il suo governo fra le cause del disagio sociale da cui può essere nata l'aggressione. E punta il dito contro "il balletto sconsiderato di criminalizzazione nei miei confronti a cui sto assistendo da ore". Non intendo associarmi agli ipocriti che vogliono usare questo gesto di violenza folle come una spugna su quanto ha fatto e sta facendo questo governo".

08:47 Tartaglia trasferito a san Vittore

Massimo Tartaglia, l'uomo di 42 anni arrestato ieri dopo aver colpito al volto con un souvenir del Duomo il presidente Silvio Berlusconi al termine del comizio a Milano, è stato trasferito nella notte dalla Questura al carcere di San Vittore. All'uomo sono state contestate le accuse di lesioni pluriaggravate dalla premeditazione e dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa. A Tartaglia, che è stato interrogato dal procuratore aggiunto Armando Spataro, sono stati trovati in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, e una bomboletta di spray urticante al peperoncino

08:46 Convocato vertice in Prefettura

Convocato in mattinata un vertice in prefettura a Milano con il ministro dell'interno Maroni, il prefetto e il questore. Maroni ieri ha già incontrato il prefetto e il questore per una sommaria informativa

08:43 Un cartello fuori dall'ospedale: siamo con te

"Presidente Berlusconi una pronta guarigione. Gli italiani veri sono con te sempre": è quanto è scritto su un cartello, accompagnato da una bandiera italiana, apparso nella notte sulle recinzioni esterne del pronto soccorso dell'ospedale San Raffaele di Milano

08:41 Notte tranquilla: "Portatemi i quotidiani"

Silvio Berlusconi, ricoverato da ieri sera al settimo piano dell'Ospedale San Raffaele di Milano subito dopo l'aggressione subita in piazza Duomo ha trascorso una notte tranquilla e la sua prima richiesta stamattina è stata quella di poter vedere subito i quotidiani

REPUBBLICA

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2009-12-20

In tv una lite ogni due minuti

e sono i politici a urlare di più

Oltre 38 ore al giorno di Tv sono a rischio offese. A rimetterci i più giovani, ma non solo. Il parere di 130 esperti tra psicologi, psicopedagogisti e sociologi

In tv una lite ogni due minuti e sono i politici a urlare di più

ROMA - Lo zapping è diventato a intolleranza zero e la lite fa audience. Così sui principali canali televisivi, Rai, Mediaset e La7, oltre 38 ore al giorno di programmazione sono a rischio offese, urla e sopraffazioni. E' quanto emerge da uno studio condotto da Comunicazione Perbene, l'associazione non profit che si batte per l'ecologia nella comunicazione con una particolare attenzione ai bambini e che ha lanciato una campagna per fermare la violenza nei media.

Più dei reality show e molto più delle trasmissioni sportive, sul ring del piccolo schermo i più combattivi e astiosi sono i Tg (da bollino rosso per il 71 per cento degli esperti intervistati) e i programmi di informazione. A urlare più delle curve di tifosi e alzare i livelli dell'"urlometro mediatico", sono soprattutto i politici (come evidenzia il 67 per cento degli esperti). Dove ci sono i rappresentanti dello Stato si registra in media un "comportamento scorretto" ogni 3 minuti di messa in onda.

Oltre ai litigi, a essere sotto accusa ci sono gli insulti (indicati dall'85 per cento), le urla (73 per cento) e il sovrapporsi agli altri (66 per cento) senza lasciare la possibilità di replica. Ma il pubblico, che guarda, non è contento. Secondo il 69 per cento degli intervistati, gli effetti sui più giovani possono essere gravi e portare a un aumento dell'aggressività (46 per cento), all'insorgere di stati d'ansia (39 per cento), fino ad arrivare a intolleranza e persino a sociopatie.

L'associazione Comunicazione perbene ha intervistato 130 esperti tra psicologi, psicopedagogisti, sociologi ed esperti di media, oltre ad aver condotto un monitoraggio del web e delle reti nazionali per individuare che spazio hanno, ogni giorno litigi, risse, comportamenti e atteggiamenti aggressivi o diseducativi nei media.

Se resta il piccolo schermo il primo a essere sotto accusa, come sostiene il 75 per cento degli esperti, internet lo segue a ruota e contribuisce ad aumentare il clima di aggressività (48 per cento). In particolare la Rete permette l'interazione attiva dell'utente che non si limita a cambiare canale col telecomando e può invece partecipare attivamente a litigi, insulti e risse armato di mouse.

"La tv è il medium preferito degli italiani e dovrebbe essere uno strumento di informazione o intrattenimento - ha spiegato Saro Trovato, presidente di Comunicazione Perbene -, non una sorta di arena dove a dominare sono liti e violenza. Di fatto la Tv ha un'incredibile capacità di influenzare comportamenti e atteggiamenti, nel bene e nel male. E una Tv dove ogni giorno in decine di trasmissioni vengono proposti comportamenti scorretti non è certo una buona maestra. Oltre alla frequenza dei litigi la cosa preoccupante, come sostengono gli esperti intervistati, è l'atteggiamento di routine con cui vengono accolte le manifestazioni più estreme, come gli insulti e le prevaricazioni. Questo crea una specie di complicità con lo spettatore e contribuisce a far entrare a tutti gli effetti la rabbia incontrollabile nel comportamento comune".

Luca Borgomeo, presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu), organismo dell'Agcom ha ribadito l'importanza di cambaire la situazione. "E' da tempo che segnaliamo come la rissosità sia diventata una costante di molte trasmissioni. Un fenomeno pericoloso, soprattutto per i più piccoli - ha detto Borgomeo - Abbiamo più volte invitato le emittenti ad abbassare i toni. Ma la voglia di scalare l'audience a suon di urla sembra più forte. C'è però tanta gente che apprezza la pacatezza e il sereno confronto"

(20 dicembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Messaggio del premier a una manifestazione di solidarietà organizzata a Verona

"Andrò avanti, per il bene del Paese. L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio"

Berlusconi: "Clima di odio

ha influenzato menti labili"

"Dovremmo cambiare l'Inno: menomale che ci siamo noi"

Berlusconi: "Clima di odio ha influenzato menti labili"

Fiori e auguri di pronta guarigione a Villa San Martino ad Arcore

VERONA - "Credo che a tutti sia chiaro che se

di un presidente del Consiglio si dice che è un corruttore di minorenni, un corruttore di testimoni, uno che uccide la libertà di stampa, che è un mafioso o addirittura uno stragista, un tiranno, è chiaro che in qualche mente labile, e purtroppo ce ne sono in giro parecchie, possa sorgere il convincimento che essere tirannicidi e diventarlo vuol dire essere degli eroi nazionali e fare il bene della propria patria e dei propri concittadini e quindi acquisire un merito e una gloria importante". E' uno dei passaggi chiave dell'intervento telefonico di Silvio Berlusconi all'iniziativa organizzata a Verona una settimana dopo l'aggressione subita a Milano. Da Arcore, dove è in convalescenza, il capo del governo ha chiamato al cellulare il sottosegretario Aldo Brancher e ha rassicurato i partecipanti, circa un migliaio, sul suo impegno: "Queste manifestazioni mi danno una ulteriore spinta ad andare avanti per il bene del Paese. Anzo, dovremmo cambiare il nostro inno: da "Menomale che Silvio c'è a Menomale che ci siamo noi".

"Sono commosso - ha aggiunto il presidente del Consiglio, le cui parole sono state diffuse in piazza Brà da alcuni altoparlanti - e ringrazio Verona che ha per prima voluto organizzare questa manifestazione di solidarietà". "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio", ha ribadito Berlusconi usando le parole pronunciate il giorno in cui è uscito dall'ospedale San Raffaele e scritte sullo striscione che questa mattina campeggiava sulla scalinata del Municipio di Verona. "Questo è il messaggio - ha proseguito - che stiamo portando in giro per tutta l'Italia".

Quanto avvenuto, ha detto poi il Cavaliere, "deve avvisarci del fatto di come sia davvero pericoloso guardare agli altri con sentimenti che non siano di rispetto e di solidarietà ". "Quindi - ha aggiunto - da quest'ultima esperienza dobbiamo essere ancora più convinti di quanto abbiamo praticato fino ad oggi e cioè che sia giusto il nostro modo di considerare gli avversari come persone che la pensano in modo diverso da noi, ma che hanno il diritto di dire tutto ciò che pensano, che noi dobbiamo difenderli per far sì che lo possano dire e che non sono nemici o persone da combattere in ogni modo, ma sono persone da rispettare. Lo facciamo noi con gli altri e ci piacerebbe che lo facessero gli altri nei nostri confronti".

Berlusconi ha concluso con "un abbraccio a tutti" i presenti e l'impegno a "lavorare come prima, più di prima, nell'interesse di tutti".

Il presidente del Consiglio dovrà rimanere a riposo per diversi giorni, ma continua a seguire il dibattito politico e a ricevere visite di esponenti della maggioranza e di componenti del governo. Il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola l'ha incontrato ieri: "L'ho trovato molto bene, è intenzionato a proseguire il suo impegno. Era motivato ma dispiaciuto e ben conscio che è una piccola minoranza quella che istiga all'odio e alla violenza". "Berlusconi è il presidente del consiglio - ha aggiunto Scajola, intervenendo su alcune dichiarazioni dell'onorevole Casini, che parlava di un "dopo Berlusconi" già iniziato - ha un consenso crescente, è fresco e giovane, pieno di energie malgrado le pressioni che riceve e le tante cattiverie che ha subito e addirittura anche la violenza fisica. Mi pare, a questo punto, che il dopo Berlusconi non ci sia".

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Nuova telefonata tra il capo del governo e Fini. Bocchino: si riparta da Violante

Ferrero: il Cavaliere come il mostro di Marcinelle. Insorge il Pdl

Bossi a cena ad Arcore

Berlusconi dialoghi con il Pd

di GIANLUCA LUZI

Bossi a cena ad Arcore Berlusconi dialoghi con il Pd

ROMA - Prima i figli, quelli del matrimonio con Veronica: Barbara, Eleonora e Luigi, di ritorno da Hong Kong, che hanno pranzato con il padre. Poi, la sera, Berlusconi ha riunito a tavola per una cena di lavoro e amicizia Tremonti, Bossi e Calderoli: la triade di ferro che garantisce la saldatura tra Pdl e Lega. Più tardi, per brindare alle candidature in Piemonte e Veneto, sono arrivati anche Cota e Zaia, in corsa per due regioni, accompagnati da Brancher, da sempre l'ufficiale di collegamento di Berlusconi presso la Lega. "Tra noi l'amicizia in politica conta", aveva detto Tremonti al Giornale in polemica con Fini secondo cui "in politica l'amicizia non conta". Ma Tremonti aveva anche aggiunto che si sarebbe parlato di tutto "ma non di politica".

Invece al centro della cena c'è stata proprio la politica, più precisamente la "nuova stagione" politica che si potrebbe inaugurare dopo l'aggressione al premier, la visita di Bersani in ospedale e la frase di D'Alema che a molti è sembrata una proposta a Berlusconi sul "legittimo impedimento".

La Lega vuole arrivare a tutti i costi al federalismo fiscale e alle riforme che sono la sua ragione sociale e per questo applaude alla fase "buonista" del Cavaliere e al dialogo con l'opposizione, tanto che Calderoli ripropone addirittura l'Assemblea costituente bicamerale, sul modello di quella - fallita - presieduta da D'Alema. Senza Pd o con il Pd che si mette di traverso il traguardo diventa molto più difficile e il risultato sarebbe comunque oggetto di polemiche perenni perché una riforma del genere non si fa senza la partecipazione dell'opposizione come ripetono sia Napolitano che il presidente della Camera Fini. Ed è stato proprio il co-fondatore del Pdl l'altro argomento della cena ad Arcore ieri sera. Una visita e una telefonata quando Berlusconi era ancora ricoverato al San Raffaele non hanno minimamente accorciato le distanze politiche fra il presidente del consiglio e Fini, come dimostrano i suoi commenti al voto di fiducia sulla Finanziaria. Ma è imminente un nuovo incontro con Fini, durante le feste di Natale, prima che il Cavaliere si chiuda in una clinica ticinese per rimettersi definitivamente in forma. A sentire La Russa non ce ne sarebbe bisogno: "Ho sentito Berlusconi al telefono ultimamente e l'ho trovato con una voce squillante pronto a scendere in campo" anche se comunque, ammette il ministro della Difesa, "cose del genere lasciano sempre un segno".

Il solco tra Fini e Berlusconi è profondo, ma ieri il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Bocchino, considerato vicino a Fini, nel rilanciare la "bozza Violante", ha aggiunto che "ovviamente l'opposizione non può porre come precondizione l'abbandono dell'iter delle leggi sulla giustizia, che servono al Paese e a sottrarre il presidente Berlusconi alla persecuzione giudiziaria di cui è vittima". Prove di disgelo in casa Pdl? Chi invece del disgelo proprio non sa che farsene è il segretario di Rifondazione comunista Ferrero che usa un paragone violentissimo contro il premier: "L'idea di fare le riforme costituzionali con Berlusconi è come dare un asilo nido in gestione al cosiddetto mostro di Marcinelle". Gasparri chiede l'intervento di Napolitano.

© Riproduzione riservata (20 dicembre 2009)

 

 

L'inciucio è cosa

non buona e ingiusta

di EUGENIO SCALFARI

Ho letto con molto interesse l'articolo del nostro collaboratore Alexander Stille (figlio di tanto padre) pubblicato venerdì scorso su Repubblica. Spiega perché chi si opponga alla politica del Pdl non può che concentrare le sue critiche su Silvio Berlusconi. Non è questione di distinguere la parola "nemico" dalla parola "avversario", la parola "odio" dalla parola "opposizione". Su queste differenze lessicali potremmo (inutilmente) discutere per pagine e pagine senza cavarne alcun risultato, come pure potremmo discutere sulla personalizzazione degli scontri politici in altri paesi.

Negli Stati Uniti, per esempio, lo scontro personalizzato è una prassi durissima e assolutamente normale. Basta ricordare (ed è appena un anno fa) la polemica senza esclusione di colpi tra Obama e Hillary Clinton durante le primarie, quella tra Gore e Bush nella corsa alla Casa Bianca, la campagna dei giornali che portò alle dimissioni di Nixon e Bill Clinton ad un passo dall'"impeachment" all'epoca dello scandalo Lewinsky.

Eppure in nessuno di quei casi i protagonisti avevano mai personalizzato su di sé il partito o la parte politica che rappresentavano come è avvenuto per Silvio Berlusconi. Ma chi lo ha detto meglio di tutti e con maggiore attendibilità è stato Denis Verdini. Il suo non è un nome molto noto, eppure si tratta d'un personaggio di primissimo piano: è il segretario del Pdl, il numero uno dei tre coordinatori di quel partito e soprattutto il co-fondatore di Forza Italia.

Quando Berlusconi decise di scendere in campo, nell'autunno del 1993, affidò la costruzione del partito ai due capi di Publitalia, la società che raccoglieva la pubblicità per il gruppo Fininvest, nelle persone di Dell'Utri e di Verdini. Il primo è da tempo distratto da altri affanni; Verdini è invece nel pieno del suo impegno politico.

Nell'articolo pubblicato dal Giornale il 18 dicembre, Verdini elenca gli obiettivi che il Pdl si propone di realizzare nei prossimi mesi e descrive come meglio non si potrebbe il ruolo di Berlusconi. "Lui ha costruito la figura del leader moderno - scrive Verdini - anzi ha costruito la leadership come istituzione. Per affrontarlo, anche gli altri partiti dovranno affidarsi ad una leadership e se non riusciranno a farlo saranno sempre sconfitti.

Ma anche i "media" non potranno esimersi dal concentrare sul leader la loro attenzione, se vorranno cogliere il vero significato di quanto accade".

Segue l'elenco degli obiettivi: smontare la Costituzione e adeguarla alla Costituzione materiale; cambiare il sistema di elezione del Csm e quello della Corte costituzionale; riformare la giustizia separando le carriere dei magistrati inquirenti da quelle dei giudicanti; concentrare nella figura del premier tutti i poteri dell'Esecutivo e sancire che tutti gli altri poteri siano tenuti a collaborare lealmente con lui perché lui solo è l'eletto del popolo e quindi investito della sovranità che dal popolo emana.

Quest'articolo è infinitamente più preoccupante delle esagitate denunce e liste di proscrizione lanciate da Cicchitto in Parlamento, da Feltri e da Belpietro sui loro giornali e dai vari "pasdaran" del berlusconismo di assalto. Verdini l'ha scritto il 18 dicembre, quando già Berlusconi era tornato ad Arcore ed aveva avviato la politica del dialogo con l'opposizione. Esso contiene dunque con lodevole chiarezza le condizioni di quel dialogo, con l'ovvio preliminare che essi comportano e cioè il salvacondotto in piena regola riguardante i processi del premier. Da qui dunque bisogna partire, tutto il resto è pura chiacchiera.

* * *

I giornali di ieri hanno dato notevole risalto alla battuta di D'Alema sull'utilità ed anzi la necessità, in certi momenti della vita politica, di far ricorso agli "inciuci". La parola "inciucio" denomina un compromesso malandrino tra parti politiche avversarie, un compromesso sporco e seminascosto che contiene segrete pattuizioni e segreti benefici per i contraenti, nascosti al popolo-bue.

Per esemplificare la sua battuta sull'utilità dell'inciucio D'Alema ha citato la decisione di Togliatti di votare, nell'Assemblea costituente del 1947, per l'inclusione del Concordato nella Costituzione italiana. Ma l'esempio è stato scelto a sproposito: la costituzionalizzazione del Concordato tra lo Stato e la Chiesa non fu affatto un inciucio ma un trasparente atto politico con il quale il Pci, distinguendosi dal Partito socialista e dal Partito d'azione, dichiarò la sua contrarietà a mantenere viva una contrapposizione tra laici e cattolici.

Si può non concordare con quella posizione; del resto la sinistra ha sempre privilegiato le lotte sociali rispetto alle cosiddette libertà borghesi, iscrivendo tra queste anche la laicità che non fu mai un cavallo di battaglia del Pci. Si può non condividere ma, lo ripeto, l'inciucio è tutt'altra cosa e D'Alema lo sa benissimo.

Credo di sapere perché D'Alema ha scelto di usare quel termine così peggiorativo: vuole stupire, gli piace esser citato dai "media", è una civetteria di chi, essendo molto sicuro di sé, sfida e provoca e si diverte.

È fatto così Massimo D'Alema. I compromessi gli piace descriverli, teorizzarli, talvolta anche tentarne la realizzazione, annusarne il cattivo odore, sicuro che se gli riuscisse di farli sarebbe comunque lui a guidarli verso l'utilità generale perché lui è più bravo degli altri.

In realtà non è riuscito a metterne in pista nessuno. Ma la sua provocazione ha suscitato preoccupazioni nel suo partito e parecchie reazioni. Si è dovuto parlare di lui per l'ennesima volta. Sarà contento perché era appunto ciò che voleva.

I suoi contraddittori hanno deciso che bisognerà spostare il tiro sui problemi economici ai quali il governo ha dedicato pochissima attenzione. Sarà su di essi che si svolgerà il grande confronto tra la sinistra e la destra.

È vero, il governo non ha fatto nulla, la nostra "exit strategy" dalla crisi è del tutto inesistente e farà bene l'opposizione e il Pd a darsene carico, ma il centro dello scontro non sarà questo. Il centro dello scontro l'ha indicato Verdini, sarà sullo smantellamento della Costituzione. Sul passaggio dallo Stato di diritto allo Stato autoritario.

* * *

Berlusconi vuole il dialogo. Che cosa vuol dire dialogo? Lo spiega quasi ogni giorno sul "Foglio" Giuliano Ferrara. Lo spiegano gli editorialisti terzisti "ad adiuvandum": dialogo vuol dire mettersi d'accordo sul percorso da seguire e poi attuarlo con leale fedeltà a quanto pattuito. Insomma un disarmo. Unilaterale o bilaterale? Vediamo.

Berlusconi chiede: la legge sul legittimo impedimento come strumento-ponte che lo metta al riparo fino al lodo Alfano attuato con legge costituzionale; rottura immediata tra Pd e Di Pietro; riforme costituzionali e istituzionali secondo lo schema Verdini. In contropartita Berlusconi promette di parcheggiare su un binario morto la legge sul processo breve e di "riconoscere" il Pd come la sola forma di opposizione.

Va aggiunto che Berlusconi non pretende che il Pd voti a favore della legge sul legittimo impedimento; vuole soltanto che essa non sia considerata dal Pd come un ostacolo all'accordo sulle riforme.

Vi sembra un disarmo bilaterale? Chiaramente non lo è. Chiaramente sarebbe un inciucio di pessimo odore.

In una Repubblica parlamentare il dialogo si svolge quotidianamente in Parlamento. Le forze politiche presentano progetti di legge, il governo presenta i propri, il Capo dello Stato vigila sulla loro costituzionalità, i presidenti delle Camere sulla ricevibilità di procedure ed emendamenti nonché sul calendario dei lavori badando che anche i progetti di legge formulati dall'opposizione approdino all'esame parlamentare.

Non si tratta dunque di un dialogo al riparo di occhi indiscreti ma d'un confronto aperto e pubblico, con tanto di verbalizzazione.

Quanto alla richiesta politica di rompere con Di Pietro, non può essere una condizione in vista di una legittimazione di cui il Pd non ha alcun bisogno e che la maggioranza non ha alcun titolo ad offrire. Come risponderebbe Berlusconi se Bersani gli chiedesse di rompere con la Lega? Che non è meno indigesta di Di Pietro ad un palato democraticamente sensibile ed anzi lo è ancora di più?

La conclusione non può dunque essere che l'appuntamento in Parlamento. Il punto sensibile è l'assalto alla Costituzione repubblicana. Ci sarà un referendum confermativo poiché sembra molto difficile una riforma condivisa. A meno che il premier non receda dai suoi propositi che, nella versione Verdini, sono decisamente eversivi. Uso questa parola non per odio verso chicchessia ma per amore verso lo Stato di diritto che è condizione preliminare della democrazia.

(20 dicembre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-12-19

"Elogio dell'inciucio"

Di Pietro contro D'Alema

ROMA - Di Pietro contro D'Alema. L'elogio "condizionato" all'inciucio dell'ex premier non è affatto piaciuto al leader dell'Idv: "Mettere sullo stesso piano l'accordo Stato-Chiesa e il salvacondotto giudiziario che Berlusconi pretende per i suoi reati - dice Di Pietro - è un'offesa alla storia repubblicana, un oltraggio alla Costituzione e un peccato per i credenti".

L'ex pm di Mani pulite aggiunge: "Nel primo caso, infatti, non si tratta di un inciucio, ma di un accordo di alto livello per stabilire rapporti fra Stati sovrani e garantire la libertà religiosa. Nel secondo caso ci troviamo di fronte agli interessi personali e giudiziari dell'attuale Presidente del Consiglio, che vuole approfittare del suo ruolo e della sua posizione per cambiare le leggi e la Costituzione, solo per non farsi processare. Ma ciò l'onorevole D'Alema lo sa meglio di me: le ragioni sono altre e devono assolutamente essere chiarite".

(19 dicembre 2009)

 

 

 

 

La possibilità di un accordo con Silvio Berlusconi su giustizia e riforme divide il Pd

Oscar Luigi Scalfaro: "Non sono contro una tutela al premier, a patto che non ci sia danno a terzi"

D'Alema elogia l'"inciucio"

"Lo fece Togliatti con la Chiesa"

"Serve alla convivenza". Attacco alla cultura azionista

di GIOVANNA CASADIO

D'Alema elogia l'"inciucio" "Lo fece Togliatti con la Chiesa"

Massimo D'Alema

ROMA - "Certi "inciuci" farebbero bene al paese". In nome della realpolitik, Massimo D'Alema rilancia il confronto tra Pd e Pdl. Non sono le polemiche a fermare l'ex ministro degli Esteri, che l'altra sera, nel "caminetto" dei leader democratici riunito dal segretario Bersani, aveva già messo sul tavolo il suo punto di vista. Con un paio di battute, ieri - durante la presentazione del libro "Comunisti immaginari" di Francesco Cundari - torna sulla questione dell'apertura a Berlusconi e al centrodestra, sulle riforme a cominciare da quella della giustizia. E tanto per fare un esempio di "inciucio", ricorda l'articolo 7 della Costituzione sui rapporti tra Stato e Chiesa votato dal Pci di Togliatti nell'Assemblea costituente.

"I comunisti italiani hanno sempre dovuto difendersi da questo tipo di accuse - ricorda D'Alema - C'è sempre stato qualcuno più a sinistra, una cultura azionista che ha sempre contestato questo, da quando Sofri accusa Togliatti di non volere fare la rivoluzione, dall'articolo 7 in giù che è stato il primo grande "inciucio"... ma questi "inciuci" sono stati molto importanti per costruire la convivenza in Italia, oggi è più complicato, ma sarebbero utili anche adesso. Invece questa cultura azionista non ha mai fatto bene al paese...". I dirigenti comunisti, precisa, "hanno avuto un ruolo di educare i cittadini", e di nuovo cita Togliatti e la diversità dei comunisti italiani. Dal fronte dalemiano arriva la contrarietà di Nicola Latorre alla "delegittimazione giudiziaria del premier: avendo vinto Berlusconi le elezioni, deve governare questo paese fino a fine legislatura".

Bersani, però, ribadisce che la barra è dritta: il Pd non voterà mai leggi "ad personam" per aiutare il premier a uscire dai suoi guai giudiziari. Strada che nel partito non troverebbe consensi: contraria la presidente Rosy Bindi ("La maggioranza ha i numeri per approvare le leggi che ritiene, non chieda avalli a noi"), come Piero Fassino ("Attenti a non cambiare rotta") e il capogruppo alla Camera, Dario Franceschini. Tanto che il responsabile giustizia, Andrea Orlando accusa Di Pietro di mistificare. Il leader di Idv infatti aveva definito "senza senso la proposta di D'Alema" di una leggina pro Berlusconi che "i suoi stessi elettori boccerebbero; è scandaloso solo pensarlo; è come dire che piuttosto che essere colpiti da uno sparo è meglio essere accoltellati". Replica Orlando: "È incredibile che Di Pietro impieghi gran parte del suo tempo per attaccare il Pd. La nostra posizione sul cosiddetto legittimo impedimento è chiara: siamo contrari. Quindi una polemica pretestuosa contro D'Alema, il quale ha utilizzato semplicemente un paradosso".

Il Pd sembra diviso sul dialogo. Da Oscar Luigi Scalfaro, padre costituente, ex capo dello Stato, cattolico democratico, parte uno spunto di riflessione per il centrosinistra: "Non sono per nulla contrario all'ipotesi di un provvedimento che dia una tutela al premier a condizione che non ci sia danno a terzi". Scalfaro è stato anche magistrato. Osserva: "Tale provvedimento però non deve sospendere i termini per la chiusura dei processi". Un intervento a tutto campo quello del presidente emerito: sulle elezioni anticipate ("Sarebbero da evitare, perché sciogliere le Camere sono interventi traumatici, una patologia seria"); sullo sfidante di Berlusconi ("Rosy Bindi avrebbe l'intelligenza e la grinta per sconfiggere Berlusconi alle prossime politiche"); sul Pd ("Sono un simpatizzante").

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2009-12-18

Il presidente della Camera invia un biglietto di auguri con flacone di Valium "per festività serene"

Il direttore del Giornale: "Rema contro, non è più una risorsa per il Pdl ma un problema da risolvere in fretta"

Fini manda un tranquillante a Feltri

"Accetto, ma lui vada piano col lambrusco"

Durante la visita a una parrocchia romana la terza carica dello Stato auspica

che "l'anno nuovo sia nuovo anche nel modo di affrontare i problemi della società"

Fini manda un tranquillante a Feltri "Accetto, ma lui vada piano col lambrusco"

Vittorio Feltri

ROMA - Un flacone di Valium insieme a un biglietto di auguri di Buon Natale. E' questo il regalo che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha inviato ieri al direttore del Giornale, Vittorio Feltri, che continua ad attaccarlo sulle pagine del quotidiano. Significativo il messaggio: "Egregio direttore, per festività 'serene' senza ossessioni e allucinazioni. Firmato: Gianfranco Fini". Gli auguri sono stati inviati dopo che sul quotidiano era comparso un editoriale nel quale Feltri sosteneva che con l'aggressione di Milano a Berlusconi era crollato il piano del ribaltone di Fini. Da ciò l'invio del flacone di tranquillante con annesso biglietto di auguri.

"Non ho ancora ricevuto la confezione di Valium" ha commentato Feltri accettando "volentieri" il dono natalizio di Fini cui rivolge però una raccomandazione: "ci vada piano con il lambrusco, il rosso fa bene ma non bisogna esagerare. E lui ultimamente ha fatto parecchio uso di 'rosso', e non gli ha fatto bene...".

Più tardi, durante una visita alla parrocchia Dio Padre misericordioso alla periferia di Roma, il presidente della Camera ha espresso l'auspicio che "il nuovo anno sia nuovo non solo perché cambia la data, ma anche nel modo in cui la società affronta i suoi problemi". E ha sottolineato che dall'esperienza delle parrocchie può venire un insegnamento utile: "Nella collaborazione tra le istituzioni e nell'impegno disinteressato dei cittadini c'è la conferma della possibilità di fare, se lo si vuole, l'interesse generale".

Intanto oggi sul Giornale una nuova puntata del "caso Fini" con un intervento in prima pagina di Ignazio La Russa che smentisce il ribaltone e definisce "fuoco amico" il continuo attacco nei suoi confronti. "Il Giornale con il suo direttore rivolge la sua penna appuntita come un'arma contro il presidente della Camera. Si tratta del classico 'fuoco amico' che fa molto più male di quello proveniente dal fronte opposto che è almeno atteso e prevedibile" scrive La Russa. Poiché "nemmeno in una ipotesi di fantapolitica potrei essere disponibile a boicottare il Pdl o il governo - sottolinea il coordinatore del Pdl - posso tranquillamente affermare che l'articolo di fondo di ieri è privo di fondamento". Se Fini volesse farsi un gruppo, spiega il ministro della Difesa, non avrebbe difficoltà a trovare i deputati disponibili, ma non è questo il problema. Il problema, sottolinea La Russa, è "di natura squisitamente politica ma non è questa la sede per discuterne".

Secca la replica di Feltri: "Ok, non discutiamone ora. Ma quando lo faremo? Intanto mi arrangio da solo". E lo fa rispondendo su un'altra pagina a una lettera aperta del deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta, pubblicata sempre sul Giornale in cui il parlamentare sostiene che non sarebbe in vista nessun divorzio tra Fini e Berlusconi. "Avere un Fini che rema contro - scrive oggi il direttore - non è più una risorsa per il Pdl, ma un problema. Da risolvere in fretta".

Premettendo che "fino a un certo punto non è stato difficile stare dalla sua parte", Feltri sostiene che oggi "nella testa di Fini è successo qualcosa che ha trasformato l'uomo e lo ha reso distante dal partito a cui appartiene". Certo, continua, "molte sue idee sono da sposare in astratto", ma siccome "si è reso conto che ricoprendo un ruolo istituzionale non conta molto politicamente, allora comincia ad assumere atteggiamenti e posizioni eccentriche rispetto alla coalizione di governo".

Insomma, dice Feltri, "si 'fidanza' con la sinistra, che lo applaude ogni due per tre, e lui ne gode". Fra l'altro "accusa il premier di cesarismo, proprio lui che in An non è mai stato eletto capo ma acclamato; proprio lui che la democrazia interna non l'ha mai praticata". Un problema quindi da "risolvere in fretta" perché, conclude Feltri, "ora viviamo in una situazione di emergenza e il centrodestra ha bisogno di essere unito per agire senza tentennamenti a costo di adottare mezzi e sistemi eccezionali".

(18 dicembre 2009)

 

 

 

Visite, doni e biglietti al premier rientrato ieri a Villa San Martino ad Arcore

Fra i primi a vederlo Fabrizio Cicchitto, attesi per domani Tremonti, Bossi e Scajola

Berlusconi, primo giorno a casa

Marina: "Mio padre sta bene"

La figlia del premier conferma le buone condizioni di salute del padre

La residenza del premier circondata da un imponente servizio di sicurezza

Berlusconi, primo giorno a casa Marina: "Mio padre sta bene"

Messaggi di bentornato ad Arcore

MILANO - Prima giornata di convalescenza per Silvio Berlusconi, rientrato ieri pomeriggio ad Arcore dopo quattro giorni di ricovero all'ospedale San Raffaele in seguito all'aggressione subita domenica scorsa in piazza Duomo. E notizie, seppur laconiche, sulle condizioni di salute del presidente del Consiglio arrivano dalla figlia Marina: "Mio padre sta bene", ha risposto ai cronisti all'uscita dalla sede di Mediobanca.

A Villa San Martino, residenza del premier, via vai di visitatori fin dalle prime ore del mattino. Fra i primi ad andare a trovare Berlusconi, anche il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e l'avvocato del premier Niccolò Ghedini. Attesi per domani il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e il leader della Lega Umberto Bossi e il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, rientrato ieri mattina a Roma dopo aver guidato una missione Stato-Regioni in India. Domani sera a Villa San Martino si dovrebbe tenere la cena per gli auguri di Natale.

Numerosi i pacchi dono e i messaggi di auguri e solidarietà arrivati alla portineria della villa. La strada che costeggia la proprietà è monitorata costantemente nelle due direzioni dalle forze dell'ordine; alle auto e ai pedoni è consentito il passaggio ma non la sosta davanti all'abitazione. Davanti all'ingresso principale, finanzieri e agenti in borghese.

(18 dicembre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

2009-12-17

Berlusconi lascia l'ospedale

"Se cambiano i toni, dolore non inutile"

Il premier ha lasciato l'ospedale dopo l'aggressione di domenica. Andrà nella villa di Arcore e dovrà stare a riposo per 15 giorni. "Se cambiano i toni, il mio dolore non sarà stato inutile. Se l'opposizione prenderà le distanze dai fomentatori ci sarà dialogo. In ogni caso noi andremo avanti con le riforme". Replica il segretario del Pd Pierluigi Bersani: "Il premier e la maggioranza pensino alle loro cose"

 

16:39 Sindaco di Arcore: "Ho trovato Berlusconi abbastanza provato"

"L'ho trovato abbastanza provato. Mi ha abbracciato e mi ha ringraziato. Mi ha detto: "Marco sono sempre a tua disposizione'". Con queste parole il sindaco di Arcore Marco Rocchini ha sintetizzato il suo breve incontro con il presidente del consiglio Silvio Berlusconi al suo rientro a villa San Martino.

15:54 Berlusconi arrivato ad Arcore

Berlusconi arrivato ad Arcore. L'arrivo del presidente è stato salutato da un applauso da parte di un gruppo di cittadini che lo aspettavano vicino all'ingresso di Villa San Martino. I giornalisti sono invece stati tenuti a un centinaio di metri di distanza dalla residenza del premier.

15:33 Berlusconi dal dentista

Silvio Berlusconi, dopo le sue dimissioni dall'ospedale San Raffaele di Milano, si è recato dal suo dentista di fiducia per la ricostruzione dei due denti rotti

14:30 Prodi: auguri al premier, basta scontri

Romano Prodi fa gli auguri di pronta guarigione al presidente del Consiglio: "Gli faccio proprio gli auguri di cuore, auguri che si rimetta presto", dice intervistato dal Gr1. Alla domanda se da questo clima, questo scontro perenne, si possa uscirne in qualche modo, l'ex premier ha così risposto: "Io non ho mai ritenuto che ci dovesse nemmeno essere l'inizio di uno scontro"

14:05 Schifani: "Riforme nel 2010"

"Credo che dal Senato l'anno prossimo il percorso delle riforme partirà" dice il presidente del Senato, Renato Schifani.

14:04 Di Pietro: "Maggioranza criminalizza Travaglio"

"Voi criminalizzate come terroristi coloro che come Travaglio cercano di aprire gli occhi ai cittadini prima che sia tardi. Mettete a rischio la vita di queste persone perche' voi armate la mano assassina". Lo afferma Antonio Di Pietro

14:00 Schifani: "No ai trasformismi"

"No a cambi di maggioranza, a ricomposizioni e scomposizioni di maggioranze. Una coalizione è rappresentata dal suo leader. Il trasformismo nuoce alla credibilità della politica in Sicilia come a Roma". Lo dice il Presidente del Senato, Renato Schifani. Che ha aggiunto: "Se non si abbassano i toni si rischia di trovarsi nell'anticamere dell'emergenza. C'è un tentativo strisciante di una strategia della tensione che va isolato'

13:57 Finocchiaro: "Non rompiamo con l'Idv"

"Credo che il Pd non debba rompere con l'Italia dei Valori. Penso invece che sia il momento di tenere pronto il fronte delle opposizioni. Questo non significa che io condivida tutte le posizioni e i modi dell'onorevole Di Pietro". Lo ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato

13:47 Schifani: "Intervenire su siti web"

"Dobbiamo fare qualcosa per evitare che sui siti internet ci siano veri e propri inni alla violenza": lo ha detto il presidente del Senato Renato Schifani

13:40 Micromega,25mila adesioni per Travaglio

Sono già 25 mila le adesioni (attraverso il sito e Facebook) all'appello promosso ieri da MicroMega in difesa di Marco Travaglio, nonchè del 'Fatto Quotidiano' e del gruppo 'Repubblica-Espresso'.

13:37 Schifani: "politica vilipendio, humus violenza"

"A volte la politica dello scontro e del vilipendio prevale sulla dialettica politica. Quando ciò avviene, si crea l'humus per episodi gravi come quello di domenica": lo ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani

13:36 Bersani: "Perplesso sulle norme Maroni"

"Consiglierei molta cautela e di andare a vedere bene di che si trtta. Io sono molto, molto perplesso". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, commenta il via libera del Cdm alle misure proposte dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, su manifestazioni e web, in seguito all'aggressione subita da Berlusconi

13:32 Bossi: "Dialogo? Speriamo"

"Speruma!". Così, con un auspicio in piemontese ('Speriamò) il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, replica in Transatlantico alla Camera a chi gli chiede delle parole di Berlusconi che ha espresso l'auspicio che il suo dolore possa servire a far ripartire il dialogo sulle riforme.

13:28 Bersani: "No a leggi ad personam"

"Noi votiamo contro a qualunque legge ad personam" e "siamo contrari anche al legittimo impedimento". Lo ribadisce Pier Luigi Bersani parlando coni cronisti alla Camera.

13:22 Bersani a Berlusconi: "Pensi a quello che deve fare lui"

"Quello che dobbiamo fare noi lo sappiamo bene. La maggioranza e Berlusconi pensino a quello che devono fare loro". Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani risponde, dopo il voto sulla finanziaria, all'invito di Berlusconi di prendere le distanze "dai pochi fomentatori di violenza" per aprire "una stagione di dialogo".

12:56 Arcore, arrivo del premier verso le 14.30

L'arrivo del premier a villa San Martino ad Arcore è previsto "tra un paio d'ore", cioè tra le 14.30 E le 15.

12:55 Berlusconi: "Andremo avanti con le riforme"

"Alcuni esponenti dell'opposizione sembrano averlo capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potra' finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo' - continua il premier - In ogni caso, noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono''.

12:44 Di Pietro: "Governo con metodi fascisti"

"Avete messo la fiducia sulla Finanziaria per problemi interni alla vostra stessa maggioranza. Questo è il metodo prevaricatore che portate avanti da sempre. Il metodo fascista, piduista, è quello di sempre, anche in questa occasione". Lo ha detto il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di PIetro parlando in Aula alla Camera durante le dichiarazioni di voto sulla Finanziaria.

12:43 Berlusconi: ""Se cambiano i toni, mio dolore non inutile"

"Mi rimarranno due cose come ricordo di questi giorni: l'odio di pochi e l'amore di tanti, tantissimi, italiani. Agli uni e agli altri faccio la stessa promessa: andremo avanti con più forza e più determinazione di prima sulla strada della libertà. Lo dobbiamo al nostro popolo, lo dobbiamo alla nostra democrazia, nella quale non prevarranno nè la violenza delle pietre, nè quella peggiore delle parole. In questi giorni ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell'opposizione. Se cambiano i toni, il mio dolore non è inutile" afferma Berlusconi

12:41 Abbassate i toni, il decalogo di Farefuturo

Il periodico online della Fondazione Farefuturo propone un "possibile decalogo per un reale abbassamento dei toni", da leggere - si specifica nell'articolo - "sottovoce e non urlando".

12:34 Berlusconi, gli auguri del cdm

Il consiglio dei ministri ha formulato gli auguri di pronta guarigione a Silvio Berlusconi.

12:11 Moratti: "A Milano non c'è clima anni '70"

"Non penso che a Milano si respiri aria da anni Settanta" dice il sindacio Letizia Moratti.

11:49 Berlusconi ha lasciato l'ospedale

Berlusconi ha lasciato l'ospedale. Porta una vistosa medicazione sul volto che gli copre naso, labbro superiore e parte sinistra del volto.

11:47 Bonaiuti: "Conferenza stampa di fine anno sarà rinviata"

"Credo che la conferenza stampa non ci sarà e la sposteremo in avanti". Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, ospite di "Un Caffè con...", su Sky Tg24, parlando dell'incontro di fine anno tra i giornalisti e il premier Silvio Berlusconi.

11:22 Giovani Pdl sotto Palazzo Chigi

Una trentina di giovani del Pdl sta manifestando davanti a Palazzo Chigi per manifestare solidarietà a Silvio Berlusconi. Gli striscioni sono: "Presidente, siamo con te" e "La libertà vince la violenza". Molti gli slogan contro Antonio Di Pietro.

11:09 Arcore, striscione di "bentornato a casa"

Uno striscione bianco con la scritta 'Bentornato a casa' è stato posto sulla siepe a fianco all'ingresso della villa di Berlusconi ad Arcore, dove in mattinata è atteso il rientro del presidente del Consiglio.

10:59 Stampa elvetica: Berlusconi in una clinica svizzera

Silvio Berlusconi intenderebbe recarsi nei prossimi giorni in una clinica svizzera, la 'Ars Medica' in Ticino, per "cancellare ogni traccia dell'aggressione" subita al volto: lo scrive oggi il quotidiano svizzero 'Le Matin'.

10:57 Gesuiti: "Cosa esprimono i giornali?"

"Se la stampa fa sempre meno informazione e sempre più opinione, di chi sono la coscienza critica, oggi, i giornali? Di chi rispecchiano il pensiero e di chi orientano le scelte? Di quali pezzi della società colgono i segnali e di quali blocchi sociali ascoltano le vibrazioni?". Sono le domande che Civiltà Cattolica si pone in un commento al 43esimo Rapporto Censis.

10:50 Berlusconi sta per lasciare l'ospedale

Il premier Silvio Berlusconi lascerà l'ospedale San Raffaele tra pochi minuti. A dare la notizia è stata la trasmissione "Mattino cinque".

10:05 Avvenire: "Le parole hanno innescato le bombe"

"Che cosa ha innescato le bombe? Parole. Parole di fuoco. Come quelle che hanno preceduto il ferimento del premier e ancora l'accompagnano. E però nel palazzo non si cambia registro. Un'aggressione, della dinamite. Che cosa si aspetta di più?". E' la domanda che il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, mette oggi in prima pagina.

10:03 Bonaiuti: "Premier amareggiato perché è successo a Milano"

"E' amareggiato per quello che gli è capitato nella sua Milano, dal momento che lui è milanese fin nel midollo" dice il portavoce di premier Paolo Bonaiuti.

09:56 Berlusconi lascerà l'ospedale alle 10,30

Berlusconi lascerà l'ospedale alle 10,30

09:31 Bonaiuti: "Difficile tener fermo Berlusconi"

"Berlusconi è imprevedibile. Dovrà saltare gli impegni della prossima settimana, ma sarà difficile arginarlo...". E' quanto ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, parlando a "Mattino 5". Poi Bonaiuti per far capire meglio il senso delle sue parole ha canticchiato la canzone di Lucio Battisti 'Io vorrei...': "Come può uno scoglio arginare il mare...".

09:27 Cicchitto: "Non sono un incendiario"

"Tutto posso essere tranne che un incendiario. Ho dato voce al popolo della liberta'''. Cosi', il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, intervistato da Maurizio Belpietro su 'Mattino5'.

"Col mio intervento - spiega Cicchitto - ''dovevo esprimere in Parlamento l'indignazione dei miei deputati e di milioni di elettori per il ferimento di Berlusconi e la campagna di odio contro di lui. Ma ho fatto tutte le distinzioni possibili e immaginabili fra una catena editoriale'', alcune trasmissioni televisive e ''un'opposizione normale'' come Pd e Udc".

09:11 Medvedev: "Auguri di pronta guarigione"

Il presidente russo Dmitri Medvedev condanna il gesto sconsiderato dell'uomo che ha aggredito Silvio Berlusconi e augura al presidente del consiglio "una pronta guarigione". "Abbiamo visto le immagini: certo erano sequenze terribili" ha detto il consigliere del leader del Cremlino Arkadij Dvorkovic. Per il presidente russo l'aggressione a Berlusconi dimostra a "quali rischi va incontro il leader di un paese".

08:38 Bonaiuti: "Ha dormito molto bene"

"Ha dormito molto bene stanotte, non ha avuto dolori, penso che nella tarda mattinata o nel primo pomeriggio dovrebbe uscire". Lo ha detto Bonaiuti parlando a Rainews24 davanti al San Raffaele di Milano

08:33 Berlusconi, ultima notte in ospedale

Quarta notte in ospedale per Silvio Berlusconi. Dovrebbe essere l'ultima. Il premier si è svegliato poco prima delle 7. Il presidente del Consiglio ha ricevuto come sempre per prima cosa la rassegna stampa arrivata da Palazzo Chigi. Oggi, nelle prime ore del pomeriggio, è prevista l'uscita del premier dall'ospedale, secondo quanto ha dichiarato ieri Alberto Zangrillo, primario del nosocomio milanese e medico di fiducia del Cavaliere.

 

 

 

 

 

Casini: "Per le riforme serve un fronte comune". "Io leader

del centrosinistra? Se continua l'attacco alla Costituzione, sono pronto"

Casini: "Contro i falchi del Pdl

fronte della legalità Udc-Pd"

L'Udc dice no al processo breve, ma è pronta a discutere di Lodo e legittimo impedimento

di GOFFREDO DE MARCHIS

Casini: "Contro i falchi del Pdl fronte della legalità Udc-Pd"

Pierferdinando Casini

ROMA - Si fida ma continua a mettere le mani avanti: "Se Berlusconi coltivasse, o avesse coltivato vista la smentita, l'insano proposito del voto anticipato avrebbe una risposta repubblicana". Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini pensa che questo sia il momento di un percorso costituente, non delle urne. Ma a Bondi che lo accusa di mirare alla guida del centrosinistra risponde: "In condizioni normali non mi preparo a niente. Se il Pdl invece punta a travolgere i poteri costituzionali, allora mi preparo a tutto". La speranza resta un'altra, "che Berlusconi prenda spunto da quello che gli è capitato per cambiare passo e toni, quando tornerà sulla scena".

Cambiare toni rispetto a Cicchitto, presidente Casini?

"Quello è il minimo. Sono amico di Cicchitto e gli dico chiaro e tondo che ha sbagliato. Si lamenta degli insulti alla maggioranza e poi usa lo stesso linguaggio. Mi auguro che le sue parole siano il frutto di un surriscaldamento temporaneo".

E se rispondessero a un percorso logico che arriva fino alle elezioni anticipate?

"Questo disegno francamente non lo vedo. Sono contento che Berlusconi, prima dell'incidente, l'abbia smentito. Ma in questi mesi abbiamo visto due Berlusconi. Il primo è quello del discorso di insediamento alla Camera, dell'emergenza Abruzzo, dell'intervento sul 25 aprile. Un Berlusconi pallido, purtroppo, perché è sparito subito. Sostituito dalla seconda versione: un premier arrembante, che attacca ferocemente gli organi dello Stato al quale non si può che rispondere con il linguaggio della fermezza".

O proponendo un fronte tra Pd, Udc e Idv, come ha fatto lei. I giornali di destra, per questo, l'hanno inserita tra i mandanti morali di Tartaglia.

"Se abbiamo voglia di ridere ridiamo pure. Se invece facciamo le persone serie, allora queste accuse rientrano nella categoria della miseria umana. Solo chi è in malafede fa finta di non capire la differenza tra la politica e l'odio. La politica contempla la presenza di valori diversi, l'odio prevede solo un mondo di nemici".

Ma il Cln contro Berlusconi implica la lotta contro un dittatore, no?

"Rispondo solo di quello che ho detto io. E che confermo. Se Berlusconi coltivasse, o avesse coltivato vista la smentita, l'insano proposito del voto anticipato avrebbe una risposta, come dire, repubblicana e nazionale".

Con voi ci sarebbe anche Fini?

"Questa risposta secondo me troverebbe dalla stessa parte anche molti esponenti del Pdl, non solo Fini".

Cosa significa cambiare passo?

"Non fare cadere l'appello del capo dello Stato al quale un po' tutti abbiamo risposto con un eccesso di strumentalità. Invece dobbiamo ripartire dal voto del Senato sulle riforme. L'ho detto l'altra sera, incontrandoli di persona, a Bersani e D'Alema. L'ho ripetuto al telefono a Berlusconi e a Gianni Letta. Questo è il momento di chiudere i falchi in gabbia e far volare le colombe. Di solito un partito intermedio come il mio si mette sulla riva del fiume e aspetta che implodano i grandi partiti per trarne un vantaggio elettorale. Noi al contrario vogliamo sederci al tavolo con Pd e Pdl per trovare una via d'uscita all'eterna transizione italiana".

Come?

"Con la riforma dello Stato a partire dal superamento del bicameralismo perfetto, dalla precisazione dei poteri del capo del governo, dalla rivisitazione critica del federalismo voluto dalla Lega che è affidato più ai decreti attuativi che alla legge".

Per arrivare a questo risultato, però, bisogna passare dal processo breve.

"Beh, se il Pdl vuole strumentalizzare l'aggressione a Berlusconi per far ingoiare il processo breve al Parlamento, si sbaglia di grosso. Troverà un fronte legalista nell'Udc e nel Pd. Ma sbaglierebbe anche il Pd a confinare i problemi giudiziari nel recinto privato del Cavaliere. Quei problemi riguardano tutti, anche noi. La strada, l'Udc l'ha indicata. Si è astenuta sul lodo Alfano ed è pronta a discutere del legittimo impedimento. A patto che sia soltanto una misura per il premier, come l'ha scritta Vietti".

Deve cambiare passo solo Berlusconi?

"No, tutti dobbiamo farlo. Ma ognuno rimane con le proprie convinzioni. A me non piace il trasformismo o l'arlecchinismo nazionale per cui adesso, dopo Milano, dovremmo abolire le critiche. Così come non mi piace l'idea di mettere a tacere le voci di Internet o della piazza con leggi speciali. Esistono già delle norme precise, basta applicarle".

Difficile che il Pdl si fidi di voi. Secondo Bondi, lei si prepara a fare il leader e candidato premier del nuovo centrosinistra.

"Non mi preparo a niente. In condizioni di normalità. In casi eccezionali mi preparo a tutto. Sono colomba ma fino a un certo punto. Se il Popolo delle libertà pensa di travolgere i poteri costituzionali, allora anche il mio ordine del giorno cambia".

Per le regionali le sue trattative sembrano più avviate con il Pd che con il Pdl. Sta per fare una scelta di campo?

"Non faremo un'alleanza nazionale né con il Pd né con il Pdl. Il turno di marzo per noi non sarà uno spartiacque perché continuiamo a voler cancellare questo bipolarismo. Io li capisco, però. La destra vorrebbe trascinarci in quella che Berlusconi pensa di trasformare in una sua campagna di santificazione. Il Pd in un centrosinistra non ci appartiene. E che non ci spaccino per buongoverno alcune amministrazioni di sinistra dove il buongoverno nessuno l'ha visto. Andremo con i candidati e i programmi più compatibili con noi".

Come digeriranno l'alleanza con Di Pietro i suoi elettori?

"Diciamo così: in condizioni di normalità io e Di Pietro siamo su due pianeti diversi. E io lavoro per una politica normale".

© Riproduzione riservata (17 dicembre 2009)

 

 

 

 

L'assalto ai giornalisti

di GIUSEPPE D'AVANZO

L'assalto ai giornalisti

NEMMENO il più ostinato pessimismo poteva attendersi che sarebbe durato un sol giorno lo sbigottimento e il dolore per il volto insanguinato di Silvio Berlusconi. Poche ore per sbarazzarsi, come di un ostacolo ingombrante, di ogni solidarietà umana, pensiero autocritico, reciproco invito a evitare il dissolversi di ogni legame comunitario, ad accettare una responsabilità collettiva in ordine alla promozione del bene comune.

Il volto di Berlusconi, contorto dalla sofferenza inflittagli dalla violenza di un matto, avrebbe potuto (e dovuto) sollecitare ciascuno di noi a sentirsi communis, "colui che condivide un carico", e tutti noi communitas allegata da un dovere, da un debito, dalla promessa di un reciproco dono (munus) che nessuno può tenere per sé. Quando è durato quest'incanto? Dieci ore, quindici? Appena i luoghi pubblici (il Parlamento, i talk-show televisivi) si sono riaperti, è ritornata la notte abitata dallo spirito di intolleranza, esclusione, violenza che appaiono il segno distintivo di questa cultura di governo. Chi ha armato la mano del matto? Chi è il mandante? Di chi è la colpa? E quindi chi deve essere sorvegliato, punito, imbavagliato, espulso? Quali sono i giornali, i giornalisti, i social network che devono ammutolirsi? Quali regole e controlli dare alle manifestazioni pubbliche? Quali sono i "padri" di quella "cultura responsabile del clima d'odio" da mettere all'indice (e c'è chi già elenca, incauto: Gobetti, Bobbio, Gramsci, Dossetti)?

Sono domande che ripropongono con un'eco funesta "una lotta politica recitata come una parodia dell'eterna guerra civile". Esaltato da un rancore cieco, da un'inimicizia assoluta e irreparabile, il coro berlusconiano - animato in Parlamento da Fabrizio Cicchitto e, in Rai, da Bruno Vespa - elimina ogni differenza tra la critica legittima e l'aggressione violenta, tra il disaccordo ragionato e la destabilizzazione. Trasforma l'avversario politico in un criminale, il dissenziente in un terrorista. Il mestiere d'informare di Repubblica diventa "disegno eversivo", minaccia per il legittimo governo del Paese, un intero gruppo editoriale - il nostro - agenzia ostile all'interesse nazionale, più o meno un'association politico-criminelle.

I toni, gli argomenti che si ascoltano hanno molto in comune a una caccia alle streghe. Chiunque in questi mesi si è sottratto alla nobilitazione dell'esistente, al racconto unidimensionale e autocelebrativo del soggetto centrale unico, detentore della verità e del potere, viene iscritto in una black list. Accade al Gruppo Espresso, al Fatto, a Santoro e ad Annozero, ai pubblici ministeri che hanno avuto la sventura di incontrare sulla loro strada il capo del governo o qualche suo amico. Per tutti si annunciano adeguati castighi.

Si distingue in questo lavoro prepotente Bruno Vespa, dimentico di quanta solidarietà e comprensione abbia circondato il premier. Estrapola, da un lungo ragionamento, una frase di Marco Travaglio e lo indica all'opinione pubblica come il mandante morale della violenza subita da Berlusconi. Con un'ipocrita sfrontatezza lo chiama al telefono, durante la trasmissione, per chiedergli se ha qualcosa da dire in quel processo ingiusto, improvvisato alle spalle di un imputato ignaro e assente, non sostenuto da alcuno dei presenti. È la mossa più barbarica cui si è assistito in queste ore. Il metodo e il giornalismo di Marco Travaglio sono discutibili come quelli di chiunque altro - e qui sono stati discussi con severità - , ma egli è soltanto un giornalista. Non ha alle spalle un partito o un'organizzazione qualsiasi. Non è protetto da una scorta. Può contare soltanto sulla credibilità del suo lavoro, sul consenso che ne ricava tra chi lo legge e lo ascolta. Abbandonarlo così indifeso e solitario al conflitto che divide il Paese, è un'irresponsabilità tanto più grave perché matura da una tribuna che dovrebbe mostrare equilibrio e moderazione, essere l'interprete migliore del monito pacificatorio del presidente della Repubblica.

La violenza e l'intolleranza di queste ore smascherano l'insincerità dei falsi pacificatori e ripropongono il paradigma di una politica che si alimenta non di unità, ma di divisione; non di ordine, ma di disordine. È un dispositivo di governo che giustifica e potenzia se stesso nell'eccitare i conflitti più aggressivi che circolano nella società, tra la società e lo Stato, nello Stato. Lungo queste continue "linee di frattura" che di volta in volta individuano un "nemico" (quanti ne possiamo contare dall'inizio della legislatura, dai "negri", ai "froci", ai "fannulloni"?), si potenzia un progetto politico che pretende di esercitare la sovranità senza limiti, in nome del "potere costituente del popolo", con una "decisione" che lascia indistinto il diritto e l'arbitrio, l'eccezione e la regola. Il pazzo gesto di Massimo Tartaglia, rafforzato dalle emozioni che hanno smosso, appare al coro berlusconiano un'eccellente occasione per rilanciare l'obiettivo di ridurre i poteri plurali e diffusi a vantaggio di una forma politico-istituzionale accentrata nella figura di un premier che può fare a meno di ogni contrappeso, di ogni controllo di garanzia, di ogni soggezione alla legge. La follia di un uomo diventa addirittura l'opportunità per riscrivere il pactum societatis che definisce le condizioni del nostro stare insieme. Non si comprende che cosa c'entri il gesto di un matto con la necessità di una riforma costituzionale. Si comprende benissimo come, in questa metamorfosi della nostra democrazia, l'informazione possa essere un inciampo da rimuovere, un attore da minacciare, un "nemico" da indicare con nome, cognome e società di appartenenza alla vendetta del "popolo sovrano". Già lo si è letto, purtroppo: "In una democrazia non spetta ai giornali giudicare chi governa". Al contrario, noi crediamo che, quale che sia l'idea di democrazia che si ha in testa, tutti i modelli prevedono l'esistenza di uno spazio al quale i cittadini accedono attraverso lo scambio di informazioni e il confronto degli argomenti, per farsi un'opinione delle questioni di interesse generale.

Alimentare di informazioni la sfera pubblica, arricchirla di notizie, ragioni e argomenti è il nostro lavoro. Piaccia o non piaccia al piduista Cicchitto, al servizievole Vespa, al coro che si dice "della libertà", continueremo a farlo.

© Riproduzione riservata (17 dicembre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

Maroni ha solo letto una relazione al Cdm: nessuna decisione internet

e su limitazioni alle manifestazioni. Il governo: "Approfondiremo la materia"

Cdm, rinvio per stretta internet e cortei

Schifani: "Fb più pericoloso di gruppi anni '70"

Cdm, rinvio per stretta internet e cortei Schifani: "Fb più pericoloso di gruppi anni '70"

ROMA - Dopo gli annunci degli ultimi giorni (norme per regolare le manifestazioni di piazza, ma soprattutto per controllare di più i contenuti sul web) il Consiglio dei ministri ha scelto di non scegliere. Il disegno di legge che doveva contenere le nuove disposizioni è stato solo citato in una relazione del ministro dell'Interno, Roberto Maroni. ''Ulteriori approfondimenti' andranno studiati, si è detto, anche se il Cdm, all'unanimità, è si è mostrato d'accordo nel presentarlo "con alcuni aggiustamenti''. "In quanto a internet - è stato deciso - dobbiamo arrivare a sanzionare chi supera determinati limiti".

E' quanto ha spiegato stamane al termine della riunione a Palazzo Chigi il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli. ''Serve un ulteriore approfondimento ed oggi - ha aggiunto - si è proceduto solo a un primo avvio di discussione, anche se c'è sostanziale accordo sul varo dell'iniziativa di legge''.

Lo stesso Matteoli ha poi spiegato che si tratta di ''consentire la possibilità di manifestare senza disturbi gravi che garantiscano tutti''. La difficoltà tecnica della normativa sta nel ''non mettere sullo stesso piano, ad esempio, chi disturba gravemente con chi fischia...''. Per quanto riguarda Internet serve, invece, ''sanzionare chi supera determinati limiti". Ma a quali limiti ci si riferisca, ancora non si sa.

A dare un'idea di quel potrebbe essere il "limite" da imporre ai contenuti che viaggiano in Rete è stato il presidente del Senato, Renato Schifani, il quale ha affermato, in sostanza, che Facebook è più pericoloso dei gruppi extraparlamentari degli anni 70. La seconda carica dello Stato non sembra avere dubbi sul contenuto di alcuni messaggi che si leggono sul network americano.

"Si leggono dei veri e propri inni all'istigazione alla violenza. Negli anni 70, che pure furono pericolosi, non c'erano questi momenti aggregativi, che ci sono su questi siti. Così si rischia di autoalimentare l'odio che alligna in alcune frange". Durante la cerimonia di auguri a Palazzo Giustiniani, Schifani ha espresso sintonia con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di voler usare una legge e non un decreto per mettere ordine nel web. "Una cosa è certa - ha sottolineato - qualcosa va fatto perchè non si può accettare che si pubblichino istigazioni all'odio violento".

LE REAZIONI

L'Italia dei Valori. "Schiafani la pensa come Ahmadinejad, HU Jintao e Al Bahir, i presidenti di Iran, Cina e Sudan, dove Facebook è messo al bando". Lo afferma il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.

"Al presidente del Senato - ha detto - ricordiamo che Facebook non è un pericolo per la democrazia, ma una preziosa risorsa, un social network per la circolazione delle idee e delle conoscenze, per l'aggregazione e la socialità. Solo i regimi totalitari e oscurantisti vedono in internet un pericolo, per tutti gli altri è una ricchezza.

Non sentiremo mai il presidente Obama, pure oggetto di pesanti campagne sul web, invocare la censura di facebook e della rete come fa invece il nostro governo. Evidentemente in Italia c'è ancora una pesante arretratezza culturale rispetto alle nuove tecnologie, o forse paura della libertà".

"Il nostro Paese - ha concluso il capogruppo Idv - non è né l'Iran, né la Cina né il Sudan, per quanto riguarda il diritto alla libertà d'espressione e d'informazione. Difenderemo l'articolo 21 della Costituzione ed impediremo a questo governo di imbavagliare la rete".

Articolo 21. "Al Presidente del Senato manderemo una bibliografia dettagliata di Facebook, perchè forse è leggermente confuso sul valore e il ruolo dei social network". Lo dice il direttore di "Articolo21", Stefano Corradino, in un editoriale sul sito commentando la dichiarazione del Presidente Schifani, che ha descritto Facebook come "più pericoloso dei gruppi anni '70.

Corradino ha riaffermato che Facebook "non solo non è un fenomeno tutt'altro che residuale (sono iscritti 10 milioni di utenti della rete in Italia e 350 milioni in tutto il mondo) ma la rete, e quindi Facebook è uno straordinario spazio di libertà, che non può essere sottoposto a un editto censorio nè messo sotto il controllo di un Esecutivo".

"Probabilmente - prosegue Corradino - il presidente del Senato, nel criticare Facebook sulla sua presunta capacità di autoalimentare odio, fa riferimento ad una delle tante iniziative promosse dagli alleati della Lega, primo fra tutti il figlio del leader Umberto Bossi, allorchè inventò un gioco per 'rimbalzare' le navi dei clandestini fuori dalle coste italiane...".

"In ogni caso - conclude il direttore di Articolo21 - l'impresa del presidente del Senato e di altri che si stanno a adoperando per limitare o chiudere Facebook non sarà facile. Chi ha provato, purtroppo riuscendoci, a cacciare giornalisti come Biagi e Santoro e sta tentando di imbavagliare quotidiani come Repubblica e l'Unità e giornalisti come Travaglio, avrà qualche difficoltà in più ad imbavagliare 10 milioni di persone che, quotidianamente e autonomamente, dialogano su questo social network e che, a parte alcuni casi isolati, sono promotori di importanti campagne di libertà".

Libertiamo.it. "Le preoccupazioni del presidente del

Senato riflettono una realtà che non esiste, solo perché, banalmente, Facebook non è ciò che Schifani pensa che sia". E' questo il commento della redazione di "Libertiamo.It", la rivista online dell'associazione presieduta dal deputato del Pdl, Benedetto Della Vedova.

"Ci sono tante parole sul Web - si legge nell'articolo - molte cose intelligenti e molte cose stupide, ma sono sempre e soltanto parole, che tutti possono leggere e che tutti possono segnalare alle autorità, se si ritiene che rappresentino un'istigazione alla violenza o un'apologia di reato".

"Dire che facebook (non alcuni gruppi di Facebook, ma proprio Facebook!) è pericoloso - continua "Libertiamo.It" - significa sostenere che è pericolosa la libertà di comunicare e scambiarsi idee. A ritenere pericolosi i social network sono i regimi totalitari, non le democrazie come la nostra".

 

(17 dicembre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

Le leggi per la Rete

di STEFANO RODOTÀ

Le leggi per la Rete

L'ITALIA ha scoperto la Rete. Appena ieri era divenuta evidente per tutti la forza di Internet quando proprio da lì era partita l'iniziativa che era riuscita a portare in piazza un milione di persone per il "No B Day".

Si materializzava così una dimensione della democrazia inedita per il nostro paese. Pochi giorni dopo quell'immagine appare rovesciata. Internet diventa il luogo che genera odio, secerne umori perversi. E questa sua nuova interpretazione travolge quella precedente: il "No B Day" è presentato come un momento d'incubazione dei virus che avrebbero reso possibile l'aggressione a Berlusconi, Internet come lo strumento in mano a chi incita alla violenza.

Conclusione: la proposta di un immediato giro di vite per controllare la Rete, secondo un abusato copione che trasforma ogni fatto drammatico non in un imperativo a riflettere più seriamente, ma in un pretesto per ridurre ogni questione politica e sociale a fatto d'ordine pubblico, limitando libertà e diritti.

Per fortuna, all'interno dello stesso mondo politico è stata subito colta la pericolosità di questa impostazione. Intervenendo alla Camera dei deputati, Pier Ferdinando Casini ha detto parole sagge: "Guai a promuovere provvedimenti illiberali. Le leggi già consentono di punire le violazioni. Negli Usa Obama riceve intimidazioni continue su Internet, ma a nessuno viene in mente di censurare la Rete". E la finiana fondazione FareFuturo evoca la "sindrome cinese", la deliberata volontà di impedire che Internet possa rappresentare uno strumento di democrazia. Questi moniti, insieme a molti altri, sembrano aver trovato qualche ascolto, a giudicare almeno dalle dichiarazioni più prudenti del ministro Maroni.

Il tema della violenza è vero, e grave. Ma altrettanto ineludibile è la questione della democrazia. È istruttivo leggere la lista dei paesi che sottopongono a controlli Internet: tutti Stati autoritari o totalitari (con una particolare eccezione per l'India). Questo vuol forse dire che i paesi democratici sono distratti, che si sono arresi di fronte all'hate speech, al linguaggio dell'odio? O è vero il contrario, che è maturata la consapevolezza che la democrazia vive solo se rimane piena la libertà di manifestare opinioni, per quanto sgradevoli possano essere, e che già disponiamo di strumenti adeguati per intervenire quando la libertà d'espressione si fa reato nel nuovo mondo digitale?

Vi è una vecchia formula che ben conoscono coloro i quali si occupano seriamente di Internet: quel che è illegale offline, è illegale anche online. Tradotto nel linguaggio corrente, questo vuol dire che Internet non è uno spazio privo di regole, un far west dove tutto è possibile, ma che ad esso si applicano le norme che regolano la libertà di espressione e che già escludono che essa possa essere considerata ammissibile quando diventa apologia di reato, istigazione a delinquere, ingiuria, minacce, diffamazione. Questo è il solo terreno dove sia costituzionalmente legittimo muoversi, e le particolarità di Internet non hanno impedito alla polizia postale e alla magistratura di intervenire per reprimere comportamenti illegali. Le conseguenze di questa impostazione sono chiare: no alla censura preventiva, comunque incompatibile con i nostri principi costituzionali; no a forme di repressione affidate ad autorità amministrative o riferite a comportamenti non qualificabili come reati; no ad accertamenti e sanzioni non affidati alla competenza dell'autorità giudiziaria.

Considerando più da vicino le peculiarità di Internet, bisogna essere ben consapevoli del fatto che le proposte di introdurre "filtri" all'accesso a determinati siti sollevano un radicale problema di democrazia. Chi stabilisce quali siano i siti "consentiti"? Qual è il confine che separa i contenuti liberamente accessibili e quelli illeciti? Il più grande spazio pubblico mai conosciuto dall'umanità rischia di essere affidato, all'arbitrio politico, che inevitabilmente attrarrebbe nell'area dei comportamenti vietati tutto quel che si configura come dissenso, pensiero minoritario, opinione non ortodossa. E la proposta di vietare l'anonimato in rete trascura il fatto che proprio l'anonimato (peraltro ostacolo non del tutto insuperabile nel caso di veri comportamenti illeciti) è la condizione che permette la manifestazione del dissenso politico. Quale oppositore di regime totalitario potrebbe condurre su Internet la sua battaglia politica, dentro o fuori del suo paese, se fosse obbligato a rivelare la propria identità, così esponendo se stesso, i suoi familiari, i suoi amici a ogni possibili rappresaglia? Non si può inneggiare al coraggio dei bloggers iraniani o cubani, e denunciare le persecuzioni che li colpiscono, e poi eliminare lo scudo che, ovunque, può essere necessario per il dissenziente politico. Anche nei paesi democratici. È di questi giorni la denuncia di associazioni americane per la tutela dei diritti civili che accusano le agenzia per la sicurezza di controllare reti sociali come Facebook e Twitter proprio per individuare chi anima iniziative di opposizione. Non è la privacy di chi è in Rete ad essere in pericolo: è la sua stessa libertà, e dunque il carattere democratico del sistema in cui vive.

Certo, i gruppi che su Facebook inneggiano a Massimo Tartaglia turbano molto. Ma bisogna conoscere le dinamiche che generano queste reazioni, certamente inaccettabili, ma rivelatrici del modo in cui si sta strutturando la società, che richiede attenzione e strategie diverse dalla scorciatoia repressiva, pericolosa e inutile. Inutile, perché la Rete è piena di risorse che consentono di aggirare questi divieti. Pericolosa, non solo perché può colpire diritti fondamentali, ma perché spinge le persone colpite dal divieto a riorganizzarsi, dando così permanenza a fenomeni che potrebbero altrimenti ridimensionarsi via via che si allontana l'occasione che li ha generati.

Solo una buona cultura di Internet può offrirci gli strumenti culturali adatti per garantire alla Rete le potenzialità democratiche continuamente insidiate al suo stesso interno da nuove forme di populismo, dalla possibilità di creare luoghi chiusi, a misura proprie e dei propri simili, negandosi al confronto e alla stessa conoscenza degli altri. Più che misure repressive serve fantasia, quella che induce gruppi in tutto il mondo a chiedere un Internet Bill of Rights o che ha spinto uno studioso americano oggi collaboratore di Obama, Cass Sunstein, a proporre che i siti particolarmente influenti per dimensioni o contenuti debbano prevedere un link, una indicazione che segnali l'esistenza di siti con contenuti diversi o opposti e che permetta di collegarsi a questi immediatamente.

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Il presidente della Camera alla cerimonia di auguri con la stampa parlamentare

"Non si possono attribuire responsabilità sul degrado del clima politico"

Fini: "Superato livello di guardia

Napolitano è una stella polare"

Il cardinal Bagnasco: "C'è il rischio che resuscitino ombre e mostri del passato"

Il Pdl a Pd e Udc: "Un patto democratico per svelenire il clima"

Fini: "Superato livello di guardia Napolitano è una stella polare"

Gianfranco Fini

ROMA - Il presidente della Camera ha due certezze. La prima è che "si è superato il livello di guardia". La seconda è che "Napolitano è una stella polare". Parole chiare quelle del presidente della Camera all'incontro per gli auguri natalizi con la stampa parlamentare.

Sullo scontro totale il numero uno di Montecitorio si rifà al presidente della Repubblica. "Non è il caso di aggiungere altro a ciò che ha detto, in modo ripetuto e meditato, il capo dello Stato - ha detto Fini - sarebbe sufficiente che i suoi richiami fossero l'orientamento di tutte le forze politiche per compiere un significativo passo avanti". "Che il presidente della Repubblica abbia dovuto ripetere più volte il suo invito - sottolineato durante la cerimonia di auguri alla stampa parlamentare - è segno che si è superato il livello di guardia".

Fini ritiene che "non sia corretto", soprattutto per il presidente della Camera, "attribuire responsabilità a questo o a quello" sul clima politico. Ma invita, per un confronto in condizioni politiche diverse, a prendere gli inviti del presidente della Repubblica come "stella polare".

Quanto all'altro tema all'ordine del giorno, ovvero come fermare una possibile escalation di violenza il presidente della Camera dice: "Non credo ci sia necessità di norme aggiuntive, ma solo dell'applicazione di quelle che ci sono". Dunque niente leggi speciali come pure era venuto in mente in un primo momento al ministro degli Interni Roberto Maroni. "Abbiamo il dovere - continua Fini - di stroncare sul nascere qualsiasi forma di violenza o di istigazione alla violenza. E' questo un dovere che dovrebbe essere avvertito da tutti". D'altra parte, spiega il presidente della Camera "una democrazia è tale quando combatte ogni atteggiamento everviso e riesce a garantire tutte le libertà, a partire dal massimo della libertà di espressione che uno dei suoi pilastri".

In serata, l'ufficio di presidenza del Pdl rilascia una nota in cui si dichiara "la necessità che la democrazia in Italia possa avvalersi di un patto democratico tra le maggiori forze politiche che segni chiaramente i confini della normale dialettica politica, pur a volte anche aspra, e apra una stagione nuova in cui una legittimazione reciproca tra le forze politiche conduca ad un abbandono di ogni scorciatoia giudiziaria, premessa indispensabile per una stagione di riforme costituzionali da lungo tempo attese, da quella della giustizia a quella della forma di governo". Immediata la risposta del segretario del Pd Pierluigi Bersani: "Per noi il patto democratico sono le regole democratiche e, come abbiamo più volte detto, per noi i confini sono quelli che ribadiscono il no alle leggi ad personam e il sì a un confronto in Parlamento sulle riforme. E al centro, una discussione vera sulle grandi questioni economico-sociali che sono ancora aperte nel Paese".

E un monito a stemperare i toni viene pure dal presidente della Cei Angelo Bagnasco. "L'aria di odio personale avvelena la politica - dice il cardinale - fomenta la rissa, e sfocia in gravi e inaccettabili episodi di violenza. La gente è stanca e non merita questo". "C'è il rischio - ha detto concluso - che in Italia risuscitino ombre e mostri passati"

(16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

L'assalto ai giornalisti

di GIUSEPPE D'AVANZO

L'assalto ai giornalisti

NEMMENO il più ostinato pessimismo poteva attendersi che sarebbe durato un sol giorno lo sbigottimento e il dolore per il volto insanguinato di Silvio Berlusconi. Poche ore per sbarazzarsi, come di un ostacolo ingombrante, di ogni solidarietà umana, pensiero autocritico, reciproco invito a evitare il dissolversi di ogni legame comunitario, ad accettare una responsabilità collettiva in ordine alla promozione del bene comune.

Il volto di Berlusconi, contorto dalla sofferenza inflittagli dalla violenza di un matto, avrebbe potuto (e dovuto) sollecitare ciascuno di noi a sentirsi communis, "colui che condivide un carico", e tutti noi communitas allegata da un dovere, da un debito, dalla promessa di un reciproco dono (munus) che nessuno può tenere per sé. Quando è durato quest'incanto? Dieci ore, quindici? Appena i luoghi pubblici (il Parlamento, i talk-show televisivi) si sono riaperti, è ritornata la notte abitata dallo spirito di intolleranza, esclusione, violenza che appaiono il segno distintivo di questa cultura di governo. Chi ha armato la mano del matto? Chi è il mandante? Di chi è la colpa? E quindi chi deve essere sorvegliato, punito, imbavagliato, espulso? Quali sono i giornali, i giornalisti, i social network che devono ammutolirsi? Quali regole e controlli dare alle manifestazioni pubbliche? Quali sono i "padri" di quella "cultura responsabile del clima d'odio" da mettere all'indice (e c'è chi già elenca, incauto: Gobetti, Bobbio, Gramsci, Dossetti)?

Sono domande che ripropongono con un'eco funesta "una lotta politica recitata come una parodia dell'eterna guerra civile". Esaltato da un rancore cieco, da un'inimicizia assoluta e irreparabile, il coro berlusconiano - animato in Parlamento da Fabrizio Cicchitto e, in Rai, da Bruno Vespa - elimina ogni differenza tra la critica legittima e l'aggressione violenta, tra il disaccordo ragionato e la destabilizzazione. Trasforma l'avversario politico in un criminale, il dissenziente in un terrorista. Il mestiere d'informare di Repubblica diventa "disegno eversivo", minaccia per il legittimo governo del Paese, un intero gruppo editoriale - il nostro - agenzia ostile all'interesse nazionale, più o meno un'association politico-criminelle.

I toni, gli argomenti che si ascoltano hanno molto in comune a una caccia alle streghe. Chiunque in questi mesi si è sottratto alla nobilitazione dell'esistente, al racconto unidimensionale e autocelebrativo del soggetto centrale unico, detentore della verità e del potere, viene iscritto in una black list. Accade al Gruppo Espresso, al Fatto, a Santoro e ad Annozero, ai pubblici ministeri che hanno avuto la sventura di incontrare sulla loro strada il capo del governo o qualche suo amico. Per tutti si annunciano adeguati castighi.

Si distingue in questo lavoro prepotente Bruno Vespa, dimentico di quanta solidarietà e comprensione abbia circondato il premier. Estrapola, da un lungo ragionamento, una frase di Marco Travaglio e lo indica all'opinione pubblica come il mandante morale della violenza subita da Berlusconi. Con un'ipocrita sfrontatezza lo chiama al telefono, durante la trasmissione, per chiedergli se ha qualcosa da dire in quel processo ingiusto, improvvisato alle spalle di un imputato ignaro e assente, non sostenuto da alcuno dei presenti. È la mossa più barbarica cui si è assistito in queste ore. Il metodo e il giornalismo di Marco Travaglio sono discutibili come quelli di chiunque altro - e qui sono stati discussi con severità - , ma egli è soltanto un giornalista. Non ha alle spalle un partito o un'organizzazione qualsiasi. Non è protetto da una scorta. Può contare soltanto sulla credibilità del suo lavoro, sul consenso che ne ricava tra chi lo legge e lo ascolta. Abbandonarlo così indifeso e solitario al conflitto che divide il Paese, è un'irresponsabilità tanto più grave perché matura da una tribuna che dovrebbe mostrare equilibrio e moderazione, essere l'interprete migliore del monito pacificatorio del presidente della Repubblica.

La violenza e l'intolleranza di queste ore smascherano l'insincerità dei falsi pacificatori e ripropongono il paradigma di una politica che si alimenta non di unità, ma di divisione; non di ordine, ma di disordine. È un dispositivo di governo che giustifica e potenzia se stesso nell'eccitare i conflitti più aggressivi che circolano nella società, tra la società e lo Stato, nello Stato. Lungo queste continue "linee di frattura" che di volta in volta individuano un "nemico" (quanti ne possiamo contare dall'inizio della legislatura, dai "negri", ai "froci", ai "fannulloni"?), si potenzia un progetto politico che pretende di esercitare la sovranità senza limiti, in nome del "potere costituente del popolo", con una "decisione" che lascia indistinto il diritto e l'arbitrio, l'eccezione e la regola. Il pazzo gesto di Massimo Tartaglia, rafforzato dalle emozioni che hanno smosso, appare al coro berlusconiano un'eccellente occasione per rilanciare l'obiettivo di ridurre i poteri plurali e diffusi a vantaggio di una forma politico-istituzionale accentrata nella figura di un premier che può fare a meno di ogni contrappeso, di ogni controllo di garanzia, di ogni soggezione alla legge. La follia di un uomo diventa addirittura l'opportunità per riscrivere il pactum societatis che definisce le condizioni del nostro stare insieme. Non si comprende che cosa c'entri il gesto di un matto con la necessità di una riforma costituzionale. Si comprende benissimo come, in questa metamorfosi della nostra democrazia, l'informazione possa essere un inciampo da rimuovere, un attore da minacciare, un "nemico" da indicare con nome, cognome e società di appartenenza alla vendetta del "popolo sovrano". Già lo si è letto, purtroppo: "In una democrazia non spetta ai giornali giudicare chi governa". Al contrario, noi crediamo che, quale che sia l'idea di democrazia che si ha in testa, tutti i modelli prevedono l'esistenza di uno spazio al quale i cittadini accedono attraverso lo scambio di informazioni e il confronto degli argomenti, per farsi un'opinione delle questioni di interesse generale.

Alimentare di informazioni la sfera pubblica, arricchirla di notizie, ragioni e argomenti è il nostro lavoro. Piaccia o non piaccia al piduista Cicchitto, al servizievole Vespa, al coro che si dice "della libertà", continueremo a farlo.

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Ancora un giorno in ospedale per il premier al San Raffaele:

"Permane il dolore". Ma le condizioni sono "tranquillizzanti"

Berlusconi sarà dimesso domani

Stop attività pubbliche per 15 giorni

Confermata la custodia in carcere per l'aggressore, Massimo Tartaglia

Fermato nella notte un giovane con problemi mentali: voleva raggiungere il Cavaliere

Berlusconi sarà dimesso domani Stop attività pubbliche per 15 giorni

Il primario Alberto Zangrillo

MILANO - Un giorno ancora. Resta ricoverato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che lascerà l'ospedale San Raffaele di Milano "nelle prime ore di domani pomeriggio". Il prolungamento della degenza del premier è stato annunciato dal primario di anestesia e rianimazione cardiochirurgica, Alberto Zangrillo, in una conferenza stampa. La decisione è dovuta "al perdurare della sintomatologia dolorosa, dal riacutizzarsi della cervicalgia, dall'edema al volto e da una residua difficoltà nell'alimentazione spontanea. Le condizioni cliniche sono comunque tranquillizzanti".

Il rinvio dell'uscita dall'ospedale non ha contrariato Berlusconi, ha assicurato Zangrillo: "Il premier "è consapevole della gravità del trauma e delle conseguenze e quindi è contento di potersi trattenere perché si sente più tranquillo". Inoltre Berlusconi dovrà "rinunciare ad attività pubbliche almeno per i prossimi 10-15 giorni", ha aggiunto il primario, che è inoltre medico di fiducia del presidente del Consiglio.

Anche oggi Berlusconi ha ricevuto visite di parenti (a cominciare dalla figlia Marina, che si è trattenuta due ore), amici e compagni di partito. Il premier ha ricevuto inoltre i messaggi di auguri per una pronta guarigione dal presidente del Pakistan Asif Ali Zardari, dal presidente israeliano Shimon Peres e dal primo ministro greco George A. Papandreu. Gli hanno telefonato il cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente egiziano Hosni Mubarak, il presidente della Colombia Alvaro Uribe, il primo ministro del Libano Saad Hariri, l'emiro del Qatar Sheik Hamad Bin Khalifa Al Thani e il primo ministro bulgaro Bojko Borissov.

Bloccato dagli uomini della scorta del premier e dalle forze dell'ordine un giovane di 26 anni, che nella notte ha provato ad aggirare i controlli dell'ospedale San Raffaele e raggiungere il settimo piano dove è ricoverato il presidente del Consiglio. "Volevo solo parlargli", ha detto il giovane, nella cui automobili, parcheggiata nel parcheggio sotterraneo dell'ospedale, sono stati trovati coltelli e mazze da hockey.

Come l'autore dell'aggressione di sabato, Massimo Tartaglia, è affetto da problemi psichici: nel 2008 è stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio in un reparto di psichiatria di un ospedale torinese e in passato è stato in cura presso un altro istituto di igiene mentale. Nei suoi confronti non è stato preso alcun provvedimento.

Nei confronti di Tartaglia intanto il giudice delle indagini preliminari di Milano Cristina Di Censo

ha convalidato la custodia cautelare in carcere, disponendo la presenza di un agente fisso davanti alla cella. Inoltre la procura di Milano sta esaminando la possibilità di richiedere una consulenza medica psichiatrica su Tartaglia.

Oggi gli investigatori hanno sentito il coordinatore dei giovani del Pdl, Andrea Di Sorte, che ha raccontato in un'intervista di avere avuto la sensazione che qualcuno stesse passando un oggetto a Tartaglia prima dell'aggressione. Davanti agli investigatori, Di Sorte avrebbe confermato che si è trattato soltanto di una sua sensazione. Le immagini video ricavate dalle telecamere di piazza Duomo e acquisite agli atti dell'inchiesta, documenterebbero che Tartaglia era da solo il pomeriggio di domenica scorsa.

(16 dicembre 2009)

 

 

 

2009-12-16

Il dovere di un giornale

di EZIO MAURO

Servono due parole per rispondere all'onorevole Cicchitto, che scambiando l'aula di Montecitorio per un bivacco piduista si è permesso di accostare il nome di Repubblica a quello dell'aggressore di Berlusconi in piazza Duomo.

Il presidente Napolitano aveva appena invitato tutti, davanti alla gravità dell'episodio di Milano, a fermare la pericolosa esasperazione della polemica politica. E Berlusconi aveva ricevuto la solidarietà di amici e avversari - da Fini a Casini a Bersani, a Repubblica naturalmente - nella condanna senza riserve, da posizioni che sono e restano diverse, di un gesto folle e criminale.

Ieri Cicchitto si è incaricato di ripristinare immediatamente il clima di guerra, senza il quale l'anima più ideologica e rivoluzionaria (nel senso di Licio Gelli, non di Mussolini) della destra non riesce a sopravvivere e ad esprimersi. Per lui, la mano dell'aggressore di Berlusconi "è stata armata da una spietata campagna di odio, il cui obiettivo è il rovesciamento di un legittimo risultato elettorale". A condurre questa campagna secondo Cicchitto è il network dell'odio composto dal gruppo Repubblica-Espresso, dal Fatto, da Santoro, da Travaglio (definito in Parlamento "terrorista mediatico") dal partito di Di Pietro e dai pubblici ministeri che indagano su Berlusconi.

Poche ore dopo Cicchitto insieme con la Lega e con Tremonti è partito all'assalto del presidente della Camera Fini, che si era permesso di definire la scelta del governo di porre la fiducia sulla legge finanziaria certo legittima, ma "deprecabile" perché impedisce all'aula di esprimersi sulla manovra. Anche il ministro Bondi si è immediatamente accodato all'attacco pubblico a Fini. Chi critica il governo, chi manifesta un'opinione non conforme, sui giornali, in Parlamento o in televisione, diventa un nemico del Paese, un avversario della sovranità popolare, un fomentatore d'odio, e arma fisicamente la mano degli aggressori.

Cicchitto invece è un uomo delle istituzioni. Non sa concepire una via repubblicana al berlusconismo, una declinazione costituzionale del potere, una fisiologia democratica del rapporto tra governo e contropoteri, che preveda un confronto anche duro con l'opposizione e con la stampa. Non conosce il concetto laico di pubblica opinione, solo la raffigurazione mistica del popolo che soppianta i cittadini, con la sacralità e il sacrilegio dei sentimenti contrapposti di amore e odio che prendono il posto del consenso e del dissenso, categorie politiche dell'Occidente, ma non dell'Italia berlusconiana.

A questo avvelenatore di pozzi, piccolo imprenditore dell'odio ideologico che attribuisce ad altri, dobbiamo soltanto ricordare quel che abbiamo scritto domenica sera, quando uno squilibrato ha colpito il presidente del Consiglio: nel discorso pubblico democratico la piena libertà di Berlusconi di dispiegare le sue politiche e le sue idee (che difendiamo senza riserve da ogni assalto violento) coincide con la nostra piena libertà di criticarlo. Lo abbiamo fatto davanti alle sue contraddizioni negli scandali estivi, davanti alle sue menzogne chiedendogliene conto ogni giorno, davanti agli attacchi al nostro giornale e ai grandi media stranieri, davanti agli insulti alla Consulta e al Quirinale, davanti al progetto di squilibrare la Costituzione sovraordinando il suo potere per liberarsi dagli istituti di garanzia. Cicchitto si rassicuri. Lo rifaremo, appena le forzature ripartiranno, com'è inevitabile visto che servono a sfuggire i giudici e la giustizia.

Chi scambia la critica per odio e il lavoro giornalistico per violenza è soltanto un irresponsabile antidemocratico, mimetizzato dietro la connivenza di chi tacendo acconsente. Chi poi vuole usare la debolezza momentanea di Berlusconi colpito al volto e la solidarietà repubblicana che è arrivata al leader per trarne un miserabile vantaggio politico, non merita nemmeno una risposta. Stringere la mano al Premier ferito è doveroso, condannare l'aggressione è obbligatorio, far passare le leggi ad personam è impossibile. Tutto qui. Le mozioni vanno distinte dalle emozioni. Il populismo non può pensare che uno choc emotivo centrifughi tutto, il diritto, la costituzionalità, i doveri dell'opposizione.

Se Cicchitto pensa che questo momento delicato della vita repubblicana possa imbavagliare Repubblica, annacquando il suo giornalismo, si sbaglia. Il Paese, soprattutto nei momenti di confusione, si serve facendo ognuno la sua parte. La nostra è quella di informare: soprattutto degli abusi del potere, nell'interesse dei cittadini.

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Berlusconi ancora sotto osservazione

potrebbe essere dimesso domani

Convalidato l'arresto di Tartaglia

Notte agitata per il premier e risveglio con il mal di testa, il primario del San Raffaele vuole tenere ancora sotto controllo il premier. La telefonata di Obama: "L'ho trovato in forma". L'aggressore resta a San Vittore nel centro di osservazione neuropsichiatrica, in una cella singola e sorvegliato 24 ore su 24. Il capogruppo del Pdl, Cicchitto: "'Repubblica' ha licenza di attacco, diffonde odio"

 

14:32 Il padre di Tartaglia: "Mio figlio in carcere rischia di uccidersi"

La paura che il figlio possa togliersi la vita, l'accorato appello al premier di perdonare il suo aggressore, l'isolamento in cui si trova la famiglia che subisce "accuse e ingiurie". E' questo, in sintesi, il quadro fatto da Alessandro Tartaglia, il padre di Massimo l'uomo che ha aggredito Silvio Berlusconi, in un servizio per 'La vita in diretta'. "Mio figlio in carcere non può stare - ha detto il padre - perché sta male, non può stare con altri detenuti, ho paura di un gesto inconsulto. Quando mia moglie ha visto i suoi occhi sbarrati in televisione ha capito che aveva una delle sue crisi". Quasi in lacrime, in tuta da lavoro, il signor Tartaglia ha implorato il premier: "Spero che lo perdoni, ma temo che questa volta non lo farà perché è la seconda volta che gli accade di essere aggredito".

13:51 Maroni: "Al premier consiglio più prudenza tra la folla"

"Credo che neanche con un decreto legge si potrebbe costringere Berlusconi a non fare quello che è nella sua natura". Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, a Montecitorio, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se fosse auspicabile che il presidente del Consiglio eviti le manifestazioni di piazza tra la gente dopo l'aggressione di cui è stato vittima a Milano. Non partecipare alla manifestazioni in piazza "sarebbe la cosa migliore - aggiunge Maroni - ma tutti i leader politici cercano il contatto con la folla. Ci sono situazioni, come scendere da un palco in piazza, che sono pericolose. E' importante che la personalità e la scorta lo sappiano".

13:13 Tartaglia resta in carcere. Sorvegliato a vista

Il gip di Milano Cristina Di Censo ha convalidato l'arresto di Massimo Tartaglia e ne ha disposto la custodia cautelare in carcere. Il gip non ha dunque accolto la richiesta della difesa di trasferirlo temporaneamente, in stato di detenzione, in un ospedale psichiatrico. Per evitare il rischio di inquinamento delle prove e quello di reiterazione del reato, il gip ha confermato la necessità che Tartaglia - ora a San Vittore nel centro di osservazione neuropsichiatrica - sia sorvegliato a vista, 24 ore su 24, in una cella singola.

13:05 Circolo Pd del Centro storico di Roma esprime solidarietà

"Il circolo Pd del Centro storico esprime totale solidarietà a Silvio Berlusconi per il vile attacco subito. Auguri di pronta guarigione!". Questo il poster che tappezza le strade del centro romano, fino a due passi da Montecitorio e palazzo Chigi, con cui i democratici del circolo di via dei Giubbonari manifesta la propria vicinanza al presidente del Consiglio.

12:55 Berlusconi, nuova visita alle 14. Bonaiuti: "Il premier è positivo"

Secondo quanto riferito dal sottosegretario Paolo Bonaiuti, il presidente del consiglio sarà visitato ancora verso le 13:30 o le 14 dai medici e dal suo team guidato dal dottor Zangrillo. Solo al termine dei controlli Berlusconi potrà forse lasciare la sua stanza al settimo piano e fare rientro a casa. Per il premier ci saranno almeno due settimane di convalescenza per il colpo subito al volto e per la frattura riportata al setto nasale. "Il premier - ha spiegato Bonaiuti - mi ha detto di dire a tutti che è positivo e determinato".

12:50 Bossi: "Berlusconi torni presto a lavorare"

"Spero che Berlusconi esca al più presto dal quel maledetto ospedale e torni a lavorare", ha detto il leader della Lega Nord Umberto Bossi, commentando oggi ala Camera le condizioni di salute del premier dopo l'aggressione.

12:16 Cicchitto: "Non ce l'ho con l'Udc e con larga parte del Pd"

"Ieri io ho fatto una distinzione netta fra chi fa campagne d'odio e chi fra le forze di opposizione è protagonista di una normale dialettica: mi rivolgo all'Udc e a larga parte del Pd": lo dice il capogruppo del Pdl a Montecitorio Fabrizio Cicchitto intervenendo in Aula alla Camera nel corso della dichiarazione di voto sulla fiducia alla Finanziaria. Cicchitto sottolinea di "riconoscere la pacatezza delle parole di Bersani e credo - aggiunge - che su questo terreno si possa procedere e andare avanti". Per contro, Cicchitto sottolinea come "Repubblica ci stia massacrando con una campagna di stampa" e come il Pdl non sia disposto a fare "alcun passo indietro nei confronti della campagna di odio".

11:54 Il ritorno a casa di Berlusconi potrebbe slittare a domani

In questi minuti, Berlusconi è visitato dal professor Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele e suo medico personale. Quella del Cavaliere, la terza da quando è ricoverato al settimo piano dell'ospedale milanese, non è stata una notte tranquilla e proprio per questo si valuta la possibilità, diversamente da come previsto ieri, di non dimetterlo oggi. Il suo ritorno a casa potrebbe dunque slittare a domani.

10:53 Ragazzo nella notte tenta di entrare nel reparto del Premier

Un giovane torinese di 26 anni è stato bloccato intorno alle due della notte mentre cercava di entrare al settimo piano del reparto solventi dell'ospedale San Raffaele dove è ricoverato Silvio Berlusconi. Lo ha dichiarato la questura di Milano. Il ragazzo, che vive a Villar Perosa con i genitori, è stato controllato e bloccato, dai primi accertamenti sembra avere problematiche di carattere psicologico e si trova tuttora negli uffici della Digos. Nel bagagliaio della sua auto, una golf, sono state trovate mazze da hockey.

10:51 Il figlio Luigi Berlusconi atteso all'ospedale San Raffaele

Potrebbe arrivare oggi a Milano da Hong Kong, dove sta seguendo un progetto Erasmus, Luigi Berlusconi, il più piccolo dei figli del premier, l'unico che ancora non ha avuto la possibilità di visitare il padre ricoverato da domenica sera al San Raffaele dopo l'aggressione di domenica in Piazza Duomo.

10:45 Processo breve al Senato il 12 gennaio

Il processo breve approderà nell'aula del Senato il 12 gennaio. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.

10:35 Cicchitto: "'Repubblica' ha licenza di attacco"

"L'evocazione dell'attacco alla libertà di stampa è l'ennesima mistificazione: una catena editoriale sviluppa contro un leader politico, il suo partito, il suo governo una forsennata campagna di stampa, ma se qualcuno osa rispondere allora la medesima catena editoriale grida all'attentato alla libertà di stampa. Sulla base di questa logica - conclude Fabrizio Cicchitto - 'Repubblica' ha licenza di attacco e coloro che sono oggetto di esso dovrebbero solo accettare, riverenti, insulti e scomuniche e poi ringraziare per l'onore ricevuto".

10:27 Cicchitto replica a 'Repubblica': "Non vedo perché tacere"

Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto replica all'editoriale del direttore de 'La Repubblica' Ezio Mauro: "Non vediamo perché avremmo dovuto tacere. Non abbiamo fatto altro - aggiunge Cicchitto - che ricordare quello che tutti gli italiani che leggono i giornali e guardano la televisione hanno avuto sotto gli occhi quotidianamente: una campagna di odio e di disprezzo contro Berlusconi che ha innescato una serie di reazioni a catena che hanno portato al gesto di Tartaglia, alla sua esaltazione su Facebook da parte di migliaia di estremisti"

10:06 Berlusconi felice per il conforto di Obama e del Milan

Boniauti: "Ieri sera Berlusconi è stato molto felice per gli auguri di Obama. A tarda sera sono andati a trovarlo anche i due giocatori Clarence Seedorf e Thiago Silva - ha continuato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio - e ha molto gradito la visita perché l'affetto che lo lega al suo Milan è grande".

09:58 Atteso a breve il provvedimento del gip su Tartaglia

Potrebbe essere emesso già durante la mattinata, il provvedimento del gip Cristina Di Censo che dovrà decidere se tenere in carcere Massimo Tartaglia, l'uomo che ha aggredito Berlusconi in piazza Duomo, o trasferirlo sempre in regime di detenzione in un ospedale psichiatrico. Quest'ultima opzione è quella che ha chiesto ieri dopo l'interrogatorio dell'uomo la difesa.

09:42 Bonaiuti: "Il premier non vuole il voto anticipato"

Silvio Berlusconi "non ha nessuna intenzione di andare al voto anticipato. E' un'invenzione che gli viene attribuita dai suoi avversari per alimentare il clima di tensione. Bersani è nel giusto quando dice che non sarà così, quando afferma di non credere che 'Silvio andrà al voto'". Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti, intervistato da Unomattina.

09:38 Bonaiuti: "Berlusconi dimesso solo dopo la visita di oggi"

Il Portavoce del Governo ha ribadito l'intenzione dei medici di dimettere Berlusconi in giornata, chiarendo tuttavia che gli stessi medici "si sono riservati di rivederlo tra le 12 e l'una". In ogni caso, il sottosegretario Paolo Bonaiuti ha sottolineato che "il Presidente è un vulcano che entra in eruzione alle sette del mattino e sarà difficile, se non impossibile, tenerlo lontano dal lavoro e dai suoi impegni".

09:06 Casini: "Così non si può andare avanti"

"Credo che bisogna fermarsi e che tutti debbano capire che il Paese così non può andare avanti". Torna a commentare il clima di tensione Pier Ferdinando Casini. Che aggiunge: "L'opposizione deve abituarsi a cosiderarlo un avversario politico e non un nemico, ma i toni deveno essere abbassati anche da chi sta intorno al presidente del Consiglio".

08:46 A rischio la conferenza stampa di fine anno

La tradizionale conferenza stampa di fine anno del premier potrebbe saltare. Lo ha fatto intendere, ai microfoni di Sky Tg24, il sottosegretario Bonaiuti: ''Non la vedo facile''.

08:36 Obama telefona: "L'ho trovato in forma"

Telefonata nella tarda serata di ieri di Barack Obama che, informa una nota della Casa Bianca, ha trovato Silvio Berlusconi "in ottime condizioni di spirito".

08:33 Notte agitata, risveglio con mal di testa

Terza notte di ricovero al San Raffaele di Milano del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Secondo il portavoce Bonaiuti è stata più agitata delle precedenti e al risveglio ha accusato mal di testa. La prima richiesta è stata di poter leggere giornali.

 

 

2009-12-15

Il capogruppo dei deputati del Pdl, ha fatto un discorso durissimo alla Camera

e si è scagliato contro i giudici, l'Idv, Santoro e Travaglio. Di Pietro: "Ci condanna a morte"

Cicchitto parla di un "network dell'odio"

e accusa la Repubblica e l'Espresso

Al telefono col Cavaliere Fini avrebbe definito le sue parole "incendiarie"

Cicchitto parla di un "network dell'odio" e accusa la Repubblica e l'Espresso

Fabrizio Cicchitto

ROMA - Secondo Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera per il Pdl, il presidente del Consiglio è stato aggredito anche in seguito "alla campagna d'odio fomentata dal gruppo Espresso-Repubblica". E' stata questa la sostanza del suo discorso, pronunciato dopo la relazione del ministro dell'Interno Roberto Maroni sull'aggressione al premier Silvio Berlusconi. Toni molto aspri, dunque, e un attacco frontale al nostro Gruppo editoriale. Che non sono piaciute al presidente della Camera Gianfranco Fini, che in una telefonata con lo stesso premier le avrebbe definite "incendiarie".

"A condurre questa campagna - ha detto - è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L'Espresso, dal quel mattinale delle Procure che è il Fatto, da una trasmissione di Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio, oltre che da alcuni pubblici ministeri, che hanno nelle mani alcuni processi, tra i più delicati sul terreno del rapporto mafia politica e che vanno in tv a demonizzare Berlusconi".

Cicchitto ha poi chiamato in causa L'Italia del Valori. "E' da un partito come l'Idv, con il suo leader Di Pietro, che in questi giorni sta evocando la violenza, come se volesse trasformare lo scontro politico in atto in guerra civile fredda, che coinvolge anche settori più giustizialisti del suo partito, caro onorevole Bersani".

Secondo Cicchitto, poi, "non possono essere messe sullo stesso piano, neanche dalle nostre autorità istituzionali, due problematiche assai diverse: quella di chi, magari con un linguaggio non diplomatico, ha invocato una riforma costituzionale recuperando le obiezioni fatte da Togliatti e Calamandrei, e quelle dei Pm che hanno fatto trattenere il fiato al Paese e alla comunità internazionale, in attesa che gli oracoli di nuovo conio, gli Spatuzza e i fratelli Graviano, pronunciassero i loro verdetti, anzi le loro atipiche sentenze".

Dunque, ha insistito, "la mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio: ognuno si assuma la propria responsabilità. Ci auguriamo che questa aggressione e questo ferimento servano a qualcosa di più e che dal male venga qualcosa di bene". E Cicchitto indica la strada: "Da questa situazione si esce solo disinnescando con leggi funzionali quell'uso politico della giustizia, un cancro che ha distrutto la prima Repubblica e sta minando anche la seconda".

La reazione dell'Idv.

Di Pietro. Quando il leader dell'Italia dei Valori ha preso la parola, i deputati del centrodestra hanno abbandonato l'aula. Di Pietro ha aspettato prima di iniziare il suo discorso, in attesa che si completasse il deflusso. "Per rispetto a chi non vuole ascoltarmi", ha detto polemizzando. "Ieri ho espresso solidarietà umana a Berlusconi - ha esordito l'ex magistrato - per l'aggressione subita e deplorazione per la violenza causata da quello squilibrato. Oggi esprimo solidarietà totale, mia e del partito, alle persone condannate a morte dall'onorevole Cicchitto".

Ed ha aggiunto: "A morte, sì, perchè questo è il primo passo per quella criminalizzazione che egli ha ritenuto di fare anche oggi, qui in Aula (in ossequio a quanto ha detto il Presidente della Repubblica, di abbassare i toni) nei confronti di Travaglio, Santoro, magistrati come Spataro e Ingroia, giornalisti de L'espresso, di Annozero e anche nei confronti nostri, dell'Italia dei Valori, che abbiamo una sola colpa: quella di non voler essere zittiti, di voler fare opposizione, di voler dire le cose in modo chiaro, di volere aprire gli occhi a questo Paese, che per colpa di una disinformazione totale in mano ad un Presidente del Consiglio, che controlla quella pubblica e quella privata, sta facendo credere ai cittadini il contrario della verità".

La reazione del Pd.

Bersani. Dai banchi del Partito Democratico è partita la reazione all'intervento di Cicchitto. Il segretatio Bersani ha detto: "Dopo l'aggressione a Berlusconi, c'è il rischio che ci sia chi si traveste da pompiere ma fa l'incendiario. Mi pare che nel dibattito di oggi alla Camera ci sia stato questo rischio e il capogruppo del Pdl ha dato un forte contributo".

Pier Luigi Bersani, parlando con i cronisti alla Camera, ha sottoleneato come l'intervento in Aula di Cicchitto e la scelta di lasciare l'aula, quando ha parlato il leader Idv Antonio Di Pietro, non vada nella direzione indicata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di mettere fine all'esasperazione dei toni, che tutti dicono di dover rispettare.

Verini. L'onorevole Walter Verini ha stigmatizzato il durissimo attacco ai media, ai Pm e all'opposizione, dopo l'aggressione a Silvio Berlusconi. "Cicchitto ha stilato un'inaccettabile lista di proscrizione, nella quale sono stati inseriti giornalisti e trasmissioni, che possono anche essere criticate, ma la cui libertà di espressione va tutelata".

Zanda. Dello stesso tenore la replica del vicepresidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda: "L'intervento di Cicchitto alla Camera contro tutta l'opposizione, la libera stampa, la televisione e la magistratura aveva una rara carica di violenza verbale, agli antipodi rispetto a quanto auspicato dal Capo dello Stato".

(15 dicembre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

"Network dell'odio". I giornalisti di Repubblica respingono le accuse di Cicchitto

"Al servizio della verità e dei lettori"

ROMA - L'assemblea dei giornalisti di Repubblica ha approvato il seguente documento:

"I giornalisti di Repubblica, riuniti in assemblea, ritengono di estrema gravità e del tutto inaccettabili le parole espresse oggi dal capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. In una cornice solenne come l'aula di Montecitorio, Cicchitto ha attribuito "il clima di violenza" in cui è maturata l'aggressione al capo del governo, Silvio Berlusconi, all'azione incessante di un presunto "network dell'odio" di cui anche Repubblica farebbe parte.

Respingiamo al mittente simili accuse che sembrano fatte apposta per indicare alla pubblica opinione dei bersagli e denotano una preoccupante avversione nei confronti della libertà di stampa. I giornalisti di "Repubblica" scrivono al servizio della verità e dei lettori e continueranno a farlo".

(15 dicembre 2009)

 

 

 

 

Il ministro degli Interni annuncia lo studio di nuove norme per manifestazioni e web

e ipotizza l'applicazione a questi campi delle misure contro la violenza negli stadi

Maroni: "Nuove norme su cortei e siti"

Si parla di filtri alla navigazione web

Casini lo contesta: "No a provvedimenti illiberali, le leggi ci sono già"

Critici anche Gentiloni, De Magistris e "Fare Futuro"

Maroni: "Nuove norme su cortei e siti" Si parla di filtri alla navigazione web

ROMA - Giovedì il Consiglio dei ministri esaminerà nuove, più rigide norme sulle manifestazioni e su internet. Lo ha annunciato il ministro degli Interni Roberto Maroni, parlando di "misure più adeguate e urgenti" per cui è ipotizzabile che il governo agisca per decreto. Il titolare del Viminale ha anche fatto sapere che l'esecutivo sta valutando la possibilità di estendere alle dimostrazioni pubbliche le norme contro la violenza negli stadi.

Tra i provvedimenti in esame, a quanto è dato di sapere, ci sarebbero: l'attribuzione al Gip del compito di adottare provvedimenti cautelari quando si ravvisi l'urgenza di un intervento, sanzioni pecuniarie per chi commette in rete istigazione a delinquere e apologia di reato e persino il tentativo di rendere più difficoltosa la navigazione sul web verso quei siti che istigano alla violenza o fanno apologia di reato, attraverso una serie di filtri.

Nelle riunioni che si sono tenute per tutta la giornata al ministero, sempre secondo quanto si apprende, sarebbero state messe sul tavolo tutte le difficoltà di un intervento che andrebbe ad incidere, come ha ammesso lo stesso ministro, sulla libertà personale e sulla privacy dei cittadini, arrivando dunque alla conclusione che l'unica possibilità concreta è quella di cercare di rendere più difficoltosa la navigazione verso certi siti. Un procedimento simile a quello che si mette in atto per bloccare i siti con contenuti pedopornografici, anche se in questo caso, si fa notare, i 'paletti' sarebbero molto più blandi.

Resta il fatto che, dove i "filtri" già esistono (come in Cina, in Iran negli Emirati Arabi Uniti) la navigazione verso quei siti diventa impossibile. Nel caso di Facebook, ad esempio, per rendere irraggiungibile una singola pagina, si finirebbe per mettere off limits l'intero network. Chi ha sperimentato la navigazione su una rete dotata di filtri sa bene quanto questi meccanismi incidano sull'intera porzione di web interessata.

Quanto al ruolo del Gip, il suo intervento sarebbe ipotizzato nei casi in cui c'è la necessità di evitare che sul web si compiano attività di istigazione a delinquere e apologia di reato. L'informativa degli investigatori che monitorano costantemente la rete non arriverebbe più ai pm ma direttamente ad un giudice che, con un provvedimento motivato, ordinerebbe agli amministratori la chiusura del blog, del sito o del gruppo.

In caso di mancato rispetto dell'ordine, scatterebbe la sanzione. Per quanto riguarda i siti registrati all'estero, infine, si seguirà come ora la strada della rogatoria internazionale.

"Sono misure che stiamo valutando - ha detto Maroni in Transatlantico - per garantire ai cittadini e a chi ha compiti istituzionali di poter svolgere tranquillamente la propria azione". Ma il ministro non è sceso nei particolari: "Ho detto che sono allo studio misure ma non ho intenzione di dire quali: lo dirò prima al Consiglio dei Ministri, essendo misure delicate, che riguardano terreni delicati come la libertà di espressione sul web e quella di manifestazione, ancorchè in luoghi aperti, pubblici". Secondo Maroni è in ogni caso necessario "trovare un equilibrio tra la libertà di manifestazione del proprio pensiero in campagna elettorale e quella di manifestare la propria critica. Tutte queste sono norme che stiamo valutando, per vedere se servono e cosa serve alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni".

In precedenza, in un intervento alla Camera, Maroni aveva fatto riferimento alla polemica nata per la presenza in rete di siti inneggiati all'aggressore di Berlusconi: "Valuteremo soluzioni idonee da presentare al prossimo consiglio dei ministri" per consentire "l'oscuramento dei siti che diffondono messaggi di vera e propria istigazione a delinquere". E aveva aggiunto: "Nel rispetto di chi usa i social network con finalità pacifiche, il governo sta facendo approfondimenti tecnici per una legislazione per contrastare in modo più efficace episodi di violenza nelle manifestazioni pubbliche" nel rispetto delle norme vigenti e sulla "falsariga" di quelle adottate per prevenire la violenza negli stadi". Maroni ha detto di "accogliere l'invito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, perchè si fermi la pericolosa esasperazione della polemica politica e si torni a un civile confronto tra le parti".

Le reazioni politiche. Nella discussione in aula la posizione di Maroni è stata contestata da Casini. "Guai a promuovere provvedimenti illiberali", ha affermato il leader dell'Udc: "Le leggi esistenti già consentono di punire le violazioni. Negli Usa Obama riceve intimidazioni continue su Internet, ma a nessuno viene in mente di censurare la Rete".

"Le norme attuali e l'azione della Polizia postale sono sufficienti per colpire i comportamenti criminali in rete. Non vorrei che in nome di questo obiettivo, il governo pensasse invece a norme che limitino la libertà di internet", afferma Paolo Gentiloni, presidente del forum Comunicazioni del Pd.

"Giù le mani dal web. Vanno perseguiti i reati non limitata la libertà", aggiunge Dario Franceschini in un messaggio su Twitter. Secondo l'europarlamentare dell'Idv Luigi De Magistris, "per fermare la violenza che corre su Internet, non c'è bisogno di nuove leggi, basterebbe applicare con rigore quelle già esistenti". Sulla stessa lunghezza d'onda Ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo che invita il governo a non cedere "alla 'sindrome cinese', la tentazione della censura preventiva".

(15 dicembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Milano, il premier uscirà domani dall'ospedale San Raffaele

I medici: "Stia a riposo per due settimane". Bonaiuti: "Sarà dura"

Berlusconi al sito del Pdl

"L'amore vince sull'odio"

Napolitano: "La società è più coesa di questa politica esasperata"

Berlusconi al sito del Pdl "L'amore vince sull'odio"

ROMA - Sveglia di buona mattina, seguita dalla lettura dei giornali. Comincia così l'ultima giornata di Silvio Berlusconi al settimo piano dell' ospedale San Raffaele di Milano. I medici, infatti, hanno fatto sapere che il premier, aggredito in piazza Duomo, sarà dimesso domani, probabilmente verso mezzogiorno. Consigliandogli, però, un'astesione dal lavoro per due settimane. "Sarà dura tenerlo fermo" commenta il portavoce Paolo Bonaiuti. Il bollettino medico odierno comunque, parla di condizioni che "non destano preoccupazioni". Mentre il medico personale del premier, Alberto Zangrillo, racconta di un Cavaliere "sereno per il ripristino della condizione fisica ma ha una coda di profonda amarezza per quanto è capitato e per alcune cose successive".

Anche oggi la stanza del premier è stata meta di molte visite. Si è rivista la figlia Marina. Hanno telefonato sia Vladimir Putin ("comportamento da uomo vero") sia il leader libico Gheddafi ("aggressione deplorevole"). E' arrivato il Guardasigilli Angelino Alfano. Poi, a metà giornata, il premier ha affidato al sito del Pdl le sue prime parole dopo l'aggressione: "Grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto. Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio". Nel frattempo al tavolo delle parti sociali Gianni Letta si è fatto portavoce delle intenzioni del premier: "Questa riunione poteva essere rinviata, ma Berlusconi vuole che si vada avanti anche con maggior vigore di prima".

Parole che arrivano mentre da parte del governo è in arrivo una stretta su manifestazioni e siti internet. E dopo un duro scontro alla Camera tra Di Pietro e il Pdl. Con il capogruppo Fabrizio Cicchitto che ha attaccato il gruppo editoriale Repubblica-L'Espresso, definendolo "uno dei responsabili dell'attacco al premier".

Dopo l'invito ad abbassare i toni lanciato ieri, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tornato a parlare di "una società italiana, più forte e coesa della politica, segnata da un così esasperato conflitto". Auspicando modifiche "condivise" alla seconda parte della Costituzione così da "adeguarne indirizzi e istituti ai cambiamenti della società".

(15 dicembre 2009)

 

 

 

L'interrogatorio di garanzia per l'uomo che ha colpito Berlusconi al volto

Spunta un testimone, secondo il quale è possibile che "qualcuno gli abbia passato la statuetta"

Tartaglia interrogato dai pm

"Gesto folle, ma premeditato"

Maroni riferisce alla Camera: "Non appartiene a nessun gruppo politico

è incensurato e ha notevoli problemi psichici di tipo paranoico e di lavoro"

Tartaglia interrogato dai pm "Gesto folle, ma premeditato"

MILANO - Un agguato premeditato, anche se dettato probabilmente solo dalla instabilità psichica di Massimo Tartaglia. Sembra questa la conclusione cui sono arrivati gli inquirenti che indagano sull'aggressione a Silvio Berlusconi. Premeditato per almeno tre motivi: Tartaglia si aggirava nei dintorni della zona del comizio da alcune ore e non sarebbe capitato lì per caso; l'uomo aveva con sé diversi oggetti compresi un pezzo di plexiglass a forma di lama e uno spray al peperoncino. E, a giudicare dai materiali trovati nella sua casa, ultimamente aveva raccolto molte informazioni sul premier e la sua attività. Sono i dati emersi dall'interrogatorio di garanzia che si è svolto questa mattina per un'ora davanti al Gip Caterina Di Censo nel corso del quale gli è stato contestato il reato di "lesioni pluriaggravate".

Il procuratore aggiunto Armando Spataro ha chiesto la convalida dell'arresto e la custodia cautelare in carcere. Il Gip si è riservato di decidere anche perché i legali di Tartaglia, Daniela Insalaco e Gian Marco Rubino, hanno chiesto per il loro assistito il ricovero in una struttura psichiatrica in attesa della disponibilità di un posto in una comunità terapeutica già individuata.

Letta al Copasir. La tesi di un'azione solitaria è stata confemata da un'audizione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e del direttore del Dis, Gianni De Gennaro al Copasir, il Comitato parlamentare sui servizi di sicurezza. Ma la stessa tesi, adesso, viene messa in discussione dal racconto di Andrea Di Sorte, coordinatore dei club della Libertà che, domenica pomeriggio si trovava nel retropalco, vicino a Berlusconi. Di Sorte, che verrà ascoltato dagli inquirenti, ha detto di aver avuto la "percezione" di qualcuno che avrebbe passato a Tartaglia la riproduzione del Duomo con la quale ha colpito Berlusconi: "Poco prima che l'aggressore

scaraventasse contro il presidente la statuetta ho visto che c'è stato dietro...un movimento. Come se lui si stesse dimenando per prendere qualcosa da qualcuno che ovviamente non ho visto. Mi è sembrato di vedere proprio questo gesto che lui stesse prendendo qualcosa e questo l'ho visto perchè avevo degli amici che erano lì alla sbarra e mi stavo preoccupando che potessero salutare il presidente del Consiglio".

"E poi - prosegue Di Sorte - mi è sembrato di vedere un sacchetto di nylon, come se questa cosa fosse avvolta in un nylon. Quando poi è stato catturato dalla polizia e dal servizio d'ordine, la cosa che mi ha colpito è stato il fatto che lui ha detto, appena catturato: 'Sono solo, sono solo, non c'è nessuno dietro di me'. Io invece ho avuto la percezione che qualcuno gli stesse passando qualcosa".

La ricostruzione alla Camera. Sull'interrogatorio di Tartaglia, ha riferito alla Camera il ministro degli Interni Roberto Maroni che ha puntato molto sul tema della premeditazione: "Tartaglia si trovava in prossimità del luogo della manifestazione già dalle 11 del 13 dicembre, proprio in preparazione del suo folle gesto: in particolare, la premeditazione risulta provata dalla circostanza che è stato trovato in possesso di una bomboletta spray al peperoncino e di altri oggetti contundenti". Nello zaino di Tartaglia c'erano: un crocifisso in legno, un portacenere da tavolo in quarzo e un'altra miniatura del Duomo.

Maroni ha descritto l'andamento del comizio, il battibecco tra Berlusconi e i contestatori e alcuni momenti di tensione che si sono verificati tra giovani di destra e di sinistra ai margini della piazza.

Poi, il punto più delicato: "Alle 18,35, nell'area retrostante il palco, e prima di ripartire, il premier "ha deciso di fermarsi per rispondere alle domande di alcuni giornalisti e per salutare i numerosi cittadini sistemati dietro le transenne. E' proprio in questa occasione che alle spalle dei giornalisti e di quelli che salutavano, confusa tra la folla, una persona con un'azione improvvisa lanciava contro Berlusconi un oggetto in alabastro: una riproduzione del Duomo da lui comprata in precedenza in un chiosco della piazza".

Interrogato e arrestato, ricorda Maroni, l'aggressore "ha dichiarato di non appartenere a gruppi politici organizzati nè di frequentare centri sociall, ma di avere agito da solo, spinto dalla rabbia che da tempo covava dentro di sè contro il presidente del Consiglio". Tartaglia, "incensurato, ha problemi psichici di tipo paranoico e di lavoro, nonchè grosse difficoltà relazionali con i genitori".

Quanto agli oggetti trovati nel suo zaino, Tartaglia avrebbe detto di averli con sé "per difendermi nel caso ci fossero stati degli scontri".

La segnalazione dei due testimoni. Maroni è anche tornato sulla notizia data ieri da "Striscia", il telegiornale satirico di Canale 5. Due fratelli hanno raccontato di aver notato una persona che poteva essere Tartaglia che dava evidenti segni di squilibrio. Hanno detto di aver segnalato il fatto a un agente ma di aver ricevuto solo l'indicazione di chiamare la Questura. Il ministro ha spiegato che la questione è stata verificata e che sarebbe andata in modo diverso. In sostanza, i due fratelli avrebbero genericamente raccontato a un agente "che c'era un matto che disturbava i passanti". Non ci sarebbe stato alcun riferimento a Berlusconi. Da qui la risposta del poliziotto e il giudizio assolutorio di Maroni sulle eventuali responsabilità della Questura milanese.

Le scritte. Nella notte, a Torino, sono comparse due scritte tracciate con vernice rossa inneggianti ad Angelo Tartaglia. Sono state tracciate rispettivamente sulle pareti dell'ospedale Maria Vittoria, in corso Tassoni, e del Politecnico, in via Castelfidardo. In entrambi i casi, vicino alla frase, "Una medaglia per Tartaglia", era raffigurata una stella a cinque punte. Sono in corso le indagini della Digos. Due striscioni di carta con riferimento all'aggressione di Silvio Berlusconi sono stati affissi inoltre questo pomeriggio alle vetrate della facoltà di Sociologia dell'Università 'La Sapienza', in via Salaria a Roma. Nel primo c'era scritto 'Ma saremo tutti psicopatici', nell'altro 'Massimo Tartaglia a Natale si può fare di più". Gli striscioni sono stati rimossi poi da alcuni studenti e sequestrati dai carabinieri.

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Diretta - POLITICA

Berlusconi domani a casa

Napolitano: "L'Italia è coesa"

I Servizi: "Non è un gesto politico"

Il bollettino medico: Berlusconi sarà dimesso domani. Ma niente impegni per due settimane. Il ministro dell'Interno riferisce alla Camera. Scontro Di Pietro-Pdl: i deputati della maggioranza escono dall'Aula quando prende la parola il leader Idv. Cicchitto: "Campagna d'odio fomentata da Repubblica, Annozero e Travaglio".

 

16:00 Un testimone: "Ho visto qualcuno con Tartaglia"

"Poco prima che l'aggressore scaraventasse contro il presidente la statuetta ho visto che c'è stato dietro... come se lui si stesse dimenando per prendere qualcosa da qualcuno che ovviamente non ho visto. Mi è sembrato di vedere proprio questo gesto che lui stesse prendendo qualcosa e questo l'ho visto perchè avevo degli amici che erano lì alla sbarra e mi stavo preoccupando che potessero salutare il presidente del Consiglio". E' il racconto di Andrea Di Sorte, coordinatore dei club della Libertà che domenica pomeriggio era a Milano, in Piazza Duomo, accanto al premier nel momento dell'aggressione.

15:51 Gheddafi: "Aggressione deplorevole"

Tra le tante manifestazioni di solidarietà a Silvio Berlusconi è arrivata anche quella di Gheddafi. Il colonnello ha telefonato al presidente del Consiglio per esprimergli vicinanza per la "deplorevole" aggressione subita a Milano.

15:44 La Digos sente i fratelli che avvisarono la Polizia

Sono stati sentiti dalla Digos i due fratelli che hanno rivelato a 'Striscia la notizia' di aver dato l'allarme in merito a un possibile attentatore prima che Massimo Tartaglia aggredisse Berlusconi.

15:39 Marina Berlusconi dal padre

Marina Berluscoini e' tornata a far visita al padre all'ospedale San Raffaele, dove il premier e' ricoverato dalla scorsa domenica sera.

15:09 Galan: "Berlusconi è scosso"

E' un Silvio Berlusconi "moralmente scosso" quello che il governatore del Veneto, Giancarlo Galan, ha sentito stamane al telefono.

14:48 Famiglia Cristiana: "I frutti insanguinati dell'odio e del disprezzo"

E' in atto una deriva politico-mediatica che non ha nulla a che fare con "il normale confronto politico, anche duro", ma piuttosto con "la gogna, l'insulto personale, il disprezzo che tracima da ogni gesto e da ogni parola: il tutto avvolto nelle regole della società spettacolo, ora giunta al diapason con il volto insanguinato e dolorante del premier offerto in pochi minuti a tutto il mondo". Lo denuncia Famiglia Cristiana in un editoriale sull'aggressione al presidente Berluscon intitolato "I frutti insanguinati dell'odio e del disprezzo".

14:45 Putin elogia Berlusconi: "Si è comportato da uomo vero"

Vladimir Putin ha telefonato a Silvio Berlusconi e lo ha elogiato per il comportamento "da uomo vero" tenuto dopo l'aggressione a Milano. Il premier russo ha espresso "parole di solidarietà e sostegno e ha duramente condannato" l'attacco, ha riferito il portavoce Dmitry Peskov. Putin, legato al presidente del Consiglio da un'amicizia personale, "ha rimarcato che Berlusconi si è comportato da uomo vero in una situazione estrema".

14:05 Al vaglio posizione dei contestatori

Non è escluso che i manifestanti che domenica hanno contestato Berlusconi durante il suo comizio, vengano indagati per manifestazione non autorizzata. Il gruppo che ha urlato al premier "Buffone", si era radunato sotto al palco ed era stato allontanato dalla polizia poco dopo.

13:50 Berlusconi: "L'amore vince sull'odio"

"Grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto. Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio": questo il messaggio del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che appare sulla prima pagina del sito ufficiale del Pdl (www.pdl.it). Il messaggio è datato 15 dicembre.

13:45 Famiglia Cristiana: "Aggressione frutto di odio"

L'aggressione a Berlusconi è frutto "di odio e disprezzo". Titola così il settimanale 'Famiglia Cristiana'.

13:30 Tartaglia: "Temevo scontri di piazza"

"Avevo con me quegli oggetti per paura che ci fossero scontri". E' una delle dichiarazioni che nei giorni scorsi ha reso agli investigatori Massimo Tartaglia,

13:19 Tartaglia, Il gip si riserva la convalida dell'arresto

Il Gip di Milano, Cristina Di Censo, si e' riservata di decidere sulla convalida dell'arresto di Massimo Tartaglia. La decisione del gip arrivera' nelle prossime ore.

13:16 Marcegaglia: "Basta odio"

"Le parti sociali, che hanno svolto un ruolo fondamentale durante la crisi economica, chiedono alla politica di smetterla con questo clima di odio, conflitto e personalismo". Lo ha affermato il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia

13:08 La Russa: "No alla chiusura dei siti"

"Nessuna norma speciale: io intendo colpire l'intento organizzato di chi vuole impedire di parlare" durante le manifestazioni "sia politiche che sindacali". Lo ha detto il ministro della difesa Ignazio La Russa spiegando però di essere "assolutamente contrario alla chiusura di siti internet. Va certamente aiutata la polizia postale nelle indagini, ma senza arrivare alla chiusura. Ne ho parlato con Maroni, e anche lui è d'accordo".

 

13:02 Tartaglia ammette le sue responsabilità

Massimo Tartaglia interrogato oggi dal Gip, Cristina Di Censo, ha confermato le sue responsabilità durante l'interrogatorio di convalida dell'arresto. Lo hanno dichiarato i suoi avvocati, Daniela Insalaco e Gian Marco Rubino che hanno chiesto per il loro assistito il ricovero in un ospedale psichiatrico.

12:50 Bonaiuti: "Difficile tener fermo Berlusconi"

Sarà un'impresa difficile, gigantesca, Cercheremo di tenerlo fermo per il suo bene, ma la sua forza è proprio il contatto umano e stare in mezzo alla gente, meno male che ci sono di mezzo le festività natalizie". Così il portavoce del premier, commentano il bollettino medico di oggi che prescrive al premier di astenersi da "impegnative attività pubbliche per almeno due settimane".

12:37 Torino, scritte per Tartaglia

Due scritte tracciate con vernice rossa inneggianti ad Angelo Tartaglia sono apparse questa notte a Torino.

12:30 Rutelli: "Punti di tensione nel Paese"

Da tutte le analisi fatte dai servizi nell'ultimo periodo è emersa la "crescente preoccupazione sul fatto che sono ormai molti i punti di tensione nel nostro paese". Lo ha riferito Francesco Rutelli, presidente del Copasir.

12:28 Interrogatorio di Tartaglia

E' iniaziato da circa un'ora l'interrogatorio di garanzia di Massimo Tartaglia, l'uomo che ha scagliato una statuetta sul volto del premier Silvio Berlusconi, al termine di un comizio in piazza Duomo, a Milano. L'interrogatorio si sta svolgendo nel carcere di San Vittore davanti al gip Paola Di Censo. Ieri Tartaglia ha scritto una lettera di scuse al premier.

12:14 Napolitano: "Costituzione, le modifiche siano condivise"

"La vitalità della Carta costituzionale dipende anche dalla capacità di attuarne concretamente e costantemente i valori che ne rappresentano i pilastri fondanti, senza che ciò precluda la possibilità di modificare norme della sua seconda parte, al fine di adeguarne indirizzi e istituti ai cambiamenti della società, in un percorso condiviso e attento ai complessivi equilibri istituzionali": lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

12:11 Letta: "Gesto scollegato da volontà politica"

E' stato "un gesto isolato e scollegato da qualunque soggetto o volontà politica". E' quanto confermato davanti al Copasir dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ed dal capo del DIS (Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza), Gianni De Gennaro, nel corso di un'audizione questa mattina a Palazzo San Macuto, in merito all'aggressione subita da Berlusconi.

12:04 Rutelli: "Per i Servizi gesto isolato"

"Per i Servizi si è trattato di un gesto isolato - dice Francesco Rutelli presidente del Copasir - Esiste anche il rischio emulazione"

12:03 Alfano: "Può non essere un caso isolato"

"Il clima di odio si può instillare in un pazzo, che non può essere un caso isolato perchè, come ha attecchito nella sua mente, può attecchire anche nella mente di altri" dice il ministro per la Giustizia, Angelino Alfano.

11:54 Maroni: "Giovedì in cdm norme su manifestazioni"

Maroni: "Giovedì in cdm norme su manifestazioni"

11:49 Maroni: "Estendere norme contro violenza stadi"

Estendere le norme contro la violenza negli stadi alle manifestazioni pubbliche. E' quanto sta studiando il governo, secondo quanto riferito dal ministro dell'Interno Roberto Maroni nel corso dell'informativa alla Camera sull'aggressione al premier.

11:46 fareFuturo: "Sotterrare le asce di guerra"

'Gli italiani sentono il bisogno fisico, sessuale si potrebbe dire, di fare pace. Con semplicita'. Di sotterrare le asce di guerra e fumare, finalmente un calumet sotto il tipi". Lo scrive su 'Ffwebmagazine', periodico online della Fondazione Farefuturo,

11:42 Alfano da Berlusconi

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano è arrivato questa mattina all'ospedale San Raffaele di Milano per fare visita a Berlusconi

11:41 Cota: "Speriamo in un clima nuovo"

''Speriamo che ci sia un clima nuovo e la speranza e' l'ultima a morire. Noi ci crediamo e speriamo si possa parlare in futuro solo di politica''. Cosi', il capogruppo alla Camera della Lega Nord, Roberto Cota, intervenendo in aula a Montecitorio

11:40 Casini: "Negli Usa nessuno censura internet"

No a leggi speciali. "Quelle esistenti - dice il leader dell'Udc Pier Ferdinando casini - consentono già di perseguire i responsabili, la polizia postale fa un lavoro straordinario. Guardiamo agli Usa, a quello che accade in quella grande frontiera della libertà, dove Obama riceve intimidazioni inaccettabili su Internet ma dove a nessuno è mai passata neanche nell'anticamera del cervello l'idea di censurare Internet".

11:27 Napolitano: "Italia più coesa della sua politica esasperata"

La societa' italiana si mostra ''piu' forte e coesa'' rispetto all'immagine di ''esasperato conflitto'' che da' la nostra politica. Lo sostiene il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricevendo al Quirinale gli atleti campioni in specialita' olimpiche.

11:16 Di Pietro: "Nessuna maggioranza può violare la Costituzione"

"Se volete rispettare il dettato del presidente della Repubblica non portate in Aula provvedimenti che servono solo a far sfuggire le persone alla giustizia". Lo ha detto il leader Idv Antonio Di Pietro alla Camera durante il dibattito seguito all'informativa del ministro Maroni sull'aggressione a Berlusconi. Di Pietro ha manifestato "solidarietà" a magistrati e giornalisti indicati da Fabrizio Cicchitto come i responsabili del clima di violenza in cui è maturato l'episodio di domenica. Per l'ex pm "in nome di una maggioranza elettorale non si possono violare le leggi e la Costituzione".

11:14 Epifani: "Da Napolitano parole di buon senso"

"Il richiamo del Capo dello Stato, anche in questa occasione, è stato un punto di riferimento per tutto il Paese, anche per la Cgil. Mi sembrano parole dettate da grande buon senso". Così il segretario nazionale della Cgil, Guglielmo Epifani.

11:02 Casini: "No a censure sul web"

"Le leggi esistenti già consentono di punire le violazioni. Negli Usa Obama riceve intimidazioni continue su Internet, ma a nessuno viene in mente di censurare la Rete. Guai a promuovere provvedimenti illiberali". Lo ha detto il leader Udc Pier Ferdinando Casini.

10:57 Di Pietro: "Non ci faremo intimidire"

"Non ci faremo intimidire" è stata la reazione del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, quando i deputati del Pdl hanno lasciato l'Aula di Montecitorio

10:54 Parla Di Pietro, il Pdl esce dall'Aula

I deputati del Pdl sono usciti in massa dall'aula di Montecitorio non appena Antonio Di Pietro ha iniziato a parlare, dopo l'informativa del ministro Maroni sull'aggressione a Berlusconi.

10:53 Bersani: "Ci sono incendiari vestiti da pompieri"

"I discorsi sul 'clima' nell'immediatezza di questi fatti sono scivolosi. Il rischio è che qualcuno si vesta da pompiere per fare l'incendiario, e che cominci un gioco di criminalizzazione tra noi, che va oltre il segno". Lo ha detto Pierluigi Bersani, intervenendo al dibattito seguito alle comunicazioni del ministro Maroni sull'aggressione a Berlusconi. Il segretario del Pd ha detto di non condividere le affermazioni del capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, e ha chiesto al governo di dare risposta al disagio del paese.

10:31 "Aumentata la dose di analgesici"

Berlusconi sarà dimesso probabilmente "domani nel primo pomeriggio", spiega il dottor Zanfrillo nel bollettino medico. Zangrillo ha anche specificato che è stato "appesantito il programma analgesico", cioè sono state aumentate le prescrizioni di antidolorifici dato il dolore persistente che affligge il premier in seguito alla ferita riportata. Zangrillo ha sottolineato che Berlusconi "esce dall'ospedale con la chiara prescrizione di astenersi dalle attività pubbliche per due settimane" ma "potrà ricominciare a lavorare comunque con gradualità, ma senza esporsi a situazioni che lo espongano a stress".

10:29 Primario: "Berlusconi umore abbacchiato"

"Il suo umore è preoccupante perché è sempre piuttosto abbacchiato ma dà segni di ripresa". Lo ha detto il medico personale del premier, Alberto Zangrillo, leggendo il bollettino medico al San Raffaele. "E' sereno per il ripristino della condizione fisica - ha aggiunto - ma ha una coda di profonda amarezza per quanto è capitato e per alcune cose successive".

10:28 Cicchitto: "Da Repubblica e Travaglio campagna di odio"

Fabrizio Cicchitto punta il dito contro quelli che ritiene i responsabili della "campagna di odio inziata fin dal 1994" e che è "concentrata contro una sola persona: Silvio Berlusconi". Per Cicchitto "la campagna è condotta dal network Repubblica-L'Espresso, da Il Fatto, dalla trasmissione di Santoro Annozero e da un terrorista mediatico di nome Travaglio". Cicchitto, durante l'informativa di Maroni, ha indicato anche "l'Italia dei valori il cui leader di Pietro sta evocando la violenza" e "qualche settore giustizialista, onorevole Bersani, del suo partito". E l'obbiettivo, ha detto, è il "rovesciamento del legittimo risultato elettorale".

10:25 Medici, condizioni cliniche non destano preoccupazione

Le condizioni cliniche di Berlusconi, "non destano preoccupazioni" anche se "permangono i problemi legati alla sintomatologia dolorosa dovuta agli esiti del trauma subito e, in particolare, alla riacutizzazione della cervicalgia che nei mesi precedenti aveva afflitto il presidente in più di una circostanza". E' quanto riportato dal bollettino medico firmato dal professor Alberto Zangrillo del San Raffaele di Milano. Le dimissioni dall'ospedale del premier sono previste per la giornata di domani "con la raccomandazione - si legge - di astenersi da impegnative attività pubbliche per almeno due settimane.

10:24 Maroni: "Si valuta stop a siti che istigano a reati"

Nell'informativa alla Camera sull'aggressione a Berlusconi, Maroni ribadisce che si sta "valutando l'oscuramento di siti che istigano a delinquere". I tempi potrebbero essere brevi.

10:18 Maroni: "Premeditazione risulta provata"

La premeditazione dell'aggressione a Berlusconi "risulta provata". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, riferendo alla Camera sull'episodio di domenica a Milano. "Nessun rilievo alle forze dell'ordine", ha detto il ministro precisando che il sistema di gestione dell'ordine pubblico ha seguito le regole.

10:14 Bollettino medico: Berlusconi sarà dimesso domani

Silvio Berlusconi sarà dimesso domani dall'ospedale San Raffaele. Lo rende noto il bollettino medico. Il presidente del Consiglio dovrà tuttavia aspenersi dalle attività pubbliche per due settimane.

09:39 Formigoni: "Dargli del mafioso ha alimentato odio"

Secondo Roberto Formigoni "nei confronti di Silvio Berlusconi c'è stata una campagna d'odio che mirava a delegittimarlo. E allora può saltar fuori il pazzo. E' il clima sociale che arma chi si arroga poi il diritto di 'rappresentare il bene'. Gli hanno dato del mafioso un giorno sì e un no, anche questo alimenta l'odio".

08:54 Bonaiuti: "Temiamo altri attacchi"

Il portavoce del premier Paolo Bonaiuti dice al Tg1 che si temono "altri attacchi al presidente del Consiglio, ma lui deve stare in mezzo alla gente. E' la sua forza"

08:50 Striscioni all'ingresso del San Raffaele

Sui cancelli dell'ingresso principale del San Raffaele è stato appeso un grande striscione con scritto: "Forza presidente", firmato dalla Curva sud Milano. Numerosi i cartelli, tra cui uno che recita: "La mia famiglia crede in te, presidente non darla vinta a quei balordi".

08:38 Letta e De Gennaro al Copasir

Le questioni relative alla sicurezza del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, saranno al centro dell'audizione del sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta e del direttore del Dis Gianni De Gennaro, che si tiene quasta mattina davanti al comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica.

08:35 Bonaiuti: "Impossibile tenerlo lontano dalla folla"

Il portavoce del premier Paolo Bonaiuti ha detto che Berlusconi sta meglio ed oggi sarà sottoposto a nuove visite mediche. Quanto al contato con la folla Bonaiuti ha spiegato: "Sarà quindi una lotta titanica tra chi cercherà di dirgli 'attento, prudenza', e lui che invece cercherà sempre di parlare con tutti e di dare attenzione a tutti".

08:12 Maroni oggi alla Camera

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni riferirà oggi alla Camera sul ferimento di Silvio Berlusconi

08:10 La condanna di El Pais

"L'aggressione subita da Silvio Berlusconi non si dovrebbe trattare con condiscendenza: come cittadino, e anche come primo ministro, egli gode di un diritto inalienabile, il rispetto alla sua dignità e per la sua integrità fisica": l'editoriale del quotidiano spagnolo El Pais condanna "energicamente e senza riserve" l'"inaccettabile" attacco di domenica.

08:09 Barlusconi si è svegliato, ha chiesto i giornali

Silvio Berlusconi si è svegliato molto presto anche stamani nella sua stanza al settimo piano dell' ospedale San Raffaele di Milano, dove ha passato la sua seconda notte di ricovero dopo l'aggressione subita domenica in Piazza Duomo. Secondo quanto si è appreso, il presidente del Consiglio, si è svegliato all'incirca alle 6 e 30 e, esattamente come ieri, la sua prima richiesta è stata quella di poter leggere i giornali.

 

 

2009-12-14

Fini e Schifani a Milano. La presidente del Pd: "Sul clima politico

responsabile anche il Cavaliere". Bonaiuti: "Ciarpame"

Bersani in visita dal premier ferito

Il Pdl: "Si dissoci dalla Bindi"

Bersani in visita dal premier ferito Il Pdl: "Si dissoci dalla Bindi"

Gianfranco Fini

ROMA - Gianfranco Fini, Renato Schifani, molti ministri. Mentre al San Raffaele continua la sfilata delle alte cariche dello Stato che vanno personalmente a portare la loro solidarietà a Silvio Berlusconi ferito dopo un'aggressione a Milano, Rosy Bindi riaccende gli animi. "Solidarietà al premier ma non faccia la vittima" è il senso della sua dichiarazione. parole che scatenano il Pdl. "E' peggio di Di Pietro dice il protavoce del partito di Berlusconi Daniele Capezzone. "Ciarpame", chiosa il portavoce del premier Paolo Bonaiuti. Ma Pierluigi Bersani fa sapere che andrà anche lui al San Raffaele per esprimere al presidente del Consiglio la solidarietà sua e del suo partito.

La presidente del Pd ha ribadito la sua

"solidarietà piena e senza ombre al presidente del Consiglio". E, ha assicurato è "altrettanto ferma e incondizionata la condanna dell'aggressione e di ogni forma di violenza". Berlusconi, ha sottolineato, "è vittima del un gesto isolato di una persona psicologicamente fragile che - è del tutto evidente - non ha mandanti nè morali nè costituzionali.

Se si vuole fare una onesta riflessione sul clima politico tutti devono sentirsi responsabili. Anche il presidente del Consiglio e la sua maggioranza che da mesi cercano di dividere il Paese con pesanti attacchi al presidente della Repubblica, alla Corte Costituzionale, alla magistratura e a Parlamento".

Ora, ha aggiunto, "auguro al presidente del Consiglio una pronta guarigione e spero che ciascuno faccia la propria parte per ristabilire le condizioni di un confronto democratico, senza demonizzazioni reciproche, per affrontare i gravi problemi economici e sociali del Paese".

"Le dichiarazioni di Rosy Bindi lasciano esterrefatti, perché sono ancora peggiori di quelle di Di Pietro", dice Capezzone. "Che la vicepresidente della Camera - prosegue - oltre che la presidente del Pd, pronunci parole di questo tipo fa pensare che nella politica ci siano irresponsabili desiderosi di gettare benzina sul fuoco. Spero che Pierluigi Bersani voglia dissociarsi. Se non lo farà, sarà una pagina bruttissima per il Pd e per la sinistra italiana. Che altro deve succedere perché tra i dirigenti della sinistra si faccia strada un comportamento minimamente responsabile?".

E anche Bonaiuti si associa all'atttacco. "Le dichiarazioni della Bindi sono un lascito del passato - dice - nelle sue parole si percepisce quel terribile concetto di superiorità morale che è tipico della sinistra". "Finché la sinistra - ammonisce Bonaiuti - si tirerà dietro questo ciarpame non arriverà a nulla. Il moralismo li anima li rende convinti di essere solo loro depositari della verità. E' un'arretratezza che va superata".

(14 dicembre 2009)

 

 

 

Berlusconi: "Perché mi vogliono male?"

L'aggressore confessa: "Lo odio"

Bufera su Di Pietro e la Bindi

Il premier al San Raffaele di Milano: "Si nutre con fatica". Dovrà restare ricoverato per le prossime 24-36 ore. Maroni, ministro Interno: "Ha rischiato di essere ucciso". In visita all'ospedale i presidenti di Camera e Senato. In tarda mattinata anche Bersani, Pd: "Condannare violenza senza se e senza ma". Mancino, vice presidente Csm: "Ferma condanna". Il governo: "Oscurare i social network che inneggiano a violenza". L'aggressore trasferito a San Vittore. Vertice in Prefettura sul funzionamento dei servizi di sicurezza. Polemica aperta sul leader Idv che "non accetta criminalizzazioni". Bindi, presidente assembela nazionale Pd: "Solidale, ma il premier fermi il clima di ostilità"

 

14:27 Alemanno: "Manifestazione per invertire tendenza politica"

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha detto: "E' tempo che il

centrodestra e il Pdl facciano una grande manifestazione nazionale, non solo per solidarietà a Silvio Berlusconi, ma anche per chiedere una diversa impostazione politica, riforme e maggiore rispetto"

14:24 Psicologa di Tartaglia: "Parlo solo con la Procura e l'ospedale"

La psicologa che segue Massimo Tartaglia è irremovibile: "Quello che ho da dire lo dirò solo ed esclusivamente alla Procura della Repubblica e alla direzione sanitaria dell'ospedale per cui lavoro, il Policlinico di Milano"

14:21 ACLI: "Condanna senza appello"

Le Acli condannano il gesto di

violenza compiuto ieri a Milano nei confronti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, cui esprimono "la loro sincera solidarietà ed augurano una pronta ripresa".

14:20 Donadi, Idv: "Chiudere gruppi violenti, ma no bavaglio al web"

Il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi ha detto: "Lo sdegno per la vile aggressione a Berlusconi, da condannare, non deve diventare il pretesto per imbavagliare la rete"

14:06 L'aggressore confessa: "Odio Berlusconi"

contrariamente a quanto aveva detto il padre dell'aggressore ("Votiamo Pd in famiglia ma in casa nessuno odia il premier"), Massimo Tartaglia confessa: "Odio Berlusconi"

13:56 Maroni riferirà domani alla Camera

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni riferirà domani alla Camera sull'aggressione al premier

13:52 Maroni: "Berlusconi ha rischiato di essere ucciso"

Il ministro dell'interno, roberto Maroni, ha sottolineato che al termine della manifestazione di ieri in piazza del duomo il premier silvio berlusconi "ha rischiato di essere ferito gravemente, di essere ucciso".

13:42 Domani Letta e De Gennaro al Copasir

Domani il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta Letta, che ha la delega ai servizi di informazione e sicurezza, e il direttore del Dis, Gianni De Gennaro, saranno ascoltati nel corso di un'audizione al Copasir, sulle questioni relative alla sicurezza del presidente del Consiglio.

13:06 Di Pietro: "Non sono un ipocrita e non vado a trovarlo"

Antonio Di Pietro non intende fare visita a Silvio Berlusconi in ospedale. "Non sono un ipocrita e non credo che il premier abbia bisogno della mia visita", ha detto il leader dell'Idv ai cronisti a Montecitorio.

12:54 In forse le dimissioni di domani

Intervento chirurgico scongiurato per la frattura al naso ma le condizioni del presidente del Consiglio sono più gravi di quanto inizialmente ipotizzato, tanto che le sue dimissioni per domani sembrano essere rinviate. Così il primario Alberto Zangrillo, che ha letto il bollettino medico. I parametri vitali monitorati costantemente si sono mantenuti stabilmente nella norma, si legge nel bollettino, ma l'esame Tac ha documentato la presenza di una frattura del setto nasale. "Domani decidiamo - ha detto il medico - ma non è detto che venga dimesso, le conseguenze sono più gravi di quello che potevamo dire ieri sera, per cui non se ne parla assolutamente per le prossime 24-36 ore".

12:47 Bersani: "Condannare violenza senza se e senza ma"

"Va condannato ogni gesto di violenza senza se e senza ma". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha criticato l'aggressione nei confronti di Silvio Berlusconi. Al termine della sua visita, ai giornalisti che gli hanno come avesse trovato il premier, Bersani ha resplicato: "Sta piuttosto bene".

12:28 Mancino: "Ferma condanna"

'La più ferma condanna per il grave episodio dei violenza di ieri a Milano" di cui è rimasto vittima il presidente del Consiglio è stata espressa dal vice presidente del Csm Nicola Mancino. "Torna di grande attualità - ha detto aprendo i lavori del plenum - l'invito pressante del capo dello Stato ad abbassare i toni della polemica e a considerare di massima utilità per il Paese il civile confronto istituzionale sulle riforme".

12:23 Il medico: "Riesce a nutrirsi con molta fatica"

"Riesce a nutrirsi con molta fatica". Lo ha detto Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano. Nel bollettino medico si parla di "parametri vitali nella norma", ma di "abbassamento dei valori dell'ematocrito", in seguito al sangue perso dal premier, colpito al volto con un oggetto.

12:04 Schifani: "Lo fa soffrire l'odio politico"

''Al di là del dolore fisico, lo fa soffrire l'odio politico che si è trasformato in aggressione''. Il presidente del Senato, Renato Schifani, descrive così il premier Berlusconi dopo una nottata di ricovero all'ospedale San Raffaele in seguito all'aggressione subita ieri in Piazza del Duomo. ''Quello che traspare - ha aggiunt Schifani - è il dolore interno di un uomo che non comprende il perché di questo odio''.

11:58 "Silvio mi ha detto: 'Non capisco perché mi odiano'"

"Mi ha detto: 'Non capisco perché mi odino così". Questo ha riferito Don Verzé, dopo aver incontrato Silvio Berlusconi.

11:42 Bersani giunto con Penati al San Raffaele

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, è appena arrivato a far visita al presidente del Consiglio. Con lui c'è Filippo Penati, candidato del Pd alla presidenze della Regione Lombardia.

11:37 Bersani sta andando a Milano per visitare Berlusconi

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani sta andando a Milano al San Raffaele per far visita a Silvio Berlusconi.

11:28 Maroni in Prefettura, al via vertice sicurezza

E' arrivato poco fa in Prefettura a Milano il ministro degli Interni, Roberto Maroni, che a breve darà il via ad un vertice straordinario per la sicurezza in città. L'incontro è stato deciso in seguito all'aggressione contro il premier.

11:20 Lupi contro Bindi: "Troppi se e troppi ma"

'Dopo Antonio Di Pietro, Rosy Bindi. Attorno all'aggressione del presidente del Consiglio cominciano ad esserci troppi distinguo, troppi se e troppi ma. Cercare di giustificare un gesto di violenza contro chi rappresenta il nostro Paese è un errore che non possiamo permetterci. I violenti vanno isolati. Sempre e comunque''. Lo afferma in una nota Maurizio Lupi, vice presidente Pdl alla Camera.

11:15 Schifani da Berlusconi

Il presidente del Senato, Renato Schifani, è arrivato al San Raffaele per far visita al presidente del Consiglio. Non ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti. .

11:10 Capezzone: "Bindi peggio di Di Pietro, Bersani si dissoci"

''Le dichiarazioni di Rosy Bindi lasciano esterrefatti, perché sono ancora peggiori di quelle di Di Pietro''. Lo afferma in una nota Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. "Spero che Pierluigi Bersani - aggiunge - voglia dissociarsi. Se non lo farà, sarà una pagina bruttissima per il Pd e per la sinistra italiana".

10:48 Fini e La Russa lasciano l'ospedale

Gianfranco Fini e Ignazio La Russa, rispettivamente presidente della Camera e ministro della Difesa, hanno appena lasciato l'ospedale San Raffaele di Milano dove è ricoverato il premier Silvio Berlusconi dopo l'aggressione di ieri. La visita di Fini è durata circa 20 minuti. Entrambi hanno lasciato la struttura senza rilasciare dichiarazioni.

Nel frattempo è arrivato Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset. Si attende, invece, l'arrivo del presidente del Senato Renato Schifani.

10:43 Ronchi: "Oscurare siti che inneggiano ad aggressione"

"E' scandaloso e moralmente inaccettabile ciò che stiamo leggendo in queste ore su internet e nei social network. Per questo chiederò al ministro dell'Interno di procedere all'oscuramento dei siti in cui si inneggia alla vigliacca aggressione subita dal presidente Silvio Berlusconi". Lo afferma il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi.

10:27 Fini al San Raffaele

Gianfranco Fini è arrivato all'ospedale San Raffaele, in visita a Silvio Berlusconi.

10:04 Bonaiuti: probabilmente uscirà domani

Prima testimonianza sulle condizione del premier dal sottosegretario alla Presidenza e portavoce del premier, Paolo Bonaiuti: "Credo che le condizioni, azzardo una previsione, richiederanno che anche stasera stia al San Raffaele e continuino le analisi. Ieri aveva un forte mal di testa. Lo stato d'animo? E' rimasto male, ma è una persone che se le sente le cose: ieri mi ha detto 'non senti che clima di violenza c'è intorno, non pensi che possa succedere qualcosa?'

09:43 Bonaiuti: "Nessuno sfruttamento a fini elettorali"

"Berlusconi non sfrutterà l'aggressione di ieri nella prossima campagna elettorale". Lo dice il portavoce del premier, Bonaiuti, polemizzando con l'Unità: "Purtroppo quel Duomo in faccia, che gli ha tolto le forze per qualche secondo, gli ridarà vigore per la campagna elettorale"

09:00 Bindi solidale, "ma il premier abbassi i toni"

Rosy Bindi esprime solidarietà, ma invita anche il presidente del consiglio a "fare la sua parte per mettere fine a un clima di scontro politico e istituzionale di cui anche lui ha non poca responsabilità". "Questi gesti non possono mai essere giustificabili. Berlusconi però non è soltanto una vittima. Del clima di scontro politico e istituzionale avvelenato è anche lui responsabile"

08:57 Di Pietro: "Non accetto criminalizzazioni"

Antonio di Pietro respinge le critiche che gli piovono addosso per aver incluso Berlusconi e il suo governo fra le cause del disagio sociale da cui può essere nata l'aggressione. E punta il dito contro "il balletto sconsiderato di criminalizzazione nei miei confronti a cui sto assistendo da ore". Non intendo associarmi agli ipocriti che vogliono usare questo gesto di violenza folle come una spugna su quanto ha fatto e sta facendo questo governo".

08:47 Tartaglia trasferito a san Vittore

Massimo Tartaglia, l'uomo di 42 anni arrestato ieri dopo aver colpito al volto con un souvenir del Duomo il presidente Silvio Berlusconi al termine del comizio a Milano, è stato trasferito nella notte dalla Questura al carcere di San Vittore. All'uomo sono state contestate le accuse di lesioni pluriaggravate dalla premeditazione e dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa. A Tartaglia, che è stato interrogato dal procuratore aggiunto Armando Spataro, sono stati trovati in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, e una bomboletta di spray urticante al peperoncino

08:46 Convocato vertice in Prefettura

Convocato in mattinata un vertice in prefettura a Milano con il ministro dell'interno Maroni, il prefetto e il questore. Maroni ieri ha già incontrato il prefetto e il questore per una sommaria informativa

08:43 Un cartello fuori dall'ospedale: siamo con te

"Presidente Berlusconi una pronta guarigione. Gli italiani veri sono con te sempre": è quanto è scritto su un cartello, accompagnato da una bandiera italiana, apparso nella notte sulle recinzioni esterne del pronto soccorso dell'ospedale San Raffaele di Milano

08:41 Notte tranquilla: "Portatemi i quotidiani"

Silvio Berlusconi, ricoverato da ieri sera al settimo piano dell'Ospedale San Raffaele di Milano subito dopo l'aggressione subita in piazza Duomo ha trascorso una notte tranquilla e la sua prima richiesta stamattina è stata quella di poter vedere subito i quotidiani

 

 

 

Il premier stava tornando verso la macchina dopo il comizio per il tesseramento

In ospedale è stato sottoposto ad una Tac. Resta in osservazione per 24 ore

Berlusconi aggredito in piazza Duomo

arrestato uomo con problemi mentali

A Emilio Fede ha detto: "Sono miracolato, un centimetro in più e avrei perso l'occhio"

L'aggressore, Massimo Tartaglia, accusato di lesioni aggravate. Con sé aveva spray al peperoncino

 

Berlusconi aggredito in piazza Duomo arrestato uomo con problemi mentali

Berlusconi dopo l'aggressione

MILANO - Un colpo al volto. Un viso insanguinato che le televisioni immortalano. E' appena finito il comizio in piazza Duomo. Silvio Berlusconi ha lanciato il tesseramento del Pdl, attaccato i giudici e avuto un battibecco con alcuni contestatori. Tra gli applausi il premier si avvia verso la macchina. Cammina tra due ali di folla dei sostenitori del Pdl. Stringe mani e firma autografi. L'atmosfera è rilassata. Il battibecco avuto dal palco è dimenticato. Poi, all'improvviso, viene colpito da un oggetto. Si saprà poi che si tratta di una miniatura souvenir del Duomo di Milano.

Il premier barcolla, il viso si riempie di sangue. Sono momenti drammatici. La scorta prende il Cavaliere e lo trascina nell'auto blindata. L'aggressore, Massimo Tartaglia di 42 anni, resta come pietrificato. Contro di lui si scatena la rabbia dei manifestanti, gli agenti lo prendono e lo trascinano via. "Ho corso con gli agenti di polizia per allontanare l'aggressore, che rischiava un possibile linciaggio" commenta il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Berlusconi si volta verso la folla per rassicurarla. Un cenno della mano per dire "sto bene".

Sono momenti di grande concitazione. Le prime ricostruzioni parlano di un pugno al volto, poi si capirà meglio che il premier potrebbe essere stato colpito dalla statuetta di ferro lanciata da distanza ravvicinata. La dinamica dei fatti, peraltro, agli investigatori appare più vicina ad un gesto isolato che ad un tentativo di aggressione organizzato.

Tartaglia viene portato in Questura. Non è un'attivista politico, la Digos non lo conosce e si viene a sapere che è in cura da 10 anni per problemi mentali. Dopo l'interrogatorio l'uomo è stato arrestato con l'accusa di lesioni pluriaggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa e dalla premeditazione. Tartaglia, infatti, aveva in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, ma soprattutto una bomboletta di spray urticante al peperoncino.

Berlusconi, invece, va al San Raffaele dove i medici parlano di un'abrasione al labbro inferiore. "Sta bene - dicono i fedelissimi del Cavaliere - aveva una borsa di ghiaccio sul volto ed appariva cosciente".

Poi arrivano notizie più certe che parlano di una perdita copiosa di sangue con lesione lacero-contusa interna ed esterna, una infrazione al naso e due denti lesi, di cui uno superiore fratturato. Le stesse fonti riferiscono che il premier, rimasto sempre cosciente, è stato sottoposto ad una Tac precauzionale e sarà in prognosi per 15-20 giorni.

Ed è lo stesso premier a tranquillizzare, nuovamente, chi gli è intorno: "Sto bene, sto bene" dice mentre viene portato fuori dal Pronto Soccorso per essere trasferito in una stanza di ospedale. Comunque Berlusconi, riferisce chi gli ha fatto visita, si è detto "amareggiato" per "questa campagna di odio nei miei confronti. Questo è il frutto - ha spiegato - di chi ha voluto seminare zizzania. Quasi me l'aspettavo...". Berlusconi a tutti ha ripetuto di essere stato nei giorni scorsi nel mirino di una campagna di veleni. "Tutti dovrebbero capire che non è possibile oltraggiare un presidente del Consiglio, questa è la difesa delle istituzioni". Al di là dell'amarezza, il Cavaliere ha sottolineato di non voler minimamente farsi impressionare dall'episodio. "Sono ancora qui e non mi fermeranno". Poi, secondo la testimonianza di Emilio Fede, il premier ha detto: "Sono miracolato, un centimetro più su e avrei perso l'occhio".

(13 dicembre 2009)

 

 

 

Arrestato l'aggressore di Berlusconi. Incensurato, è un grafico e lavora col padre

In tasca spray al peperoncino. Seguito dai medici del Policlinico per problemi mentali

Tartaglia da 10 anni in cura psichiatrica

"Un gesto solitario ma premeditato"

Il padre: "Vota Pd, come tutti in famiglia, ma non odia nessuno. E' volontario del WWF"

Quindici anni fa inventò i "Quadri musicali", tele astratte che si illuminavano a suon di musica

Tartaglia da 10 anni in cura psichiatrica "Un gesto solitario ma premeditato"

Massimo Tartaglia ripreso dalle tv nella concitazione dell'arresto

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MILANO - E' in cura da 10 anni per problemi mentali al Policlinico di Milano Massimo Tartaglia, l'uomo che ha aggredito Silvio Berlusconi. Incensurato, la Digos neppure lo conosce, segno che non appartiene a centri sociali o organizzazioni extraparlamentari. Nessun precedente penale. Solo il ritiro della patente per motivi di viabilità qualche mese fa: nulla di più. Quarantadue anni, abita con i genitori in un'elegante palazzina a Cesano Boscone (Milano); l'aggressore di Silvio Berlusconi è un ingegnere elettronio che lavora nell'azienda del padre, la AL.TE.TEK di Corsico, specializzata nella realizzazione di obliteratrici per autobus. Vota Pd, come tutta la sua famiglia, "ma in casa - assicura il padre Alessandro - nessuno odia Berlusconi. Mai fatto politica attiva", spiega il genitore. "Non ha mai fatto del male a nessuno: è un volontario del WWF".

Il padre: "Frutto del clima negativo in Italia". Dalla dinamica dei fatti, dalla storia dell'aggressore e dalle risposte che l'uomo ha dato agli agenti della Digos che lo hanno interrogato per oltre tre ore, sembra più un gesto isolato, frutto di un disagio psichico piuttosto che un tentativo di aggressione organizzato. Il padre non lo nega: "Massimo è uno psicolabile. Stamane è uscito di casa spiegando che andava da un'amica. 'Non so quando torno', ha detto. Se avessi intuito, l'avrei fatto desistere. Penso che questo episodio sia maturato nel clima negativo che sta montando in Italia. In casa nostra - ha spiegato il genitore - abbiamo sempre commentato quello che succede in politica. Nessuno però, e tanto meno mio figlio, ha mai mostrato un'esasperazione particolare".

Nella giacca una bomboletta al peperoncino. Ma in tasca, Massimo aveva, insieme ad un altro souvenir del tipo usato per colpire il premier, una bomboletta di spray urticante al peperoncino che ha fatto protendere il procuratore aggiunto Armando Spataro, capo del pool antiterrorismo milanese, ad ipotizzare che il gesto di questa sera in piazza del Duomo fosse premeditato. Il pm lo ha scritto chiaro in calce al provvedimento di arresto: "Lesioni pluriaggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa e dalla premeditazione".

"Io non sono nessuno". Per tentare di ricostruire i trascorsi dell'aggressore e tracciarne un profilo mentale meno approssimato, in serata era arrivata nella Questura di Milano anche la psicologa che ha in cura Tartaglia da 10 anni. Una vicina di casa di Massimo Tartaglia, in via Giusti, nella zona residenziale di Cesano Boscone, ricorda che qualche volta sentiva l'uomo "urlare nel suo appartamento". E quando i poliziotti lo hanno trascinato via dalla piazza dopo l'aggressione, ripeteva: "Non sono io. Io non sono nessuno".

L'inventore dei "Quadri musicali". Giù 15 anni fa, il nome di Massimo Tartaglia era comparso sui giornali interessati a pubblicare le strane invenzioni degli Archimede di casa nostra. Accanto al nome del futuro aggressore di Berlusconi, comparve la foto dei cosiddetti "Quadri musicali". Coniugando la passione per l'elettronica con il gusto per l'arte astratta, Massimo Tartaglia realizzò dei piccoli quadri che si illuminavano di luce colorata diversa ogni volta che nella stanza in cui erano appesi si ascoltava della musica. A quanto pare, però, l'invenzione finì presto in un cassetto e dei "Quadri musicali" non si sentì più parlare.

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Solidarietà al premier dopo l'aggressione di Milano. La Russa: "Frutto del clima d'odio"

Casini: "Violenza intollerabile". Il leader Idv: "Condanna ma il Cavaliere incita all'odio"

Napolitano: "Fermare spirale di violenza"

Fini attacca Di Pietro: "Inaccettabile"

In serata telefonata fra il presidente della Repubblica e il premier

Bersani: "Gesto inqualificabile". Anche l'Anm si schiera con il presidente del Consiglio

Napolitano: "Fermare spirale di violenza" Fini attacca Di Pietro: "Inaccettabile"

Berlusconi dopo l'aggressione

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ROMA - Condanna del gesto e solidarietà al premier. E un caso politico intorno a Di Pietro. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è fermo: "Esprimo la più ferma condanna del grave e inconsulto gesto di aggressione nei confronti del Presidente del Consiglio - dice - al quale va la mia personale solidarietà". Inoltre il capo dello Stato esprime "il più netto, rinnovato appello perché ogni contrasto politico e istituzionale sia ricondotto entro limiti di responsabile autocontrollo e di civile confronto, prevenendo e stroncando ogni impulso e spirale di violenza". Il presidente in tarda serata ha anche parlato col premier.

Sulla stessa falsariga il presidente della Camera Gianfranco Fini: "Si tratta di un gesto gravissimo di fronte al quale tutte le forze politiche hanno il dovere di manifestare una convinta condanna esprimendo solidarietà al presidente del Consiglio". Fra i primi a commentare è stato Umberto Bossi: "Quello che hanno fatto a Berlusconi è un atto di terrorismo". "Si sentiva un clima pesante da tempo - ha continuato il ministro delle Riforme - e quello che è accaduto oggi è un segnale preoccupante". "Bisogna alzare la guardia - ha concluso - ci sono in giro troppe persone pronte a gesti delinquenziali. La Lega si mobilita e si prepara per combattere contro ogni rischio di terrorismo". Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, parla di "gesto inqualificabile".

"Quando si fanno le manifestazioni non per un partito ma contro una persona e si incita all'odio questo è il risultato. Questo è il frutto della politica dell'odio". dice il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Siamo sull'orlo del baratro - ha aggiunto - quando si consente che si odi e che si criminalizzi una persona, passare dalle parole ai fatti il passo è breve". E' incredibile che non si sia ancora desistito da questo atteggiamento e mi pare che nemmeno Di Pietro, dalle prime reazioni che ha avuto, l'abbia ancora capito".

"Io non voglio che ci si mai violenza, ma Berlusconi con i suoi comportamenti e il suo menefraghismo istiga alla violenza". Antonio Di Pietro commenta così quanto accaduto a Milano. "Io - aggiunge il leader dell'Idv- condivido le rimostranze dei cittadini che ogni giorno vedono un premier che tiene bloccato il Parlamento per fare leggi che servono a lui e soltanto a lui, mentre milioni di cittadini perdono il lavoro e faticano ad arrivare a fine mese". Parole che non sono piaciute né a Fini ("dichiarazioni inaccettabili") né a La Russa: "E' incredibile che non si sia ancora desistito da questo atteggiamento e mi pare che nemmeno Di Pietro, dalle prime reazioni che ha avuto, l'abbia ancora capito". Per Roberto Formigoni, fresco ricandidato alla Regione Lombardia, "queste dichiarazioni inducono al vomito".

"La violenza anche in politica è intollerabile e lo è tanto di più quando sono in corso manifestazioni pacifiche. Berlusconi ha la nostra solidarietà senza se e senza ma". Lo ha detto il leader Udc, Pier Ferdinando Casini.

"Solidarietà al premier'" accompagnata dal "ripudio di ogni forma di violenza che si sostituisca al confronto delle idee". Questi i sentimenti espressi dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara.

"E' un fatto molto grave e preoccupante, che manifesta il rischio reale che dalla violenza delle parole si passi alla violenza nei fatti". Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Ogni violenza - aggiunge - va fermamente condannata senza incertezze da tutte le parti politiche e dalle diverse componenti della società.

Al Presidente Berlusconi, così irresponsabilmente colpito, va la nostra doverosa solidarietà".

"A proposito dell'azione violenta nei confronti di Berlusconi oggi a Milano, precisiamo che il Popolo Viola respinge qualsiasi azione violenta. Tutte le iniziative proposte ed organizzate dal Popolo Viola sono ispirate ai principi della 'nonviolenza'. Basta pensare alla grande festa del 5 dicembre che ha visto più di un milione di persone sfilare per le strade di Roma e ritrovarsi a Piazza San Giovanni in maniera assolutamente pacifica e 'nonviolenta'. E' quanto hanno affermato i portavoce del "Popolo Viola" promotori della "No Bday" dello scorso 5 dicembre.

(13 dicembre 2009)

 

 

 

 

E su Facebook nascono subito

gruppi pro o contro l'aggressore

E su Facebook nascono subito gruppi pro o contro l'aggressore

Massimo Tartaglia

dopo l'aggressione

MILANO - Pochi minuti dopo l'aggressione, sono nati su Facebook gruppi che si riferiscono all'aggressione a Silvio Berlusconi. In linea i gruppi "Uccidiamo Massimo Tartaglia" e "Vergogna Massimo Tartaglia". I gruppi a favore sono "Viva Massimo Tartaglia" e "Colletta per Massimo Tartaglia". C'è anche un "diventa fan di quello che ha dato un cazzotto a Berlusconi".

"Questo è il frutto dell'odio politico istigato da Di Pietro e dalla sinistra che è invidiosa del consenso e dei risultati del Governo" denuncia Giovanni Donzelli, portavoce nazionale della Giovane Italia, movimento giovanile del Pdl.

Sarcastici, violenti e in qualche caso irriferibili i commenti sul sito dei no-global Indymedia.

(13 dicembre 2009) Tutti gli articoli di politica

 

 

 

 

In un'informativa di due mesi fa l'ipotesi di "gesti violenti" di individui "isolati"

Poche settimane fa Maroni suggerì che era meglio pernottare a Palazzo Chigi

Rischio-mitomani segnalato dai Servizi

Copasir: chiarire cosa non ha funzionato

di ALBERTO CUSTODERO

Rischio-mitomani segnalato dai Servizi Copasir: chiarire cosa non ha funzionato

ROMA - "Il rischio di un'aggressione da parte di mitomani era stato da tempo annunciato dai servizi di sicurezza. Al Copasir attendiamo una relazione dettagliata sull'esatta dinamica dell'aggressione a Berlusconi per verificare come mai i servizi segreti, deputati alla sicurezza del presidente del consiglio, non abbiano garantito in questo caso la sua incolumità".

Emanuele Fiano, deputato pd e componente del Comitato parlamentare per il controllo dell'intelligence, vuole vederci chiaro sull'aggressione di ieri a Berlusconi. Era stato lo stesso Fiano a metà ottobre, a presentare un'interrogazione urgente sull'allarme attentati al Cavaliere dopo aver letto a metà ottobre su Repubblica, la preoccupazione di Berlusconi di essere colpito durante un comizio. In quel periodo, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, "profondamente turbato", aveva sollecitato un intervento della magistratura per mettere sotto inchiesta i gruppi Facebook intitolati "Uccidiamo Berlusconi". La procura di Roma aveva avviato un'indagine per minacce, mentre il gestore americano del social network aveva imposto di cancellare solo il titolo (giudicato offensivo), ma non i contenuti, ritenuti innocui.

"Questa campagna mediatica contro di me - s'era sfogato il premier durante l'ufficio di presidenza del Pdl il 9 ottobre - ha messo in allarme i servizi segreti. Mi hanno detto di stare in guardia, temono che possa essere vittima di qualche squilibrato in cerca di notorietà mondiale. E mi hanno invitato caldamente a non stare troppo in mezzo alla gente, ma come si fa?". Berlusconi, dunque, da due mesi era ben consapevole del rischio di essere aggredito da uno squilibrato durante un bagno di folla. Rischio che puntualmente s'è avverato, visto che (secondo la Digos), Massimo Tartaglia, l'aggressore di piazza del Duomo, risulta in cura da 10 anni presso i servizi psichiatrici di Milano.

Quell'allarme, del resto, era stato ufficializzato dal ministro dei Rapporti col Parlamento, Elio Vito, il 14 ottobre, rispondendo al question time alla Camera all'interrogazione di Fiano. Escludendo l'eventualità di un attentato organizzato da associazioni criminali o terroristiche, Vito aveva però confermato che "il presidente del Consiglio, in ragione della sua esposizione mediatica, avrebbe potuto essere oggetto di contestazione in occasioni di eventi pubblici, non escludendosi, come già avvenuto in passato, anche gesti violenti di mitomani isolati difficilmente individuabili in sede preventiva". Il ministro aveva anche rivelato una comunicazione spedita al governo dall'organo di coordinamento dei servizi segreti, il Dis, con l'invito rivolto a Berlusconi "di evitare contatti ravvicinati con il pubblico, soprattutto in circostanze occasionali e non pianificate che, per la loro natura, non consentono una puntuale e preventiva predisposizione di adeguati servizi di tutela". Alle raccomandazioni dell'intelligence s'era aggiunta la preoccupazione del ministro dell'Interno Roberto Maroni, che aveva suggerito al premier di dormire due notti a Palazzo Chigi, dopo l'invio all'Unità di un documento definito "un preoccupante manifesto programmatico" firmato dai "Nuclei di azione territoriale Luca e Anna Mantini".

© Riproduzione riservata (14 dicembre 2009)

 

 

In un'informativa di due mesi fa l'ipotesi di "gesti violenti" di individui "isolati"

Poche settimane fa Maroni suggerì che era meglio pernottare a Palazzo Chigi

Rischio-mitomani segnalato dai Servizi

Copasir: chiarire cosa non ha funzionato

di ALBERTO CUSTODERO

Rischio-mitomani segnalato dai Servizi Copasir: chiarire cosa non ha funzionato

ROMA - "Il rischio di un'aggressione da parte di mitomani era stato da tempo annunciato dai servizi di sicurezza. Al Copasir attendiamo una relazione dettagliata sull'esatta dinamica dell'aggressione a Berlusconi per verificare come mai i servizi segreti, deputati alla sicurezza del presidente del consiglio, non abbiano garantito in questo caso la sua incolumità".

Emanuele Fiano, deputato pd e componente del Comitato parlamentare per il controllo dell'intelligence, vuole vederci chiaro sull'aggressione di ieri a Berlusconi. Era stato lo stesso Fiano a metà ottobre, a presentare un'interrogazione urgente sull'allarme attentati al Cavaliere dopo aver letto a metà ottobre su Repubblica, la preoccupazione di Berlusconi di essere colpito durante un comizio. In quel periodo, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, "profondamente turbato", aveva sollecitato un intervento della magistratura per mettere sotto inchiesta i gruppi Facebook intitolati "Uccidiamo Berlusconi". La procura di Roma aveva avviato un'indagine per minacce, mentre il gestore americano del social network aveva imposto di cancellare solo il titolo (giudicato offensivo), ma non i contenuti, ritenuti innocui.

"Questa campagna mediatica contro di me - s'era sfogato il premier durante l'ufficio di presidenza del Pdl il 9 ottobre - ha messo in allarme i servizi segreti. Mi hanno detto di stare in guardia, temono che possa essere vittima di qualche squilibrato in cerca di notorietà mondiale. E mi hanno invitato caldamente a non stare troppo in mezzo alla gente, ma come si fa?". Berlusconi, dunque, da due mesi era ben consapevole del rischio di essere aggredito da uno squilibrato durante un bagno di folla. Rischio che puntualmente s'è avverato, visto che (secondo la Digos), Massimo Tartaglia, l'aggressore di piazza del Duomo, risulta in cura da 10 anni presso i servizi psichiatrici di Milano.

Quell'allarme, del resto, era stato ufficializzato dal ministro dei Rapporti col Parlamento, Elio Vito, il 14 ottobre, rispondendo al question time alla Camera all'interrogazione di Fiano. Escludendo l'eventualità di un attentato organizzato da associazioni criminali o terroristiche, Vito aveva però confermato che "il presidente del Consiglio, in ragione della sua esposizione mediatica, avrebbe potuto essere oggetto di contestazione in occasioni di eventi pubblici, non escludendosi, come già avvenuto in passato, anche gesti violenti di mitomani isolati difficilmente individuabili in sede preventiva". Il ministro aveva anche rivelato una comunicazione spedita al governo dall'organo di coordinamento dei servizi segreti, il Dis, con l'invito rivolto a Berlusconi "di evitare contatti ravvicinati con il pubblico, soprattutto in circostanze occasionali e non pianificate che, per la loro natura, non consentono una puntuale e preventiva predisposizione di adeguati servizi di tutela". Alle raccomandazioni dell'intelligence s'era aggiunta la preoccupazione del ministro dell'Interno Roberto Maroni, che aveva suggerito al premier di dormire due notti a Palazzo Chigi, dopo l'invio all'Unità di un documento definito "un preoccupante manifesto programmatico" firmato dai "Nuclei di azione territoriale Luca e Anna Mantini".

© Riproduzione riservata (14 dicembre 2009)

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.unita.it

2009-12-20

2009-12-18

Le condizioni per la pace del premier: leggi ad personam e stop all'Idv

di Ninni Andriolotutti gli articoli dell'autore

Altro che riposo. Tutti ad Arcore, da Cicchitto a Letta, da Scajola a Miccichè. Una convalescenza di gran lavoro quella del Cavaliere. Per stasera è prevista una cena con Bossi e Tremonti. Possibile, prima di Natale, una nuova visita di Fini. Il Presidente della Camera si sta spendendo molto per dare gambe agli appelli berlusconiani a "rasserenare il clima". Come Gianni Letta, d’altra parte, che Berlusconi vorrebbe nominare vice premier.

Strada spianata verso il "patto democratico", quindi? Passati i giorni dello scoramento e dei buoni propositi, in realtà, il Cavaliere "vuole la pace", ma pone condizioni. La prima è che Pd e Udc rompano con Di Pietro, isolando l’ex pm di Mani pulite. Una richiesta che, riportata come una sorta di diktat da interlocutori non annoverabili tra le "colombe", giunge in realtà direttamente all’opposizione - e per altri percorsi - con toni più sfumati. Pace condizionata, quindi? "Prendo atto dell’apertura alle riforme del Pd - spiega Paolo Bonaiuti - Se sono rose fioriranno, vedremo. Il dialogo, il confronto, qualunque forma di apertura civile con l’opposizione può riprendere quando cesserà la spirale di violenza contro il presidente del Consiglio". E il senatore Pdl, Giorgio Stracquadanio, ultras pro Cavaliere, sottolinea che "è più che opportuna la distinzione tra opposizione democratica, con la quale cercare con tenacia un’intesa per le riforme istituzionali, e opposizione giustizialista". Gaetano Quagliariello, infine, auspica che "le forze responsabili dell’opposizione" compiano "un passo ulteriore per disinnescare il conflitto che da 15 anni impedisce all’Italia di diventare una democrazia compiuta".

È chiaro che Berlusconi non ha messo da parte l’assoluta priorità che assilla i suoi pensieri: la via d’uscita parlamentare ai processi che lo riguardano. E se è vero che oltre all’"isolamento di Di Pietro" il premier spera, in particolare dal Pd, un atteggiamento "soft" sulle leggi "ad personam", è anche vero che - con realismo - non mette nel conto né voti favorevoli, né aiuti nell’iter parlamentare. Tenta, però, di evitare "la demonizzazione". "La posizione di D’Alema, Bersani e di tutti noi - spiega il Pd Enrico Letta - È che non c’è un atteggiamento persecutorio o berlusconicentrico, ma solo il rispetto delle regole, della Costituzione e che le riforme devono essere di sistema".

Legittimo impedimento e Lodo Alfano bis: sembrano questi i provvedimenti intorno ai quali il Cavaliere occuperà il Parlamento tra gennaio e febbraio, pronto - in ogni caso - ad andare "avanti come un treno" forte, anche, delle rassicurazioni di Fini. Una modifica radicale del "processo breve" per dare un segnale a chi - nel Pdl, ma anche in Pd e Udc - chiede di non terremotare la giustizia? Possibile. Quanto alle altre riforme, tutto lascia pensare che se ne riparlerà dopo le regionali e che le urne decideranno molto anche del futuribile dialogo tra maggioranza e opposizione"

19 dicembre 2009

 

 

 

Regalo di Natale di Fini a Feltri Una boccetta di tranquillante

Un flacone di Valium con un biglietto di auguri di Buon Natale. Questo il regalo che il presidente della Camera Gianfranco Fini ha inviato ieri al direttore del Giornale Vittorio Feltri, secondo quanto riferisce la Velina Rossa di Pasquale Laurito. "Egregio Direttore - si legge nel messaggio riferito dalla Velina - per festività "serene" senza ossessioni e allucinazioni". Firmato: Gianfranco Fini. Gli auguri sono stati inviati ieri dopo che sul Giornale era comparso un editoriale di Feltri che sosteneva che con l'aggressione di Milano a Berlusconi era crollato il progetto di ribaltone di Fini. Da ciò l'invio del flacone del noto tranquillante con annesso biglietto di auguri. Ma la Velina Rossa "si sente anche in dovere di precisare quali possano essere, eventualmente, gli effetti indesiderati dell'assunzione di Valium. È noto infatti, che questo farmaco serve a rilassare, a calmare. Ma può avere anche effetti indesiderati, che certamente il presidente della Camera non augura al Direttore del Giornale. Purtuttavia - prosegue la Velina rossa - il buon Feltri, seguendo la "terapia" indicata dalla terza carica dello Stato rischia sonnolenza, cefalea, vertigini, ottundimento delle emozioni, confusione. Persino amnesia. Si ricorderà Feltri, di insistere nei suoi strali contro il "compagno" Fini?".

L'ennesimo attacco di Feltri a Fini era arrivato proprio questa mattina, sempre dalle pagine del Giornale. "Avere un Fini che rema contro non è più una risorsa per il Pdl, ma un problema. Da risolvere in fretta". Così Feltri aveva risposto a una lettera aperta del deputato del Pdl Amedeo Laboccetta nella quale il parlamentare sosteneva che non sarebbe in vista nessun divorzio tra Fini e Berlusconi visto che Fini non è "un nemico" del Cavaliere ed è "uno che non tradisce". "Nella testa di Fini - ribatte Feltri - è successo qualcosa che ha trasformato l'uomo e lo ha reso distante dal partito a cui appartiene".

La difesa del presidente della Camera da parte dei suoi fedelissimi non si è fatta attendere. "Fini non è diventato un pazzo comunista che vuole far cadere il Governo, ma una persona che pone ragionevolmente delle questioni al suo partito e al suo Governo". Così la pensa Italo Bocchino, deputato del Popolo della Libertà, commentando questa mattina su "Omnibus" su LA7 la posizione politica del presidente della Camera. E poi ha spiegato: "Fini pone innanzitutto la questione sulla partecipazione alle decisioni all'interno del Pdl; in secondo luogo il Presidente della Camera vuole un governo che si occupi della politica economico-sociale cercando di rispettare il programma elettorale alla luce degli avvenimenti economici che ci sono stati. In ultimo - ha concluso Bocchino - non vuole lo scontro con gli organi dello Stato ma anzi il loro massimo rispetto.Su altre questioni come quella della cittadinanza, ciò che dice Fini - ha ricordato Bocchino - è scritto nei programmi elettorali di signori che si chiamano Sarkozy, Merkel e Cameron".

18 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-12-18

Regalo di Natale di Fini a Feltri Una boccetta di tranquillante

Un flacone di Valium con un biglietto di auguri di Buon Natale. Questo il regalo che il presidente della Camera Gianfranco Fini ha inviato ieri al direttore del Giornale Vittorio Feltri, secondo quanto riferisce la Velina Rossa di Pasquale Laurito. "Egregio Direttore - si legge nel messaggio riferito dalla Velina - per festività "serene" senza ossessioni e allucinazioni". Firmato: Gianfranco Fini. Gli auguri sono stati inviati ieri dopo che sul Giornale era comparso un editoriale di Feltri che sosteneva che con l'aggressione di Milano a Berlusconi era crollato il progetto di ribaltone di Fini. Da ciò l'invio del flacone del noto tranquillante con annesso biglietto di auguri. Ma la Velina Rossa "si sente anche in dovere di precisare quali possano essere, eventualmente, gli effetti indesiderati dell'assunzione di Valium. È noto infatti, che questo farmaco serve a rilassare, a calmare. Ma può avere anche effetti indesiderati, che certamente il presidente della Camera non augura al Direttore del Giornale. Purtuttavia - prosegue la Velina rossa - il buon Feltri, seguendo la "terapia" indicata dalla terza carica dello Stato rischia sonnolenza, cefalea, vertigini, ottundimento delle emozioni, confusione. Persino amnesia. Si ricorderà Feltri, di insistere nei suoi strali contro il "compagno" Fini?".

L'ennesimo attacco di Feltri a Fini era arrivato proprio questa mattina, sempre dalle pagine del Giornale. "Avere un Fini che rema contro non è più una risorsa per il Pdl, ma un problema. Da risolvere in fretta". Così Feltri aveva risposto a una lettera aperta del deputato del Pdl Amedeo Laboccetta nella quale il parlamentare sosteneva che non sarebbe in vista nessun divorzio tra Fini e Berlusconi visto che Fini non è "un nemico" del Cavaliere ed è "uno che non tradisce". "Nella testa di Fini - ribatte Feltri - è successo qualcosa che ha trasformato l'uomo e lo ha reso distante dal partito a cui appartiene".

La difesa del presidente della Camera da parte dei suoi fedelissimi non si è fatta attendere. "Fini non è diventato un pazzo comunista che vuole far cadere il Governo, ma una persona che pone ragionevolmente delle questioni al suo partito e al suo Governo". Così la pensa Italo Bocchino, deputato del Popolo della Libertà, commentando questa mattina su "Omnibus" su LA7 la posizione politica del presidente della Camera. E poi ha spiegato: "Fini pone innanzitutto la questione sulla partecipazione alle decisioni all'interno del Pdl; in secondo luogo il Presidente della Camera vuole un governo che si occupi della politica economico-sociale cercando di rispettare il programma elettorale alla luce degli avvenimenti economici che ci sono stati. In ultimo - ha concluso Bocchino - non vuole lo scontro con gli organi dello Stato ma anzi il loro massimo rispetto.Su altre questioni come quella della cittadinanza, ciò che dice Fini - ha ricordato Bocchino - è scritto nei programmi elettorali di signori che si chiamano Sarkozy, Merkel e Cameron".

 

 

 

 

Primo giorno a casa di Berlusconi Bonaiuti: "Riprende la forza"

Giornale e rassegna stampa, visite per gli auguri di Natale. Così il premier Silvio Berlusconi ha trascorso il primo giorno di convalescenza nella sua villa ad Arcore, dopo il ricovero in ospedale a seguito dell'aggressione subita a Milano al termine di un comizio.

Il primo a visitarlo, stamane, è stato il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, poi è toccato al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e ad alcuni ministri. Si terrà forse domani l'incontro con il leader della Lega Umberto Bossi che aveva promesso di andarlo a trovare. Con lui certamente ci saranno Giulio Tremonti e Roberto Calderoli.

"il presidente sta molto meglio, è rinfrancato. certo, il colpo è stato durissimo ma i dolori stanno rallentando e contemporaneamente l'uomo riprende contezza della sua forza. E posso testimoniare quanto sia determinato e positivo il suo

atteggiamento". Lo ha detto il sottosegretario Paolo Bonaiuti, intervistato dal Gr Parlamento.

Intanto, anche i sostenitori di Berlusconi passano dalla piazza virtuale alla piazza reale. I giovani del Pdl Sardegna scendono in campo a sostegno di Silvio Berlusconi. "Dopo aver raccolto su Facebook oltre 2 mila messaggi di solidarietà al Premier - si legge in una nota - i giovani del Popolo della Libertà si mobilitano e portano nei gazebo la campagna 'Presidente siamo con te!'. L'iniziativa è partita dal gruppo dei Giovani per la Libertà Sardegna e arriva nelle piazze dell'Isola". Domani, sabato 19 dicembre, dalle 10.30 in Via Roma 127 a Cagliari, sarà allestito un gazebo dove sarà possibile lasciare messaggi, lettere e biglietti di solidarietà al Presidente del Consiglio. I post su Facebook e i messaggi raccolti nei gazebo saranno inviati direttamente al presidente Berlusconi come segno di vicinanza e solidarietà dei giovani sardi.

 

18 dicembre 2009

 

 

 

2009-12-17

Schifani: "Facebook più pericoloso dei gruppi degli anni Settanta"

Il Male è tornato, altro che Grande Fratello. È il web il nuovo nemico, da abbattere perché irriverente verso il premier. Soprattutto è Facebook che è più pericoloso dei gruppi degli anni '70. Ne è sicuro il presidente del Senato, Renato Schifani: "Si leggono dei veri e propri inni all'istigazione alla violenza. Negli anni 70, che pure furono pericolosi, non c'erano questi momenti aggregativi che ci sono su questi siti. Così si rischia di autoalimentare l'odio che alligna in alcune frange". Durante la cerimonia di auguri a Palazzo Giustiniani la seconda carica dello Stato esprime permetta sintonia con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di voler usare una legge e non un decreto per mettere ordine nel web. "Una cosa è certa - sottolinea - qualcosa va fatto perché non si può accettare che si pubblichino istigazioni all'odio violento".

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Proprio su Facebook si concentra un'indagine che verrà presentata domani a Pisa nell'ambito del Convegno "La società degli adolescenti- abitudini e stili di vita " presso l'Auditorium del Centro Polifunzionale Maccarone e che la Società Italiana di Pediatria realizza dal 1997, si evince che l'uso del Pc ed in particolare di Internet, è cresciuto, dal 2000 ad oggi, in modo costante e netto.

Su facebook, fenomeno dell'anno, ha già la propria scheda oltre il 50% degli adolescenti (53% delle femmine) e un ulteriore 17% dichiara di essere in procinto di iscriversi.

17 dicembre 2009

 

 

 

 

Interni

Berlusconi sta meglio, lascia l'ospedale

Lascia il San Raffaele prima del previsto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Le dimissioni dall'ospedale milanese sono sono avvenute questa mattina e non nel primo pomeriggio come comunicato ieri. Il primario Alberto Zangrillo, raggiunto telefonicamente, questa mattina aveva detto che il premier ha passato una notte "un po' più serena e dolori leniti". L'arrivo del premier a Villa San Martino ad Arcore è previsto "tra un paio d'ore", cioè tra le 14.30 e le 15.

"Andremo avanti con più forza e più determinazione. In questi giorni ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell`opposizione", ha detto il premier in una nota diffusa da Palazzo Chigi, pochi minuti le dimissioni dall'ospedale. "Se da quello che è successo - sottolinea Berlusconi- deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile".

17 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Fini raduna gli ex An "O conme o con Arcore"

di Susanna Turcotutti gli articoli dell'autore

"A breve vedrò Berlusconi. Parleremo, chiariremo. State con me? Vi considerate parte di quel trenta per cento del Pdl che è l’ex An, o preferite passare a stare col settanta per cento di ex forzisti?". Così, forte di un mezzo dialogo recuperato via extrapolitica con il Cavaliere convalescente, stanco del filoberlusconismo vistosamente serpeggiante tra gli ex colonnelli e consapevole della necessità di recuperare peso in vista della trattativa o quantomeno di fare chiarezza, ieri Gianfranco Fini - prima di ribadire che sul fronte del clima politico "le parole di Napolitano sono una stella polare" - ha fatto quel che i suoi consiglieri più fidati gli suggerivano da tempo. Una cosa semplicissima, a dire la verità. Ha messo momentaneamente da parte i propositi pur circolanti di costruire un gruppo a parte di finiani (dentro il Pdl come "Pdl futuro" o addirittura fuori, stile Mpa di Lombardo). E ha resuscitato, solo per un momento s’intende, il gruppo dirigente di Alleanza Nazionale. La Russa, Gasparri e Bocchino, Urso e Matteoli, Alemanno, Augello e La Morte. Li ha invitati a pranzo, e ha ricordato a tutti chi fosse il loro leader di riferimento. Chi garantisse per loro nel Pdl. A chi dovessero, in definitiva, compattamente rispondere: altrimenti, ognuno per la propria strada.

RICOMPATTARE PER TRATTARE

Una mossa semplice, ma inedita. Nonostante Ignazio La Russa, uscendo, abbia tenuto a sottolineare come non ci fosse "niente di strano" nel fatto che gli ex aennini si riunissero prima di Natale, di strano c’era in realtà quasi tutto. Era da prima dello scioglimento del partito, infatti, che Fini non faceva una riunione al gran completo di tal fatta. Una mossa, quindi, tardiva, al limite. Ma vincente, almeno a parole e almeno nell’immediato. Almeno per dare a Fini più forza nella trattativa con Berlusconi. Infatti, una volta riuniti a pranzo, tra l’ex leader e i suoi ex colonnelli si è ristabilito il clima di un tempo: lui che parla, loro che volenti o nolenti annuiscono. Fini ha dunque voluto "fare il punto " sui "tanti problemi" interni al Pdl, dai rapporti con la Lega alla necessità di evitare un partito monarchico: e ha chiesto soprattutto di affrontare le varie questioni "in modo unitario" come ex An, perché "se marciamo divisi può guadagnarci il singolo", ma si perde l’opportunità di "tenere insieme un mondo", all’interno del Pdl. Bene, gli hanno risposto tutti: purché si distingua fra i temi che possiamo condividere e quelli di tipo neofiniano, come immigrazione e biotestamento, nei quali "non ci riconosciamo ". "È ragionevole", ha convenuto Fini.

FINIANI COME I COCCODRILLI

L’aut aut, deciso ma costruttivo, ha scosso non poco gli ex colonnelli, che infatti sono usciti alla spicciolata dopo quasi due ore di colloquio con la faccia variamente stravolta e la stessa confezione bordeaux contentente una cravatta, regalo di Bocchino. Del resto, solo poche ore prima, la tensione era tale che La Russa era arrivato a offrire a Fini, sia pur provocatoriamente, le proprie dimissioni da coordinatore del Pdl. Quanto poi il richiamoalla compattezza sarà efficace, restada capire. Pare a molti unaconcordia di parole, più che di fatti.Nemmeno Fini, del resto, si fa illusioni: "Sarà il tempo a rispondere. Io non sono pessimista, né ottimista. Sono realista ". Una conseguenza immediata, però, arriva: finiscono nel capitolo "leggende metropolitane,come i coccodrilli nelle fogne diRoma" le ipotesi di scissioni o di gruppi di finiani più o meno indipendenti dal Pdl. Ipotesi che nei giorni scorsi erano circolate eccome. E che, numeri alla mano, qualche fastidio potrebbeo anchedarlo. Ma che Fini si tiene nel cassetto, come fosse un’ultima ratio. Per adesso, a chi glielo chiede, sorride: "Leggende metropolitane, sì, certo: proprio come ha detto La Russa".

17 dicembre 2009

 

 

 

 

Fini: "Superato il livello di guardia Napolitano sia stella polare"

"Il semplice fatto che si debba auspicare un confronto civile, vuol dire che negli ultimi mesi, negli ultimi anni, si era superato il livello di guardia". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante il tradizionale scambio di auguri con l’Associazione della stampa parlamentare, aggiungendo che "non è corretto addebitare questa responsabilità all’una o all’altra parte". La terza carica dello Stato ha richiamato l’appello a fermare l’esaperazione dei toni fatto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. "Credo - ha sottolineato - che non si possa aggiungere nulla a quello che ha detto, sarebbero sufficienti quelle parole". Secondo Fini il monito di Napolitano dovrebbe essere "stella polare per tutti". Se questo auspicio dovesse verificarsi, ha aggiunto, "il nuovo anno comincerebbe davvero in un clima diverso". Fini ha invitato, per un confronto in condizioni politiche diverse, a prendere il monito del presidente della Repubblica come "stella polare".

Il presidente della Camera ha poi commentato l'ipotesi di istituire norme repressive nei confronti delle manifestazioni e del web. "Non credo ci sia necessità di norme aggiuntive, ma solo dell'applicazione di quelle che ci sono. Abbiamo il dovere - continua Fini - di stroncare sul nascere qualsiasi forma di violenza o di istigazione alla violenza. È questo un dovere che dovrebbe essere avvertito da tutti". D'altra parte, spiega il presidente della Camera "una democrazia è tale quando combatte ogni atteggiamento everviso e riesce a garantire tutte le libertà , a partire dal massimo della libertà di espressione che uno dei suoi pilastri".

Quanto al clima politico generale Fini non ha dubbi: "Si è superato il livello di guardia". "Non è il caso di aggiungere altro a ciò che ha detto, in modo ripetuto e meditato, il capo dello Stato - continuato il numero uno di Montecitorio - sarebbe sufficiente che i suoi richiami fossero l'orientamento di tutte le forze politiche per compiere un significativo passo avanti".

16 dicembre 2009

 

 

 

 

 

2009-12-16

Di Pietro: "Tremonti mi ha condannato a morte"

di Andrea Carugatitutti gli articoli dell'autore

Di Pietro accusa Tremonti. "Mi è stato riferito che mentre stava guardando il mio intervento in aula sul monitor del Transatlantico di Montecitorio, ha detto al deputato Pdl Osvaldo Napoli: "Questo è pazzo, va condannato a morte". Ecco da chi viene la campagna d’odio, Cicchitto in aula aveva appena emesso una condanna a morte contro Travaglio, Santoro, il gruppo Espresso, l’Idv e il sottoscritto". L’ufficio stampa del ministro Tremonti, contattato da l’Unità, smentisce categoricamente: "Il ministro non ha parlato dell’onorevole Di Pietro, né tantomeno ha espresso giudizi così aspri". La scena è la seguente: mentre Di Pietro parlava in aula, moltissimi parlamentari Pdl sono usciti polemicamente dall’aula. Alcuni di loro, una quindicina, tra cui Napoli, Amedeo Laboccetta, Souad Sbai e Giancarlo Lehner si sono ritrovati davanti al monitor per ascoltare il leader Idv. Sono volate parole grosse, insulti come "stronzo", "cialtrone ", frasi come "questo va cacciato", "è dal 1994 che ammazza le persone ". Vicino a loro anche Tremonti, che scuoteva nervosamente la testa. A quel punto alcuni cronisti, secondo l’ufficio stampa Idv, hanno ascoltato la frase incriminata. E si sono rivolti a Napoli e Tremonti, chiedendo se fosse riferita a Massimo Tartaglia o a Di Pietro. "Napoli e Tremonti, pur sollecitati più volte- riferisce l’Idv- non hanno risposto e si sono allontanati ". Il gruppo Idv ha presentato un’interpellanza al governo per fare luce sulla vicenda. "Notizia inventata, mai usate parole dispregiative verso un parlamentare o un partito, èuna vergognosa strumentalizzazione di parole carpite da una conversazione privata", dice Napoli. Eil deputato Pdl Marco Milanese precisa: "Ero con Tremonti, stavamo parlando del patto di stabilità dei Comuni e la parola "pazzo" era riferita a chi pensava di modificare la Finanziaria per cambiarlo".

L’ODIO DI CICCHITTO

Poco prima in aula il capogruppo Pdl Cicchitto aveva lanciato una durissimaaccusa contro "la spietata campagna d’odio che ha armato la mano dell’aggressore di Berlusconi". "Una campagna condotta un network composto dal gruppo editoriale Repubblica- L’Espresso, da quel mattinale delle Procure che è il Fatto, da una trasmissione di Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio, da alcunipmche vanno in tv a demonizzare Berlusconi". E ancora: da un partito, l'Idv, il cui leader Di Pietro sta in questi giorni evocando la violenza quasi voglia trasformare lo scontro politico in guerra civile freddae da qualche settore più giustizialista del Pd". Come se ne esce? "Disinnescando con leggi funzionali il cancro dell’uso politico della giustizia", hatuonato Cicchitto. Poco primaMaroni aveva parlato di una campagna "contro la persona del premier" che "finisce per innescare una pericolosa spirale emulativa" e aveva chiesto di "fermare l’ esasperazione della polemica politica". Bersani ha subito risposto, ribadendo "solidarietà" al premier e "condanna" dell’agguato: "C’è il rischio che qualcuno si vesta da pompiere per fare l’incendiario, e che cominciungioco di criminalizzazione tra noi, che va oltre il segno". "Respingo questo modo di discutere ", ha detto a Cicchitto. "Il mestiere diungoverno è governare, non attaccare l’opposizione". E Casini: "No alle strumentalizzazioni o alle intimidazioni che rischiano di alimentare nuove campagne d’odio". "No alla spirale dell’aggressività e della reciproca delegittimazione", ha detto Anna Finocchiaro. "Nessuno può pensare di non avere niente da rimproverarsi ".

16 dicembre 2009

 

 

 

 

2009-12-15

Il governo prepara il giro di vite sulla rete Basterebbe applicare le leggi che ci sono già

di Francesco Costatutti gli articoli dell'autore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il primo passo di qualsiasi ragionamento sul cosiddetto "giro di vite" che il governo si appresta a discutere non può che essere il rifiuto dell’opportunità di legare questo tema ai fatti di domenica scorsa. Ha senso ragionare su come la rete abbia cambiato il modo in cui le persone comunicano e discutono, e su come in virtù di tutto questo possa essere utile una legislazione moderna e adeguata? Sicuramente sì. Ha senso mettere in relazione questa discussione con l'infinita mole di commenti che l’aggressione ha suscitato nei luoghi di lavoro, nelle case, nei bar e immancabilmente anche in rete? Sicuramente no.

Allo stesso modo, bisognerebbe sgombrare il tavolo dalle leggende metropolitane che infestano un dibattito in cui, con ogni evidenza, i principali attori non sanno di cosa parlano.

L'anonimato

La lotta all’anonimato è uno di questi temi ricorrenti che non trova alcun riscontro nella realtà. I membri dei gruppi di Facebook a sostegno di Tartaglia erano tutti registrati col proprio nome e il loro cognome. Anche chi utilizza uno pseudonimo o un nickname su Facebook o sul proprio blog può essere identificato in un batter d’occhio dalla polizia postale, che gode da tempo della completa collaborazione da parte dei provider. La cosiddetta lotta all’anonimato è una completa boutade: già oggi qualsiasi azione compiuta su Internet porta con sé dati e informazioni sul suo autore.

L’apologia di reato

Le diffamazioni, le apologie di reato, lo stalking compiuti in rete sono punibili grazie alle norme già vigenti. Succede già adesso, ogni giorno, che persone siano processate e, se colpevoli, condannate per cose illecite che hanno fatto o scritto sui loro blog o sui social network. Allo stesso modo, il regolamento di Facebook prevede la rimozione dei contenuti violenti: basta aspettare qualche ora perché le pagine incriminate vengano rimosse, come infatti è successo ieri con le pagine pro e contro Tartaglia.

Noi e la rete

Altro discorso è quello su come internet abbia cambiato il modo di comunicare delle persone. Tra innumerevoli trasformazioni utili e positive, si registra una tendenza crescente alla provocazione. Prima dei gruppi pro Tartaglia ci sono stati i gruppi anti immigrati promossi dal figlio di Bossi, quelli contro Balotelli, Luxuria e chissà chi altro. Iniziative di solidarietà si accompagnano a invettive contro questo e contro quello. Gioca un qualche ruolo il progressivo colmarsi della distanza che un tempo separava il virtuale dal reale: codici e linguaggi una volta confinati negli stadi o sui muri trovano oggi in rete molto più spazio rispetto a prima. Ha senso ragionare sul perché certe cose emergano più su Facebook e meno sui blog, così come succede più nei bar che nelle aule universitarie; pensare però che la soluzione a questo problema sia la chiusura dei siti equivale a proporre l’abbattimento dei muri per combattere le scritte o l’abolizione dei bar per cancellare le battute volgari. Per farne una discussione sensata servirebbe un salto di qualità da parte di due soggetti fondamentali nel racconto e nella percezione di quello che accade. Il primo è la politica, che non dovrebbe approfittare di un manipolo di scriteriati per promuovere provvedimenti paragonabili solo a quelli in vigore in stati come la Corea del Nord. Il secondo è il giornalismo, che dovrebbe resistere alla ghiotta tentazione dell'allarme e dello scandalo, evitando di trasformare in notizia qualsiasi idiozia venga scritta in rete o sui muri dei bagni.

15 dicembre 2009

 

 

 

Internet sotto censura il "modello" di Cina e Iran

di Rachele Gonnellitutti gli articoli dell'autore

Hanno avuto una canzoncina patriottica in regalo. I 300 milioni di internauti cinesi che lo scorso ottobre hanno raggiunto questa cifra tonda, la più alta del mondo. Ciò che hanno gradito meno - bocciandola come "violazione della privacy" al 96 percento, da una ricerca universitaria compiuta in Cina - è stato il Green Dam Youth Escort, il programma "Diga verde" da istallare obbligatoriamente su tutti i computer a partire dal 1° luglio scorso per un "necessario filtraggio". Il monitoraggio obbligatorio è ufficialmente un’operazione anti pedopornografia, di fatto però ha colpito quasi unicamente blogger e oppositori politici.

Ciò che Google non fa più, la denuncia dei dissidenti, ora è compito di Sohu, motore di ricerca tutto cinese - ma quotato al Nasdaq di Wall Street, sia detto per inciso - che ne ha copiato il modello. In Iran il regime di Ahmadinejad pur avendo recentemente acquisito in Germania la tecnogia più sofisticata continua ad avere grossi problemi a intercettare i ragazzi dell’Onda Verde. I giovani iraniani sono infatti molto attenti ed esperti e usano generalmente i server proxy, che cambiano continuamente: un modo per navigare in anonimato concatenandosi come in scatole cinesi che dirottano su indirizzi esteri, ad esempio in Germania o negli Usa. Non è facile intercettare i contenuti che si diffondono sul web come olio nell’Oceano. E soprattutto nelle democrazie occidentali è ancora considerato generalmente illegale. A differenza delle intercettazioni telefoniche vocali che per standard internazionali imposti alle industrie telefoniche devono essere possibili su ogni comunicazione, il traffico di dati su Internet è "nato libero", come nipote della corrispondenza postale su cui tutti e solo i regimi dittatoriali si arrogano il diritto di intervenire.

Così solo in Cina esiste una "Diga Verde" a monte dello scambio di file. Nelle democrazie per controllarlo bisogna inserirsi nel flusso della comunicazione con tecnologie complesse e costose come il sistema Echelon o interventi autorizzati dalla magistratura. Recentemente per finalità antiterrorismo e di difesa dei copyright verso gli utenti che scaricano musica e film "piratati", c’è una forte pressione per modificare in senso restrittivo le libertà del web, che come tutte le libertà ha i suoi rischi e i suoi costi. In Francia è stata recentemente approvata la legge Hadopi o "dei tre scalini" contro la pirateria informatica: prevede il monitoraggio da parte di un’agenzia e la segnalazione degli illeciti all’autorità giudiziaria. Al terzo accertamento di violazione si rischia la sconnessione dell’Id. La legge voluta fortemente da Sarkozy dà obbligo di prova all’utente e non a chi lo accusa. Ma è stata emendata dalla Corte costituzionale francese in base alla Carta dei diritti dell’Uomo del 1789. E non è an cora chiaro se dovrà essere modificata di nuovo entro il 2011 in base alla normativa europea che nel cosiddetto "articolo 138" stabilisce che la Rete è uno spazio neutro, non proprietario delle major televisive e quindi libero per diritto. Il diritto soggettivo alla privacy.

15 dicembre 2009

 

 

 

Berlusconi su Internet: "L'amore vince su tutto"

Silvio Berlusconi ha voluto ringraziare chi gli ha mostrato vicinanza dopo l'aggressione di Milano. Sul sito del Pdl, infatti, compare un breve messaggio del premier. "Grazie di cuore - scrive - ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto. Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri. L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio".

Intanto, dall'ospedale dove è ricoverato il presidente del Consiglio, fanno sapere che Berlusconi potrebbe essere dimesso nella giornata di domani, probabilmente nel primo pomeriggio. È quanto ha precisato il Prof. Alberto Zangrillo, medico personale del premier e primario di anestesia e rianimazione cardiochirurgica all'ospedale San Raffaele di Milano, nel bollettino medico diramato questa mattina. "La dimissione dall'ospedale è prevista nella giornata di domani", si legge, con la raccomandazione per Berlusconi di "astenersi da impegnative attività pubbliche per almeno due settimane".

Ed emergono, nel frattempo, alcuni retroscena sulle visite ricevute in ospedale dal premier. "Quando ieri è arrivato Bersani, Berlusconi mi ha chiesto cosa fare. Io ho risposto fai quello che ti dice il cuore, e lui l'ha ricevuto". A dirlo è don Luigi Verzè fondatore dell'ospedale San Raffaele e amico fraterno di Berlusconi parlando con i giornalisti. Ieri il segretario del Pd Pierluigi Bersani è andato a salutare Silvio Berlusconi accompagnato dal coordinatore della sua segreteria Filippo Penati e dal segretario regionale del Pd Maurizio Martina.

Parlando di Berlusconi, Verzè ha detto di averlo trovato "molto afflitto perché non pensava si potesse arrivare a tanto odio. Lui non è capace di odio, ma di amare. È un profondo credente, è sempre ottimista -ha continuato don Verzè - e vuole tornare a lavorare subito ma lavora anche da qua, però deve essere più prudente" ha concluso.

15 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Piazze e Web. Il governo prepara leggi speciali

Leggi speciali per le manifestazioni, divieti di orario, limitazioni di itinerari, pene più dure per chi "interrompe" e mostra "atteggiamenti di dissenso", come se uno a un corteo andasse solo in nome del pensiero unico. Alle manifestazioni e ai comizi come allo stadio: chi sgarra entra nella black list degli indesiderati. Dopo quello per i tifosi, anche un Daspo per la politica. E una volta blindate le piazze vere, il governo provvederà a blindare anche quelle virtuali con leggi speciali per chi usa il web per, dice il ministro Maroni, "istigare alla violenza".

Un bavaglio reale per i gruppi che sui vari social network in queste ore si stanno organizzando a favore di Tartaglia e contro Berlusconi dietro lo slogan: "A Natale possiamo fare di più". Pessimo gusto, non c’è dubbio. Ma da qui all’istigazione a delinquere ce ne corre. Invece di smussare e ridimensionare e trattare l’aggressione al premier per quello che è - il gesto terribile, da condannare ora e sempre, e però di uno squilibrato - c’è un gran da fare nel centro destra per agitare il rischio di un ritorno al terrorismo, agli anni settanta, a quel clima e anche, in conseguenza alla necessità di leggi speciali.

"Guai a sottovalutare, c’è una brutta aria" dice il ministro Alfano. Berlusconi "poteva essere ucciso" dichiara il ministro dell’Interno Roberto Maroni. "Anche nel ‘68 qualcuno diceva che erano solo squilibrati isolati" aggiunge il ministro Matteoli. Leggi speciali, quindi. La scelta più sbagliata che potrebbe fare adesso il governo sarebbe proprio quella di cambiare il modello di ordine pubblico nelle piazze, di blindarle in nome della sicurezza. Quando è stato fatto - luglio 2001 - è andato in scena l’orrore del G8 di Genova, campionario infinito di errori da parte di tutti. Adesso agitare la paura e il pericolo potrebbe suonare come una sfida e una provocazione.

Il primo a parlarne ieri è stato il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Esiste già una norma che vieta le contestazioni durante i comizi nei trenta giorni di campagna elettorale con pene da 1 a 3 anni. L’idea di La Russa è di "far mandare a regime la norma e di alzare la pena da 2 a 4 anni". L’obiettivo è evitare, d’ora in poi, che "duecento persone possano intrufolarsi in una piazza e disturbare il comizio altrui". Più o meno quello che sarebbe successo domenica in piazza del Duomo a Milano. E sarebbe stato proprio quel gruppetto, quel clima che si era creato, ad aizzare Tartaglia armando il lsuo braccio. A ruota di la Russa si sono fatti sentire il governatore Formigoni e, ovviamente il ministro Maroni, che ieri sera si è chiuso nel suo ufficio al Viminale per studiare un pacchetto di norme.

Con buona probabilità al prossimo Consiglio dei ministri sarà già pronto il giro di vite sui siti web. In realtà il tentativo di stringere sulle piazze è in corso da tempo. I primi segnali risalgono a più di un anno fa. I primi ad essere limitati furono i cittadini islamici. A Roma, ad esempio, è diventato sempre più difficile per gli organizzatori avere l’ok della questura per un vero e proprio corteo. La tendenza è di rilasciare permessi per presidi e sit in piazza. In un posto solo le persone vengono controllate meglio.

"Inaccettabile e antidemocratica la proposta del ministro Maroni di procedere all'oscuramento dei siti internet che diffondono messaggi di istigazione a delinquere". Lo ha affermato il parlamentare del Pd Sandro Gozi, commentando il proposito manifestato dal ministro dell'Interno nelle sue comunicazioni all'Aula di Montecitorio, relative all'aggressione del presidente del consiglio.

"Ritengo -spiega Gozi- che i tentativi della maggioranza di controllare e di dare una normativa dura ed inflessibile alla rete siano ingiustificati e dannosi per le potenzialità del web e per la società più in generale: si tratta di tentativi mirati esclusivamente a mantenere lo status quo delle cose e, elemento ancora più grave, ad imbavagliare la libertà di manifestazione del pensiero sancita dalla nostra Costituzione".

"Il confronto democratico, proprio in quanto tale, deve prevedere un utilizzo libero della rete e svincolato da ogni forma di controllo esasperato: ogni affermazione che circola sulla rete - conclude il deputato del Pd - può essere condannabile o non condivisibile ma non per questo deve essere censurata, semmai si dovrebbe fare leva sulle responsabilità personali".

15 dicembre 2009

 

 

 

Bersani: "Rischi di criminalizzazione"

"I discorsi sul famoso clima nell'immediatezza di questi fatti sono scivolosi. Il rischio è che qualcuno si vesta da pompiere per fare l'incendiario, e che cominci un gioco di criminalizzazione tra noi, che va oltre il segno". Lo ha detto Pierluigi Bersani, intervenendo al dibattito seguito alle comunicazioni del ministro Maroni sull'aggressione subita domenica sera da Berlusconi. Il segretario del Pd ha detto di non condividere le affermazioni del capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, e ha chiesto al governo di dare risposta al disagio del paese: "È possibile che la pentola a pressione di un Paese che è in difficoltà deve avere una valvola. Pensiamo di andare avanti tutta la legislatura con 26 voti di fiducia all'anno? Parlo di qualcosa ce non c'entra con questi fatti, ma che riguarda di un processo democratico che dobbiamo garantire".

Bersani, aprendo il suo intervento, ha in primo luogo espresso "solidarietà e auguri al presidente del consiglio" e una "condanna senza altre parole del gravissimo atto di violenza e aggressione" di cui è stato vittima. Poi ha aggiunto, rivolto a Maroni: "Credo che oggi dovremmo fermarci qui e chiedere semmai al ministro dell'Interno una risposta un pò più convincente su che cosa non vada nei sistemi di sicurezza e di tutela del presidente del Consiglio: ci sono stati altri episodi che hanno riguardato anche le residenze del presidente del Consiglio. Vogliamo essere sicuri che il premier sia ben tutelato, come ogni altro esponente politico".

"Potremmo fermarci qui - ha poi attaccato il segretario del Pd - perchè i discorsi sul famoso clima nell'immediatezza di questi fatti sono scivolosi e lo vediamo anche in questa discussione. Il rischio - ha sottolineato Bersani - è che qualcuno si vesta da pompiere per fare l'incendiario e che cominci un gioco di criminalizzazione reciproca fra noi che vada oltre il segno. Io respingo questo modo di discutere e non voglio entrare nel merito di affermazioni che non condivido quali quelle di Cicchitto". "Io - ha ribadito - mi accosto con cautela a questa discussioni perchè credo che discutere genericamente del clima non ci convenga. credo che ci convenga discutere dei comportamenti che riguardano tutti, noi stessi, senza attaccare però a questo chiodo un filo che porta fino alle azioni criminali perchè le azioni criminali - ha detto tra gli applausi - non sono in nessun modo giustificabili. Vediamo in un'occasione così drammatica per riflettere su comportamenti anche nostri che possono portare a uno spaesamento, ad uno sbandamento, ad una regressione della pubblica opinione e quindi a un indebolimento della coscienza democratica. Questo importa a noi. E su questo una riflessione non è inutile".

"E non è inutile - ha insistito - ricordare che in democrazia ognuno ha il suo compito. L'opposizione deve opporsi ma insieme costruire la ragionevole fiducia in una alternativa positiva senza mai scommettere su scorciatoie nel processo democratico. Il governo deve governare con una agenda in sintonia con i problemi del Paese, senza staccarla dai problemi del Paese. E ricordando sempre che il governo si difende dall'opposizione, contrattaccando, ma il suo mestiere non è attaccare l'opposizione, ma è governare". "Faccio una riflessione conclusiva qui in Parlamento, luogo che riassume la libertà di tutti. Abbiamo una responsabilità comune, che è per definizione maggiore per chi ha maggioranza. Davvero la maggioranza pensa di poter lavorare per 5 lunghi anni nel cercare di rendere senza voce, impotente e frustrata la minoranza, l'opposizione? Davvero quel che c'è nel Paese in termini di protesta, difficoltà e proposta non deve avere mai una risposta anche minima? Davvero deve avere sempre ragione chi è d'accordo? Davvero non deve esserci nulla di accettabile in quello che presentiamo noi? Davvero non dev'esserci una parola un gesto, un atto che dimostri che la pentola a pressione di quel che sempre c'è in un Paese che è in mezzo alle difficoltà ha comunque una valvola, abbia un qualche esito positivo? Davvero vogliamo andare avanti per 5 anni al ritmo di 26 fiducie all'anno? Sto parlando di una cosa che non c'entra nulla con quanto avvenuto, ma col processo democratico che dobbiamo tutti garantire perchè la democrazia è l'unica a garantire un processo elastico fra società e politica. E dobbiamo utilizzare tutta questa elasticità - ha concluso - se vogliamo un paese dove l'aria sia meno pesante di quella che c'è oggi e che preoccupa tutti".

15 dicembre 2009

 

 

 

 

Casini (Udc): "Niente censure a Internet"

Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, ribadisce la condanna dell'aggressione al premier avvenuta domenica scorsa a Milano: "Non abbiamo mai considerato gli avversari politici dei nemici, l'odio non è nel nostro codice genetico", ha detto in Aula alla Camera nel corso del dibattito sull'informativa del Ministro Maroni aggiungendo tuttavia: "Abbiamo il dovere di un supplemento di serietà e serenità. Se si perde il senso della misura si dimostra che si vuole strumentalizzare un evento e si perde l'occasione per capire il messaggio che arriva da questo evento alla politica".

Il fatto che l'aggressore abbia problemi mentali, ha osservato Casini, "non attenua in alcun modo la gravità dell'evento: menti deboli e menti fragili sono sempre più disponibili a suggestioni folli. Noi dobbiamo tenere alzata la guardia". Casini ha ammesso che "internet è un terreno pericolosissimo" ma ha richiamato "tutti alla prudenza perché le leggi esistenti già consentono di perseguire i responsabili, la polizia postale fa un lavoro straordinario". Ha invitato a guardare agli Stati Uniti dove il Presidente Obama "riceve intimidazioni inaccettabili su internet ma a nessuno è mai venuta in mente l'idea di censurare internet" quindi "attenzione su questo versante: guai a rispondere con provvedimenti illiberali davanti a sfide che richiedono tolleranza zero verso i colpevoli".

15 dicembre 2009

 

 

 

 

"Dietro Tartaglia movimento strano, forse altre persone..."

"Poco prima che l'aggressore scaraventasse contro il presidente la statuetta ho visto che c'è stato dietro... come se lui si stesse dimenando per prendere qualcosa da qualcuno che ovviamente non ho visto. Mi è sembrato di vedere proprio questo gesto che lui stesse prendendo qualcosa e questo l'ho visto perché avevo degli amici che erano lì alla sbarra e mi stavo preoccupando che potessero salutare il presidente del Consiglio".

È il racconto all'ADNKRONOS di Andrea Di Sorte, coordinatore dei club della Libertà che domenica pomeriggio era a Milano, in Piazza Duomo, accanto al premier nel momento dell'aggressione. "E poi mi è sembrato di vedere un nylon -prosegue Di Sorte- come se questa cosa fosse avvolta in un nylon. Quando poi è stato catturato dalla polizia e dal servizio d'ordine, la cosa che mi ha colpito e fatto tornare in mente quello che avevo visto poco prima è stato il fatto che lui ha detto, appena catturato: 'sono solo, sono solo, non c'è nessuno dietro di me'. Io invece ho avuto la percezione che qualcuno gli stesse passando qualcosa". Andrea Di Sorte è stato contattato dalla polizia che ascolterà la sua versione dei fatti: "Mi hanno contattato le autorità e questa sera credo che deporrò su quanto ho visto".

15 dicembre 2009

 

 

 

 

2009-12-14

Berlusconi a fine comizio colpito al volto da un folle

di Laura Matteuccitutti gli articoli dell'autore

Berlusconi colpito in pieno volto da un souvenir in ceramica del Duomo di Milano. I pezzi finiscono a terra, lui si accascia leggermente mentre inizia a perdere sangue tra labbra e naso, e in pochi secondi viene infilato nell’auto che lo porta al San Raffaele. Negli stessi pochi secondi, l’uomo che da dietro le transenne gli ha lanciato in faccia il souvenir senza dire una parola, occhiali e piumino, viene infilato in un’altra auto, che lo porta in questura. Nessun documento addosso, ma di certo italiano visto che, mentre lo portavano via, continuava a ripetere inebetito "non sono nessuno, nessuno". Si scopriranno poi nome e cognome: Massimo Tartaglia, 42 anni, dell’hinterland milanese, finora sconosciuto alla Digos, ma noto da anni al reparto psichiatrico del Policlinico. In tasca gli troveranno anche uno spray urticante, verrà arrestato. Per Berlusconi i medici parleranno di "20 giorni di prognosi, trauma contusivo importante al massiccio facciale con una ferita interna ed esterna al labbro superiore, piccola frattura al setto nasale. Due denti, uno in modo serio, fratturati". "Sono un miracolato - dice poi Berlusconi ai microfoni di Fede - . Un centimetro in più e avrei perso l’occhio".

Finisce così quello che nelle aspettative di molti doveva essere, se non il "predellino due", almeno un bagno di folla rivitalizzante per il premier, dopo una settimana di tensioni con il Quirinale, con Fini, con i magistrati e con la Consulta. "Quando parla a Milano dà il meglio, è come il Milan a San Siro", aveva detto Bonaiuti. La "sua" Milano stavolta l’ha tradito. Proprio a due passi da piazza San Babila, la piazza del predellino, e all’angolo con piazza Fontana, che ancora risuona dei fischi alla manifestazione per la strage di quarant’anni fa.

APPLAUSI E FISCHI

Mentre parla dietro piazza Duomo, i fischi e le grida "processo/processo", "mafioso/mafioso" di qualche centinaia di persone arrivate lì apposta a contestarlo o passate per caso si sentono fin sul palco. Ma per Berlusconi il peggio deve ancora arrivare. Chiuso il comizio breve davanti a 3-4mila afecionados insieme a La Russa e persino Tremonti, chiamato alla festa, dopo aver regalato d’ufficio al sindaco Moratti la tessera del Pdl, viatico per la ricandidatura nel 2011, e aver annunciato per la quarta volta di fila la candidatura di Formigoni a governatore della Lombardia, il premier si avvia verso l’auto parcheggiata appena dietro il palco. Pochi metri a piedi in cui non rinuncia a firmare autografi e stringere mani adoranti che si agitano da dietro le transenne. Tartaglia è lì, tra la folla di fans, in prima fila. Chissà se ha atteso il momento per pochi attimi o per anni: quando il premier gli passa davanti, lo folgora con la miniatura del Duomo.

SCIOCCATI

"Sono scioccato - dice un uomo - non solo ho sentito il "toc" forte, ma l’ho visto accasciarsi". "Ma l’hai visto, tutto insanguinato, dài, filiamo che qui finisce male", urla un ragazzino all’amica, bandiere del Pdl nelle mani che fino a pochi minuti prima si erano spese in applausi. Intorno la gente grida "tutta colpa di Di Pietro", e "sarà un infiltrato comunista", il ministro La Russa non perde l’occasione e cavalca subito l’accaduto: "Quando si fanno le manifestazioni contro una persona e si incita all’odio questo è il risultato. È il frutto della politica dell’odio", dice. La polizia chiama rinforzi: molti sono ancora dall’altra parte del palco, a fare cordone tra i simpatizzanti e i manifestanti che intanto continuano a saltare allo slogan "chi non salta/Berlusconi è", mentre qualcuno urla ai poliziotti "ruba anche il vostro stipendio", e qualcun altro in faccia ai sostenitori "l’Italia è alla fame" e "voi non sapete nemmeno che cos’è, la libertà". Gli applausi e i fischi, chi è venuto in piazza Duomo per sentirlo, chi per contestarlo. Mentre l’inno che ripete ossessivo "meno male che Silvio c’è" si mescola alle urla "buffone/buffone", poco distante Berlusconi viene portato via dal gesto sconsiderato di un folle, isolato aggressore. E dall’ospedale, poco dopo, dirà: "Sono ancora qui e non mi fermeranno".

14 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Fermarsi ora

Follia. Un pazzo ha colpito ieri al volto il presidente del consiglio al termine del comizio di Milano. Imprevedibile, dunque: il gesto inconsulto di una persona disturbata, da 10 anni in cura in un centro di Igiene mentale. Tuttavia le immagini del sangue sul volto di Silvio Berlusconi sono destinate a segnare uno spartiacque nella già disgraziatissima vicenda politica italiana. Non ci sono precedenti: mai un premier in carica in questo paese era stato aggredito e ferito in piazza. C'è da oggi un prima e un dopo. Non avremmo mai voluto vedere quel fotogramma. Non dovremmo essere a questo. Facile immaginare, conoscendo gli attori, lo sconcio coro di domani: è colpa vostra, no è vostra. Le accuse reciproche, l'enfasi sul clima d'odio, le solidarietà dovute, i pensieri che è già troppo aver pensato. Noi non vogliamo far parte di quel coro, non ci troverete lì. Noi vogliamo, pretendiamo che il dibattito e persino lo scontro politico, in Italia, si fermino alle soglie della civiltà. Dell'autocontrollo, come dice con parola inconsueta per la politica, il presidente Napolitano. Non c'è più spazio per le esagerazioni e le battute a effetto, per le drammatizzazioni strumentali, i buoni e i cattivi, buonissimi e cattivissimi, indiani contro cow boys, terroristi eversori guerra civile rivoluzione. Non si possono più usare le parole come pietre quando le pietre, sebbene la mano sia di un folle, cominciano a volare. C'è spesso un folle al principio delle tragedie. Bisogna fermarsi subito, adesso. Tenere legati i falchi, sciogliere le colombe. Proprio quelle colombe che, nelle metafore della politica, sono oggi in gabbia. Bisogna che questa diventi l'occasione non di una esasperazione dello scontro ma del suo contrario: bisogna che gli italiani - tutti, a destra al centro a sinistra - esigano da stamattina come priorità assoluta il ripristino delle regole fondamentali. I doveri, il rispetto reciproco dei poteri, i ruoli nel copione che è loro assegnato. I diritti di chi governa e di chi si oppone, la grammatica della democrazia fuori dal teatro ormai grottesco, dallo spettacolo indecente che l'Italia offre di sé. La casa c'è, è la Costituzione. No, non c'è da cambiarla adesso. C'è da usarla come riparo. Un grande solido riparo per tutti. Abbassare la voce, pensare prima di parlare, agire secondo le regole. Non barare, non truccarle, non violentarle a proprio beneficio. Non ce lo possiamo permettere, davvero. Abbiamo una grande responsabilità, dal primo cittadino fino all'ultimo. Esercitiamola adesso. Mettiamo a terra un seme di civiltà: ci vorrà tempo perché fiorisca, non importa. Facciamolo per chi verrà dopo di noi.

 

 

 

 

L'aggressore è incensurato: si chiama Massimo Tartaglia

Si chiama Massimo Tartaglia ed ha 42 anni l'uomo che ha ferito il premier Silvio Berlusconi questa sera dopo il comizio in piazza Duomo. Come precedenti risulta alla polizia solo il ritiro della patente per motivi di viabilità. Dopo il fatto è stato portato via dalla polizia, che lo ha sottratto alla rabbia della gente, senza profferire parola. Tartaglia risulta sconosciuto alla Digos. Risiede nell'hinterland milanese. L'uomo è in cura da 10 anni per problemi mentali al Policlinico di Milano. Lo si apprende da fonti investigative.

Secondo quanto risulta in Questura, Massimo Tartaglia non sarebbe legato a nessuna organizzazione antagonista conosciuta. La dinamica dei fatti, peraltro, agli investigatori appare al momento più vicina ad un gesto isolato che ad un tentativo di aggressione organizzato. L'uomo si trova in questura, sentito dai funzionari della Digos che hanno contemporaneamente avviato una perquisizione nella sua abitazione a Cesano Boscone (Milano).

13 dicembre 2009

 

 

Dal Raphael al treppiede, se la rabbia supera gli argini

di Claudia Fusanitutti gli articoli dell'autore

Non era mai successo. Di vedere il volto di un Presidente del Consiglio in carica sanguinante, incarnato pallido con la macchia di sangue che segue il disegno della bocca e del mento, due denti spezzati, setto nasale fratturato, lo sguardo perso, sorretto dalla scorta, preso di peso e infilato in macchina mentre intorno la gente urla, non capisce. Stordimento. Poi verrà fuori che Massimo Tartaglia, 42 anni, da dieci anni è in cura ai servizi psichiatrici. Che l’ha fatto non si sa perchè. Nulla di organizzato, un gesto isolato, nessuna etichetta politica o di movimento. Come è potuto succedere? Di certo - ieri, oggi, domani, tra due giorni - l’aria nel Paese era che "poteva succedere" se è vero, come dice il sottosegretario Paolo Bonaiuti, che ieri pomeriggio lo stesso Berlusconi andando in macchina da Arcore a Milano per il comizio sul tesseramento del Pdl aveva riflettuto sul "clima di odio" e sul timore che "possa succedere qualcosa".

Troppo odio, troppa rabbia, troppa tensione, troppi i falchi e troppo poche le colombe.Non solo in piazza ma anche nel Parlamento. Farne a meno, si sente dire spesso: una dialettica parlamentare che non c’è più, cancellata dalla prassi di un premier che ama la folla ma non sopporta chi lo contraddice. Bobbio diceva: "In democrazia le teste si contano e non si tagliano".

Tornano in mente fotogrammi di fine epoca. Il 30 aprile 1993, davanti all’hotel Raphael, quando la pioggia di monete e oggetti contro Bettino Craxi fu l’inizio della parabola discendente sua, del Psi e della Prima Repubblica. Il giorno prima la Camera aveva negato per l’ennesima volta l’autorizzazione a procedere al Presidente del Consiglio Bettino Craxi chiesta dal pool della procura di Milano.

In tutto il paese il giorno dopo furono organizzate manifestazioni. A Roma si dettero tutti appuntamento all’hotel Raphael, residenza abituale di Craxi. Uno dei cortei era guidato dalla Lega. Quando Craxi uscì volò di tutto, oggetti, monetine, insulti. Ma l’associazione fra questo episodio e quello di ieri è sbagliata: quella volta era una folla, questa volta è un folle.

Qualcosa di simile però era già accaduto proprio a Berlusconi. Il 31 dicembre 2004 Roberto Del Bosco, 28 anni, turista di Mantova, aveva perso la pazienza e aveva lanciato il treppiedi della macchina fotografica contro il premier a passeggio in piazza Navona. "Lo odio", aveva detto, "mi è venuta così" quando l’aveva visto avanzare tra ali di folla che lo omaggiava e con cui lui cercava il contatto fisico. Comportamento che manda ogni volta in tilt i servizi di sicurezza che non riescono, come ieri, a fermarlo. Era accaduto anche a Milano, maggio2003, nel corridoio del Tribunale dove Berlusconi era andato per rendere spontanee dichiarazioni nel processo Sme. "Buffone, fatti processare", gli gridò Pietro Ricca. L’episodio di ieri sera in piazza del Duomo è diverso. Contiene un brutto salto di qualità anche se il tipografo Tartaglia ha agito da solo, magari irritato da quel "vergogna, vergogna, vergogna" ripetuto tre volte da Berlusconi a un gruppetto che in piazza lo stava contestando. E’ più della tirata di orecchie dell’ex dc Angelo Gallo che prese per le orecchie il presidente del Senato Amintore Fanfani perchè non si occupava del Sud (era il9 maggio 1979). E’ molto più, anche, del treppiede di piazza Navona. Evoca anche - sebbene di nuovo il paragone sia per molte ragioni improprio - quanto accadde a Luciano Lama cacciato nel ‘77 dagli studenti dal comizio alla Sapienza.

Il passo successivo alla tirata d’orecchie, al treppiede, alle monetine, alla statuetta di Tartaglia è molto pericoloso. Al di là della follia individuale del gesto di ieri - essendo stata evocata nei giorni scorsi la guerra civile - è inevitabile il richiamo al terrorismo. La storia d’Italia è piena di fatti che non dobbiamo vedere più.

14 dicembre 2009

 

 

 

Prima il solito comizio contro giudici e giornali

di Ninni Andriolotutti gli articoli dell'autore

Ha messo da parte la tentazione di chiamare "il popolo" alla mobilitazione, ma non ha rinunciato ad attaccare giudici e Consulta. "Dovrei essere qui a fare un comizio - ha esordito Berlusconi - In realtà voglio solo farvi gli auguri di Natale. State sereni e non credete a quelli che vanno in giro a fare catastrofismo: la maggioranza è coesa e il governo funziona". Lo avevano invitato a fare un discorso da Capo di governo, evitando attacchi al Capodello Stato e a Fini. Il cofondatore, ieri sera, non è stato nemmeno citato. Assente perfino il suo nome dalla giornata del tesseramento. Ma il riferimento al Pdl che "deve essere una forza democratica e non un partito dove decide uno solo", ha assunto il significato di una replica al Presidente della Camera che attacca sul "partito-caserma". "Dev’essere una festa", avevano ricordato al premier i collaboratori, niente toni da crociata, quindi. Dare l’immagine di un partito "unito" malgrado Fini, questa la consegna.

UN MILIONE CONTRO LA RAI

E Berlusconi ha indicato l’obiettivo di "un milione" di tessere, ma lo ha associato al solito affondo contro la Rai. "C'è troppa disinformazione, la tv di Stato attacca il governo ed è pagata con i soldi degli italiani - ha accusato - Per questo apriamo il tesseramento e chiamiamo almeno un milione dei nostri elettori a lavorare con noi". E giù poi con le lodi al "governo del fare" che ha contribuito "a salvare l’economia mondiale". E con l’elenco dei "successi". Quelli contro la criminalità organizzata, per esempio. E il Cavaliere (alludendo al caso Spatuzza) contrappone "l'antimafia dei fatti" del centrodestra a quella "delle menzogne e delle calunnie". Ignazio La Russa si era speso molto perché Berlusconi evitasse di alzare ulteriormente i toni dello scontro. La location del comizio, con il Duomo illuminato a far da sfondo, doveva contribuire a smorzare le tensioni dell’editto di Bonn e la tentazione di un "predellino bis" contro tutto e tutti. "Io non sono un mostro come mi dipinge l’opposizione, sono perfino bello - si pavoneggiava il premier - sono un bravo fioeu". Ma Silvio non ha rinunciato a riproporre le sue tesi, pur tenendosi alla larga dagli accenti da crociata degli ultimi i giorni. Non ha annunciato raccolte di firme contro i giudici e per le riforme costituzionali che ha in mente.

LE INIZIATIVE DEL PDL

Queste iniziative, stando agli accordi con i i vertici del partito, dovrebbero essere promosse dall’ufficio di presidenza Pdl, al quale - ieri - il Cavaliere si è richiamato più volte. "Siamo un partito assolutamente democratico", ha scandito, mentre salivano, dal fondo della piazza, slogan e fischi. È stato a quel punto che Berlusconi ha alzato il tono della voce rivolgendosi ai contestatori. "Noi non faremmo mai una cosa del genere - ha intimato - Volete trasformare l'Italia in una piazza urlante che insulta e condanna. Vergogna, vergogna, vergogna". Tensione in piazza, già prima che il premier venisse colpito al volto. Durante il comizio Berlusconi aveva cercato di dispensare serenità al popolo azzurro. Condendola, tuttavia, con i soliti cavalli di battaglia. L’opposizione, innanzitutto. "La sinistra si riempie la bocca di parole come popolo ma è interessata solo al potere", arringava, attaccando lo "stato di polizia tributaria" che vorrebbe il centrosinistra. Casini che ipotizza un’alleanza che va dall’Udc a Di Pietro? "Alle prossime politiche saranno con noi Daniela Santanchè e la Destra - replicava il Cavaliere - L'Udc? Non si sa dove sta. Speriamo stia di qua. Ma se sta di là non piangeremo". L’attacco alla magistratura, infine. "Non possiamo accettare che i giudici possano influenzare il Parlamento", ripeteva il Cavaliere. Quanto alla Consulta "è composta da persone che appartengono alla sinistra". La festa Pdl, quindi. Il Cavaliere consegna la tessera alla Moratti e presenta la candidatura di Formigoni per la Regione Lombardia. "Lui è un vecchietto - scherza, indicando il cappotto del governatore - Io invece sono giovane. Sono in giacca. E non ho neanche la canottiera...".

14 dicembre 2009

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-12-20

2009-12-19

 

 

 

 

 

 

 

2009-12-18

Berlusconi al lavoro ad Arcore, spera che il Pd "cambi rotta"

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18 dicembre 2009

"Dai nostri archivi"

Marina Berlusconi: "Mio padre sta meglio"

Nonostante la convalescenza, Silvio Berlusconi trascorre il secondo giorno ad Arcore di nuovo al lavoro. Di buon mattino a villa San Martino arriva Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, mentre nel corso della giornata il premier riceve la visita di Gianni Letta e del suo avvocato di fiducia Niccolò Ghedini.

Lo spirito delle visite era soprattutto all'insegna dell'amicizia, ma nel corso dei colloqui l'attualità politica ha fatto capolino.

Il premier è stato informato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio degli ultimi provvedimenti approvati in Consiglio dei ministri e con Letta ha fatto anche il punto della situazione dopo l'apertura al dialogo sulle riforme fatta al segretario del Pd Pierluigi Bersani.

Il colloquio con Ghedini sarebbe invece servito a fare il punto sui provvedimenti in tema di giustizia. Diverse le telefonate con esponenti della maggioranza, del Governo e di leader internazionali. Ai suoi interlocutori il premier avrebbe ribadito la possibilità di aprire un canale di dialogo con il Pd di Bersani che, nell'idea del Cavaliere, dovrebbe prendere sempre più le distanze dall'Italia dei Valori, soprattutto dopo l'atteggiamento tenuto da Antonio Di Pietro in seguito all'aggressione subita.

Sabato sera invece sarà la volta di Umberto Bossi. La cena con il Senatur era stata fissata per lunedì scorso ma, dopo l'aggressione subita dal premier domenica a piazza Duomo, gli appuntamenti in agenda erano stati annullati. Il leader della Lega arriverà con Roberto Calderoli e Roberto Cota. Ad Arcore ci dovrebbe essere anche il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. La cena per lo scambio degli auguri sara l'occasione per fare il punto con l'alleato in vista della ripresa dell'attività politica a gennaio.

Un giro d'orizzonte che il premier dovrebbe tenere la prossima settimana anche con il presidente della Camera Gianfranco Fini. Le questioni aperte sul tavolo sono diverse: c'è innanzitutto da chiudere il cerchio sulle candidature alle Regionali. Le elezioni di primavera potrebbero aprire il capitolo rimpasto. Un tema, spiegano i fedelissimi del premier, che per il momento non viene però preso in considerazione. Anche perchè, è il ragionamento, sarebbe assurdo parlarne a tre mesi dalle elezioni con il rischio di aumentare le fibrillazioni nella maggioranza. L'ipotesi secondo cui Berlusconi avrebbe intenzione di fare dei ritocchi alla squadra di governo circola da tempo e sembra camminare di pari passo con la possibilità di una promozione per Gianni Letta al rango di vicepremier. Un'idea nella mente del premier da mesi, che dovrebbe rafforzare la nuova linea basata sul confronto e la ricerca di un dialogo con alcune forze dell'opposizione. Un eventuale nomina di Letta a vice presidente del Consiglio farebbe parte di un pacchetto di minime modifiche alla squadra di governo da fare dopo le regionali.

Ad incidere su un eventuale rimpasto sarà anche il risultato che conseguirà la maggioranza. Qualsiasi idea di modifiche all'esecutivo sarà discussa con gli alleati, a partire da Umberto Bossi. E la cena di sabato sera potrebbe essere la prima occasione per un colloquio a tutto campo.

Politica a parte, l'obiettivo per il Cavaliere è quello di recuperare in fretta le forze: "Berlusconi sta molto meglio" dice il suo portavoce Paolo Bonaiuti che aggiunge: "Posso testimoniare quanto sia determinato e positivo il suo atteggiamento".

Parole confermate dalla figlia del premier Marina Berlusconi che, uscendo dalla villa di Arcore conferma ai cronisti il miglioramento dello stato di salute del padre, rinfrancato anche dall'ultimo sondaggio che calcola la fiducia nel presidente del Consiglio al 66,1%.

Berlusconi trascorrerà tutta la convalescenza a villa San Martino. Molti i biglietti di auguri natalizi ricevuti, così come i messaggi di solidarietà. Al premier sono arrivate anche diverse composizioni floreali da parte di leader stranieri, tra i quali il leader libico Muammar Gheddafi e il presidente egiziano Hosni Mubarak con il quale il presidente del Consiglio ha avuto un colloquio telefonico.

18 dicembre 2009

 

 

 

2009-12-17

Berlusconi dimesso: "Non prevarrà la violenza"

17 dicembre 2009

IL PUNTO/ Il nuovo inizio del premier (di Stefano Folli)

FOTO / Berlusconi all'uscita del San Raffaele

"Dai nostri archivi"

Berlusconi resta in ospedale. Gip convalida arresto di Tartaglia

Per Berlusconi una notte agitata. Oggi dovrebbe essere dimesso

Berlusconi ferito a Milano "Sto bene, non mi fermeranno"

Bersani visita Berlusconi e condanna "senza se e senza ma"

Governo, Bossi ministro delle Riforme, Maroni all'Interno. Calderoli vicepremier

Silvio Berlusconi è stato dimesso dall'ospedale San Raffaele e ha raggiunto la sua residenza di Villa San Martino, ad Arcore.

Ad accoglierlo davanti al cancello della residenza c'era il sindaco della cittadina lombarda, che gli ha stretto la mano, e uno striscione con la scritta "Bentornato presidente", affisso dal Comune.

Dietro una transenna, la scritta di una simpatizzante, Rita, di Arcore: "L'abbiamo votata; rimanga ancora con noi per molto tempo. Bentornato a casa presidente". In città il Comune ha affisso nei giorni scorsi dei manifesti intitolati "Vergogna vergogna vergogna" che condannano l'aggressione del presidente del Consiglio di domenica scorsa e le dichiarazioni del leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro.

Ora Berlusconi dovrebbe trascorrere nella sua abitazione il periodo di convalescenza dopo l'aggressione subita in piazza Duomo domenica scorsa, che gli è costata la frattura del setto nasale e di due denti dell'arcata superiore. Proprio le cure ai denti danneggiati dal lancio della statuetta hanno fatto ritardare l'arrivo del premier ad Arcore. Dopo aver lasciato l'ospedale, infatti, Berlusconi è stato sottoposto per quattro ore a cure dentistiche in uno studio di via Guerrazzi a Milano.

Il presidente del Consiglio ha lasciato questa mattina intorno alle 11.50 l'ospedale San Raffaele, dove ha trascorso quattro giorni di degenza, salutando i cronisti e i fotografi con un sorriso e un cenno della mano. "Mi rimarranno due cose come ricordo di questi giorni - ha affermato poco dopo il premier - l'odio di pochi e l'amore di tanti, tantissimi, italiani. Agli uni e agli altri faccio la stessa promessa: andremo avanti con più forza e più determinazione di prima sulla strada della libertà. Lo dobbiamo al nostro popolo, lo dobbiamo alla nostra democrazia, nella quale non prevarranno nè la violenza delle pietre, né quella peggiore delle parole. In questi giorni ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell'opposizione".

"Se da quello che è successo - ha aggiunto il capo del governo - deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile. Alcuni esponenti dell'opposizione sembrano averlo capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potrà finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo. In ogni caso noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono".

I medici hanno prescritto a Berlusconi una quindicina di giorni di riposo, con astensione dalle attività pubbliche. Questo significa che il premier dovrà rinunciare al suo discorso di fine anno, così come gli ha prescritto il suo medico curante Alberto Zangrillo, anche se il premier ha continuato a lavorare anche durante la degenza.

17 dicembre 2009

 

 

 

 

 

2009-12-16

Berlusconi dimesso domani.

Gip convalida arresto di Tartaglia

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16 dicembre 2009

Maroni: "Nessuna norma speciale sul web"

Fini: in politica "si torni a un confronto civile"

Il presidente della Camera: "No a nuove norme anti-violenza"

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lascerà domani l'ospedale San Raffaele di Milano. Inizialmente si pensava che potesse uscire in tarda mattinata, come aveva annunciato il portavoce Paolo Bonaiuti. Il rinvio è stato confermato dal nuovo bollettino medico emesso attorno alle ore 17,30. Mezz'ora prima era arrivata a trovare il premier nuovamente la figlia Marina.

Il capo del governo non parteciperà a eventi pubblici per i prossimi 10-15 giorni. "Meglio 15 giorni", ha affermato il medico personale del presidente del Consiglio e primario Alberto Zangrillo nel corso della comunicazione del bollettino medico sulle condizioni di salute del premier. I motivi del rinvio deciso dai medici del nosocomio milanese sono da ricercare nel "perdurare della sintomatologia dolorosa e delle difficoltà nell'alimentazione spontanea. Le condizioni del premier -ha aggiunto Zangrillo - sono tranquillizzanti e noi siamo tranquilli. Le dimissioni del presidente del Consiglio sono previste per le prime ore di domani pomeriggio".

Berlusconi è quindi ancora molto sofferente dopo l'aggressione di domenica sera. "La notte", aveva spiegato già questa mattina Bonaiuti parlando a Sky Tg24, "è stata più travagliata rispetto a quella precedente. Si sono riacutizzati i dolori, soprattutto quelli al collo per effetto di quel bruttissimo colpo". La giornata del capo del governo "è iniziata con la lettura della corposa rassegna stampa inviata da Palazzo Chigi". Ieri sera invece Berlusconi "ha seguito Ballarò, ha ricevuto la visita di due calciatori del Milan, Seedorf e Thiago Silva, e la graditissima telefonata del presidente statunitense Barack Obama". Nessun commento su quanto accaduto alla Camera ieri. "Abbiamo tentato di tenerlo lontano dalla bagarre politica", spiega Bonaiuti. Anche se tenere tranquillo Berlusconi, prosegue il sottosegretario, non è semplice: "Il presidente", dice, "è una macchina da lavoro, un vulcano che si accende alle 7 di mattina e si spegne alle 2 di notte. Pensare di tenerlo fermo è un'impresa titanica, bisognerebbe tenerlo legato alla sedia".

 

L'aggressore Massimo Tartaglia resta in carcere. Il gip di Milano Cristina Di Censo ha convalidato l'arresto di Massimo Tartaglia, l'uomo che ha ferito il premier Silvio Berlusconi domenica sera in piazza Duomo, e ne ha disposto la custodia cautelare in carcere. Il gip non ha dunque accolto la richiesta della difesa di trasferirlo temporaneamente, in stato di detenzione, in un ospedale psichiatrico. Tartaglia si trova ora a San Vittore nel centro di osservazione neuropsichiatrica.

Giovane torinese fermato in ospedale, in auto mazze da hokey e coltelli. Un giovane torinese di 26 anni, che sembra avere psicologici, è stato bloccato la scorsa notte, intorno alle due mentre cercava di entrare al settimo piano del reparto solventi dell'ospedale San Raffaele dove è ricoverato Silvio Berlusconi. Il ragazzo è stato controllato ed immediatamente bloccato dagli operatori del servizio di protezione del premier nonchèé dalla polizia e carabinieri. "Voglio vedere il presidente. Voglio sapere come sta", ha dichiarato l'uomo, sottoposto nel 2008 a un trattamento sanitario obbligatorio. Nella sua auto perquisita dagli agenti della Digos sono state trovate tre mazze da hockey, pare che l'uomo sia uno sportivo, ma anche due coltellini da cucina. Chi ha visto l'auto parla di una macchina usata come una sorta di ripostiglio. Il 26enne, che vive con i genitori, non aveva con se nulla quando è riuscito a raggiungere il settimo piano. (Al.An.)

16 dicembre 2009

 

 

 

 

La ragione contro i mercanti di odio

di Gianni Riotta

Naturalmente non siamo negli anni di piombo, né la sanguinosa stagione del terrorismo ritornerà. La storia non si ripete come un goffo serial tv e combattere, evocandoli, i fantasmi del passato serve solo a lasciarci inermi contro gli spettri del futuro. Il terrorismo eversivo degli anni 70 aveva dietro di sé la guerra fredda, le ideologie, appoggi potenti e simpatie diffuse, eppure è stato sconfitto dalla Repubblica democratica. Il pericolo ora - testimoniato dall'agguato di cui è stato vittima domenica a Milano il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - è che odio, rancore e risentimento inquinino a morte il discorso politico italiano. Non ci sono parole migliori per chiarirlo di quelle espresse con severità dal presidente Giorgio Napolitano al direttore del Tg2 Mario Orfeo: viviamo "un'esasperazione pericolosa della polemica politica e bisogna fermarla" per ritornare "a un normale e civile confronto tra le forze politiche e le istituzioni. Non ha senso che gli uni accusino gli altri per il clima che si è creato".

Da mesi Il Sole 24 Ore, con altre, poche, voci isolate, ha difeso la filosofia del dialogo e del raziocinio che così bene il presidente Napolitano incarna.

Chi ha tenuto duro sull'equanimità, i valori comuni e l'interesse nazionale è stato irriso, attaccato da destra e da sinistra come un benpensante timido, un "neutralista" incapace di prendere partito in una falsa guerra civile che vede i falchi delle fazioni affrontarsi senza rispetto alcuno per gli ideali, le persone, la verità. Non si tratta ora, come tanti si ostinano a fare sui peggiori blog della peggiore internet, di stabilire "chi ha cominciato", di evocare le responsabilità di maggioranza e opposizione in questi torvi giorni prima di Natale. Non possiamo andare avanti con l'odio, con una democrazia dove maggioranza e opposizione si negano a vicenda comune cittadinanza democratica. E le sagge parole del sottosegretario Letta, come la visita che il neo segretario del Pd Bersani ha fatto ieri al premier Berlusconi in ospedale (smentendo, con intelligenza, le peggiori teste calde, nel suo partito e tra i suoi alleati) provano come la proposta di ritorno alla ragione di Napolitano abbia interlocutori importanti.

Il volto sanguinante di Berlusconi su tutti gli schermi del mondo è un marchio per la Repubblica: chi gongola, contro un leader detestato o sperando in un meschino calcolo politico, è il vero folle, e non vede come per gli italiani si tratta di una vergogna e di un'umiliazione. Una ferita per tutti noi. Nel ricevere la solidarietà da tante voci, Berlusconi - che gli amici descrivono come "scosso" - s'è chiesto "perché mi odiano tanto?". E, anche chi ha mosso in questi anni legittime critiche al fondatore di Forza Italia e del Pdl, deve chiedersi ora "perché ci odiamo tanto tra di noi, perché non sappiamo dare alla rivalità politica serenità anche di scontro, ma senza violenza, verbale e fisica?".

La risposta dei pasdaran, a sinistra e a destra, sarà la solita, nessuna tregua, perché il loro solo interesse è lo scontro continuo, senza quartiere, crepi la convivenza civile ma prosperi, e si arricchisca, la propria fazione. Tutti gli italiani di buona volontà, abbiano sostenuto in questi anni il lavoro politico di Berlusconi o abbiano dissentito dal suo operare, devono isolare e battere i commessi viaggiatori del rancore. Non è ancora troppo tardi, ma non c'è più tempo da perdere. Non è per noi soddisfazione ricordare quanto a lungo abbiamo chiesto di non smarrirci in una guerriglia dove le opinioni cedono alla propaganda. È, anzi, motivo di rammarico non avere avuto la forza di imporre la ragione sulle intolleranze rivali. Sappiano però i lettori che, fino all'ultimo, non smetteremo di lavorare per un'Italia dove sangue e calunnia non siano più, mai più, linguaggio della politica.

gianni.riotta@ilsole24ore.com

 

 

 

 

2009-12-15

paletti di Fini e lo scontro alla Camera su Tartaglia: la "tregua" non dura neanche 24 ore

di Emilia Patta

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15 dicembre 2009

Da una parte gli alt di Gianfranco Fini al governo sulla decisione di porre la fiducia sulla finanziaria. Dall'altra il durissimo scontro alla Camera nel dibattito sull'attentato a Silvio Berlusconi. Con il reciproco rimpallo di accuse sulla responsabilità dell'accaduto tra il leader dell'Idv Antonio Di Pietro e autorevolissimi esponenti della maggioranza e del governo come il ministro dell'Interno Roberto Maroni e il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Se Di Pietro parla di maggioranza "che arma la mano" dell'attentatore, i suoi avversari non sono da meno. "La mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio – attacca da parte sua Cicchitto -: ognuno si assuma la propria responsabilità". E di "odio" parla anche il ministro, che teme ora per questo "gesti di emulazione". Il meno che si possa dire è che la tregua suscitata dall'emozione per il ferimento del premier e invocata dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano – che in queste ore ha ripetutamente chiesto di moderare le parole per disinnescare il clima di violenza politica che sembra aver avvolto il Paese – non è durata neanche lo spazio di qualche ora.

Se i toni del dibattito politico tra i poli continuano a restare su livelli preoccupanti, lo stop di Fini sulla finanziaria è certamente giocato su toni civilissimi ma non meno rilevante politicamente. "La decisione di porre la fiducia è deprecabile perché di fatto impedisce all'Aula di pronunciarsi sulla manovra". Argomenta Fini che la fiducia non è giustificata né da motivazioni tecniche né dal comportamento dell'opposizione, che non ha messo all'opera nessun atto ostruzionistico. Il presidente della camera nonché cofondatore del Pdl non ha aspettato neanche 24 ore dalla visita all'ospedale e dall'abbraccio commovente con Berlusconi per rimarcare i suoi distinguo e mettere i suoi paletti sul rispetto del Parlamento. Fini, è chiaro, non rinuncia ai suoi progetti. Che ormai, in prospettiva, appaiono sempre più fuori dall'orizzonte del Pdl berlusconiano così come lo conosciamo. Chi parlava di ricompattamento della maggioranza dopo l'episodio di piazza Duomo potrebbe restare deluso. Dopo lo stop di Fini gruppi di parlamentari sgomenti parlavano in Transatlantico di "un altro colpo in faccia al premier" e di "novello Bruto". Un po' più elegantemente Sandro Bondi la mette così: "La decisione rischia di rinfocolare immediatamente le polemiche".

Tregua "violata", insomma, tra i poli e all'interno della maggioranza. "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio", diceva nelle stesse ore Berlusconi dal suo letto al San Raffaele di Milano.

15 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Obama telefona a Berlusconi

In aula Pdl contesta Di Pietro

15 dicembre 2009

Un fan di Berlusconi all'esterno del San Raffaele (Ap/Lapresse)

"Dai nostri archivi"

Maroni: "Nessun rilievo al servizio d'ordine di Berlusconi"

La ragione contro i mercanti di odio

Dialogo e riforme, non è troppo tardi

Clima politico teso: Pdl sotto choc, opposizione preoccupata

Berlusconi ancora sofferente. Preoccupazione di Alfano: "Non è solo il gesto di un folle"

Barack Obama in serata ha chiamato Silvio Berlusconi per fare al presidente del Consiglio gli auguri di pronta guarigiome.

Oggi il premier ha voluto inviare un segnale per distendere gli animi e un messaggio per ringraziare quanti gli hanno fatto sentire il loro affetto. Un breve post sul sito web del Pdl con cui dice "grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto". "Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri", aggiunge poi il presidente del Consiglio. "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio". Sul grande banner che contiene il messaggio del premier si alternano anche altri messaggi (come quello del ministro e coordinatore del partito Sandro Bondi o quello che invita all'iscrizione al Pdl) insieme all'invito ad andare sul sito www.forzasilvio.it, dove è possibile registrarsi e inviare un messaggio di solidarietà per il presidente del Consiglio.

Napolitano: "Società italiana più coesa della politica"

"Il mondo dello sport, ma anche altri mondi che amo citare come quello della ricerca e del volontariato, testimoniano la ricchezza e i valori della società italiana che si mostra ancora una volta più forte e coesa dell'immagine che ne dà la politica, così segnata da esasperato conflitto". Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso alla premiazione degli atleti italiani che hanno vinto il campionato del mondo 2009 nelle discipline olimpiche.

Scontro alla Camera, Pdl attacca Di Pietro

Gli appelli di Giorgio Napolitano a misurare le parole in politica arrivano, però, come una flebile eco alla Camera, dove l'informativa del ministro dell'Interno Roberto Maroni sull'aggressione a Silvio Berlusconi scatena toni tutt'altro che pacati. Eppure è stato lo stesso Maroni a indicare il duro scontro politico come possibile causa scatenante del gesto di Massimo Tartaglia. "La crescente campagna contro la persona del presidente del Consiglio, che in molti casi travalica le regole del legittimo confronto democratico, finisce spesso per innescare una pericolosa spirale emulativa", ha detto Maroni. "Occorre raccogliere l'invito del presidente della Repubblica affinchè pur nella diversità delle varie posizioni politiche si fermi la pericolosa esasperazione della polemica politica e si torni al più presto a un normale e civile confronto tra le diverse parti e le diverse istituzioni".

Fabrizio Cicchitto, che ha preso la parola in aula dopo il ministro, ha elencato uno per uno quelli che considera i responsabili dell'attacco. "A condurre questa campagna è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L'Espresso" e poi ancora il quotidiano Il Fatto, la trasmissione di Santoro Annozero, quel "terrorista mediatico di nome Travaglio e alcuni pm". Ma non solo. Nel mirino del capogruppo del Pdl alla Camera anche Antonio Di Pietro e "qualche settore più giustizialista" del Pd. Anche il leader dell'Italia dei Valori non ha cambiato linea e non è sembrato preoccuparsi che il Pdl sia uscito dall'aula appena ha preso la parola. Il leader dell'Idv ha stigmatizzato "la condanna a morte di Cicchitto". E ha aggiunto: "Noi crediamo che l'istigazione sia derivata dal comportamento di questa maggioranza e di questo governo che sta piegando il parlamento soltanto per fare leggi a uso e consumo proprio". Per il segretario del Pd Bersani, Fabrizio Cicchitto è invece "l'esempio tipico di quei pompieri che fanno gli incendiari".

15 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Berlusconi sul web: "State sereni, l'amore vince sull'odio". In aula Pdl contesta Di Pietro

15 dicembre 2009

Un fan di Berlusconi all'esterno del San Raffaele (Ap/Lapresse)

"Dai nostri archivi"

Maroni: "Nessun rilievo al servizio d'ordine di Berlusconi"

La ragione contro i mercanti di odio

Dialogo e riforme, non è troppo tardi

Clima politico teso: Pdl sotto choc, opposizione preoccupata

Berlusconi ancora sofferente. Preoccupazione di Alfano: "Non è solo il gesto di un folle"

 

Un segnale per distendere gli animi e un messaggio per ringraziare quanti gli hanno fatto sentire il loro affetto. Silvio Berlusconi affida a un breve post sul sito web del Pdl il messaggio con cui dice "grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto". "Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri", aggiunge poi il presidente del Consiglio. "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio". Sul grande banner che contiene il messaggio del premier si alternano anche altri messaggi (come quello del ministro e coordinatore del partito Sandro Bondi o quello che invita all'iscrizione al Pdl) insieme all'invito ad andare sul sito www.forzasilvio.it, dove è possibile registrarsi e inviare un messaggio di solidarietà per il presidente del Consiglio.

Napolitano: "Società italiana più coesa della politica"

"Il mondo dello sport, ma anche altri mondi che amo citare come quello della ricerca e del volontariato, testimoniano la ricchezza e i valori della società italiana che si mostra ancora una volta più forte e coesa dell'immagine che ne dà la politica, così segnata da esasperato conflitto". Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso alla premiazione degli atleti italiani che hanno vinto il campionato del mondo 2009 nelle discipline olimpiche.

Scontro alla Camera, Pdl attacca Di Pietro

Gli appelli di Giorgio Napolitano a misurare le parole in politica arrivano, però, come una flebile eco alla Camera, dove l'informativa del ministro dell'Interno Roberto Maroni sull'aggressione a Silvio Berlusconi scatena toni tutt'altro che pacati. Eppure è stato lo stesso Maroni a indicare il duro scontro politico come possibile causa scatenante del gesto di Massimo Tartaglia. "La crescente campagna contro la persona del presidente del Consiglio, che in molti casi travalica le regole del legittimo confronto democratico, finisce spesso per innescare una pericolosa spirale emulativa", ha detto Maroni. "Occorre raccogliere l'invito del presidente della Repubblica affinchè pur nella diversità delle varie posizioni politiche si fermi la pericolosa esasperazione della polemica politica e si torni al più presto a un normale e civile confronto tra le diverse parti e le diverse istituzioni".

Fabrizio Cicchitto, che ha preso la parola in aula dopo il ministro, ha elencato uno per uno quelli che considera i responsabili dell'attacco. "A condurre questa campagna è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L'Espresso" e poi ancora il quotidiano Il Fatto, la trasmissione di Santoro Annozero, quel "terrorista mediatico di nome Travaglio e alcuni pm". Ma non solo. Nel mirino del capogruppo del Pdl alla Camera anche Antonio Di Pietro e "qualche settore più giustizialista" del Pd. Anche il leader dell'Italia dei Valori non ha cambiato linea e non è sembrato preoccuparsi che il Pdl sia uscito dall'aula appena ha preso la parola. Il leader dell'Idv ha stigmatizzato "la condanna a morte di Cicchitto". E ha aggiunto: "Noi crediamo che l'istigazione sia derivata dal comportamento di questa maggioranza e di questo governo che sta piegando il parlamento soltanto per fare leggi a uso e consumo proprio". Per il segretario del Pd Bersani, Fabrizio Cicchitto è invece "l'esempio tipico di quei pompieri che fanno gli incendiari".

15 dicembre 2009

 

 

 

 

I paletti di Fini e lo scontro alla Camera su Tartaglia: la "tregua" non dura neanche 24 ore

di Emilia Patta

15 dicembre 2009

Da una parte gli alt di Gianfranco Fini al governo sulla decisione di porre la fiducia sulla finanziaria. Dall'altra il durissimo scontro alla Camera nel dibattito sull'attentato a Silvio Berlusconi. Con il reciproco rimpallo di accuse sulla responsabilità dell'accaduto tra il leader dell'Idv Antonio Di Pietro e autorevolissimi esponenti della maggioranza e del governo come il ministro dell'Interno Roberto Maroni e il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Se Di Pietro parla di maggioranza "che arma la mano" dell'attentatore, i suoi avversari non sono da meno. "La mano di chi ha aggredito Berlusconi è stata armata da una spietata campagna di odio – attacca da parte sua Cicchitto -: ognuno si assuma la propria responsabilità". E di "odio" parla anche il ministro, che teme ora per questo "gesti di emulazione". Il meno che si possa dire è che la tregua suscitata dall'emozione per il ferimento del premier e invocata dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano – che in queste ore ha ripetutamente chiesto di moderare le parole per disinnescare il clima di violenza politica che sembra aver avvolto il Paese – non è durata neanche lo spazio di qualche ora.

Se i toni del dibattito politico tra i poli continuano a restare su livelli preoccupanti, lo stop di Fini sulla finanziaria è certamente giocato su toni civilissimi ma non meno rilevante politicamente. "La decisione di porre la fiducia è deprecabile perché di fatto impedisce all'Aula di pronunciarsi sulla manovra". Argomenta Fini che la fiducia non è giustificata né da motivazioni tecniche né dal comportamento dell'opposizione, che non ha messo all'opera nessun atto ostruzionistico. Il presidente della camera nonché cofondatore del Pdl non ha aspettato neanche 24 ore dalla visita all'ospedale e dall'abbraccio commovente con Berlusconi per rimarcare i suoi distinguo e mettere i suoi paletti sul rispetto del Parlamento. Fini, è chiaro, non rinuncia ai suoi progetti. Che ormai, in prospettiva, appaiono sempre più fuori dall'orizzonte del Pdl berlusconiano così come lo conosciamo. Chi parlava di ricompattamento della maggioranza dopo l'episodio di piazza Duomo potrebbe restare deluso. Dopo lo stop di Fini gruppi di parlamentari sgomenti parlavano in Transatlantico di "un altro colpo in faccia al premier" e di "novello Bruto". Un po' più elegantemente Sandro Bondi la mette così: "La decisione rischia di rinfocolare immediatamente le polemiche".

Tregua "violata", insomma, tra i poli e all'interno della maggioranza. "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio", diceva nelle stesse ore Berlusconi dal suo letto al San Raffaele di Milano.

15 dicembre 2009

 

 

 

 

 

Berlusconi sul web: "State sereni, l'amore vince sull'odio". In aula Pdl contesta Di Pietro

15 dicembre 2009

Un fan di Berlusconi all'esterno del San Raffaele (Ap/Lapresse)

"Dai nostri archivi"

Maroni: "Nessun rilievo al servizio d'ordine di Berlusconi"

La ragione contro i mercanti di odio

Dialogo e riforme, non è troppo tardi

Clima politico teso: Pdl sotto choc, opposizione preoccupata

Berlusconi ancora sofferente. Preoccupazione di Alfano: "Non è solo il gesto di un folle"

 

Un segnale per distendere gli animi e un messaggio per ringraziare quanti gli hanno fatto sentire il loro affetto. Silvio Berlusconi affida a un breve post sul sito web del Pdl il messaggio con cui dice "grazie di cuore ai tantissimi che mi hanno mandato messaggi di vicinanza e di affetto". "Ripeto a tutti di stare sereni e sicuri", aggiunge poi il presidente del Consiglio. "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio". Sul grande banner che contiene il messaggio del premier si alternano anche altri messaggi (come quello del ministro e coordinatore del partito Sandro Bondi o quello che invita all'iscrizione al Pdl) insieme all'invito ad andare sul sito www.forzasilvio.it, dove è possibile registrarsi e inviare un messaggio di solidarietà per il presidente del Consiglio.

Napolitano: "Società italiana più coesa della politica"

"Il mondo dello sport, ma anche altri mondi che amo citare come quello della ricerca e del volontariato, testimoniano la ricchezza e i valori della società italiana che si mostra ancora una volta più forte e coesa dell'immagine che ne dà la politica, così segnata da esasperato conflitto". Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso alla premiazione degli atleti italiani che hanno vinto il campionato del mondo 2009 nelle discipline olimpiche.

Scontro alla Camera, Pdl attacca Di Pietro

Gli appelli di Giorgio Napolitano a misurare le parole in politica arrivano, però, come una flebile eco alla Camera, dove l'informativa del ministro dell'Interno Roberto Maroni sull'aggressione a Silvio Berlusconi scatena toni tutt'altro che pacati. Eppure è stato lo stesso Maroni a indicare il duro scontro politico come possibile causa scatenante del gesto di Massimo Tartaglia. "La crescente campagna contro la persona del presidente del Consiglio, che in molti casi travalica le regole del legittimo confronto democratico, finisce spesso per innescare una pericolosa spirale emulativa", ha detto Maroni. "Occorre raccogliere l'invito del presidente della Repubblica affinchè pur nella diversità delle varie posizioni politiche si fermi la pericolosa esasperazione della polemica politica e si torni al più presto a un normale e civile confronto tra le diverse parti e le diverse istituzioni".

Fabrizio Cicchitto, che ha preso la parola in aula dopo il ministro, ha elencato uno per uno quelli che considera i responsabili dell'attacco. "A condurre questa campagna è un network composto dal gruppo editoriale Repubblica-L'Espresso" e poi ancora il quotidiano Il Fatto, la trasmissione di Santoro Annozero, quel "terrorista mediatico di nome Travaglio e alcuni pm". Ma non solo. Nel mirino del capogruppo del Pdl alla Camera anche Antonio Di Pietro e "qualche settore più giustizialista" del Pd. Anche il leader dell'Italia dei Valori non ha cambiato linea e non è sembrato preoccuparsi che il Pdl sia uscito dall'aula appena ha preso la parola. Il leader dell'Idv ha stigmatizzato "la condanna a morte di Cicchitto". E ha aggiunto: "Noi crediamo che l'istigazione sia derivata dal comportamento di questa maggioranza e di questo governo che sta piegando il parlamento soltanto per fare leggi a uso e consumo proprio". Per il segretario del Pd Bersani, Fabrizio Cicchitto è invece "l'esempio tipico di quei pompieri che fanno gli incendiari".

15 dicembre 2009

 

 

2009-12-14

Maroni: "Il premier ha rischiato di essere ucciso". Berlusconi: "Soffro per odio politico"

14 dicembre 2009

Silvio Berlusconi (Ansa)

Il ministro dell'Interno: "Valutiamo l'oscuramento dei siti che incitano alla violenza"

RADIO 24

Di Pietro: "Dissentivo ieri, e dissento oggi dalle politiche del premier"

I video dell'aggressione

Le immagini dell'aggressione

Ferma condanna di Napolitano. E' polemica sulla reazione di Di Pietro: "Premier istigatore"

Schifani: "Rischi per la convivenza democratica". Bindi: "Solidarietà al premier, ma tra gli artefici di questo clima c'è lui".

IL PUNTO

Superata la soglia di guardia, la politica torni a un confronto sereno

di Stefano Folli

L'aggressore ha agito da solo: non ha precedenti penali

Aggressione a Berlusconi: la notizia si propaga in rete

Quando il premier fu colpito da un cavalletto

L'intervento del premier al comizio per il tesseramento del Pdl

Domenica in piazza del Duomo a Milano Berlusconi "ha rischiato di essere ferito gravemente, di essere ucciso": lo ha detto lunedì in tarda mattinata il ministro Roberto Maroni al termine del vertice in prefettura a Milano. Nonostante il premier abbia rischiato di essere ucciso, è il pensiero del ministro degli Interni, Maroni, "un esponente del Pd non ha trovato di meglio che dire "non faccia la vittima". Io spero che questo fatto contribuisca a cambiare il clima ma con questa dichiarazione non si comincia bene". Il ministro pur senza nominarla, ha risposto così a Rosy Bindi e al suo commento sull'aggressione a Berlusconi.

Maroni ha annunciato che verranno valutate misure di sicurezza personali per Silvio Berlusconi. "Le persone addette alla sicurezza di Berlusconi sono dei professionisti. Bisogna però sapere che la sicurezza del presidente del Consiglio è demandata ai servizi segreti e non al ministero dell'Interno. Valuteremo come fare per il futuro". Maroni ha quindi spiegato che la sicurezza in un luogo pubblico è molto più difficile da controllare rispetto a un luogo chiuso, come per esempio lo stadio: "Berlusconi ha tutto il diritto - ha spiegato - di avvicinarsi ai suoi sostenitori, perchè questa è la democrazia ed è la politica".

Il ministro dell'Interno ha detto che martedì mattina riferirà alla Camera e nel pomeriggio al Senato, su richiesta dei gruppi parlamentari, a proposito dell'aggressione subita in piazza del Duomo dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Il premier non sarà dimesso prima di 24-36 ore dal San Raffaele. A renderlo noto è il primario Alberto Zangrillo che ha diramato, a mezzogiorno, il nuovo bollettino medico secondo il quale il presidente del Consiglio si nutre a fatica ed è sottoposto a terapia antibiotica e analgesica.

Berlusconi ha riportato una doppia ferita al labbro superiore e la rottura del setto nasale. La prognosi, ha indicato lo stesso Zangrillo, è "di qualche decina di giorni". Nel frattempo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti ha detto che "Il presidente è un po' affaticato e sofferente: sente ora le conseguenze del colpo di ieri e durante la notte ha avuto un forte mal di testa".

Le visite

Il presidente della Camera Gianfranco Fini è arrivato intorno alle 10.20 e ha lasciato l'ospedale dopo circa mezz'ora, ma non ha rilasciato nessuna dichiarazione.

Anche il presidente del Senato Renato Schifani è andato all'ospedale per incontrare il premier e poco dopo ha dichiarato al Tg3:

"Al di là del dolore fisico lo fa soffrire l'odio politico che si é trasformato in aggressione, il premier non comprende il perché di questo odio così violento". Dichiarazioni simili sono state rilasciate anche da Don Luigi M. Verzé, presidente del San Raffaele di Milano, dopo la visita di questa mattina: "Ho trovato il presidente umiliato, non tanto dal fatto traumatico ma da quello che esso rappresenta: l'odio."

Nella mattinata, il premier ha già ricevuto le visite del sindaco di Milano Letizia Moratti, del ministro del Turismo Michela Brambilla, del viceministro alla Sanitá Ferruccio Fazio, di Fedele Confalonieri e di Pier Luigi Bersani e Filippo Penati oggi in città per un'assemblea del Pd.

Gli auguri dai capi di stato

Il presidente del Consiglio italiano ha ricevuto stamane un'affettuosa telefonata del presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, che ha voluto sincerarsi delle condizioni di salute del premier dopo l'aggressione subita ieri ed esprimergli vicinanza e solidarietá. Anche il premier russo Vladimir Putin ha espresso la sua solidarietà a Silvio Berlusconi inviando all'amico Silvio "parole di sostegno" e l'augurio di "una veloce guarigione".

Incontro in Prefettura

Intanto è in corso a Milano, in Prefettura, una riunione presieduta dal ministro dell'Interno Renato Maroni con il prefetto Gian Valerio Lombardi e il questore Vincenzo Indolfi, per avere "una informativa dettagliata e completa" su quanto accaduto ieri sera in piazza Duomo.

Tartaglia a San Vittore

Nel frattempo, Massimo Tartaglia è stato trasferito dalla Questura al carcere di San Vittore. All'uomo sono state contestate le accuse di lesioni pluriaggravate dalla premeditazione e dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa.

A Tartaglia, che è stato interrogato dal procuratore aggiunto Armando Spataro, sono stati trovati in tasca uno spuntone di plexiglas lungo 20 centimetri, un grosso accendino da tavolo, un crocifisso di 30 centimetri e un soprammobile di quarzo del peso di diversi etti.

La contestazione della premeditazione è scattata anche perchè due di questi oggetti (l'accendino e lo spuntone di plexiglas) erano stati prelevati dall'uomo dalla propria abitazione.

Davanti al pm e agli agenti della Digos, ieri sera, Tartaglia ha giustificato il suo gesto con motivazioni politiche: avrebbe parlato di forte dissenso dalle politiche del Pdl e in particolare del

Premier

Le polemiche per la mancata sicurezza

Cosa non ha funzionato nella sicurezza al premier Silvio Berlusconi; come mai una persona è riuscita ad arrivare così vicino tanto da riuscire a colpirlo in quel modo? Il livello di protezione del capo del governo italiano sarà domani al centro di due diverse audizioni, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, con delega ai servizi, e del capo del Dis Gianni De Gennaro davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

L'audizione, che era in agenda da tempo, volgerà dopo i fatti di ieri in piazza Duomo sulla sicurezza del premier. Alcuni membri del comitato di controllo dell'intelligence, intendono infatti verificare come mai i servizi deputati alla sicurezza del premier non siano riusciti a garantirne l'incolumità.

In particolare, Emanuele Fiano membro del Copasir ha fatto sapere che chiederà che venga ricostruito l'apparato di sicurezza che era intorno al premier ieri in Piazza Duomo a Milano; se ed eventualmente dove ci siano state delle falle.

14 dicembre 2009

 

 

 

Il ministro dell'Interno: "Valutiamo l'oscuramento dei siti che incitano alla violenza"

14 dicembre 2009

"Dai nostri archivi"

Maroni: "Il premier ha rischiato di essere ucciso". Berlusconi: "Soffro per odio politico"

Da Bersani condanna "senza se e senza ma". Alemanno: "Ora una manifestazione per Silvio"

Aggressione a Berlusconi: la notizia si propaga in rete

Napolitano: "Grave gesto di aggressione"

Berlusconi: i video dell'aggressione da Telelombardia, Rainews24 e Skytg24

"Valutiamo di oscurare i siti internet che incitano alla violenza". Lo ha detto il ministro degli Interni Roberto Maroni al termine del vertice in prefettura a Milano dopo l'aggressione di domenica al presidente del Consiglio Berlusconi. Maroni ha espresso preoccupazione per la quantità di siti web che inneggiano all'aggressore del presidente del Consiglio.

Il ministro dell'Interno ha avuto modo di vedere domenica sera la presenza di siti web che inneggiano a atti di violenza e vorrei ricordare che l'istigazione a delinquere è un reato". Maroni si riferiva in particolare a due siti web: Facebook e Indymedia. "Da uno screening fatto dalla Polizia Postale su Facebook sono emersi più di 300 gruppi inneggianti a Tartaglia - ha riferito il ministro - tra cui "Santifichiamo Massimo Tartaglia", "Evviva l'eroe Tartaglia"". Il ministro ha anche parlato di Youtube dicendo che i video con l'aggressione sono stati commentati da utenti che inneggiano alla violenza. Secondo quanto riferisce sempre il ministro uno di questi commenti recita: "A Natale si può fare di più".

Preso di mira dal titolare del Viminale anche il sito Indymedia che secondo quanto riportato da Maroni avrebbe pubblicato un articolo in cui si leggeva "Perchè siamo felici che Berlusconi abbia preso un cartone. Perchè un uomo qualunque ha dimostrato che il potere non è intoccabile". Il ministro inoltre riportando un appello fatto sempre su Indymedia che invita alla schedatura dei volti di Polizia, Carabinieri e Digos, ha parlato di questo commento come una "chiara istigazione a colpire uomini che fanno il loro dovere".

14 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

Berlusconi, notte tranquilla

In ospedale fino a domani

14 dicembre 2009

Silvio Berlusconi (Ansa)

RADIO 24

Di Pietro: "Dissentivo ieri, e dissento oggi dalle politiche del premier"

I video dell'aggressione

Le immagini dell'aggressione

Ferma condanna di Napolitano. E' polemica sulla reazione di Di Pietro: "Premier istigatore"

Schifani: "Rischi per la convivenza democratica". Bindi: "Solidarietà al premier, ma tra gli artefici di questo clima c'è lui".

IL PUNTO

Superata la soglia di guardia, la politica torni a un confronto sereno

di Stefano Folli

L'aggressore ha agito da solo: non ha precedenti penali

Aggressione a Berlusconi: la notizia si propaga in rete

Quando il premier fu colpito da un cavalletto

L'intervento del premier al comizio per il tesseramento del Pdl

Si è svegliato e ha chiesto subito di poter leggere i giornali. Silvio Berlusconi, ricoverato da ieri sera al settimo piano dell'Ospedale San Raffaele di Milano a causa dell'aggressione subita in piazza Duomo, secondo quanto si è appreso ha passato una nottata tranquilla e la sua prima richiesta stamattina è stata quella di poter vedere subito i quotidiani.

La situazione clinica

Nel frattempo, è stato comunicato che il bollettino medico sulle condizioni del premier sarà diffuso oggi alle 12 e non alle 8 come indicato in precedenza dalla direzione sanitaria dell'ospedale San Raffaele, dove è ricoverato il presidente del Consiglio.

Berlusconi, secondo quanto riferito ai media dal suo medico personale, Alberto Zangrillo, ha riportato una doppia ferita al labbro superiore e la rottura del setto nasale. La prognosi, ha indicato lo stesso Zangrillo, è "di qualche decina di giorni". Nel frattempo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti ha detto che "Il presidente è un pò affaticato e sofferente: sente ora le conseguenze del colpo di ieri e durante la notte ha avuto un forte mal di testa". Potrebbero quindi slittare a domani le dimissioni dall'ospedale San Raffaele di Milano.

Le visite

Il presidente della Camera Gianfranco Fini è arrivato intorno alle 10.20 e ha lasciato l'ospedale dopo circa mezz'ora, ma non ha rilasciato nessuna dichiarazione.

Anche il presidente del Senato Renato Schifani è andato all'ospedale per incontrare il premier come pure hanno fatto Pier Luigi Bersani e Filippo Penati oggi in città per un'assemblea del Pd.

Nella mattinata, il premier ha già ricevuto le visite del sindaco di Milano Letizia Moratti, del ministro del Turismo Michela Brambilla, del viceministro alla Sanitá Ferruccio Fazio, di Fedele Confalonieri.

Don Luigi M. Verzé, presidente del San Raffaele di Milano, dopo la visita di questa mattina al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha dichiarato di aver trovato il presidente umiliato, non tanto dal fatto traumatico ma da quello che esso rappresenta: l'odio.

Fotografi e giornalisti non sono riusciti a cogliere l'arrivo dei personaggi politici che hanno preferito arrivare da un ingresso secondario aggirando così le telecamere.

Gli auguri dai capi di stato

Il presidente del Consiglio italiano ha ricevuto stamane un'affettuosa telefonata del presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, che ha voluto sincerarsi delle condizioni di salute del premier dopo l'aggressione subita ieri ed esprimergli vicinanza e solidarietá. Anche il premier russo Vladimir Putin ha espresso la sua solidarietà a Silvio Berlusconi inviando all'amico Silvio "parole di sostegno" e l'augurio di "una veloce guarigione".

Incontro in Prefettura

Intanto è in corso a Milano, in Prefettura, una riunione presieduta dal ministro dell'Interno Renato Maroni con il prefetto Gian Valerio Lombardi e il questore Vincenzo Indolfi, per avere "una informativa dettagliata e completa" su quanto accaduto ieri sera in piazza Duomo.

Tartaglia a San Vittore

Nel frattempo, Massimo Tartaglia è stato trasferito dalla Questura al carcere di San Vittore. All'uomo sono state contestate le accuse di lesioni pluriaggravate dalla premeditazione e dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa.

A Tartaglia, che è stato interrogato dal procuratore aggiunto Armando Spataro, sono stati trovati in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, e una bomboletta di spray urticante al peperoncino.

Le polemiche per la mancata sicurezza

La cosa più grave é la non protezione del premier e questo va approfondito. Quel che più importa é capire come funziona la sicurezza del premier. come si muovono i servizi? Lo ha detto a Radio radicale la vicepresidente del Senato Emma Bonino.

14 dicembre 2009

 

 

 

Schifani: "Rischi per la convivenza democratica". Bindi: "Solidarietà al premier, ma tra gli artefici di questo clima c'è lui"

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14 dicembre 2009

"Dai nostri archivi"

Napolitano: "Grave gesto di aggressione"

Berlusconi, notte tranquilla In ospedale fino a domani

Berlusconi, notte tranquilla In ospedale fino a domani

Berlusconi: Napolitano intervenga sulla giustizia

Casini: fronte unico non è ammucchiata Bocchino: non ci sarà voto anticipato

 

"Solidarietà al premier", ma "resta il fatto che tra gli artefici di questo clima c'è anche Berlusconi, non può sentirsi la vittima". Per la presidente del Pd Rosy Bindi "questi gesti vanno sempre condannati, mai giustificati. Qualche volta, però, sono spiegabili".

"Motivi di esasperazione ce ne sono molti, legati alla crisi economicache alcuni pagano con prezzi altissimi", dice Bindi in un'intervista alla Stampa. "La sensazione più diffusa è che non sai più a chi rivolgerti, chi ti tutela. C'è perfino una rottura in parte creata ad arte del movimento sindacale. E poi c'è uno scontro politico che si porta dietro sicuramente frange estremiste o persone che perdono la testa, ma - sottolinea - chi ha più responsabilità fa di tutto per dividere il paese". I contestatori "sbagliano, non si disturbano le piazze degli altri", ma "è anche vero che c'è modo e modo per zittire le persone. E anche oggi il premier ha mantenuto toni duri, mancava solo la frase: e per tutto questo ora andiamo al voto", sostiene Bindi, secondo cui "le opposizioni sono pronte a reagire se il premier vuole elezioni per cambiare la Costituzione". Tuttavia "non è il premier che decide se si va a votare. E il Pd starà molto attento alle decisioni del Quirinale: saremo disponibili a collaborare per rendere effettivo il dettato della Costituzione che le Camere le scioglie il Capo dello Stato".

Ribatte alle dichiarazioni di Bindi il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, secondo il quale le parole della presidente del Pd "lasciano esterrefatti, perchè sono ancora peggiori di quelle di Di Pietro". "Che la vicepresidente della Camera pronunci parole di questo tipo fa pensare che nella politica ci siano irresponsabili desiderosi di gettare benzina sul fuoco. Spero che Pierluigi Bersani voglia dissociarsi. Se non lo farà, sarà una pagina bruttissima per il Pd e per la sinistra italiana".

Esprime preoccupazione per il clima di tensione nel paese il presidente del Senato Renato Schifani, secondo cui "fatti come quelli di ieri provano che si intravedono rischi per una

convivenza democratica, e vanno contrastati con fermezza da parte di tutti". Secondo Schifani, "da alcune settimane si registra l'accentuarsi di una tensione dovuta ad atteggiamenti della

politica che andrebbero tenuti sotto un maggiore controllo. Credo che sia giunto il momento che la politica si interroghi sull'esigenza non solo di abbassare i toni ma di concentrarsi sul confronto costruttivo e non su contrapposizioni che sfiorano l'attacco alla persona, addirittura con rischi per l'incolumità personale".

"Sentimenti di vicinanza e solidarietà" sono stati rivolti al presidente del Consiglio dal ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, che ha aperto i lavori del Forum economico-imprenditoriale Italia-India, questa mattina a New Delhi, accolto da un lungo applauso. "Non si può non constatare che quando si semina odio verso l'avversario, si giustifica intolleranza; quando si passa dalla critica politica all'aggressione personale, si finisce inevitabilmente per seminare violenza", ha spiegato il ministro.

Sull'episodio ai danni di Berlusconi il responsabile esteri del Pd Piero Fassino, in un'intervista al Mattino, sostiene che "è inaccettabile ricorrere all'aggressione personale": "Non si può che condannare nel modo più netto l'aggressione ed esprimere solidarietà a chi ne è stato la vittima. Di Berlusconi si possono o meno condividere politica e comportamenti ma ciò non legittima in nessun modo la violenza o l'intimidazione". "È responsabilità di tutti - conclude Fassino - raffreddare il clima e far prevalere, come prevale in ogni paese, un modo civile e

rispettoso di condurre la battaglia politica". Fassino si dissocia dall'approccio di Di Pietro: "Non si deve offrire nessuna forma, anche velata, di giustificazione alla violenza. Ai problemi dei cittadini bisogna dare risposte con gli strumenti della politica e della democrazia".

Sull'aggressione al premier si è espresso anche Massimo Cacciari, intervistato da Corradino Mineo nel corso della rubrica Il caffé su Rai News 24: "Bisogna affrontare con saggezza questo fatto gravissimo. Da parte mia c'è una solidarietà a Berlusconi senza se e senza ma". "Bisogna smetterla con l'idea della possibile rimozione di Berlusconi attraverso vie che non siano politiche. Non ci sono scorciatoie. D'altra parte esiste un problema di rispetto delle istituzionie della divisione dei poteri e dunque un politico non può pensare che esista solo il voto popolare e devono essere rispettati anche i poteri non eletti: un deputato è eletto e basta, mentre un magistrato deve avere una qualche competenza per ricoprire quella carica", ha detto Cacciari a proposito delle polemiche sulla magistratura e la Corte costituzionale che erano stati tra gli argomenti del comizio del premier ieri a milano poco prima dell'aggressione.

La Lega Nord, con Roberto Calderoli, punta il dito contro "una sibillina aria di giustificazionismo che mi fa temere quel brutto clima legato agli anni di piombo in cui qualcuno giustificava i terroristi sostenendo che erano "compagni che sbaglian"". Il Carroccio, sostiene il ministro per la Semplificazione, è schierato senza riserve con la democrazia, ed "è mobilitato per prevenire e combattere qualsiasi deriva contraria".

Intervenendo alla trasmissione "Mattino 5", il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, ha descritto il quadro di un clima che, a suo dire, avrebbe in qualche modo favorito l'aggressione di ieri al premier: "Silvio Berlusconi non fa altro che difendersi, le cose che dice non sono mai attacchi ma risposte alle accuse più insensate e incredibili". "Il premier è rimasto molto male per l'accaduto. Mi diceva ieri- ha spiegato Bonaiuti - nel tragitto in auto da Arcore alla manifestazione di piazza Duomo: "C'è una tale spirale di odio, non pensi possa succedere qualcosa?". Un dato di fatto così vero tanto che il presidente aveva previsto quanto poi sarebbe successo". Secondo Bonaiuti, "il problema di fondo" nei rapporti tra maggioranza e opposizione "è trovare un dialogo, cercare di vedersi avversari e non nemici". E al riguardo ha aggiunto che "anche Veltroni, quando era segretario del Pd si è tirato dietro Di Pietro. Una sinistra europea e riformista non può allearsi con uno come Di Pietro con il suo linguaggio estremistico, rozzo e volgare. Oggi per acchiappare voti Bersani guarda a sinistra e ancora al leader dell'Idv. Così il dialogo diventa difficile". Bonaiuti inserisce in questo clima d'odio anche le accuse dei pentiti di mafia verso il presidente del Consiglio: "Io sto vicino a lui da quattordici anni e non ho mai avuto la benchè minima idea di questo...". Il sottosegretario ha concluso l'intervista assicurando che certamente Berlusconi non strumentalizzerà ciò che gli è accaduto ieri.

14 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Berlusconi, notte tranquilla

Vertice in Prefettura alle 11

14 dicembre 2009

Silvio Berlusconi (Ansa)

I video dell'aggressione

Le immagini dell'aggressione

Ferma condanna di Napolitano. E' polemica sulla reazione di Di Pietro: "Premier istigatore"

Bindi: "Solidarietà al premier, ma tra gli artefici di questo clima c'è lui"

IL PUNTO / Superata la soglia di guardia, la politica torni a un confronto sereno (di Stefano Folli)

L'aggressore ha agito da solo: non ha precedenti penali

Gli investigatori: avrebbe potuto uccidere (di Marco Ludovico)

Quando il premier fu colpito da un cavalletto

L'intervento del premier al comizio per il tesseramento del Pdl

Si è svegliato e ha chiesto subito di poter leggere i giornali. Silvio Berlusconi, ricoverato da ieri sera al settimo piano dell'Ospedale San Raffaele di Milano a causa dell'aggressione subita in piazza Duomo, secondo quanto si è appreso ha passato una nottata tranquilla e la sua prima richiesta stamattina è stata quella di poter vedere subito i quotidiani.

Nel frattempo, è stato comunicato che il bollettino medico sulle condizioni del premier sarà diffuso oggi alle 12 e non alle 8 come indicato in precedenza dalla direzione sanitaria dell'ospedale San Raffaele, dove è ricoverato il presidente del Consiglio.

Berlusconi, secondo quanto riferito ai media dal suo medico personale, Alberto Zangrillo, ha riportato una doppia ferita al labbro superiore e la rottura del setto nasale. La prognosi, ha indicato lo stesso Zangrillo, è "di qualche decina di giorni". Nel frattempo, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti ha detto che potrebbero slittare a domani le dimissioni del presidente del Consiglio dall'ospedale San Raffaele di Milano.

"Credo che le condizioni richiedano che stia al San Raffaele anche stasera e che proseguano le analisi", ha dichiarato Bonaiuti.

Verso le 11 di oggi, il presidente del Senato Renato Schifani andrà in vista in ospedale.

Intanto, sempre alle 11 si terrà a Milano, in Prefettura, il ministro dell'Interno Renato Maroni presiederà una riunione con il prefetto Gian Valerio Lombardi e il questore Vincenzo Indolfi, per avere "una informativa dettagliata e completa" su quanto accaduto ieri sera in piazza Duomo.

Nel frattempo, Massimo Tartaglia è stato trasferito dalla Questura al carcere di San Vittore. All'uomo sono state contestate le accuse di lesioni pluriaggravate dalla premeditazione e dalla qualifica di pubblico ufficiale della parte offesa.

A Tartaglia, che è stato interrogato dal procuratore aggiunto Armando Spataro, sono stati trovati in tasca un altro souvenir, un piccolo crocifisso, e una bomboletta di spray urticante al peperoncino.

14 dicembre 2009

 

 

 

 

IL PUNTO DI STEFANO FOLLI / Superata la soglia di guardia, la politica torni a un confronto sereno

di Stefano Folli

13 dicembre 2009

"Dai nostri archivi"

Napolitano: "Grave gesto di aggressione"

Per l'aggressore nessun precedente penale

Casini apre a fronte anti-premier Pdl: una strategia fallimentare

Bersani: basta con la democrazia populista

POLITICHE ENERGETICHE / Ma l'atomo conviene davvero?

Il gravissimo episodio di Milano deve imporre alla politica tutta, maggioranza e opposizione, un momento di seria riflessione. Non importa che l'aggressore di Berlusconi sia un esaltato, in passato sottoposto – a quanto pare – a cure psichiatriche. Importa che il fatto teppistico sia maturato in un clima esasperato e incivile che ha precipitato il contrasto politico, logicamente duro e anche aspro, in un corto circuito pericoloso nella sua violenza sottintesa quanto nella sua inconcludenza pratica.

La storia insegna che proprio un clima del genere è il più propizio all'irrompere sulla scena di esaltati di ogni risma. Quindi urge fermarsi a riflettere. Chi ha una responsabilità pubblica, non solo istituzionale ma politica "tout court", ha il dovere di restituire il paese alla calma per riprendere il filo logico di un confronto serio. Non è possibile che il bipolarismo italiano, salutato a suo tempo come un importante progresso civile, si sia trasformato in una sorta di guerra civile a bassa intensità in cui gli avversari sono nemici da annientare. Far dipendere il dibattito pubblico dalle confessioni di un mafioso, o se si preferisce di due mafiosi, è un rischio che non possiamo permetterci. Così come non possiamo permetterci il lento, inesorabile logoramento dell'immagine internazionale del paese.

Allora chi ha una responsabilità pubblica, la faccia valere. Non siamo al terrorismo, sia chiaro: ma l'aggressione al presidente del Consiglio è un fatto di inaudita gravità perché fa comprendere anche al più distratto degli italiani che abbiamo superato la soglia di guardia. Ora tutto è possibile, anche che la prossima volta l'esaltato di turno impugni un revolver. E che la violenza politica torni a farla da padrona in Italia. E' un'ora grave, non possiamo nascondercelo. Ecco perché le parole di un Di Pietro sono le più inopportune e pericolose. Giustificare di fatto la violenza contro il premier accusando quest'ultimo di essersela cercata significa giocare con il fuoco. Tanto più che proprio Di Pietro, pochi giorni fa, aveva evocato con tono profetico la violenza di piazza. E' stato accontentato. Ma nelle ore successive all'aggressione il Partito Democratico e l'Udc hanno usato un linguaggio ben diverso, esprimendo solidarietà a Berlusconi e condannando senza mezzi termini l'episodio. Speriamo che sia il segno di un improvviso e necessario salto di qualità del confronto politico.

13 dicembre 2009

 

 

 

Per l'aggressore nessun precedente penale

13 dicembre 2009

"Dai nostri archivi"

IL PUNTO DI STEFANO FOLLI / Superata la soglia di guardia, la politica torni a un confronto sereno

Berlusconi ferito a Milano "Sto bene, non mi fermeranno"

Gli investigatori: avrebbe potuto uccidere

Nasce il fondo Inpgi-Hines

Doppio colpo alla mafia, catturati Nicchi e Fidanzati

E' in cura da 10 anni per problemi mentali al Policlinico di Milano, la piscologa è stata convocata in Questura, Massimo Tartaglia, l'uomo che ha aggredito Silvio Berlusconi. Incensurato, la Digos neppure lo conosce, segno che non appartiene a centri sociali o organizzazioni extraparlamentari: non risulta iscritto ad alcun partito politico. Il particolare sarebbe emerso in serata negli uffici della Digos della Questura di Milano. A carico di Tartaglia non risultano neanche precedenti penali: a quanto si apprende, ma una perquisizione è in corso nell'abitazione dell'uomo, l'unico fatto da segnalare è il ritiro della patente per motivi di viabilità qualche mese fa, nulla di più. Tartaglia, 42 anni lavora con il padre e conduce una vita normale. Stando alle prime ricostruzioni, sarebbe titolare di una piccola azienda di elettronica assieme a suo padre e a un terzo socio. Sembra che negli ultimi mesi gli affari non andassero benissimo.

Dopo l'attentato Tartaglia sarebbe stato sottratto a un tentativo di aggressione da parte della folla. L'interrogatorio dell'uomo dovrebbe essere condotto direttamente dal capo del Pool antiterrorismo della Procura di Milano Armando Spataro.

13 dicembre 2009

 

 

Gli investigatori: avrebbe potuto uccidere

di Marco Ludovico

13 dicembre 2009

"Dai nostri archivi"

Berlusconi ferito a Milano "Sto bene, non mi fermeranno"

Napolitano: "Grave gesto di aggressione"

Quando il premier fu colpito da un cavalletto

Berlusconi: noi l'antimafia dei fatti

Casini apre a fronte anti-premier Pdl: una strategia fallimentare

Il gesto di un isolato, di un folle, di qualcuno comunque non legato a un gruppo eversivo, era stato già messo in conto dal Viminale e dai servizi di informazione e sicurezza. Più attenzione all'integrità del premier, avevano detto già da un paio di mesi. Perché non solo il tam tam dei gruppi sovversivi – anarchici, no global, simpatizzanti dell'estremismo di sinistra – si è fatto negli ultimi tempi più frenetico e minaccioso. Ma anche perché episodi singoli di lettere minatorie, destinate non solo al premier ma ad altri esponenti politici di maggioranza, hanno lasciato intendere agli investigatori che il clima stava cominciando a farsi preoccupanti. Il gesto di Massimo Tartaglia, incensurato di 42 anni senza alcun legame finora riscontrato con gli ambienti eversivi, ma in cura da dieci anni per problemi mentali, poteva essere ancora più grave, vista la dinamica dell'incidente: se avesse avuto un'arma, come confermano fonti autorevoli, avrebbe potuto uccidere il presidente del Consiglio. E qui si apre un'altra, imbarazzante questione: la capacità della scorta di tenere sotto tutela Silvio Berlusconi. Un gruppo di 40 persone – ma fissi sono una quindicina – che avrebbero dovuto controllare i movimenti del premier soprattutto nel momento più delicato: quando è sceso dal palco per passare dalla folla all'auto che lo attendeva. Il presidente del Consiglio ha superato i suoi uomini per stringere alcune mani e l'attimo gli è stato fatale. Avvicinandosi alla gente ferma davanti alle transenne, si è visto piombare sul volto un oggetto contundente che Tartaglia, in terza o quarta fila, gli ha lanciato d'un colpo. Ma gli agenti che lo seguono in ogni momento – osservano alcuni addetti ai lavori - non dovevano permettere al presidente del Consiglio di aprire il cerchio di protezione che di solito lo circonda. Anche se qualche altro esperto del Viminale osserva che uno come Berlusconi "non si fa trattenere e non teme il bagno di folla, anzi non consente a nessuno di impedirgli di farlo". Il sistema di scorta – per il Cavaliere come per qualunque autorità istituzionale di massimo livello – è fatto ad anelli concentrici, il più piccolo composto di quattro uomini che dovrebbero, in caso di necessità, allargare le braccia toccandosi e circondando dunque lo scortato a 360°. Se il premier decide di tuffarsi tra la gente, almeno due degli agenti devono stringerlo il più possibile e proteggere il suo volto con le mani da eventuali incursioni. Il tema della tutela del premier era stato già sollevato quando scoppiò la questione delle foto fatte a villa Certosa da Antonello Zappadu. E si discusse anche della sicurezza garantita a palazzo Grazioli, residenza privata del Cavaliere. Tanto che i livelli di sicurezza sono stati aumentati e si disse persino che Berlusconi era stato costretto a dormire a palazzo Chigi, perché c'erano rischi per la sua incolumità a palazzo Grazioli. Una decisione presa su indicazione dei servizi segreti, che sollecitavano misure di livello ancora più alto per la sicurezza del Cavaliere. Poi, il crescendo delle polemiche politiche ha alimentato, come hanno registrato al Viminale, una sequenza di segnali preoccupanti. E quello di ieri è stata la conferma pratica di quanto temuto. Il dramma è che questo episodio aumenterà a dismisura la tensione già in atto e il rischio di emulazioni o di repliche di gesti del genere non può che crescere.

13 dicembre 2009

 

 

Berlusconi: noi l'antimafia dei fatti

13 dicembre 2009

Silvio Berlusconi in piazza Duomo a Milano (Ansa/fermo immagine Sky)

"Dai nostri archivi"

Casini: fronte unico non è ammucchiata Bocchino: non ci sarà voto anticipato

Casini apre a fronte anti-premier Pdl: una strategia fallimentare

Berlusconi ferito a Milano "Sto bene, non mi fermeranno"

Berlusconi: "Contro la mafia ho fatto più degli altri"

Berlusconi attacca le toghe e minaccia: "Fuori dal Pdl chi non è in linea"

La maggioranza non ha problemi di tenuta L'allenza tra Pdl e Lega è solida. Il Governo è premiato da consensi che toccano il 55 per cento, mentre il premier è al 63 per cento. Certo c'è un nodo Udc, ma se decidera di venire nel centrodestra sarà ben accolta, altrimenti "non ci metteremo a piangere".

Silvio Berlusconi nel suo intervento alla Festa del tesseramento del Pdl, in una Piazza Duomo di Milano ("l'obiettivo è un milione di tessere") dove si è fatta sentire la voce di un gruppo di conetstatori, tacciati dal premier di scarso rispetto per la libertà, è andato all'attacco sui vari fronti aperti.

Prima di annunciare la candidatura di Roberto Formigoni a presidente della Regione Lombardia e consegnare la tessera Pdl a Letizia Moratti sindaco di Milano, Berlusconi ha criticato i giudici polticizzati che voglio impedire al parlamwento di operarre; ha reagito alle recenti polemiche sui rapporti con esponenti di Cosa Nostra: "Siamo l'antimafia dei fatti e non delle chiacchiere, nessun Governo ha operato come questo nella guerra alla mafia". E sulla politica estera il capo del Governo ha voluto ricordare come l'Italia sia ormai un Paese leader nelle mediazioni internazionali, "grazie al lavoro e alle rekazioni del presidente del Consiglio". Quanto alla crisi economica "l'Italia ne sta uscendo meglio di altri"..

13 dicembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

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